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Esibizioni demagogiche e bugie di un autocrate nelle sedi europee

La maggior parte dei tiranni sono stati demagoghi che

si sono acquistata la fiducia del popolo con le calunnie.

Aristotele; dal libro “Politica”, IV sec. a.C.

Per definizione la demagogia è un modo di agire per ottenere il consenso ed il supporto degli altri. Riferendosi ai vocabolari, risulta che si tratta di un termine di origine greca antica che deriva dalla composizione delle parole demos (popolo) e aghein (trascinare). Cioè trascinare il popolo. Sempre da studi storici ed etimologici risulta che si tratta di una trasformazione peggiorativa del concetto della democrazia. Un concetto, quello della democrazia, che rappresentava una realtà stabilita e vissuta nella Grecia antica. Uno dei filosofi greci che ha trattato il concetto della demagogia è stato Platone. Lo ha fatto nei suoi trattati “Politico” e “Leggi” circa ventiquattro secoli fa. Secondo Platone, era proprio tramite la demagogia che una democrazia poteva degenerare in un’autocrazia. Ma Platone però, nel caso avesse dovuto scegliere un governo corrotto tra la tirannide, l’oligarchia e la demagogia (che in questo caso la considerava come un sistema di governo e non come modo di agire, rivolgendosi ai cittadini; n.d.a.), avrebbe scelto la demagogia. Si, perché così almeno si poteva avere in salvo la libertà. Platone spesso, trattando il concetto della demagogia, usava i termini demegoria e demegoros (parlare in assemblea e colui che parla in assemblea; n.d.a.). Lui però dava una connotazione negativa alla parola demegoria, convinto che il parlare al pubblico, il discorso politico, era, in fine dei conti, demagogia che poteva danneggiare la democrazia stessa. Una significativa definizione della parola demegoros è stata data da Platone nel decimo libro del suo trattato le “Leggi”. Per lui tra i diversi tipi di empi, e cioè delle persone scellerate, infami, c’erano anche i maghi, gli indovini, i tiranni e i demegoros. Considerando perciò i demegoros, coloro che parlavano in assemblea, come degli imbroglioni, dei ciarlatani pericolosi.

La storia ci testimonia e ci insegna che la demagogia e i demagoghi hanno sempre accompagnato la vita e le attività dell’essere umano. Sono cambiati soltanto i modi e i mezzi di espressione, di attuazione e presentazione, nonché il modo di comunicazione dei demagoghi con il pubblico. E purtroppo ci sono continui casi in cui tanti demagoghi cercano di attrarre l’attenzione del pubblico per ottenere il voluto appoggio. Ne era molto convinta anche Hannah Arendt, una nota studiosa di storia, di filosofia e di politica. Uno dei suoi tanti libri pubblicati è intitolato Between Past and Future: six exercises in political thought (Tra passato e futuro; sei esercizi del pensiero politico; n.d.a.), pubblicato nel 1961. Un libro in cui l’autrice ha condiviso con il lettore i suoi pensieri e le sue riflessioni. Anche la seguente: “…Le menzogne sono sempre state considerate dei necessari e legittimi strumenti non solo del mestiere del politico o del demagogo, ma anche di quello dello statista”. Una frase che esprime quello che realmente accade e si verifica in ogni parte del mondo, dove un demagogo cerca di mentire, di ingannare e di apparire credibile. E, come afferma Hannah Arendt, riferendosi a quanto accadeva soprattutto durante il secolo passato, tali sono i politici, ma anche gli statisti. E le cose non sono cambiate, nonostante i secoli si susseguano. Almeno nella loro essenza la demagogia rimane sempre la stessa. Come rimane sempre la stessa l’intenzione dei demagoghi di ingannare e controllare quelli che credono in loro.

Lo conferma, anche quanto sta accadendo in questi ultimi anni nei Balcani, Albania compresa. Il nostro lettore è stato spesso informato, con tutta la dovuta e richiesta oggettività, della vera, vissuta e sofferta realtà albanese. Soprattutto dal 2013 ad oggi, da quando ha avuto il primo mandato l’attuale primo ministro. E purtroppo, fatti accaduti e che tuttora stanno accadendo alla mano, risulta che la situazione peggiora ogni giorno che passa. Il nostro lettore è stato altresì informato che durante questi ultimi anni in Albania è stato restaurato un regime autocratico, una nuova dittatura sui generis. Una dittatura come espressione della pericolosa alleanza tra il potere politico, istituzionalmente rappresentato dal primo ministro, la criminalità organizzata locale ed internazionale, quella italiana e latino americana comprese, e determinati raggruppamenti occulti internazionali. E tra questi ultimi, uno dei più influenti, molto potente anche finanziariamente, è gestito da un multimiliardario speculatore di borse finanziarie di oltreoceano. Colui che ha attivato in tutto il mondo delle filiali della sua organizzazione della Società aperta. Sono tanti, tantissimi i fatti accaduti e documentati che lo confermano. E non a caso il figlio di quel multimiliardario, al quale il padre sta passando la gestione delle attività, si sta presentando molto attivo negli ultimi anni. Lui è sempre presente anche nelle attività regionali nei Balcani.

L’autore di queste righe ha informato il nostro lettore a tempo debito, durante questi ultimi anni, di un’iniziativa regionale nei Balcani occidentali nota come l’iniziativa Open Balkans (Accordo ingannevole e pericoloso, 13 gennaio 2020; Bugie scandalose elevate a livello statale; 24 febbraio 2020; Preoccupanti avvisaglie dai Balcani, 8 novembre 2021; Un’ingannevole ed occulta iniziativa regionale, 31 maggio 2022; Smascheramento in corso di un’accordo regionale occulto, 13 giugno 2022; Volgarità e arroganza verbale di un voltagabbana in difficoltà, 4 luglio 2022; Lobbismo occulto a sostegno di autocrati in difficoltà, 2 agosto 2022; Pericolose ma consapevoli scelte di appartenenza geopolitica, 3 ottobre 2022; Lunghe mediazioni europee e solo un accordo verbale, 27 marzo 2023 ecc.). Si tratta dell’iniziativa presentata ufficialmente per la prima volta il 10 ottobre 2019, in Serbia, a Novi Sad. Allora quell’iniziativa veniva identificata come il “Mini-Schengen balcanico”. Si tratta di un’iniziativa che è stata firmata soltanto da tre dei sei Paesi dei Balcani occidentali: la Serbia, l’Albania e la Macedonia del Nord. Poi, in seguito, durante il Forum di Skopje (Macedonia del Nord) per la cooperazione economica regionale, quell’iniziativa è stata ribattezzata e tuttora è nota come Open Balkans (i Balcani aperti; n.d.a.). Un’iniziativa la quale, nonostante siano passati ormai più di quattro anni, viene riconosciuta soltanto dai tre sopracitati Paesi. L’iniziativa Open Balkans è stata presentata come un’iniziativa regionale che garantisce la libertà di circolazione delle merci, dei servizi, del capitale e delle persone nei rispettivi Paesi aderenti. Gli obiettivi dell’iniziativa, secondo i suoi promotori, il presidente della Serbia, il primo ministro dell’Albania ed il primo ministro della Macedonia del Nord, mirano allo sviluppo ed al rafforzamento della collaborazione economica e commerciale tra i Paesi firmatari. Si tratta di un’iniziativa “concorrente” ad un’altra iniziativa per i Balcani occidentali, nota come il Processo di Berlino. Quest’ultima è sostenuta sia dall’Unione europea che dagli Stati membri dell’Unione. Il Processo di Berlino prevede, permette e garantisce, tra l’altro, l’attuazione di una cooperazione intergovernativa sul tema delle infrastrutture e degli investimenti economici nei Paesi balcanici. Quest’iniziativa è stata proposta ed ufficializzata il 28 agosto 2014 proprio a Berlino ed è stata fortemente sostenuta, da allora in poi, non solo dalla Germania, ma anche da altri Paesi dell’Unione europea e dalle istituzioni della stessa Unione. Il Processo di Berlino prevede, come obiettivo fondamentale e sua parte integrante, la costituzione di un Mercato Comune Regionale sostenuto economicamente e finanziariamente dall’Unione europea. In più l’iniziativa prevede e garantisce l’attuazione ed il funzionamento normale delle quattro libertà europee e cioè la libertà della circolazione delle merci, dei servizi, del capitale e delle persone. Libertà formalmente previste anche dall’iniziativa Open Balkans, ma solo per tre dei sei Paesi balcanici e senza garantire il loro normale funzionamento. Ragion per cui l’iniziativa Open Balkans non ha convinto e non è stata mai sostenuta ufficialmente né da molti governi degli Stati membri dell’Unione Europa e neanche dalle stesse istituzioni dell’Unione.

L’autore di queste righe alcuni anni fa informava il nostro lettore che il vero ideatore dell’iniziativa Open Balkans era George Soros, un multimiliardario speculatore di borsa statunitense e fondatore delle Fondazioni della Società Aperta (Open Society Foundations). In un suo articolo pubblicato nel 1999, subito dopo il crollo del regime di Slobodan Milošević, lui affermava che i Balcani “…non si possono ricostruire sulle basi degli Stati nazionali”. Tra l’altro in quell’articolo Soros proponeva, riferendosi alla regione dei Balcani occidentali, che “La regione deve essere più vasta dell’ex Jugoslavia […] e deve comprendere anche l’Albania”. Lui affermava e garantiva che “…la mia rete delle Fondazioni della Società Aperta adesso è attiva in diversi campi [previsti] del programma”. Non a caso perciò anche il nome Open Balkans (i Balcani aperti) della sopracitata iniziativa. Mentre i tre firmatari dell’iniziativa, circa due decenni dopo, da buoni ingannatori quali sono, mentivano quando si presentavano come ideatori di quell’iniziativa, presentandola come una novità e come una loro idea lungimirante (Sic!). In più bisogna sottolineare che l’iniziativa Open Balkans è fortemente appoggiata anche dalla Russia. Il ministro degli Esteri russo, durante una sua conferenza stampa a Mosca il 6 giugno 2022, ha garantito che “…alla Serbia e al suo presidente non mancherà l’appoggio della Russia”. In più il ministro degli Esteri russo, riferendosi alle massime autorità dell’Unione europea, ha ribadito che “Loro non volevano che noi esprimessimo il nostro appoggio all’iniziativa di Belgrado per realizzare il progetto Open Balkans all’interesse di un rapporto più solido e più sano tra i Paesi della regione [balcanica]”. Più chiaro di così!

Il 22 gennaio scorso a Skopje si è svolto un vertice delle massime autorità dei sei Paesi dei Balcani occidentali. Erano presenti anche i rappresentanti dell’Unione europea e del Dipartimento di Stato statunitense. E, guarda caso, era presente anche il figlio di George Soros! Proprio lui che non è mancato in nessuno dei vertici che riguardano l’iniziativa Open Balkans. Chissà perché?! In quel vertice si è parlato della collaborazione tra i Paesi della regione. Il primo ministro albanese, da innato bugiardo e noto demagogo, ha cercato di nuovo di mettersi in mostra ed attirare l’attenzione. Così come, con la sua misera demagogia, dall’estate scorsa dichiara che Open Balkans era “un’iniziativa fallita”! E lo ha fatto semplicemente perché alcuni mesi dopo, il 16 ottobre 2023, in Albania si era già deciso di svolgere un vertice sul Processo di Berlino, organizzato dall’Unione europea. Ebbene, il primo ministro albanese, che in patria agisce come un autocrate, mentre in sede europea si presenta “piacevole” e non di rado anche vergognosamente ubbidiente, non ha detto che durante quel vertice del 22 gennaio scorso a Skopje lui, il presidente serbo ed il primo ministro macedone hanno firmato due accordi nell’ambito dell’iniziativa Open Balkans. Proprio di quell’iniziativa, che per il primo ministro albanese, dalla scorsa estate, era già fallita. Tutto questo mentre, nello stesso giorno al Parlamento europeo a Bruxelles, il 22 gennaio scorso, il Comitato parlamentare per l’Accordo di Stabilizzazione e Associazione tra l’Unione europea e l’Albania, ha approvato una risoluzione con la quale si smentivano tutte le bugie e gli inganni del primo ministro albanese e si sgretolava la sua misera e spregevole demagogia. Anche quella usata soltanto negli ultimi mesi e riguardante i “continui successi dell’Albania” durante il suo percorso europeo. Comprese quelle bugie e quella demagogia espressa senza batter ciglio dopo l’ennesimo rifiuto del Consiglio europeo del 13 dicembre scorso per aprire i negoziati con l’Albania.

Chi scrive queste righe avrebbe avuto bisogno di molte più pagine per evidenziare le bugie, gli inganni e la spregevole demagogia di quell’autocrate che è il primo ministro albanese. Egli però avrà senz’altro modo di farlo in futuro, anche perché non mancheranno le occasioni, Anzi! Nel frattempo chi scrive queste righe condivide la convinzione di Aristotele. E cioè che la maggior parte dei tiranni sono stati demagoghi che si sono acquistata la fiducia del popolo con le calunnie.

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