Se non è un regime dittatoriale camuffato, allora cos’è?
Il male mette le radici quando un uomo comincia a pensare di essere migliore degli altri.
Santa Madre Teresa di Calcutta
Era il 1865 quando Lewis Carroll, un giovane scrittore, matematico e prete inglese, il cui vero nome era Charles Lutwidge Dogson, pubblicò “Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie” (titolo in originale: Alice’s Adventures in Wonderland). Un libro i cui personaggi sono delle strane creature, esseri umani, animali e carte da gioco a sembianza umana, frutto dell’immaginazione dell’autore. Tutto comincia quando, dopo essersi addormentata, nel sogno Alice segue un coniglio bianco attraverso la sua tana che diventa sempre più buia. Ragion per cui Alice non può vedere una buca profonda e cade. Precipitando giù, si trova davanti ad un giardino, la cui entrata è troppo piccola. Ma alla fine riesce ad entrare dentro. Si trova così nel regno della Regina di Cuori. In seguito e fino alla fine, Alice si troverà in un luogo dove tutto era strano, surreale e fantastico. Lei si trova così nel Paese delle Meraviglie. E lì incontra molti personaggi come la Regina del paese, ma anche il Cappellaio matto, la lepre marzolina, il gatto del Cheshire che appare e scompare subito dopo, il bruco, la lucertola, la duchessa brutta, il ghiro dormiglione e tanti altri. Ma nel Paese delle Meraviglie, la maggior parte degli abitanti erano delle carte da gioco. E non a caso, appena entrata nel Paese delle Meraviglie, Alice incontra tre giardinieri con corpo proprio di carta da gioco. Loro si affrettavano a dipingere di rosso i petali delle rose bianche perché se no la regina avrebbe tagliato le loro teste. E mentre i tre giardinieri spiegano tutto ad Alice, arriva la regina che ordina subito l’attuazione della punizione estrema. Alice però riesce a nascondere i giardinieri, salvandoli. Nel Paese delle Meraviglie tutti devono ubbidire ai sovrani del regno: il Re e la Regina di Cuori. Il Re è anche il Magistrato del Paese, mentre la Regina non permette mai che i sudditi disobbediscano, minacciando di farli giustiziare. Ma non a caso, nel Paese delle Meraviglie tutto può succedere e, perciò, nonostante la determinazione della regina, non si eseguono mai delle esecuzioni. Si, perché il Paese delle Meraviglie è un regno dove tutto è diverso da quello che sembra essere e dove la logica normale degli esseri umani non esiste. È un Paese dove la natura e l’ordine delle cose cambiano continuamente. Ragion per cui, anche Alice comincia ad adattarsi al nuovo mondo in cui si trova, cambiando anche fisicamente. Il suo corpo, o parte del corpo, si ingrandisce o diminuisce a seconda delle circostanze e a seconda di quello che fa e che mangia. Quando lei mangia nella casa del coniglio diventa enorme. E quando il coniglio tira dei sassi ad Alice, i sassi diventano dei saporiti pasticcini e lei, mangiandone uno diventa di nuovo piccolissima. Un’altra volta si trova con il collo lungo, dopo aver toccato le due parti del fungo. Il Paese delle Meraviglie è un luogo dove tutte le leggi del mondo reale non hanno senso e non si verificano. Così come anche il tempo e lo spazio. Alice è stata poi costretta a partecipare come testimone, insieme con il cappellaio matto e la cuoca della duchessa brutta, al processo giudiziario contro il fante di cuori. Nel frattempo però lei era diventata sempre più corpulenta. Ragion per cui non temeva più né il re, che era il magistrato e neanche la regina. E ritrovato il necessario raziocinio, Alice rivolgendosi a loro disse la verità: “non siete altro che un mazzo di carte”. Al che anche il sogno finisce e, risvegliandosi, Alice abbraccia sua sorella e insieme vanno a prendere il tè. Così termina il libro “Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie”.
L’autore di queste righe analizzerà in seguito la realtà vissuta e spesso anche sofferta in un Paese europeo, ma senza nominarlo. Lo chiamerà semplicemente il Paese delle Meraviglie, anche se non è quello descritto maestosamente da Lewis Carroll nel suo libro “Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie”. Lo chiamerà così, con questo nome di fantasia, semplicemente perché chi governa e gestisce la cosa pubblica lì cerca di convincere chiunque che si tratta proprio di un Paese dove tutto sta progredendo e andando a meraviglia. E tutto grazie alla sua dedizione e devozione, nonché alla sua lungimiranza. Ma la vera realtà è ben diversa da quella che si cerca di far credere a tutti, sia ai cittadini del Paese delle Meraviglie, che ai rappresentanti delle istituzioni dell’Unione europea e delle cancellerie dei singoli Paesi. L’autore di queste righe è convinto però, fatti accaduti e documentati alla mano, che nel Paese delle Meraviglie, si sta progredendo, sì, ma verso il peggio, verso il consolidamento di un regime dittatoriale camuffato. Un regime il quale usa sempre più la sua ben organizzata e potente propaganda governativa per apparire diverso da quello che in realtà è. Un regime che usa anche la maggior parte dei media. Un regime camuffato da una parvenza di “pluripartitismo”, che sceglie e appoggia anche chi deve rappresentare l’opposizione “ufficiale”. E colui che rappresenta istituzionalmente il nuovo regime camuffato, il primo ministro, non perde nessuna occasione di ripetere che lui non è “un dittatore e neanche un autocrate”. Sì, proprio così, testimoniando in questo modo i suoi complessi di colpa che la sua psiche non riesce a nascondere.
Ma la vera, vissuta e sofferta realtà nel Paese delle Meraviglie, sempre fatti accaduti, documentati e denunciati ufficialmente alla mano, testimonia che lì si stanno continuamente calpestando sempre più i diritti e i principi base della democrazia, permettendo il consolidamento della dittatura.
Una dittatura viene definita nei vari dizionari di diverse lingue del mondo come “un regime politico caratterizzato dalla concentrazione di tutto il potere in un solo organo, rappresentato da una o più persone, che lo esercita senza alcun controllo da parte di altri”. Mentre il dittatore è la persona che lo rappresenta. L’autore di queste righe ha trattato spesso questo argomento. Egli scriveva per il nostro lettore che “La storia ci insegna che le dittature sono esistite già nell’antichità, poi nel medioevo e nei secoli successivi. Sono ben note le dittature e i regimi del secolo passato, prima e dopo la Seconda guerra mondiale. Così come sono note anche le dittature, alcune camuffate, di questo nuovo secolo in diverse parti del mondo. Una dittatura, in generale, è una forma di organizzazione dello Stato che ignora consapevolmente la Costituzione e le leggi dello stesso Stato e annienta in ogni modo anche il fondamentale principio della separazione dei poteri, formulata maestosamente da Montesquieu nel 1848, nella sua opera intitolata Spirito delle leggi …” (Un regime corrotto e che corrompe, adesso anche smascherato; 6 marzo 2023). Trattando sempre il principio della separazione dei poteri, in un altro articolo per il nostro lettore, l’autore di queste righe scriveva: “La necessità della divisione dei poteri in uno Stato era già prevista da Aristotele e Platone nell’antica Grecia circa 2300 anni fa. Un principio, quello della divisione dei poteri, che è stato trattato anche nei secoli scorsi da vari filosofi, tra i quali anche Locke e poi Montesquieu” (Il fallimento voluto ed attuato di una riforma; 26 ottobre 2020). Mentre riferendosi a quanto è stato scritto da Montesquieu nel suo libro De l’esprit des lois (Spirito delle leggi; n.d.a.) riguardo al principio della separazione dei poteri (esecutivo, legislativo e giudiziario), l’autore di queste righe citava, sempre per il nostro lettore, la convinzione di Montesquieu: “Chiunque abbia potere è portato ad abusarne; egli arriva sin dove non trova limiti […]. Perché non si possa abusare del potere occorre che […] il potere arresti il potere”. Poi riferendosi all’importanza della separazione del potere legislativo da quello esecutivo e giudiziario, citava di nuovo Montesquieu: “In base al primo di questi poteri, il principe o il magistrato fa delle leggi, per sempre o per qualche tempo, e corregge o abroga quelle esistenti. In base al secondo, fa la pace o la guerra, invia o riceve delle ambascerie, stabilisce la sicurezza, previene le invasioni. In base al terzo, punisce i delitti o giudica le liti dei privati”. E sottolineava la convinzione di Montesquieu: “Una sovranità indivisibile e illimitata è sempre tirannica” (Un regime totalitario corrotto e malavitoso; 13 agosto 2022). Nel Paese delle Meraviglie però, in palese e consapevole violazione del principio della separazione dei poteri, una persona sola, il rappresentante istituzionale del regime dittatoriale, sempre fatti accaduti e documentati alla mano, controlla oltre al potere esecutivo e legislativo, anche quello giudiziario. In più controlla anche quello ormai noto come il quarto potere, i media. Perciò tutto porta a pensare che nel Paese delle Meraviglie la democrazia abbia sempre meno a che fare con la realtà, mentre è in continuo consolidamento un regime dittatoriale camuffato.
Il Paese delle Meraviglie è un Paese candidato all’adesione all’Unione europea. E come tale ha l’obbligo di rispettare, tra l’altro, anche i tre criteri di Copenaghen. Un obbligo quello per tutti i Paesi che hanno avviato un percorso di adesione. Il criterio politico prevede la presenza di istituzioni stabili che garantiscano la democrazia, lo Stato di diritto, i diritti umani, il rispetto delle minoranze e la loro tutela. Ma le istituzioni, controllate con mano di ferro da una persona sola e/o da chi per lui, non possono però garantire niente che non abbia a che fare con la sua volontà e i suoi interessi. Nel Paese delle Meraviglie non si rispetta neanche il criterio economico, il quale prevede l’esistenza di un’economia di mercato affidabile. Da anni ormai il mercato viene controllato da alcuni oligarchi, “amici” di colui che rappresenta il regime. Nel Paese delle Meraviglie non si può rispettare ed adempiere neanche il terzo criterio, quello dell’acquis comunitario. Lo testimoniano, tra l’altro, anche le continue condizioni poste al Paese delle Meraviglie dal Consiglio europeo che aumentano sempre e che da tre anni ormai sono diventate quindici. Ma i massimi rappresentanti istituzionali del Paese delle Meraviglie non rispettano non solo i criteri di Copenaghen. Da anni fanno lo stesso anche con l’Accordo di Stabilizzazione e Associazione che ogni Paese che vuole aderire nell’Unione europea è obbligato a rispettare, dal momento che diventa firmatario. E non sono valse a niente le diverse contestazioni fatte soprattutto dal Consiglio europeo.
La realtà vera, vissuta e sofferta nel Paese delle Meraviglie è veramente preoccupante. E con le “meraviglie” che cerca di far credere e convincere il gestore istituzionale del regime dittatoriale camuffato e la sua propaganda non ha niente a che fare. L’autore di queste righe ha sempre informato il nostro lettore, con la dovuta e richiesta oggettività, di questa preoccupante e pericolosa realtà. Alcuni anni fa egli, usando sempre l’allegoria delle favole e paragonando il nuovo autocrate del Paese delle Meraviglie ad un re, scriveva per il nostro lettore: “Essendo un re capace di tutto e pieno di poteri, aveva anche il dono di fare delle magie. E per magia il re costruì, da un cetriolo, un gigantesco carrozzone. […] Il re trasformò, con la sua bacchetta magica una mandria di pecore in tantissimi cavalli e li attaccò al gigantesco carrozzone. Le pecore le prese dalla Fattoria degli Animali, inventata da George Orwell. Il re le mise tutte in fila, stupide e ubbidienti, e le chiamò ministri e alti funzionari. Il loro compito era semplicemente quello di trainare il carrozzone, al quale il re diede il nome Governo. […] Il siffatto monarca prese le briglie e cercò di portare il carrozzone fino in cima. Ma sempre non ci riusciva. E sempre il carrozzone, invece di salire, scendeva e rischiava di precipitare nei burroni” (La mosca cocchiera; 7 gennaio 2019). E se non si è indovinato ancora di chi e di quale Paese si tratta, allora si potrebbe cercare di chi e dove è stata ospite, insieme con la sua famiglia, la presidente del Consiglio dei ministri dell’Italia, tra il 14 ed il 17 agosto scorso. Oppure si potrebbe cercare perché il primo ministro greco ha tolto ogni appoggio del suo governo, anche nelle istituzioni dell’Unione europea, all’autocrate del Paese delle Meraviglie, che da anni sta abusando del potere, prima conferito ed in seguito usurpato.
Chi scrive queste righe, riferendosi al Paese delle Meraviglie (nome di fantasia) e aperto ad ogni suggerimento, fa una semplice domanda: se non è un regime dittatoriale camuffato, allora cos’è? Egli condivide la convinzione di Santa Madre Teresa di Calcutta, secondo la quale “Il male mette le radici quando un uomo comincia a pensare di essere migliore degli altri”.