Interviste

Rinaldi: o gli europei sono uniti o non sono niente al cospetto delle altre potenze

Dopo cinque anni l’ex europarlamentare liberale si ricandida con ‘Più Europa’ ed è convinto che solo trasparenza e percorso collettivo possono rendere i cittadini più consapevoli del valore dell’Europa

Deputato europeo e vice-presidente ALDE nel 2009-2014, un passato all’Onu a seguire le tormentate vicende dell’Afghanistan prima e da Segretario generale aggiunto del Parlamento europeo poi, un presente da funzionario europeo con l’occhio sempre rivolto alle vicende internazionali, molti libri all’attivo sulla storia recente di molti paesi africani ed asiatici, Niccolò Rinaldi torna in campo alle prossime Elezioni europee del 26 maggio candidandosi con Più Europa in Lazio, Marche, Toscana ed Umbria.

On. Rinaldi, lei è già stato deputato europeo raggiungendo risultati importanti e impegnandosi attivamente su molti fronti, dal commercio internazionale alla tutela dei minori. Quali sono gli obiettivi che si prefigge di raggiungere in questa nuova legislatura?

Al di là dei valori e del programma politico, come candidato assumo degli impegni di metodo del lavoro. Avendo il Parlamento europeo un ruolo di piena co-decisione nella legislazione europea e avendo perciò diretto impatto nella vita dei cittadini, ho intenzione di partecipare al dibattito nella maniera più attiva possibile con interventi, interrogazioni, emendamenti, relazioni ombra e relazioni titolari, incontri e confronti, negoziato e ricerca di compromesso, dando sempre regolare e trasparente informazione dell’attività svolta e dei risultati ottenuti.

Ancora oggi il Parlamento europeo, e tutte le istituzioni di Bruxelles purtroppo, è percepito dalla gente come un ente lontano, geograficamente e politicamente. Come pensa si possa superare questa errata considerazione e quale sarà il suo contributo per questo?

Il Parlamento Europeo deve assumere sempre più anche un ruolo di ponte fra la società e le altre istituzioni europee diffondendo informazioni utili, aprendosi come istituzione, favorendo confronti. Per questo è opportuno creare una banca dati e una newsletter che presenti in modo organico, trasparente e semplice l’insieme dei fondi europei e delle possibilità di mobilità a disposizione per amministrazioni locali, cittadini, associazioni culturali, università, studenti, imprese. Queste informazioni permetteranno di accedere a un’unica fonte d’informazione che aiuti l’utente a conoscere la varietà di procedure, bandi, scadenze che purtroppo contraddistingue i finanziamenti europei e che costituisce a volte un difficile ostacolo per i potenziali beneficiari, soprattutto in paesi come l’Italia che hanno maggiori difficoltà nell’ottenimento di informazioni valide. Le strutture territoriali e nazionali devono trovare nel Parlamento Europeo un interlocutore costante e affidabile, anche per rappresentare e dar corso a istanze europee di cittadini ed enti locali. Il rapporto col territorio sarà un impegno preciso e trasparente, in modo da favorire un accesso diretto alla dimensione europea e anche con l’impegno di effettuare almeno due visite politiche all’anno per ciascuna delle province del collegio, in modo da garantire un contatto diretto con elettori e istanze locali.

Quindi non più solo Erasmus, che rimane il progetto più vincente di questa Europa, o tirocini per giovani laureati, ma un vero dialogo con tutti e per tutti fatto non di parole ma di attività concrete e tangibili

Esatto. Il mandato sarà un percorso collettivo da condividere, tenendo aperti canali di confronto e di inclusione, compreso il settore dei cittadini meno tutelati e in svantaggiati. Bisogna fare della memoria collettiva un filo rosso a sostegno di varie battaglie, consapevole che la storia dell’Europa, e dei suoi errori, sia un pilastro di ogni azione del presente e di ogni visione del futuro. Per questo mi propongo di organizzazione presso il Parlamento Europeo varie iniziative (conferenze stampa, incontri con esperti, presentazioni di libri e film, mostre, ecc) che permettano visibilità e confronto europei per alcuni temi prioritari – lotta contro conflitti d’interessi e assenza di legalità, promozione delle pari opportunità e di una politica di anti-discriminazione, trasparenza sul costo delle istituzioni, ecc. – attraverso eventi che possono diventare altrettante occasioni per parlare della nostra Italia.

Da sempre lei è liberale e laico e se eletto siederà di nuovo nel Gruppo ALDE. Focalizzandoci allora sull’aspetto politico, quale Europa vorrebbe Più Europa?

Sicuramente un’Europa che ponga al primo posto la “Questione Morale”, che sia spazio di libertà fondamentali e di diritti civili avanzati, di un modello sociale universale e della piena laicità delle istituzioni pubbliche. Un’Europa dove si può vivere e trasferirsi ovunque, e provare un sentimento di appartenenza e di felicità comune, sotto la tutela della Carta dei Diritti Fondamentali per una cittadinanza europea, la cui piena applicazione è il fondamento di una nuova libertà – quella libertà che da sempre è l’obiettivo comune delle forze oggi riunite nell’ALDE. Un’Europa che persegua la piena occupazione e valorizzi i giovani con la loro energia e creatività e i meno giovani, che ponga al suo centro la filiera della conoscenza – scuola, università, ricerca e cultura – asse che consenta di innovare il manifatturiero, le piccole e medie imprese, l’agricoltura, l’artigianato e il turismo anche come strumento per la formazione della cittadinanza europea.  Un’Europa digitale, con una rete più accessibile, libera e sicura, tecnologicamente avanzata, che sia spazio di trasparenza amministrativa, di informazione e di partecipazione democratica. Un’Europa che non abbia paura dei processi globali ma sia capace, a cominciare da un seggio UE nel Consiglio di Sicurezza, di una voce unica e protagonista nella promozione della sicurezza e dello sviluppo dei popoli, anche grazie al rilancio con vigore e continuità del processo di realizzazione di una Difesa comune e dell’integrazione progressiva dell’industria a essa dedicata, una politica di difesa comune che vada ben oltre le attuali cooperazioni. Un’Europa che si batta per regole chiare e reciproche nel commercio internazionale, diritti del consumatore, valorizzazione delle nostre eccellenze e lotta alla contraffazione.  Un’Europa che affronti l’immigrazione con solidarietà e legalità, con una unica politica comune di asilo e migrazione rispettosa dei diritti umani e con la creazione di corpi europei per la gestione federale delle frontiere esterne. Un’Europa con decisi passi in avanti nel processo d’integrazione, con competenze chiare, maggiori risorse proprie e dove valgano per tutti regole comuni con decisioni democratiche e trasparenti, anziché gli attuali rapporti di forza tra singoli governi in incontri a porte chiuse – nemica della burocrazia e vicina alle imprese, ai lavoratori, alla libertà di ricerca, all’innovazione, all’autonomia dei territori. Un’Europa federalista, consapevole che nel XXI secolo o gli europei sono uniti o non sono niente al cospetto delle altre potenze– e questo dall’economia alla pace, dalle sfide ambientali alla lotta contro le mafie.

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