Le elezioni favoriscono i chiacchieroni.
Georges Bernanos, da “I grandi cimiteri sotto la luna”; 1938
Domenica prossima, 11 maggio, in Albania si svolgeranno le elezioni parlamentari. Ormai è in corso l’ultima settimana della campagna elettorale. In gara ci sono il partito socialista guidato dal primo ministro, il quale chiede il suo quarto mandato consecutivo e dall’altra parte si presenta una vasta alleanza di partiti dell’opposizione, rappresentata ufficialmente dallo storico dirigente del partito democratico, ex presidente della Repubblica (1992-1997) ed ex primo ministro (2005-2013). Gareggiano da soli, o riuniti in piccole alleanze, anche alcuni nuovi partiti.
Normalmente, durante una campagna elettorale, tutti i partiti in gara presentano i loro programmi che intendono realizzare durante gli anni della futura legislatura. Ed in base a quei programmi, chiedono anche il voto dei cittadini. Ebbene, durante l’attuale campagna elettorale in Albania tutti i partiti hanno presentato i propri programmi tranne quello socialista del primo ministro, il quale, invece di un programma, ha soltanto “promesso” che sarà lui e solo lui a garantire per i cittadini albanesi il “passaporto europeo” (Sic!). E non è stata una semplice “dimenticanza” il fatto di non presentare un programma. Il primo ministro non poteva presentare più un programma. Sì, perché durante le tre precedenti campagne per le elezioni parlamentari, nonché quelle per le elezioni amministrative, lui, avendo presentato dei “programmi ambiziosi”, ha esaurito tutte le promesse che poteva fare durante questa campagna elettorale in corso. Sì, proprio così. Perché lui, il primo ministro albanese, durante tutte le campagne elettorali, da quando è salito al potere nel 2013, ha promesso mari e monti. Ma, fatti accaduti, ufficialmente evidenziati e pubblicamente noti alla mano, non ha realizzato una, solo una, di tutte quelle promesse fatte. Ragion per cui, adesso, non potendo presentare più un programma elettorale, sta cercando di ingannare di nuovo gli albanesi con la promessa del “passaporto europeo”.
Ma sempre riferendosi a tantissimi fatti accaduti, a fatti pubblicamente noti ed ormai ufficialmente evidenziati anche da diversi rapporti delle istituzioni internazionali specializzate, risulta che gli albanesi, da anni, non hanno più bisogno del “passaporto europeo” promesso adesso, in campagna elettorale, dal primo ministro. Si perché da anni ormai, gli albanesi, nonostante non abbiano avuto un “passaporto europeo”, come tutti i cittadini dei Paesi membri dell’Unione europea, hanno però trovato altri modi per lasciare la madre patria e cercare fortuna all’estero. Come facevano durante il secolo scorso, ma anche prima, molti cittadini europei, italiani compresi, che cercavano fortuna in altri Paesi, sia in Europa che oltreoceano.
Bisogna sottolineare però che in questi ultimi anni, gli albanesi che hanno lasciato il paese natale sono quasi un terzo dell’intera popolazione registrata dal censimento del 2011, due anni prima che l’attuale primo ministro avesse cominciato il suo primo mandato. Un fatto drammatico questo, con delle preoccupanti conseguenze per il futuro dell’Albania. Una realtà causata solo e soltanto dal malgoverno di questi tre mandati del primo ministro che hanno permesso a lui ed ai suoi “stretti collaboratori” di abusare del potere e restaurare e consolidare un nuovo regime, una dittatura sui generis, camuffata da una facciata di pluripartitismo. Il nostro lettore da anni ormai è stato informato, sempre con la dovuta e richiesta oggettività e sempre fatti pubblicamente noti alla mano, di una simile, preoccupante e molto pericolosa realtà.
Una realtà, quella albanese, che durante questi ultimi mesi è evidenziata e denunciata anche da diversi noti media internazionali, sia televisivi che della carta stampata. Una realtà però che il primo ministro e la sua potente propaganda, grazie anche a dei supporti lobbistici internazionali, profumatamente pagati, ha cercato di nascondere e camuffare. E spesso, purtroppo, ci sono anche riusciti, presentando, soprattutto all’estero, una realtà illusoria ed ingannevole, che niente aveva a che fare con la vera, vissuta e spesso sofferta realtà. Realtà, quella “dipinta” dal primo ministro albanese ed enfatizzata dalla propaganda governativa, nonché dai tanti media al servizio che, purtroppo, è stata “apprezzata ed applaudita”, durante questi ultimi anni, anche da alcuni alti rappresentanti delle istituzioni dell’Unione europea, soprattutto quelli della Commissione. Chissà perché?! Le cattive lingue, anche in queste occasioni, parlavano però convinte di supporti ottenuti in seguito a degli interventi lobbistici finanziati e gestiti da un noto multimiliardario speculatore di borse statunitense. E si trattava proprio di quella realtà che, tra l’altro, ha costretto quasi un terzo dell’intera popolazione albanese a lasciare la madre patria e cercare la fortuna in vari Paesi europei. Con tutte le incognite e le inevitabili conseguenze.
Adesso, nonostante tutti i fallimenti riguardanti le precedenti promesse elettorali, il primo ministro punta a ottenere, costi quel che costi, il suo quarto mandato consecutivo. In caso contrario per lui potrebbero generarsi grossi e seri problemi, soprattutto di carattere penale. Sì, perché lui, durante questi dodici anni che ha esercitato i suoi tre mandati da primo ministro, ma anche prima, quando era il sindaco della capitale (2000-2011), ha abusato del potere conferito. Ma anche con gli altri poteri da lui usurpati. Come quello della giustizia. Un fatto pubblicamente noto questo, del quale anche il nostro lettore è stato spesso informato. Così come è stato spesso informato, sempre con la dovuta e richiesta oggettività, della costituzione in Albania di una pericolosa e molto preoccupante alleanza tra il potere politico, istituzionalmente rappresentato dal primo ministro, la criminalità organizzata ed alcuni raggruppamenti occulti internazionali.
Un’alleanza questa che, in cambio di grossi benefici, ha permesso al primo ministro di rimanere al potere, condizionando e manipolando anche i risultati elettorali. E certamente, il primo ministro, trovandosi ad affrontare i suoi continui fallimenti, i suoi continui ed evidenti abusi di potere, nonché le conseguenze della galoppante e molto diffusa corruzione, che lo coinvolge direttamente, adesso punta proprio al supporto della criminalità organizzata e dei raggruppamenti occulti internazionali, per condizionare e manipolare di nuovo il risultato delle elezioni del prossimo 11 maggio. Come fanno anche i non pochi suoi simili in altri Paesi del mondo. Quanto sta accadendo da anni in Russia, in Bielorussia, in Turchia, in Venezuela, in Corea del Nord ed in diversi Paesi africani, arabi ed asiatici, rappresenta sempre un’inconfutabile ed eloquente testimonianza.
Bisogna sottolineare che in Albania gli abusi elettorali cominciano ad essere effettuati alcuni mesi prima, intensificandosi poi fino al giorno delle elezioni. Bisogna però sottolineare anche l’eclatante e pericolosa “passività” di tutte le istituzione del sistema “riformato” della giustizia, di fronte alle tante denunce degli evidenti abusi elettorali fatti prima e durante la campagna in corso. Abusi che coinvolgono direttamente i “sostenitori” del primo ministro, criminalità organizzata compresa.
Chi scrive queste righe informa il nostro lettore che si tratta di abusi elettorali evidenziati anche dai rapporti dell’ODIHR (Office for Democratic Institutions and Human Rights – Ufficio per le Istituzioni democratiche e i Diritti umani dell’OSCE; n.d.a.), compreso quello preliminare di fine aprile scorso. Ma anche da una risoluzione del Partito Popolare europeo, votata all’unanimità il 30 aprile scorso. Perciò, tutto fa presagire altri abusi che potrebbero condizionare il risultato delle elezioni parlamentari del 11 maggio prossimo in Albania. Lo scrittore francese Georges Bernanos, circa un secolo fa, affermava che le elezioni favoriscono i chiacchieroni. Ed il primo ministro ha sempre dimostrato che è un chiacchierone. Lo sta facendo anche adesso, in campagna elettorale.