Il lavoro? Rifare la rete idrica, il sistema trasporti, abbattere la burocrazia ma il governo è sordo
Mentre tra leader italiani ed europei è sempre più in voga il gioco di vedere a chi fa pipì più lontano per capire chi c’è l’ha più lungo o più duro nessuno sembra occuparsi e risolvere almeno alcuni dei tanti problemi che ci affliggono, cominciando dall’obsolescenza delle nostre tubature per l’acqua potabile a causa della quale un bene, più prezioso del petrolio, è sprecato e perduto per sempre. L’Italia ha il record europeo per lo spreco di acqua perduta a causa dell’inefficienza del sistema idrico, il nostro spreco è di circa il 38%, in Sicilia vi sono ancora decine di migliaia di cittadini con l’acqua potabile razionata e solo a Roma si perde più del 40%! Rimettere in funzione la nostra rete idrica non solo farebbe risparmiare un bene prezioso e non rinnovabile, specie in un’epoca che con l’aumento delle temperature fa prevedere una sempre più forte esigenza di acqua, ma rimetterebbe in moto diverse attività lavorative, dagli ingegneri alle maestranze, da coloro che producono le tubazioni all’edilizia.
Mentre ci si accapiglia a vuoto sulla Tav cresce l’assordante silenzio di governo e regioni sulla inadeguatezza delle strutture e dei collegamenti per i pendolari che viaggiano in condizioni quasi sempre disastrose, basti pensare alla rete Piacenza-Milano, Piacenza-Voghera ed alla mancanza di collegamenti diretti dalla Lombardia alla Liguria, nonostante il crollo del ponte avrebbe dovuto far pensare all’avveniristico ministro Toninelli all’urgenza di collegamenti sia per chi lavora che per i turisti. La Liguria infatti rischia sempre più di essere tagliata fuori anche dopo i recenti disastri ambientali subiti dai suoi porti turistici. E abbiamo citato alcune linee del nord, per non parlare del fatto che l’Italia, annoverata tra le potenze industriali mondiali, ha una delle sue più importanti regioni, la Sicilia, quasi priva di collegamenti decenti sia stradali che ferroviari. Quante opportunità di lavoro, di investimento se il governo pensasse a tutti coloro che, per colpa di un sistema di trasporti antiquato ed inefficiente, non riescono normalmente a raggiungere il posto di lavoro e a quanti posti di lavoro ci sarebbero se ciò che è obsoleto fosse rinnovato?
In ottobre il Corriere della Sera riportava che per avviare un’attività, un’impresa in Italia sono obbligatori 65 passaggi in 26 diversi sportelli, con 39 file tra reali e virtuali, secondo una ricerca dell’osservatorio CNA (Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa) che misura il peso della burocrazia sulla nascita di un’impresa, anche la più piccola, come bar, gelateria, parrucchiere. La burocrazia, oltre l’eccessiva tassazione, sta strozzando chi è in attività e scoraggiando coloro che vorrebbero iniziare. Siamo quasi a un anno di governo, abbiamo sentito insistenti pronunciamenti sulla lotta alla povertà ma sembra che nessuno abbia ancora capito che per sconfiggere la povertà e l’umiliazione occorre creare lavoro non con incentivi tampone ma con opere pubbliche necessarie ed urgenti e con l’abbattimento di quella inutile e farraginosa burocrazia che gli altri paesi europei hanno tagliato e snellito da anni. Non si chiede al governo di inventare ma di informarsi e studiare i metodi che in altre nazioni portano sviluppo e lavoro.