Il Paese è andato a pezzi e resta a pezzi da anni, qualcuno se lo ricordi prima del 4 marzo
In questi giorni il presidente della Repubblica ha reso omaggio al Belice che 50 anni fa è stato travolto da un sisma che causò 300 vittime. Nell’occasione i sindaci dei Paesi terremotati hanno rivolto un augurio e un invito «a non mollare» ai Paesi delle Marche e del Lazio stravolti dai terremoti del 2016, Paesi i cui cittadini ancora attendono le casette di legno promesse e mai arrivate e lo sgombero delle macerie.
Come è concepibile che a 50 anni di distanza, mentre gli italiani nelle varie tasse e balzelli che pagano hanno ancora voci dedicate ai disastri tragici avvenuti negli anni, vi siano ancora strade impraticabili e macerie ammassate in uno Stato come l’Italia che fa parte del G8 ed è cioè ritenuta una delle potenze economiche del mondo? Se questo è il passato, quale sarà il futuro dei Paesi terremotati di Marche e Lazio? Vorremmo sentire parlare anche di questo dai tanti candidati leader delle prossime elezioni, vorremmo che, alla luce dei loro annunciati propositi di voler abolire tante cose, cominciassero ad abolire anzitutto lo scempio, il malcostume, l’indifferenza, la negligenza e il disprezzo che troppa politica pratica nei confronti dei cittadini.