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In attesa di Giustizia: circo Medrano a tre piste

Venghino Signori, venghino! Lo spettacolo della giustizia italiana oggi propone l’ingesso in scena dei clown per la gioia ed il diletto di grandi e piccini: ed ecco a voi il Presidente dell’A.N.M., quello che auspicava che venissero ammazzati un paio di magistrati per ridare lustro all’Ordine Giudiziario, con la sua mirabile interpretazione della separazione dell’Uomo dalla Realtà farneticando – tanto per cambiare – della temutissima separazione delle carriere: “In tutti i Paesi in cui c’è la separazione delle carriere c’è il controllo del P.M. da parte del Governo” dimenticandosi di osservare che in Italia, se mai, è dimostrato proprio il contrario con la unicità della giurisdizione. Così dicendo lo spassoso Dottor Parodi sostiene implicitamente che in Nazioni come la Gran Bretagna, la Svezia, la Spagna e il Portogallo non c’è Stato di Diritto…ed è proprio contro il Portogallo che vengono scagliati gli strali più feroci soggiungendo che “in Portogallo c’è un controllo dell’esecutivo pericoloso anche per i politici perché il Governo può perseguitare gli oppositori!”. In realtà, in Portogallo, i P.M. non dipendono dall’esecutivo ma rispondono al Consiglio Superiore del Pubblico Ministero, più o meno come prevede la riforma che da noi è in cantiere, e non più tardi del 2023 il Premier Socialista Antonio Costa – attuale Presidente del Consiglio Europeo –  si dimise in seguito ad una indagine (poi risultata piena di anomalie e persino errori di omonimia) a tutto vantaggio della opposizione…e giù risate mentre il macchiettista lascia il proscenio ai successivi performers.

Applausi e standing ovation! Entra ora in scena la Troupe del Garlasco Show mettendo in pista ex ufficiali dei Carabinieri che dopo aver fatto le prime indagini ora scendono in campo come consulenti della difesa del nuovo indagato, ex magistrati di Cassazione che sostengono di aver fatto il loro lavoro in scienza e coscienza dimenticando quale obbrobrio sia mettere le basi per una condanna dopo una “doppia conforme” di assoluzione che – da noi ci si impiega sempre un po’ ad assicurare garanzie basilari – dal 2017 non è più possibile neppure impugnare. Il gran finale è assicurato dalla Procura Generale di Milano che chiede di revocare la semilibertà ad Alberto Stasi perché, dopo aver informato le autorità penitenziarie, ha reso un’intervista nella quale altro non ha fatto che continuare a proclamarsi innocente, quasi che non fosse un suo diritto oltretutto mentre si trovava al di fuori del carcere: cala il sipario mentre qualcuno degli interpreti sorseggia un grappino preparandosi alla prossima boutade a ‘Chi l’ha Visto’, da Vespa con i rispolverati plastici in studio o a ‘Quarto Grado’.

Ma lo spettacolo continua e dalla valle dei Templi ecco sopraggiungere ed inchinarsi al pubblico il Procuratore della Repubblica di Agrigento, l’uomo succeduto a quel Patronaggio (promosso Procuratore Generale a Cagliari) che, ipotizzando un sequestro di persona ad opera del Ministro dell’Interno salì  sulla nave Diciotti della Guardia Costiera ed invece di liberare i presunti “ostaggi” come la legge gli avrebbe imposto strinse un po’ di mani e tornò in ufficio a meditare il da farsi (eccezione fatta per l’ipotesi di arrestarsi da solo per non avere impedito l’evento nel rispetto del codice penale). Ed ecco il “nuovo che avanza”, Giovanni Di Leo che approfitta dell’arresto di un dirigente dell’ufficio di vigilanza e controllo del Comune di Licata per diffondere un comunicato stampa nel quale più che illustrare l’indagine si lamenta delle leggi approvate dal Parlamento sproloquiando della impossibilità di fare intercettazioni per reati contro la Pubblica Amministrazione (il che non è vero: ancora una separazione dalla realtà) e soprattutto di non poterle fare in eterno usando come “spia” un abuso di ufficio (abrogato) – anche inventato di sana pianta secondo le necessità – per vedere se qualcosa resta impigliato nella rete: il tutto con buona pace dell’equilibrio, della sobrietà e del self restraint delle toghe tante volte auspicati anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Sipario.

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