In attesa di Giustizia: impuniti
L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico è un ente internazionale di studi economici per trentasei Paesi Membri (tra cui l’Italia) che dispongono di un sistema di governo democratico ed un’economia di mercato e svolge prevalentemente le funzioni di organo consultivo offrendo opportunità di confronto delle esperienze politiche per la risoluzione di problemi comuni, l’identificazione di pratiche commerciali ed il coordinamento di politiche locali ed internazionali in ragione dell’impatto che la corruzione ha sullo sviluppo economico ponendo il focus sugli strumenti di contrasto.
In tempi recenti, l’OCSE ha bacchettato l’Italia per il tasso eccessivo di assoluzioni nei processi per reati contro la Pubblica Amministrazione e lo spunto è stato dato dal processo ENI-Nigeria in esito al quale gli imputati sono stati tutti assolti, un po’ quello che era già successo nell’altra vicenda giudiziaria, Finmeccanica – India, altri se ne sono aggiunti proprio sotto Natale al termine di procedimenti per (presunta) corruzione in ambito sanitario.
Peccato solo che l’OCSE abbia arrestato il suo esame all’appello della Procura della Repubblica (rinunciato, successivamente, dalla Procura Generale) senza degnare di uno sguardo le motivazioni del Tribunale né considerare la circostanza che Fabio De Pasquale titolare dell’indagine ENI – Nigeria sia finito a sua volta sotto processo per aver barato con le prove al fine di conseguire condanne a tutti i costi…bazzecole, quisquillie, pinzillacchere, direbbe Totò suggerito dal P.M.: ma non c’è nulla da ridere.
No, non c’è proprio nulla da ridere: evidentemente siamo un popolo di impuniti e, probabilmente, lo siete anche voi, tutti voi, lettori pazienti di questa rubrica. E c’è un perché.
Alzi la mano chi, viaggiando in auto con un amico o un parente, non ha mai prestato aiuto al guidatore fermandosi in piedi ad occupare un parcheggio miracolosamente trovato libero: ebbene, cari criminali, vi è andata bene se nessuno vi ha denunciato: impuniti! Questo comportamento può integrare un orrendo delitto: il “parcheggio trattenuto” che può essere qualificato come invasione di terreni altrui pubblici o privati.
Già, vi è andata proprio bene perché sarebbe bastato incappare in un vigile particolarmente zelante e versato nelle discipline penalistiche piuttosto che nel codice della strada o nel classico “cittadino che si ribella” e sareste finiti sotto processo attendendo anni – tra ipotesi di depenalizzazione e tempi della giustizia – prima di porre fine al calvario giudiziario.
Ma, in fondo, avreste anche potuto cavarvela perché, come lamenta l’OCSE, questo è il Paese delle troppe assoluzioni: sul punto si sono dovuti affrontare tre gradi di giudizio finché la Cassazione, con una decisione ancora fresca di stampa, ha stabilito che, sia pure a determinate condizioni, non sussiste reato nell’ ipotesi di “parcheggio trattenuto”.
Non è questo, per taluni un bel modo di concludere l’anno: immaginate la sofferenza dello sventurato Marco Travaglio al cospetto di questo profluvio di assoluzioni che per lui sono altrettante pugnalate: pare addirittura che la moglie si sia confidata riferendo che, ormai, nel marito si ridesta un certo interesse, qualche pulsione ormonale ed è in condizioni di adempiere al debito coniugale solo se lei indossa le manette.
Meno grazia e più giustizia sembra invocarsi dagli indignati in servizio permanente effettivo dimentichi che, come ha ricordato proprio Benedetto XVI, la giustizia per essere tale deve essere messa in relazione con la giustizia poiché quest’ultima non è assoluta ma mitigata dalla prima la quale a sua volta non rinnega la giustizia ma la supera conservandola in un corretto collegamento interiore.
Comunque sia, buon 2023 a tutti, anche a malvissuti impuniti.