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In attesa di Giustizia: the joker

Due perle di saggezza sembrano perfette per introdurre il commento di questa settimana.

Il primo è di un grande avvocato di scuola napoletana e risale a diversi anni fa: “nei processi, molte volte non servono nemmeno i testimoni, le indagini della polizia giudiziaria, basta che gli imputati aprano bocca tentando di discolparsi…”

Non a caso l’articolo 27 della Costituzione, prevedendo la presunzione di innocenza, tra i canoni impliciti sottende da un lato l’onere della prova a carico del Pubblico Ministero e dall’altro il corrispondente diritto al silenzio dell’accusato: quello che nei verbali viene definito “facoltà di non rispondere” di cui può avvalersi non rispondendo ad alcune o a tutte le domande che gli vengono poste così mettendo anche in sicurezza il rischio di autoincriminarsi con dichiarazioni contraddittorie, poco credibili se non apertamente autolesive.

La seconda perla di saggezza è recentissima ed inaspettatamente riferibile a Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez che – incalzato dai cronisti per avere aggiornamenti sulla presunta (ma non troppo) crisi coniugale – ha affermato che, dal collezionare francobolli in avanti, ci sono cose decisamente più interessanti da fare piuttosto che impicciarsi della sua vita e spiegando che, anche quando sui social media hanno pubblicato spaccati generosi della loro vita, i cosiddetti Ferragnez hanno scelto cosa condividere e cosa no. Impeccabile e bisogna dargli atto di avere abilmente mantenuto sin dall’inizio un profilo molto basso non solo sulle vicende famigliari ma anche su quella del pandoro Farlocco, pardon, Balocco non meno che sulle obiezioni fatte direttamente a lui a proposito di gesti di liberalità, un po’ grossier, fatti a bordo della sua Lamborghini (e con denari non suoi), piuttosto che l’origine dei fondi per realizzare strutture sanitarie ed il reale numero dei posti letto resi disponibili. Consigliato bene o guidato da quella astuzia connaturata di chi, come lui, è “cresciuto sulla strada” e non nega le sue radici, poco importa: ciò che conta è che è rimasto comunque ai margini della shit storm che ha investito la moglie, una tempesta di m**** per chi non ha dimestichezza con gli anglicismi.

Chiara Ferragni, invece, non ha mai praticato sin dall’inizio quel “bel tacer che non fu mai scritto” e che, come abbiamo visto è una garanzia scritta anche nella Costituzione: consigliata male o indifferente a buoni consigli (conoscendoli personalmente, sono sicuro che i suoi eccellenti avvocati non abbiano lesinato ottimi suggerimenti) si è prodotta in una quantità di spiegazioni che non giustificano nulla e che, anzi, sono state spesso contraddette da evidenze insuperabili: basti pensare alla palese equivocità del messaggio promozionale che accompagnava la confezione del dolcetto natalizio origine di tutti i guai che può definirsi “errore di comunicazione” solo per chi non conosca le basi della lingua italiana. La cosa peggiore è che, se un domani l’imprenditrice digitale dovesse sottoporsi ad un interrogatorio, sicuramente le sue dichiarazioni pubbliche potrebbero esserle ricordate chiedendo di chiarire meglio il suo pensiero verosimilmente riproducendole nei verbali di interrogatorio fino dalla fase di indagini per poi diventare micidiali polpette avvelenate perfette per inserirla senza misericordia nel tritacarne di uno di quegli esami dibattimentali al termine dei quali non si fanno prigionieri.

Donna copertina ormai solo per l’Espresso, Chiara Ferragni non perde occasione per riproporre sempre gli stessi ritriti argomenti, indifferente alla mancanza di risultati ed al monito immarcescibile di Giulio Andreotti secondo il quale una smentita è una notizia data due volte…ed in questo caso parliamo di multipli di due elevati a potenza e ricorda un po’ Davigo che si è morsicato la lingua ma lo ha fatto tardi, solo dopo la Caporetto dei manettari celebrata dalla Corte d’Appello di Brescia che ha confermato una condanna fondata in quella che fu un’autentica quanto supponente confessione, nell’erroneo convincimento di chi crede di essere sempre dalla parte della ragione anche quando ha torto. In questa rubrica è stato espresso e viene per ora mantenuto il convincimento – sulla base degli elementi disponibili – che il reato di truffa a carico della Ferragni non sussista ma in attesa della conclusione delle indagini e giustizia dello Stato, questa donna inconsapevole del valore del silenzio si è già sottoposta al giudizio del Tribunale che, forse, più le interessa: quello dei followers esponendosi ad un’autentica dèbacle.

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