controllo

  • La premier danese chiede supporto ai partner europei contro le mire di Trump sulla Groenlandia

    La Danimarca cerca sponde in Europa e presso la Nato per scongiurare ogni possibile sviluppo “non desiderato” in Groenlandia. Questo il senso del tour diplomatico fatto dalla premier danese, Mette Frederiksen, che è stata a Berlino, Parigi e Bruxelles per perorare la causa di Copenaghen e inviare al contempo un messaggio a Washington. Le parole del presidente statunitense Donald Trump sulla “necessità” di assumere il controllo della Groenlandia hanno infatti creato una situazione di profondo disagio per le autorità danesi, preoccupate per eventuali insistenze della Casa Bianca sul tema. Già durante il suo primo mandato, Trump aveva parlato apertamente di “acquistare” la Groenlandia, cercando di intavolare un negoziato con la Danimarca che è stato prontamente respinto da Copenaghen. Il rilancio della questione da parte del presidente Usa ha tuttavia costretto Frederiksen e il suo governo ad agire con maggiore solerzia, escludendo ancora una volta l’eventualità di cedere il proprio territorio nell’Artico ad altri Paesi. Al contempo, la Danimarca ha aumentato gli stanziamenti finanziari per garantire la sicurezza della Groenlandia, con l’annuncio di ieri sera dell’acquisto di tre nuove navi e droni a lungo raggio da schierare nella regione artica, per circa due miliardi di euro.

    Copenaghen cerca inoltre di mostrare agli Stati Uniti e a Trump che l’Europa può fare fronte comune e parlare con una sola voce. Parlando a Parigi dopo l’incontro con il presidente francese Emmanuel Macron, Frederiksen ha sottolineato che “non esiste un Paese abbastanza grande da gestire tutte le sfide del mondo” in un’epoca di profonda instabilità. “Siamo cresciuti in un’Europa molto pacifica e in una Danimarca ricca e ben funzionante”, ha osservato la prima ministra, secondo cui “ora ci troviamo in una situazione diversa, dove le minacce sono aumentate, così come le tensioni e il disordine in molte regioni”. “Ecco perché le nostre alleanze e amicizie e la nostra cooperazione politica, anche transatlantica, sono cruciali”, ha sottolineato la leader danese. Con Macron e con il cancelliere tedesco Olaf Scholz “abbiamo parlato di molte cose diverse, ovviamente abbiamo parlato anche del Regno di Danimarca”, ha aggiunto Frederiksen. Per la Danimarca “è assolutamente cruciale” che a fronte della potenziale minaccia verso la Groenlandia “restiamo uniti in Europa”, anche rispetto alla guerra in Ucraina e ai sabotaggi delle infrastrutture nel Mar Baltico, ha aggiunto Frederiksen. Per la premier “deve esserci rispetto per il territorio e la sovranità degli Stati. Si tratta di un tassello assolutamente cruciale nella comunità globale internazionale che abbiamo costruito dopo la Seconda guerra mondiale”.

    Una volta a Bruxelles per l’incontro con il segretario generale della Nato, Mark Rutte, Frederiksen ha evidenziato come allo stato attuale non sussista una minaccia militare verso la Groenlandia o la Danimarca. In ogni caso, solo “una più stretta cooperazione a livello europeo” può consentire alla Danimarca e agli altri Paesi Ue di affrontare l’attuale situazione geopolitica, ha proseguito la premier. Le autorità di Copenaghen continuano a vedere gli Usa come il loro più stretto alleato, ha detto ancora Frederiksen. “La cooperazione transatlantica è assolutamente cruciale per la sicurezza e l’incolumità di tutti noi, e farò di tutto per sostenere l’alleanza che ha dato non solo alla Danimarca, all’Europa e agli Stati Uniti, ma all’intero mondo pace e stabilità dalla Seconda guerra mondiale”, ha spiegato. La Nato e i Paesi nordici sono in ogni caso intenzionati a fare la loro parte per assicurare la stabilità della regione artica, come ha ribadito Frederiksen, che ha manifestato preoccupazione “per le crescenti attività della Russia e della Cina”. Per quanto riguarda l’impegno della Danimarca, la premier ha voluto ricordare l’aumento delle spese per la difesa sostenuto dal suo governo. “Non sappiamo ancora dove arriveremo esattamente con la percentuale” del Pil destinata alla difesa, ma “siamo più vicini al 5 che al 2 per cento”, ha concluso.

    Una serie di messaggi a Trump, dunque, dal momento che Copenaghen si dice interessata al dialogo con Washington ma propone allo stesso tempo di contribuire maggiormente per la sicurezza dell’Artico. In questo contesto va segnalata anche la proposta formulata oggi dal ministro degli Esteri francese, Jean-Noel Barrot, che ha aperto all’invio di truppe europee nell’Artico per assicurare la sicurezza della Groenlandia. Barrot ha definito tale scenario come “una possibilità” che però al momento “non rientra” nei piani dell’esecutivo danese. “Se la Danimarca chiama per essere aiutata, la Francia ci sarà”, ha detto il ministro. “I confini europei sono sovrani, che siano a nord, a sud, ad est ed ovest”, ha detto il titolare della diplomazia francese, sottolineando che “nessuno può permettersi di interferire con i nostri confini”

  • In attesa di Giustizia: zone rosse

    Chissà perché ogni tanto si cambiano i nomi di apparati dello Stato o branche della Pubblica Amministrazione che già esplicitano perfettamente a quali funzioni siano destinate: per esempio la Pubblica Sicurezza. Chi si ricorda quando la Polizia di Stato si chiamava così illustrando senza equivoci il compito affidatole?

    Compito che il mutar della denominazione non ha fatto venir meno: la Polizia, lo Stato, deve assicurare la prevenzione delle attività illecite prima ancora che la loro repressione…e, nei limiti in cui dispone di uomini e risorse, deve assolvere a questo compito ad ampio spettro a tutela di tutti i cittadini.

    Adesso, però, le Autorità Locali sono tenute ad individuare Zone Rosse, cioè a dire luoghi di esposizione a maggiori rischi per la presenza di possibili malintenzionati destinando la Polizia…a quel presidio che già dovrebbe garantire.

    In queste zone è vietato sostare a coloro che dovessero assumere atteggiamenti aggressivi, minacciosi o insistentemente molesti pena una tipologia particolare di daspo nel caso siano pregiudicati per droga, furto con strappo, rapina, detenzione abusiva di armi…se una volta allontanati tali soggetti non rispetteranno la zona rossa le Forze dell’Ordine saranno tenute ad allontanarli immediatamente e a denunciarli all’Autorità Giudiziaria. Pena fino a tre mesi di carcere oltre ad una multa: sai che paura per un rapinatore o un pusher.

    Diciamo la verità: è poco più che uno spot governativo; c’era bisogno di provvedimenti di questo genere per aumentare l’allerta di Polizia e Carabinieri nei pressi della Stazione Centrale di Milano, o delle altre due principali per fare degli esempi banali? Provate invece a farvi due passi nella elegantissima via della Spiga dopo l’orario di chiusura dei negozi destinati al saccheggio da parte di abbienti turisti: non c’è un esercizio pubblico aperto, strada deserta come altre adiacenti e dove quasi quotidianamente avvengono aggressioni e rapine preferibilmente di orologi di pregio. Non vedrete nemmeno un agente a piedi, per sbaglio, che ritorna verso la Questura Centrale che dista poche centinaia di metri. Erano meglio la vecchia, cara, Pubblica Sicurezza…diffusa sul territorio, seguendo l’intuito personale e soffiate degli informatori e i piedipiatti che scarpinavano lungo le strade con occhio allenato e attento agli accadimenti che non rischiavano di dover intervenire perché un venditore di rose cingalese appariva insistentemente molesto con una coppia di fidanzati.

    In compenso, tra Firenze e Bologna negli ultimi tre mesi sono stati effettuati circa 14.000 controlli in zone considerate a rischio esitando solo 105 denunce a piede libero. Percentualmente un po’ poche rispetto al lasso temporale ed al numero complessivo di interventi per poter parlare di zone a rischio…vuoi vedere che quei furbacchioni dei malintenzionati si sono defilati in altre aree della città diverse da quelle dove vengono concentrati uomini e mezzi lasciando scoperte altre porzioni di territorio? Ma chi l’avrebbe mai detto!

    Una curiosità, poi, assale il giurista: come saranno motivati i provvedimenti di allontanamento? Perché non basta un verbale, serve un decreto del Questore e la memoria va ad un tempo ormai lontano quando venivano arrestati coloro che venivano ritrovati a soggiornare sul territorio di un Comune da cui erano stati diffidati (qualcosa cui si rifà il nuovo daspo): la maggior parte venivano assolti e scarcerati, non prima di avere intasato il lavoro degli uffici giudiziari perché il Pretore disapplicava il provvedimento amministrativo – di solito redatto e firmato da non si sa chi “per il Questore” –  in quanto viziato all’origine da eccesso di potere e mancanza di motivazione che il più delle volte non andava molto oltre una giustificazione apparente del tipo che il soggetto era brutto e cattivo.

    Sempre per il giurista rimane opinabile il rispetto della Costituzione di norme, regolamenti e provvedimenti che limitano la libertà, quantomeno di movimento, di cittadini sulla base di meri sospetti: ma anche questo sappiamo che un risalente vizio del nostro legislatore è non leggere la Costituzione o, in ogni caso, non capire cosa c’è scritto.

    Finirà che, almeno a Milano, Polizia, Carabinieri, Municipale, Reggimento Folgore, Reparti Mobili della Cavalleria Corazzata dedicheranno più tempo a multare fumatori distratti e troppo poco distanti dal passante più vicino mentre in Montenapoleone qualche ben informato grassastore rapina il Richard Mille di un principe ereditario saudita.

  • Canada announces new border rules following Trump tariff threat

    Canada has promised to implement a set of sweeping new security measures along the country’s US border, including strengthened surveillance and a joint “strike force” to target transnational organised crime.

    The pledge follows a threat from President-elect Donald Trump to impose, when he takes office in January, a 25% tariff on Canadian goods if the country does not secure its shared border to the flow of irregular migrants and illegal drugs.

    Economists say such tariffs could strike a blow to Canada’s economy.

    Announcing details of the plan, Canada’s minister of finance and intergovernmental affairs said the federal government would devote C$1.3bn ($900m; £700m) to the plan.

    The measures “will secure our border against the flow of illegal drugs and irregular migration while ensuring the free flow of people and goods that are at the core of North America’s prosperity”, Minister Dominic LeBlanc said on Tuesday.

    The five pillars of the plan cover the disruption of the fentanyl trade, new tools for law enforcement, enhanced coordination with US law enforcement, increased information sharing and limiting traffic at the border.

    They include a proposed aerial surveillance task force, including helicopters, drones and mobile surveillance towers between ports of entry.

    The government is also giving the Canada Border Service Agency funds to train new dog teams to find illegal drugs, and new detection tools for high-risk ports of entry.

    And LeBlanc provided further detail on the so-called “joint strike force” for Canadian and US authorities, saying it would include “support in operational surges, dedicated synthetic drug units, expanded combined forces, special enforcement units, binational integrated enforcement teams, and new operational capacity and infrastructure”.

    The new plan appears to correspond to the concerns publicly disclosed by Trump in recent weeks: the flow of fentanyl and undocumented immigrants into the US.

    The number of crossings at the US-Canada border is significantly lower than at the southern border, according to US Border Patrol data on migrant encounters, as is the amount of fentanyl seized.

    Mexico is also facing a 25% tariff threat.

    LeBlanc said he and other officials had a “preliminary” conversation with Trump’s incoming “border tsar” Tom Homan about the new plan.

    “I’m in encouraged by that conversation,” he said.

    LeBlanc was present at a meeting last month between Prime Minister Justin Trudeau and Trump at Mar-a-Lago, a trip reportedly meant to head-off the levy.

    The announcement comes on LeBlanc’s first day as Canada’s finance minister.

    The longtime ally to Trudeau was hastily sworn in on Monday after the surprise resignation of Chrystia Freeland, who served as both finance minister and deputy prime minister.

    Freeland quit her posts with a scathing open letter to Trudeau in which she outlined disagreements she had with him on spending and “the best path forward for Canada”.

    Her abrupt exit from cabinet has put additional strain on Trudeau’s weakened minority government.

    On Tuesday, in a speech to party faithful at a Liberal holiday event, a defiant Trudeau said there are “always tough days and big challenges” in politics.

    “But this team doesn’t hold the record for the longest minority in Canadian history because we shy away from these moments, we put in the work, whether it’s easy or hard”.

  • Satellite inglese per controllare i flussi migratori, Orban punta sul Ciad

    Il Regno Unito lancerà nel 2025 il satellite Amber-2, sviluppato dall’azienda britannica Horizon Technologies, per migliorare la sicurezza marittima e contrastare attività illegali come l’immigrazione clandestina e il traffico di stupefacenti.

    Il progetto, sostenuto dalla Uk Space Agency con un investimento di 1,2 milioni di sterline (1,4 miliardi di euro), mira a migliorare le capacità di sicurezza marittima del Regno Unito, monitorando le cosiddette “navi fantasma”, ossia quelle che disattivano il loro Sistema di Identificazione Automatica (Ais) per evitare il rilevamento. Il satellite sarà in grado di rilevare segnali a radiofrequenza, permettendo l’identificazione delle navi anche quando i loro sistemi sono spenti. Tuttavia, l’amministratore delegato di Horizon Technologies, John Beckner, ha osservato che il mercato dell’osservazione terrestre basata su frequenze radio è ancora in fase di sviluppo, simile al tracciamento tramite Ais. Ciò indica che il successo di questo nuovo satellite richiederà una combinazione di sistemi terrestri e dati spaziali.

    Per contrastare l’immigrazione irregolare verso l’Europa il primo ministro ungherese Viktor Orban ha invece stipulato con il governo del Ciad un accordo di partenariato di cooperazione. Il documento è stato firmato a settembre dal ministro ungherese degli Affari esteri e del commercio, Peter Szijjarto, e dall’omologo ciadiano Abderahman Koula Allah, e si declina in quattro accordi di cooperazione distinti, due dei quali nel settore della difesa. Secondo la presidenza del Ciad, uno di questi riguarda lo status dei soldati ungheresi di stanza in Ciad, Paese crocevia dei traffici migratori e partner tradizionale dell’Occidente nel contrasto all’immigrazione illegale.

    Il governo Orban puntava da mesi a fare del Ciad, dopo il Niger, il nuovo bastione saheliano contro i flussi irregolari provenienti dall’Africa sub sahariana. “La migrazione dall’Africa verso l’Europa non può essere fermata senza i Paesi della regione del Sahel. Questo è il motivo per cui l’Ungheria sta costruendo un partenariato di cooperazione con il Ciad”, ha scritto Orban su X nei giorni degli incontri. Soddisfazione è stata espressa in modo esplicito dalla presidenza ciadiana, secondo cui “con questo bilaterale” fra Orban e Deby “l’asse N’Djamena-Budapest è ormai chiaro”: per la giunta militare “si apre ora una nuova era grazie al desiderio manifestato dai due leader di dare impulso alle relazioni tra i due Paesi”. In base agli accordi, peraltro, il figlio 32enne del primo ministro ungherese, Gaspar Orban, oggi capitano dell’esercito nazionale, diventerà “agente di collegamento per aiutare a preparare la missione in Ciad”.

    Per contribuire alla lotta contro l’immigrazione clandestina ed il terrorismo, il parlamento ungherese ha autorizzato a novembre del 2023 il dispiegamento di 200 militari in Ciad. Secondo diversi osservatori internazionali, tuttavia, inviando queste unità nel Paese africano, Orban ha sostenuto unicamente i propri interessi economici nella regione. L’Ungheria ha di recente concluso accordi di cooperazione per la promozione del commercio e degli investimenti in Ciad, e le autorità dei due Paesi stanno valutando l’apertura di un centro di assistenza umanitaria e diplomatica nella capitale N’Djamena, oltre che altri accordi nei settori dell’agricoltura e dell’istruzione. L’agenzia governativa ungherese per gli aiuti umanitari e lo sviluppo, Ungheria Helps, ha inoltre aperto il suo primo ufficio di rappresentanza in Africa proprio a N’Djamena, all’inizio del 2024.

    L’avvicinamento di Budapest a N’Djamena si inserisce, non da ultimo, nei mutati equilibri geopolitici che interessano il Sahel. Il Ciad, infatti, ospita oggi l’ultima delle basi francesi ancora presenti nella regione, dove Parigi ha lasciato circa mille uomini, ma da tempo ormai il governo Deby – così come già fatto, in maniera più plateale, dai vicini Mali, Niger e Burkina Faso – guarda alla Russia, di cui subisce l’influenza politica e diplomatica. Agli occhi ciadiani, dunque, l’Ungheria – che intrattiene ottimi rapporti con Mosca – si configura come un collegamento con l’Europa alternativo alla Francia, con cui sviluppare molteplici ambiti di cooperazione ma, soprattutto, rafforzare l’apparato di difesa regionale in un territorio fortemente instabile, dove i combattenti dell’ex gruppo paramilitare russo Wagner – ora ribattezzato Africa Corps – sono sempre più presenti.

  • Nuovo satellite Copernicus messo in orbita per continuare a fornire dati gratuiti sul nostro pianeta

    La Commissione ha lanciato il nuovo satellite Sentinel di Copernicus, denominato Sentinel-2C, per continuare a fornire gratuitamente dati e servizi di osservazione della Terra all’avanguardia a utenti pubblici e privati.

    L’accesso a dati ottici aggiornati consentirà a soggetti pubblici e privati di migliorare il loro processo decisionale e di affrontare meglio urgenti sfide ambientali quali incendi boschivi, inondazioni e siccità. Altri settori che beneficeranno di una maggiore fornitura di dati saranno l’agricoltura, il settore marittimo, la silvicoltura e non solo.

    Sentinel-2C sarà calibrato nei prossimi mesi, prima di diventare pienamente operativo e fornire le prime immagini del nostro pianeta. Il lancio è il risultato della collaborazione con partner fidati, l’Agenzia spaziale europea e Arianespace.

  • I controlli dei Nas rilevano ancora troppe irregolarità

    Mentre chi può cerca di passare qualche giorno di meritato riposo continua, da parte dei Nas, il controllo e la sorveglianza per impedire che siano commessi illeciti contro lo Stato  e causati danni a carico dei cittadini

    Ancora una volta si deve, purtroppo, constatare che sono ancora molti coloro che evadono le leggi e che non hanno alcun rispetto della salute o della sicurezza delle altre persone, infatti il 31% degli stabilimenti balneari e villaggi turistici, controllati in questo periodo dai Nas, sono risultati irregolari ed alcuni sono stati chiusi per gravi problemi igienici, in altri il cibo era scaduto o di origine non verificabile.

    Qualche settimana fa il Patto aveva evidenziato la necessità urgente di controlli a tappeto nelle case di riposo, pubbliche, convenzionate e private, che, specie in questo periodo estivo, sono particolarmente affollate e che già in molti casi, in passato, avevano dimostrato di non essere tutte in regola. Ricordiamo che nel periodo Natale Capodanno le verifiche fatte su 697 case di riposo avevano trovato che una su quattro era irregolare ed alcune erano state chiuse.

    Purtroppo al momento non ci risulta sia partita la necessaria indagine né che un invito concreto del ministro sia stato rivolto ai responsabili delle case di riposo affinché, proprio sotto la loro responsabilità, fossero verificate sia le strutture che le norme igieniche e la conduzione dei pazienti, la recente tragedia di Milano dovrebbe aver insegnato qualcosa!

    Che il mal costume tocchi ogni settore lo dimostra anche il controllo fatto in primavera su 1.058 aziende di ristorazione collettiva e mense scolastiche che portò ad identificare 342 centri irregolari e alla chiusura di alcune, tra le molte irregolarità cibo conservato male, deteriorato gravemente, spesso di minore qualità rispetto ai contratti di fornitura con i comuni e mancanza di igiene.

    A prescindere dall’elusione di norme amministrative e burocratiche, diciamolo pure spesso ridondanti e di non semplice applicazione, o dall’elusione di balzelli erariali, benché dovuti, quello che maggiormente ci indigna e ci preoccupa sono le truffe a danno delle persone, siano anziani, bambini o ospiti paganti  di qualche struttura balneare, alberghiera o di ristorazione, sono i maltrattamenti, i danni per la salute, l’offesa alla dignità delle persone e la violazione delle norme per la sicurezza sul lavoro.

    Che in troppi non comprendano che lo Stato siamo noi e che perciò, spesso, frodando lo stato ci frodiamo da soli è purtroppo una verità acclarata e il crescente malcostume di far diventare vittime proprie le persone che consentono, con la loro presenza, lo svolgimento della nostra attività non è solo da mascalzoni ma anche da stupidì.

  • Unione della sicurezza: entra in funzione il nuovo sistema d’informazione Schengen

    E’ entrato in funzione il sistema d’informazione Schengen (SIS) aggiornato. Il SIS è il più grande sistema di condivisione delle informazioni per la sicurezza e la gestione delle frontiere in Europa. Fornisce informazioni

    sulle persone ricercate o scomparse, sui cittadini di paesi terzi che non hanno il diritto di soggiornare legalmente nell’Unione e sugli oggetti smarriti o rubati (ad esempio automobili, armi da fuoco, imbarcazioni e documenti d’identità).

    Il nuovo SIS è il fondamento del sistema che stiamo costruendo, che sarà il sistema di gestione delle frontiere più avanzato al mondo. Insieme al sistema di ingressi/uscite (EES) e al sistema europeo di informazione e autorizzazione ai viaggi (ETIAS), il SIS farà parte dell’architettura di interoperabilità.

    Tra gli aggiornamenti apportati: il rafforzamento della condivisione delle informazioni e della cooperazione; nuove possibilità per localizzare e identificare le persone ricercate e rafforzare i controlli alle frontiere esterne; strumenti aggiuntivi per combattere la criminalità e il terrorismo; strumenti aggiuntivi per proteggere le persone scomparse e vulnerabili; strumenti aggiuntivi per prevenire e scoraggiare la migrazione irregolare; il rafforzamento del ricorso al SIS da parte delle agenzie dell’UE.

  • Troppe sparizioni misteriose

    Nell’agosto 2022, mese nel quale pochi leggono la carta stampata, specie se settimanale, Panorama pubblicò un dettagliato articolo sulla sparizione di persone in Italia. Un allarme che avrebbe dovuto far nascere subito iniziative adeguate.

    Anche con il lodevole intervento di trasmissioni come Chi l’ha visto?, con il passa parola e con i sempre più moderni sistemi di comunicazione e controllo, come le molte telecamere installate negli ultimi anni, migliaia di persone, specie anziani e bambini, ragazzi, continuano a sparire senza lasciare traccia.

    Da gennaio a giugno 2022 soltanto il 52,34% delle persone delle quali si era denunciata la scomparsa sono state ritrovate e cioè dall’inizio dell’anno a giugno non erano state ritrovare ben 4575 persone!

    La media parla di 53 denunce di scomparsa ogni 24 ore, un dato in aumento rispetto al 2021 quando la media era di 42.

    È impressionante il numero dei minori spariti da inizio 2022 a giugno, sono 6312 i ragazzi scomparsi nel nulla, di questi il 30% sono minori italiani e il 70 % stranieri.

    Sempre in aumento, incredibilmente, anche il numero di anziani, apparentemente senza evidenti o gravi problemi cognitivi, che spariscono dopo essere usciti di casa per una passeggiata, altri invece spariscono da strutture ospedalieri o da case di riposo.

    Le molte telecamere, pubbliche e private, spesso non sono d’aiuto, non solo perché non funzionanti o rotte ma perché molte tengono la registrazione solo per poco tempo e le ricerche partono sempre con molta lentezza così che in molti casi la registrazione non ci sia più.

    Prima che la macchina vera e propria si metta in moto passano molte ore preziose nelle quali la ricerca dello scomparso è spesso a cura solo di parenti ed amici e comunque non segue un protocollo agile ed efficace.

    La tragedia che tante famiglie vivono è aggravata dalla consapevolezza che si potrebbe fare di più e meglio, essere più celeri, tempestivi, mentre grava su tutti la paura della pedofilia e del traffico d’organi, fenomeno mondiale sul quale c’è, nonostante il Parlamento italiano abbia votato un inasprimento delle pene e il grande lavoro svolto anche da Interpol, una certa disattenzione collettiva.

    La sparizione di tante persone, la presenza molto numerosa di minorenni extracomunitari non accompagnati e perciò soli, la certezza che le organizzazioni criminali trovano vasto profitto dalla vendita di bambini, anche per adozioni in altri paesi, il pericolo per gli adolescenti di finire nel racket della droga e della prostituzione, la fine miserevole di tanti anziani persi, nelle grandi città o nelle campagne, dovrebbe indurre a nuovi e celeri protocolli di intervento, protocolli che ovviamente dovrebbero poi trovare, in ogni stazione di carabinieri e di polizia, personale addestrato ad attivarli nel momento stesso nel quale arriva la prima segnalazione.

  • Legge sui servizi digitali: il Consiglio e il Parlamento europeo raggiungono un accordo per un ambiente online più sicuro

    Una tappa importante nella transizione digitale dell’Unione è stata segnata con l’accordo politico provvisorio riguardante la legge sui servizi digitali raggiunto tra la presidenza del Consiglio e il Parlamento europeo.

    La legge sui servizi digitali, che consente di sancire il principio secondo cui ciò che è illegale offline deve esserlo anche online, mira a proteggere lo spazio digitale dalla diffusione di beni, contenuti e servizi illegali e a garantire la protezione dei diritti fondamentali degli utenti.

    La legge sui servizi digitali si applica a tutti gli intermediari online che prestano servizi nell’Unione. Gli obblighi imposti sono proporzionati alla natura e alla portata dell’impatto intermediario in questione, in particolare in funzione del numero di utenti che utilizzano il servizio. Le piattaforme di dimensioni molto grandi o i motori di ricerca di dimensioni molto grandi saranno pertanto soggetti a obblighi più rigorosi a seconda del numero di utenti che utilizzano i loro servizi.

    Ambito di applicazione

    La legge sui servizi digitali stabilisce un quadro giuridico orizzontale e si applica ai servizi intermediari quali quelli offerti da prestatori di servizi di hosting, motori di ricerca, piattaforme e mercati online. Nell’ambito di questi servizi intermediari, tra le piattaforme e i motori di ricerca online di dimensioni molto grandi si opera una distinzione quando tali servizi sono utilizzati da oltre 45 milioni di utenti attivi al mese nell’UE.

    Al fine di salvaguardare lo sviluppo delle start-up nel mercato interno, il Consiglio e il Parlamento europeo hanno convenuto che le microimprese e le piccole imprese con meno di 45 milioni di utenti attivi al mese nell’UE sono esentate da alcuni nuovi obblighi.

    Governance

    Per garantire un’attuazione efficace e uniforme degli obblighi della legge sui servizi digitali, il Consiglio e il Parlamento hanno deciso di conferire alla Commissione il potere esclusivo di vigilare sulle piattaforme e sui motori di ricerca di dimensioni molto grandi per quanto riguarda gli obblighi specifici a questo tipo di operatori.

    I principali operatori digitali saranno quindi controllati a livello europeo grazie allo sviluppo di competenze in seno alla Commissione e in collaborazione con gli Stati membri. In tal modo sarà garantita una risposta efficace e uniforme ai rischi sistemici posti da tali operatori di dimensioni molto grandi. Questo modello di governance preserva il principio del paese d’origine che si applica a tutti gli altri intermediari di servizi e agli altri obblighi stabiliti dalla legge sui servizi digitali.

    Per finanziare le attività di vigilanza della Commissione europea sugli operatori di dimensioni molto grandi, il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo provvisorio per creare un meccanismo di commissioni annuali da imporre a tali operatori, direttamente collegato ai compiti della Commissione.

    Mercati online

    I colegislatori hanno convenuto di rafforzare gli obblighi relativi ai mercati online nell’ambito della legge sui servizi digitali. In effetti, considerato il ruolo importante svolto da tali operatori nella vita quotidiana dei cittadini europei, la legge sui servizi digitali impone ai mercati un dovere di diligenza nei confronti dei venditori i cui prodotti o servizi sono messi in vendita sulla loro piattaforma online.

    Al fine di limitare la diffusione di contenuti illegali, i mercati online devono compiere i massimi sforzi per verificare la corretta fornitura di informazioni da parte dei venditori prima di autorizzarli a vendere online. I mercati dovranno inoltre raccogliere e mostrare le informazioni sui prodotti e i servizi venduti, come la marca e la conformità al diritto dell’Unione, al fine di garantire che i consumatori siano adeguatamente informati.

    Rischi sistemici delle piattaforme e dei motori di ricerca di dimensioni molto grandi

    Data l’importanza degli operatori di dimensioni molto grandi nella vita quotidiana dei cittadini europei e dell’Unione in generale, la legge sui servizi digitali introduce l’obbligo per tali operatori di analizzare i rischi sistemici che generano e di mettere in atto misure per ridurre i rischi individuati.

    Tale analisi è effettuata annualmente e, grazie alla supervisione unificata di questi operatori da parte della Commissione europea, consente un monitoraggio continuo per ridurre i rischi di: i) diffusione di contenuti illegali; ii) effetti negativi sui diritti fondamentali come la libertà di espressione e di informazione; iii) manipolazione dei loro servizi a scapito dei processi democratici e della sicurezza pubblica; iv) effetti negativi in relazione alla violenza di genere e alla protezione dei minori e gravi conseguenze sulla salute fisica o mentale degli utenti.

    Interfacce fuorvianti

    Tenuto conto dell’obiettivo di proteggere gli utenti online, i colegislatori hanno convenuto di vietare le interfacce fuorvianti e i metodi finalizzati a indurre in errore gli utenti per le piattaforme e le interfacce online designate nell’ambito della legge sui servizi digitali, come le interfacce relative alla segnalazione di presunti contenuti illegali da parte di un utente.

    Sistemi di raccomandazione

    Data l’importanza dei sistemi di raccomandazione nell’esperienza degli utenti online, il Parlamento e il Consiglio hanno convenuto di stabilire requisiti di trasparenza per i parametri dei sistemi di raccomandazione al fine di migliorare l’informazione degli utenti e le loro possibili scelte. Ai sensi della legge sui servizi digitali, le piattaforme e i motori di ricerca di dimensioni molto grandi dovranno obbligatoriamente offrire agli utenti un sistema di raccomandazione dei contenuti che non sia basato sulla loro profilazione.

    Gestione delle crisi

    Nel contesto dell’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina e in particolare delle conseguenze sulla manipolazione delle informazioni online, i colegislatori hanno convenuto di includere un nuovo articolo che introduce un meccanismo di risposta alle crisi.

    Tale meccanismo sarà attivato da una decisione della Commissione su raccomandazione del comitato dei coordinatori nazionali dei servizi digitali e consentirà di analizzare l’impatto dell’attività delle piattaforme e dei motori di ricerca di dimensioni molto grandi sulla crisi in questione, come pure le misure proporzionate ed efficaci da attuare nel rispetto dei diritti fondamentali.

    Tutela dei minori online

    Diverse disposizioni della legge sui servizi digitali consentono la tutela dei minori online. Le piattaforme accessibili ai minori dovranno mettere in atto misure di protezione particolari per garantire la sicurezza dei minori online, specie quando sono a conoscenza del fatto che l’utente è un minore; alle piattaforme sarà fatto divieto di presentare ai minori messaggi pubblicitari mirati derivanti dall’uso dei loro dati personali quali definiti nel diritto dell’UE.

    Nel dicembre 2020 la Commissione europea ha presentato due proposte legislative nell’ambito di un pacchetto volto a regolamentare il settore digitale: la legge sui servizi digitali e la legge sui mercati digitali.

    La legge sui servizi digitali e la legge sui mercati digitali costituiscono i due pilastri di una regolamentazione digitale che rispetta i valori europei e il modello europeo; tali regolamenti definiscono insieme un quadro adeguato allo sviluppo economico dei giganti del digitale e alla protezione dei loro utenti.

    Il 24 marzo è intervenuto un accordo politico provvisorio tra il Consiglio e il Parlamento e oggi si è giunti a un accordo politico provvisorio riguardante la legge sui servizi digitali.

    L’accordo politico provvisorio odierno deve essere approvato dal Consiglio e dal Parlamento europeo prima di passare alle fasi formali della procedura di adozione di ciascuna istituzione.

    È stato raggiunto un ambizioso accordo provvisorio sul termine per l’entrata in applicazione della legge sui servizi digitali, poiché le disposizioni sulle piattaforme e sui motori di ricerca di dimensioni molto grandi che hanno il maggiore impatto sulla protezione degli utenti si applicheranno entro XX mesi, mentre le restanti disposizioni entreranno in vigore entro 12-18 mesi dall’entrata in vigore della legge sui servizi digitali.

    Fonte: Comunicato stampa del Consiglio europeo

  • Taci, il nemico ti ascolta

    Fino a qualche anno fa era una frase che dicevamo per scherzo, senza nessun vero riferimento ai manifesti di propaganda dei vari regimi. “Taci, il nemico ti ascolta” poteva essere riferito ai bambini di casa che non dovevano sentire alcuni ragionamenti e discorsi dei genitori o a qualche collega al quale non volevamo far sapere qualche nostra iniziativa, era comunque un modo scherzoso di dire. Questo avveniva ieri.

    Oggi “il nemico ti ascolta” è un monito che dovremmo ripeterci per essere più vigilanti in tutti i sensi visto che i nostri dati sensibili sono gestiti da aziende private, e non dallo Stato, che ogni giorno lasciamo centinaia di informazioni, sul nostro stile di vita e sui nostri interessi, attraverso le tesserine dei punti, le tante comunicazioni e gli acquisti in rete, per non parlare delle telecamere, ormai posizionate ovunque e che sono di fabbricazione straniera. Di fatto i nostri dati sensibili sono a disposizione di tutti sia per ricerche commerciali internazionali, sia per controllare i nostri interessi economici e le nostre simpatie politiche. Siamo controllati noi ed è controllato il sistema paese con una raccolta dati globale.

    Ormai è diventato chiaro che la guerra, nel ventunesimo secolo, si combatte in gran parte proprio come guerra cibernetica e le varie catastrofiche narrazioni, che facevano scrittori e sceneggiatori, in parte sono già diventare realtà. In un attimo tutto quello che ritenevamo riservato diventa di dominio pubblico o, ancor peggio, l’arma per condizionare, senza che ce ne accorgiamo, le nostre scelte, comprese quelle politiche ed economiche.

    Un governo straniero ed ostile o un gruppo di hacker sono in grado di poter bloccare il funzionamento delle nostre carte di pagamento elettroniche o delle metropolitane, della distribuzione dell’acqua e dell’energia o i computer utilizzati nelle banche o negli aeroporti.

    Che siamo al centro di interessi di paesi che non sono nostri alleati, ed hanno sistemi che negano tutti i valori della democrazia, lo dimostrano anche le notizie, finalmente rese note, sulla missione russa, in Italia, all’epoca della pandemia. Lo svolgimento di questa operazione, parola che in bocca al governo russo ormai genera legittima paura, è in parte stato reso pubblico, e anche solo questi dati non possono che preoccupare, ma mancano ancora molti tasselli per comprendere appieno la portata di un vero e proprio tentativo di infiltrazione, d’altra parte molti casi di spionaggio sono noti ed altri sono stati e sono sottaciuti.

    “Taci, il nemico ti ascolta”, frase che decenni fa campeggiava su molti manifesti, non solo da noi, è un monito che dovrebbe essere ripreso mentre parliamo dei fatti nostri ed altrui nelle migliaia di esercizi commerciali aperti dai cinesi e che spesso sono “caselle postali” per gli uomini dell’intelligence della Repubblica popolare.

    Recuperare, sottrarre password significa poter entrare nella posta, nella vita delle persone, dai filmini e dalle foto si individuano posizioni e realtà che a noi, in tempo di pace, non dicono nulla ma che sono invece siti che potrebbero subire un attentato terroristico od un’azione militare contraria alla nostra sicurezza, ci immortaliamo con alle spalle un sito sensibile o militare senza immaginare che quella foto può arrivare a migliaia di kilometri di distanza forse informazioni.

    La guerra in Ucraina comporta anche per noi un’assunzione di nuove responsabilità, postare, senza pensare alle conseguenze, immagini di cose o persone può significare offrire informazioni pericolose e mettere a rischio la sicurezza.

    Senza paranoie, ma con la capacità di comprendere che i tempi sono cambiati, attendiamo che l’Italia e l’Europa affidino i dati sensibili dei loro cittadini a uomini che dipendono e rispondono solo allo Stato e che i sistemi di controllo, telecamere e quanto altro, siano fabbricati nei paesi europei e perciò non possono trasmettere dati ed immagini ad altri Stati come la Repubblica popolare cinese dove è già in funzione un sistema di riconoscimento facciale integrato.

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