Giappone

  • Japan to increase reliance on nuclear energy in post-Fukushima shift

    Japan says it will increase its reliance on nuclear energy in a major policy shift as it seeks to meet growing demand from power-hungry sectors like AI and semiconductors.

    An energy plan approved by the cabinet on Tuesday called for “maximising the use of nuclear energy” and dropped reference to “reducing reliance on nuclear energy”.

    The energy plan, written by the Ministry of Economy, Trade and Industry says that by 2040, nuclear energy should account for 20% of Japan’s grid supply in 2040, more than double the 8.5% share in 2023.

    It comes as the Fukushima nuclear plant disaster from 14 years ago continues to hang over the country, conjuring painful memories.

    In March 2011, a 9.0-magnitude earthquake near Japan’s north-east coast spawned a tsunami that killed more than 18,000 people, wiping out entire towns and flooding the reactors of the Fukushima Daiichi plant.

    Japan now operates 14 commercial nuclear reactors, compared to 54 before the Fukushima disaster when 30% of the country’s energy was from nuclear sources.

    The plan still needs approval by parliament, where it will be discussed in the coming months.

    The country, which imports 90% of its fuel, needs to look to nuclear sources as part of its plan to cut back on carbon and be self-reliant on energy, said Daishiro Yamagiwa, an MP who was part of a government advisory committee on the energy plan.

    “Because of the conflict in Ukraine and the war in the Middle East, even fossil fuels have become difficult to buy,” he told the BBC. “Japan is a country without energy resources, so we must use whatever is available in a balanced way.”

    Yamagiwa added that energy burdens are growing because of demand from AI data processing centres and semiconductor factories around the country.

    But experts say increasing reliance on nuclear energy will be both risky and costly.

    Japan will need to import uranium, which is expensive and will make the country reliant on other countries, said Professor Kenichi Oshima at the faculty of policy science at Ryukoku University.

    Prof Oshima told the BBC the main concern is that increasing the number of nuclear power plants also raises the risk of potentially disastrous accidents.

    He cited the 2024 New Year’s Day earthquake in the Noto peninsula, where two decades ago, a plan to build a nuclear plant was scrapped because locals opposed it.

    “If there had been a nuclear power plant there, it is quite clear that it would have caused a major accident,” he said.

    Fukushima looms large

    In Japan, any mention of nuclear energy inevitably brings back difficult memories of the nuclear meltdown at the Daiichi power plant.

    “We all had such a terrible experience at the time of the Fukushima quake,” Tokyo resident Yuko Maruyama told the BBC.

    “How could I support it [the nuclear energy plan]? I want the government to rely on other sources of energy,” she added.

    “As a mother I think of the children, of their safety. I cannot help but think about what would happen in the future.”

    The meltdown at Fukushima is considered the world’s worst since that of Chernobyl in 1986.

    It stirred fresh controversy in 2023, when Japan started releasing treated water from the site of the Fukushima plant. This drew protests from Japan’s neighbours, including China, over safety concerns.

    The United Nations atomic energy regulator IAEA said the waste water was safe and would have a “negligible” impact on people and the environment.

    In response to the new energy plan announced this week, Greenpeace said promoting nuclear energy is “outrageous” when the fallout from Fukushima is still ongoing.

    “There is no justification for continuing to rely on nuclear energy, which remains toxic for tens of thousands of years, produces radioactive waste that requires long-term management, and carries risks like earthquakes and terrorism,” the group said.

    To meet the government’s goal, experts say 33 reactors must be put back online, but the current pace of safety checks as well as residents’ objections in some areas will make this difficult.

    Many of these nuclear plants are old and will need to be refitted with new technology for them to function safely.

    “That most difficult problem is that each nuclear power plant is in a different location and will need its own safety protocol and infrastructure,” Yamagiwa said.

    “We must check each of them carefully. It still takes time.”

    In recent months, regulators have given several old reactors approval to keep operating.

    In October 2024 Japan’s oldest reactor, Takahama nuclear power plant, was given the go-ahead to continue operations, making it the first reactor in the country to get approval to operate beyond 50 years.

  • Sottomarino cinese fa un buco nell’acqua e a Taiwan arrivano i giapponesi

    Il primo sottomarino d’attacco a propulsione nucleare cinese di classe Zhou sarebbe affondato la scorsa primavera. Fonti anonime hanno detto al “Wall Street Journal” che l’incidente sarebbe avvenuto presso un cantiere navale vicino alla città di Wuhan, tra la fine di maggio e l’inizio di giugno. La Cina sta sviluppando la nuova classe di sottomarini a propulsione nucleare nel quadro di un importante programma militare per la modernizzazione e l’espansione della sua Marina. I funzionari statunitensi che hanno parlato al quotidiano non hanno saputo dire se il sottomarino avesse a bordo del combustibile nucleare quando è affondato. Una eventualità che esperti non legati al governo federale hanno però definito “probabile”. La produzione di sottomarini nucleari cinesi viene solitamente portata avanti presso la città di Huludao, nel nord-est del Paese, ma il governo avrebbe recentemente iniziato a spostare le attività relative ai sottomarini nucleari d’attacco ai cantieri navali Wuchang Shipyard, a Wuhan.

    Il sottomarino affondato, ha scritto il “Wall Street Journal”, è stato costruito dalla società China State Shipbuilding Corporation. Alcune immagini satellitari ottenute dal quotidiano mostrano il sottomarino ancorato a un molo lungo il Fiume Azzurro verso la fine di maggio. Altre immagini, risalenti all’inizio di giugno, mostrano gru galleggianti impegnate a recuperare il relitto dal fondo del fiume. “L’incidente rallenterà i piani della Cina per espandere la sua flotta di sottomarini nucleari: è significativo”, ha detto Brent Sadler, ex ufficiale della Marina Usa che ora lavora come analista alla Heritage Foundation.

    Non è affondato invece il cacciatorpediniere della Forza marittima di autodifesa del Giappone che, secondo quanto riferito dal quotidiano nipponico “Nikkei” citando fonti anonime della Difesa giapponese, ha navigato per la prima volta attraverso lo stretto di Taiwan. Il cacciatorpediniere Sazanami avrebbe navigato attraverso lo stretto assieme a navi delle marine militari di Australia e Nuova Zelanda, diretto verso sud dalle acque del Mar Cinese Meridionale: unità delle marine militari dei tre Paesi condurranno esercitazioni congiunte.

    Sempre in chiava di contenimento della Cina, i ministri della Difesa di Stati Uniti, Regno Unito e Australia si sono visti il 26 settembre a Londra nell’ambito dell’accordo trilaterale di sicurezza Aukus, Le discussioni in merito alle esportazioni sensibili senza licenza puntano a facilitare l’assemblaggio dei sottomarini in Australia, permettendo al Regno Unito di esportare componenti per sottomarini per un valore di miliardi di sterline, secondo il ministero della Difesa britannico. Il programma dei sottomarini Aukus impiegherà secondo le previsioni di Londra più di 21.000 persone nel Regno Unito, e genererà 7.000 nuovi posti di lavoro.

    “Come partner Aukus, restiamo uniti in un mondo sempre più instabile,” ha dichiarato in una nota il segretario alla Difesa britannico John Healey. “Questo è un partenariato che aumenterà i posti di lavoro, la crescita e la prosperità nei nostri tre Paesi, oltre a rafforzare la nostra sicurezza collettiva”. In questo ambito, le aziende britanniche Amiosec, Roke Manor Research e Autonomous Devices, così come l’Università di Liverpool, sono state selezionate dall’Agenzia per la difesa e la sicurezza del Regno Unito come beneficiarie di 2 milioni di sterline (2,67 milioni di dollari) di finanziamenti per sviluppare soluzioni di puntamento e protezione elettromagnetica. L’Australia punta a dotarsi di una flotta di sottomarini a propulsione nucleare operativa a partire dai primi anni del 2030, come parte del primo pilastro dell’accordo Aukus. I tre Paesi mirano anche ad avere una presenza a rotazione di sottomarini statunitensi e britannici in Australia occidentale già dal 2027. I tre Paesi hanno stabilito il partenariato di sicurezza nel settembre 2021 per rafforzare la sicurezza e la stabilità nell’Indo-Pacifico. Per celebrare il terzo anniversario dell’intesa, i tre Paesi hanno annunciato di aver avviato consultazioni con Canada, Nuova Zelanda e Corea del Sud per individuare aree di collaborazione nell’ambito del “secondo pilastro” dell’accordo, che si concentra sullo sviluppo di capacità tecnologiche avanzate per la difesa e sul rafforzamento dell’interoperabilità tra le rispettive forze armate.

  • Giappone e Ue vicini ad accordarsi su auto elettriche ed energie rinnovabili

    Giappone e Unione europea dovrebbero concordare entro il mese di maggio la definizione di regole comuni sui sussidi e gli appalti pubblici nei settori della mobilità elettrica e delle energie rinnovabili. Lo anticipa il quotidiano “Nikkei”, che menziona la bozza di un accordo ministeriale secondo cui Tokyo e Bruxelles puntano a costruire una “catena di fornitura basata su principi comuni di sostenibilità, trasparenza e affidabilità”.

    Giappone e Unione europea starebbero lavorando in particolare all’allineamento delle “condizioni di base per i rispettivi programmi di sostegno alla decarbonizzazione”, afferma il quotidiano, ricordando che l’Ue è alle prese con un massiccio afflusso di auto elettriche e pannelli solari a basso costo dalla Cina, che ha suscitato la preoccupazione della Commissione europea. Il Giappone è dipendente a sua volta da prodotti cinesi a basso costo nel comparto delle energie rinnovabili, specie per quanto riguarda i pannelli fotovoltaici. Secondo “Nikkei”, i piani allo studio di Tokyo e Bruxelles contemplano l’affrancamento delle catene di fornitura dalla dipendenza eccessiva da specifici Paesi, la definizione di rigorosi standard ambientali e l’introduzione di requisiti di sicurezza cibernetica.

  • Allarme batterio mangiancarne: in tre mesi in Giappone già la metà dei casi registrati in tutto il 2023

    Un misterioso batterio mangiacarne sta allarmando il Giappone, dove si registra un aumento di casi di sindrome da shock tossico streptococcico (Stss): si tratta di un’infezione batterica (in questo caso provocata dallo streptococco A) che può causare necrosi dei tessuti e, per questo, viene anche definita ‘malattia carnivora’ o del batterio mangiacarne.

    “Ci sono due tipi di batteri mangiacarne, che provocano queste sindromi da shock tossico – ha spiegato a Fortune il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore della Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva all’Università degli Studi di Milano – lo Streptococco A e lo Staphylococcus aureus di gruppo fagico 1. Parliamo di due microrganismi che, tra l’altro, sono noti perchè possono sviluppare resistenze agli antibiotici. In Giappone hanno avuto quasi mille casi di sindrome da shock tossico lo scorso anno e quasi 400 nei primi due mesi del 2024″. Rispetto alla sindrome da shock tossico stafilococcica, quella streptococcica ha maggiori probabilità di determinare insufficienza respiratoria acuta (55% dei pazienti) e minori probabilità di causare reazioni cutanee, ma la mortalità è più elevata (dal 20% al 60%). Lo streptococco di gruppo A si trasmette attraverso le goccioline respiratorie e il contatto diretto. Ma anche attraverso ferite alle mani o ai piedi e per questo le autorità sanitarie consigliano fortemente il lavaggio regolare delle mani e un’adeguata cura delle ferite.

    Tokyo, riporta il Japan Times, ha segnalato che i casi di infezione batterica a oggi hanno superato più della metà del conteggio dello scorso anno – 88 solo nella capitale al 17 marzo, contro i 141 casi (e 42 morti) dell’intero 2023 – insieme a 517 infezioni a livello nazionale. Le preoccupazioni per la diffusione della sindrome da shock tossico streptococcico (STSS) sono considerate anche il motivo per cui a la Corea del Nord ha cancellato una partita di calcio col Giappone in programma a Pyongyang. I giapponesi sono stati invitti a rivolgersi immediatamente al medico in caso di sintomi come dolore e gonfiore agli arti o febbre, indicativi di questo tipo di infezione.

  • Japan sterilisation law victims included nine-year-olds

    Two nine-year-olds were among the 25,000 people forcibly sterilised in Japan under its post-World War Two eugenics law, a parliament report has revealed.

    The law, in place for 48 years, forced people to undergo operations to prevent them having children deemed “inferior”.

    Many of them had physical or cognitive disabilities, or mental illness.

    The law is widely recognised as a dark chapter in Japan’s post-war recovery and was repealed in 1996.

    On Monday, parliament released a long-awaited 1,400-page study, based on a government investigation which began in June 2020.

    It acknowledged that about 25,000 people had been subjected to operations – more than 16,000 of which were performed without consent.

    Some people were told that they were undergoing routine procedures like appendix operations, the report disclosed. Local governments at the time had the power to arbitrarily assign the surgery.

    The two nine-year-olds who were sterilised were a boy and a girl, the report said.

    An 80-year-old victim, who was forced to have the surgery at 14, told local media the report was proof the government had deceived children.

    “I would like the state not to shroud the issue in the darkness but take our sufferings seriously soon,” said the victim who wished to be known as Saburo Kita.

    Critics of the report say it does not address why it took nearly 50 years for the law to be scrapped, nor explain the reason behind the creation of the law.

    The report’s wider findings have drawn outrage on social media.

    One Twitter user said it was sickening to find out that children as young as nine were sterilised.

    Another criticised the government for being too slow to repeal the eugenics law, while expressing hope that Tokyo would also look at laws that limit the rights of women and LGBTQ persons.

    Tokyo apologised in 2019 and agreed to pay each survivor 3.2 million yen ($28,600; £22,100).

    Then Prime Minister Shinzo Abe said in the official apology that the eugenics law caused “great suffering” to its victims.

    Other countries that have had forced sterilisation policies include Germany, Sweden, and the US. They have also apologised and paid reparations to surviving victims.

  • Japan to ban upskirting in sweeping sex crime reforms

    Lawmakers are introducing Japan’s first laws against taking sexually exploitative photos or videos of others without consent.

    The bill against “photo voyeurism” would prohibit acts such as upskirting and secret filming of sexual acts.

    Until now, such criminal cases had to be prosecuted under local prefecture laws, which greatly vary in scope.

    The bill is part of a wider overhaul of Japan’s laws on sex crimes, which will also expand the definition of rape.

    It explicitly prohibits the taking, distribution and or possession of photographs of someone’s genitals without their consent.

    It also criminalises the act of taking photographs of people being manipulated without their knowledge into sexual positions. Specifically, the bill bans the filming of children “in a sexual manner without justifiable reason”.

    In Japan, child models – mostly girls – are routinely portrayed in sexually provocative ways. For instance, some have been asked to pose in lingerie or swimsuits.

    Offenders would face imprisonment of up to three years or a fine of up to 3 million Japanese yen (£17,500; $22,000).

    The reforms are expected to be passed in June this year.

    It comes after growing public outcry for stronger laws criminalising acts facilitated by mobile phone photography.

    In 2021, Japanese police made more than 5,000 arrests for clandestine photography – a record number and about three times the cases in 2010.

    About seven in 10 flight attendants in Japan have also reported that their photos were secretly taken, according to a survey by a national aviation trade union published in March.

    Already, most cell phone manufacturers in Japan have installed audible shutter sounds on their mobile devices, to prevent secret filming.

    According to local media reports, photographs of athletes in sporting attire have sometimes also been used for sexual or malicious purposes. However, the proposed bill does not address this behaviour explicitly.

    Several Asian countries have laws against voyeurism but enforcement varies.

    In South Korea, those convicted of secretly filming images of a sexual nature face a fine of up to 10 million won (£6,000; $7,500) or a maximum prison sentence of five years.

    But the Korean Women Lawyers Association said just 5% of 2,000 illicit filming cases that went to court between 2011 and 2016 resulted in jail time.

    In Singapore, someone convicted of voyeurism can face up to two years in jail, fines, caning, or a combination of these penalties. Voyeuristic crimes involving victims younger than 14 years old will mean mandatory imprisonment, plus fines and caning.

    Japan has been looking at several penal code changes to strengthen legislation against sex crimes, after multiple rape acquittals in 2019 caused national outcry.

    In February this year, a panel of the Japanese Justice Ministry proposed raising the age of consent from 13 to 16. The statute of limitations for reporting rape will also be increased to 15 from 10 years.

    The ministry’s proposal also aims to criminalise the grooming of minors and expand the definition of rape.

    Currently, Japan has the lowest age of consent in advanced countries, and the lowest in the G7 group.

  • Chinese factories boom while Japan’s are in reverse

    Manufacturers in Asia’s two biggest economies are performing very differently after the pandemic.

    Factory activity in China expanded last month at the fastest pace in more than a decade, official figures show.

    However, in Japan manufacturing activity shrank in February at the fastest pace in over two years.

    Firms around the world are balancing reopening as Covid restrictions ease against rising costs of everything from energy to workers’ wages.

    China’s manufacturing purchasing managers’ index (PMI) rose to 52.6 from 50.1 in January, according to China’s National Bureau of Statistics. It was the highest monthly reading since April 2012.

    PMIs are a measure of economic trends which provide businesses, central banks, governments and investors important information about current and future business conditions.

    The PMI is shown as a number from 0 to 100. A reading above 50 shows expansion in activity compared to the previous month. A number below 50 indicates contraction. The further the figure is away from 50 the greater the amount of change.

    China’s much better-than-expected performance came after the strict coronavirus measures in the world’s second largest economy were eased late last year.

    The country saw one of its worst years in nearly half a century in 2022 due to widespread lockdowns and outbreaks of Covid-19.

    Meanwhile, in Japan a private manufacturing PMI fell to 47.7 in February from January’s 48.9, marking the fastest fall since September 2020.

    The data underscored the major issues faced by businesses in the country – which is the world’s third largest economy – including a global slowdown, the soaring cost of raw materials and calls for firms to raise wages for their workers to help ease a cost of living crisis.

    The figures came a day after Japanese government data showed the country’s factories, notably car makers and computer chip producers, cut output in January at the fastest rate in eight months.

  • L’italiano Marino dall’Ansaldo alla guida del colosso giapponese dei treni Hitachi Rail

    Un ingegnere italiano alla guida del colosso giapponese del mercato dei treni. E’ Giuseppe Marino, il nuovo Ceo Group di Hitachi Rail che prende il posto dell’inglese Andrew Barr. Bresciano, 58 anni, ingegnere meccanico con un master in management, il suo mandato partirà il prossimo primo aprile e la sua missione sarà quella di guidare il business nel raggiungimento degli obiettivi sociali, ambientali ed economici del Mid Term Management Plan di Hitachi per il 2024.

    Marino arriva alla guida della divisione nel momento in cui si sta perfezionando l’acquisto da parte di Hitachi del business Ground Transportation Systems di Thales per un valore di un miliardo e 660 milioni di euro, come annunciato dalla società nei mesi scorsi. Altro dossier sul tavolo dell’ingegnere italiano sarà quello del Pnrr, che prevede investimenti nel campo ferroviario per ammodernare linee e flotte del nostro Paese. «Sono orgoglioso di tornare in Hitachi Rail in questo momento così entusiasmante» ha dichiarato Marino. «Il mio impegno sarà orientato a soddisfare i nostri clienti e la società, guidando i nostri team verso soluzioni pionieristiche più green e digitali e completando con successo l’acquisizione di Thales Ground Transportation Business».

    Marino ha rassegnato le sue dimissioni dalla carica di amministratore delegato e direttore generale di Ansaldo Energia, l’azienda che guidava da oltre tre anni, controllata da Cdp Equity, in cui rimarrà fino al prossimo 31 marzo. La società genovese, costruttrice di turbine e attiva anche nel campo delle rinnovabili e del nucleare, sta per ultimare un complesso processo di ricapitalizzazione che vede coinvolti azionisti, banche creditrici e detentori di obbligazioni. «Il piano di rilancio di Ansaldo Energia prosegue senza cambiamenti secondo il percorso tracciato da me e dal consiglio di amministrazione dell’azienda e con il supporto dell’azionista Cassa Depositi e Prestiti», ha assicurato Marino spiegando che l’obiettivo è «la realizzazione della manovra di ricapitalizzazione, con la previsione di approvarla entro il 31 marzo».

  • Il Giappone scaricherà le acque di Fukushima nel Pacifico, Cina e Corea del Sud irritate

    Il governo del Giappone ha annunciato che scaricherà nell’Oceano Pacifico 1 milione di tonnellate di acqua radioattiva, trattata e accumulata nella centrale nucleare di Fukushima, gravemente danneggiata dopo il terremoto del marzo 2011. Una decisione che ha subito scatenato un’ondata di critiche, timori e accuse da parte dei Paesi vicini, in particolare quanti si affacciano sulla stessa porzione di oceano, ovvero Cina e Sud Corea, nonché dall’Unione europea che ha chiesto garanzie in merito.

    Anche se l’operazione non dovrebbe cominciare prima di 2 anni e durare decenni, non è la prima volta che le autorità di Tokyo devono fare i conti con posizioni critiche in merito allo scarico dell’ingente quantità di acqua contaminata, immagazzinata in più di 1.000 serbatoi del sito di Fukushima, la cui capacità di stoccaggio sarà raggiunta entro l’autunno 2022. Mesi fa il governo nipponico e l’operatore dell’impianto Tokyo Electric Power (Tepco) avevano già ventilato la soluzione del lento rilascio in acqua come l’opzione più probabile. Ad insorgere allora erano stati soprattutto organizzazioni ambientaliste, pescatori locali. Ora che il premier Yoshihide Suga ha comunicato la decisione finale, il dibattito si riapre. Un annuncio fatto in un contesto già complesso per il Paese del Sol Levante, tra ripresa della pandemia di Covid-19 e l’attesa apertura dei giochi olimpici Tokyo 2020, tra meno di 100 giorni. La prima reazione avversa è arrivata dalla Cina: “E’ irresponsabile al massimo e nuocerà gravemente alla salute e alla sicurezza pubblica nel mondo oltre che agli interessi vitali dei Paesi vicini”; per Pechino l’oceano “è una proprietà comune dell’umanità”, quindi il rilascio di acque contaminate “non è una questione interna giapponese”. Secondo la Cina, una decisione del genere non può quindi essere presa “senza l’autorizzazione o almeno la consultazione di tutti i Paesi interessati e dell’Agenzia internazionale dell’energia atomica (Aiea)”. Sulla stessa linea critica il governo della Corea del Sud, che ha espresso “forte rammarico” per tale decisione e la protesta del popolo sud-coreano. Le autorità di Seul intendono rivolgersi all’Aiea e alla comunità internazionale affinché esaminino le questioni di sicurezza relative allo scarico di acque contaminate nell’oceano.

    A Tokyo chiedono invece trasparenza e la verifica delle informazioni relative al trattamento complessivo delle acque radioattive di Fukushima. Intanto come primo gesto concreto di disapprovazione il ministero degli Esteri sud-coreano ha convocato l’ambasciatore giapponese a Seul, Koichi Aiboshi.  Anche da Bruxelles è arrivato un monito al governo giapponese, con la richiesta della Commissione europea di garanzie in merito al rispetto degli obblighi nazionali ed internazionali da parte di Tokyo in qualsiasi scarico attuerà.

  • Tokyo 2020 senza pubblico straniero. E la staffetta della torcia sarà a porte chiuse

    La crisi pandemica non accenna a mostrare segnali di flessione e ha imposto all’esecutivo del Giappone quello che da qualche mese era più di un timore: niente spettatori provenienti dall’estero per seguire i Giochi Olimpici di Tokyo. Manca ancora l’ufficialità, gli organi governativi ne discuteranno col comitato organizzatore giapponese dei Giochi attraverso una riunione a distanza con il Cio alla fine di questo mese per prendere una decisione formale sulla questione, ma la valutazione fatta dal governo e anticipata da alcuni funzionari alla stampa locale appare molto più di un semplice orientamento. A meno di 4 mesi e mezzo dall’apertura dei più martoriati Giochi del dopoguerra, già slittati di un anno, si prospettano Olimpiadi ‘dimezzate’, ovvero senza il calore, il rumore e la partecipazione festosa da parte degli spettatori provenienti da ogni parte dei pianeta per stringersi in un abbraccio collettivo in nome dello sport.

    La ‘stretta’ è di fatto la conseguenza naturale di una emergenza senza fine. Il governo giapponese ha preso atto che accogliere i fan dall’estero durante i Giochi non è possibile dal punto di vista della sicurezza, alla luce anche delle forti preoccupazioni del pubblico giapponese per il coronavirus. E il fatto che in molti Paesi siano state rilevate varianti più contagiose ha alzato il livello di guardia. Ad aprile si capirà dunque quanti spettatori locali potranno entrare nelle sedi adibite per le varie discipline. Già si parla di ingressi contingentati. Ma un primo segnale di come potrebbero svolgersi i Giochi è arrivato con l’annuncio delle misure da adottare per il via della staffetta olimpica lungo le vari prefetture del Paese. La cerimonia di apertura in programma il 25 marzo si terrà a porte chiuse, senza spettatori proprio per prevenire la diffusione del nuovo coronavirus. Proprio come un anno fa, quando dopo pochi giorni la fiaccola, arrivata da Atene, venne ‘parcheggiata’ in una teca, dopo l’ufficialità dello slittamento. La scelta di far svolgere la cerimonia della fiaccola senza pubblico è stata riferita dai funzionari dell’organizzazione alla luce dell’assenza di rallentamento del virus. Il comitato organizzatore ha infatti deciso che è essenziale svolgere la cerimonia nella prefettura nord-orientale di Fukushima senza pubblico, consentendo solo ai partecipanti e agli invitati di prendere parte all’evento, per evitare che si formino pericolosi assembramenti. Il mese scorso il comitato aveva diffuso una serie di contromisure per poter svolgere in sicurezza la staffetta della durata di 121 giorni. E già allora si temeva una soluzione drastica come quella appena presa.

    Dopo la cerimonia iniziale presso il centro sportivo di calcio, il J-Village, a 20 chilometri da Fukushima, circa 10.000 staffettisti porteranno la fiamma attraverso le 47 prefetture del Giappone prima di giungere allo stadio Olimpico di Tokyo per l’apertura dei Giochi il 23 luglio. Il centro sportivo è servito come base logistica nella battaglia contro la crisi nucleare innescata dal terremoto e dal conseguente tsunami dell’11 marzo 2011. Ed è stato scelto come punto di partenza della staffetta come emblema di rinascita e di ripresa della regione nord-orientale colpita dal disastro. Ora diventa il luogo simbolo per cercare di dare vita ai Giochi più lunghi e difficili della storia moderna.

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