Giornalisti

  • Consapevole e pericolosa violazione della libertà dei media

    La stampa libera può, naturalmente, essere buona o cattiva,

    ma è certo che senza libertà non potrà essere altro che cattiva.

    Albert Camus

    Era il 16 settembre 2022 quando la Commissione europea adottò un regolamento, un Atto per la libertà dei media europei (European Media Freedom Act). Un Atto “per proteggere il pluralismo e l’indipendenza dei media nell’Unione”. L’intenzione era, tra l’altro, quella della salvaguardia contro le ingerenze politiche nelle decisioni editoriali e, allo stesso tempo, di stabilire misure per proteggere l’indipendenza degli editori e rivelare i conflitti di interesse. Si tratta di un Atto con il quale si cerca di regolamentare l’indipendenza dei media di servizio pubblico, nonché la trasparenza sulla proprietà dei media e sull’allocazione della pubblicità. Si fa altresì sapere da documenti ufficiali resi pubblici che “…la legge per la libertà dei media stabilirà nuovi requisiti per la distribuzione della pubblicità statale ai media affinché la distribuzione sia trasparente e non discriminatoria”. La vicepresidente della commissione per i Valori e la Trasparenza, riferendosi al nuovo Atto ha dichiarato: Negli ultimi anni abbiamo assistito a varie forme di pressione sui media: è giunto il momento di agire. Dobbiamo stabilire principi chiari: nessun giornalista dovrebbe essere spiato a causa del suo lavoro e nessun mezzo di comunicazione pubblico dovrebbe diventare un mezzo di propaganda.”. Mentre il Commissario europeo per il Mercato interno, ha dichiarato che i media, tra l’altro, devono far fronte “…a minacce alla libertà e al pluralismo”.

    Durante la prima settimana dello scorso mese è stato reso pubblico il testo di una risoluzione del Parlamento europeo sull’Albania. Una risoluzione che deve essere discussa adesso in Parlamento, prima di essere definitivamente approvata. Una risoluzione che è molto critica e tratta diversi argomenti della realtà albanese durante l’anno 2022. Tratta con preoccupazione anche la continua violazione della libertà dei media. Nel testo della risoluzione si afferma che il Parlamento europeo “…esprime la sua preoccupazione per la mancanza del progresso al raggiungimento della trasparenza istituzionale e della libertà dei media”. In più si accentua “…il ruolo che hanno i dirigenti politici alla creazione di un ambiente che possa rendere possibile simili libertà”. Nel testo della risoluzione si evidenzia anche che il Parlamento europeo “…condanna gli sforzi per discreditare i giornalisti” per poi condizionare l’informazione pubblica. Si evidenzia anche “…il fallimento a garantire la sicurezza dei giornalisti”. Si afferma che l’Albania ha avuto “un mancato progresso” durante gli ultimi due anni per quanto riguarda la libertà dei media. Tutto ciò dovuto alle “…pressioni politiche contro i giornalisti, soprattutto da parte del governo, mentre il primo ministro ha assunto il ruolo del disciplinatore”. Nel testo della risoluzione si evidenziano anche “…i finanziamenti diretti dei media da parte di diverse agenzie governative, senza trasparenza”. In più si chiede al governo di “…garantire l’indipendenza dei media sulle trasmissioni pubbliche”, di regolamentare i media e di fare “…la trasparenza della proprietà, dei finanziamenti e della pubblicità pubblica dei media”. Bisogna sottolineare però che il testo di questa risoluzione è stato scritto dalla relatrice del Parlamento europeo per l’Albania, che è dello stesso schieramento politico di cui fa parte anche il partito socialista, capeggiato dal primo ministro albanese.

    Nella terza settimana del mese appena passato la violazione della libertà dei media in Albania è stata evidenziata anche dall’ultimo rapporto del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America. Si tratta di un rapporto molto critico che analizza ed evidenzia la corruzione a tutti i livelli delle istituzioni governative ed altre serie problematiche. Il rapporto tratta anche la preoccupante realtà in cui si trovano i media in Albania. Si evidenzia che purtroppo “…ci sono pochi media indipendenti, perché la maggior parte dei media sono di proprietà di noti imprenditori con molteplici interessi, i quali usano i media per far progredire [proprio] quegli interessi”. Il rapporto evidenzia, anche che ci sono prove credibili che “… alti rappresentanti dei media usano i media per ricattare le imprese, minacciandoli con dei rapporti negativi”. Tutto con il tacito, ma ben noto appoggio del governo e soprattutto del primo ministro. Si perché in Albania il primo ministro, colui che fa di tutto per controllare i media, ha degli ottimi rapporti di “collaborazione reciproca” con i proprietari dei media. E se qualcuno, per motivi puramente di interessi imprenditoriali in altri settori, quello delle infrastrutture per primo, cerca di “minacciare” e sgarra nelle politiche editoriali e della copertura mediatica delle attività del primo ministro, allora arriva subito la punizione del primo ministro onnipotente. Il nostro lettore è stato informato anche di queste punizioni (Inevitabili conseguenze dell’irresponsabilità di un autocrate; 6 dicembre 2022).

    La violazione della libertà dei media in Albania, non di rado, è stata trattata anche da noti giornali ed agenzie mediatiche internazionali. Critiche molto dure sono state fatte ufficialmente alcuni mesi fa anche dai rappresentanti della nota organizzazione Reporters Sans Frontières (Reporter senza frontiere; n.d.a.). Il 29 settembre 2022 il noto quotidiano tedesco di orientamento conservatore Die Welt (Il mondo; n.d.a.) ha dedicato un articolo alla preoccupante realtà albanese. Una realtà con molte gravi problematiche legate alla corruzione diffusa, al sistema “riformato” della giustizia e alla violazione della libertà dei media. L’autrice dell’articolo evidenzia, tra l’altro, che infatti “…la corruzione è una piaga per l’Albania che è molto difficile da far guarire. Il Paese si schiera alla 110a posizione tra i 180 dell’Indice della Percezione della Corruzione [attuato] da Transparency Internazional (Trasparenza internazionale; n.d.a.)”. E poi, basandosi su delle verifiche fatte da lei personalmente in Albania, l’autrice evidenzia che la corruzione “…non è presente soltanto negli alti livelli, ma anche nella vita quotidiana di ogni cittadino, dalla visita dal medico alla scelta della scuola elementare”. Sempre in base alle verifiche fatte personalmente sul posto dall’autrice dell’articolo, lei scrive “…l’Albania non è ancora in grado di esercitare un controllo giuridico, costituzionale e parlamentare sul governo”. Perciò il primo ministro ha “le mani libere” per fare quello che lui ha deciso. L’articolo tratta anche la violazione della libertà dei media in Albania. Riferendosi a quello che le ha conferito la rappresentante dell’Unione Europea in Albania, l’autrice scrive che “La concezione della stampa come un correttore ha bisogno di svilupparsi in Albania”, ribadendo che il Paese si schiera alla 103a posizione tra i complessivi 180, secondo la graduatoria pubblicata dai Reporters Sans Frontières. L’autrice dell’articolo scrive che i media, soprattutto quelli televisivi, “sono principalmente nelle mani di alcuni ricchi imprenditori e con dei legami politici”. Aggiungendo che il primo ministro “ha suscitato ultimamente scalpore dopo aver minacciato una giornalista con la ‘rieducazione’”, dopo alcune domande imbarazzanti per lui. In seguito il primo ministro ha escluso la giornalista dalle prossime conferenze stampa.

    Il 18 novembre 2022 sono venuti in Albania un gruppo di giornalisti che rappresentavano i Partner della Piattaforma del Consiglio d’Europa per la Sicurezza dei giornalisti e Reporters Sans Frontières. Hanno avuto un difficile incontro con il primo ministro albanese. In una conferenza stampa, dove era presente anche il primo ministro, i giornalisti hanno affermato, tra l’altro, che il primo ministro gli aveva mentito, riferendosi alla sopracitata “condanna” della giornalista con la “rieducazione”. In più i rappresentanti di Reporters Sans Frontières hanno accusato il primo ministro albanese di averli attaccato durante l’incontro che hanno avuto con lui prima della conferenza stampa, in presenza anche di altri rappresentanti istituzionali internazionali. Hanno, altresì, dichiarato però che nonostante quegli attacchi, loro non indietreggeranno. Uno dei rappresentanti di Reporters Sans Frontières ha dichiarato durante la conferenza stampa che l’Albania è l’ultima nei Balcani occidentali per quanto riguarda la libertà dei media, schierandosi solo prima della Turchia. E si sa qual è la realtà dei media in Turchia! In più lui ha dichiarato che il primo ministro albanese non è trasparente e che non possono essere tollerabili le conferenze stampa con delle domande accordate prima. Alcuni rappresentanti di Reporters Sans Frontières presenti all’incontro con il primo ministro hanno confermato, ad una fonte mediatica non controllata dal primo ministro, che durante l’incontro lui “…ha reagito male quando uno di noi ha detto che in Europa solo la Turchia che ha dei giornalisti incarcerati e media chiusi è peggio dell’Albania”. Loro hanno confermato che il primo ministro “…si è scontrato personalmente con gli interlocutori, a volte aggredendoli, a volte cercando di sedurre”. Loro hanno confermato che il primo ministro, durante quell’incontro “…aveva un comportamento tipico di un dirigente non democratico”. Mentre il segretario della Piattaforma del Consiglio d’Europa per la Sicurezza dei giornalisti ha chiesto al governo albanese di aumentare gli sforzi e di non trascurare i giornalisti. In più ha chiesto al governo di “riconoscere il ruolo dei giornalisti come critici nell’interesse  degli cittadini e di applicare le raccomandazioni della Commissione europea e del Consiglio d’Europa sulla sicurezza dei giornalisti”. Lui ha sottolineato: “…siamo stati qui [anche] tre anni fa ed abbiamo constatato il basso livello della libertà dei media. Adesso vediamo che la situazione non è migliorata e, anzi, siamo preoccupati perchè non abbiamo più a che fare con la cattura dei media, ma constatiamo la cattura dei giornalisti per servire gli stretti interessi privati. Ma in una democrazia i media servono per proteggere gli interessi del pubblico”. I rappresentanti dei Partner della Piattaforma del Consiglio d’Europa per la Sicurezza dei giornalisti e di Reporters Sans Frontières hanno evidenziato tutto in un rapporto scritto e reso pubblico il 18 novembre 2022. Loro affermano che “…Per molte delle minacce contro il giornalismo indipendente in Albania, la causa continua ad essere la “cattura” delle parti importanti dell’ambiente mediatico da interessi imprenditoriali”. Riferendosi ai proprietari dei media nel rapporto si afferma che “…usano sistematicamente i loro asset mediatici per servire le loro agende private o politiche, invece che l’interesse pubblico”. I rappresentanti dei Partner della Piattaforma del Consiglio d’Europa per la Sicurezza dei giornalisti e di Reporters Sans Frontières scrivono nel loro sopracitato rapporto, dopo l’incontro con il primo ministro albanese, che “…l’ingerenza diretta dei proprietari dei media sull’indipendenza editoriale è alta”. Secondo loro tutto ciò “…ha minato da tempo la fiducia del pubblico sull’integrità dei media ed ha portato ad una cronica autocensura nell’ambito della comunità dei giornalisti, nonché alla mancanza di un qualitativo rapporto investigativo”. I rappresentanti dei Partner della Piattaforma del Consiglio d’Europa per la Sicurezza dei giornalisti e di Reporters Sans Frontières, dopo l’incontro il 18 novembre scorso con il primo ministro albanese, non sono stati convinti da lui e dalle sue giustificazioni. Essi sono convinti però, riferendosi alla libertà dei media, che “la situazione in Albania sta peggiorando”. E questa conclusione la hanno dichiarata anche durante la sopracitata conferenza stampa con il primo ministro albanese.

    Chi scrive queste righe è convinto che in una dittatura gli spazi per i media indipendenti sono, se non inesistenti, veramente molto, ma molto, limitati. Egli, da anni ormai, è convinto che in Albania è stata restaurata e si sta sempre più consolidando una nuova e pericolosa dittatura. Il nostro lettore è stato molto spesso informato, sempre fatti alla mano, di una simile realtà. Ragion per cui c’era da aspettarsi anche la consapevole e pericolosa violazione della libertà dei media. Chi scrive queste righe condivide il pensiero di Albert Camus secondo il quale “La stampa libera può, naturalmente, essere buona o cattiva, ma è certo che senza libertà non potrà essere altro che cattiva”.

  • Aperte fino al 28 aprile le candidature per il premio giornalistico Lorenzo Natali

    Aperte il 9 marzo le candidature per il premio Lorenzo Natali, il principale riconoscimento giornalistico dell’UE. È possibile partecipare presentando storie corrispondenti ai criteri ammissibili fino al 28 aprile a mezzanotte.

    Il premio vuole essere un riconoscimento e un omaggio per giornalisti provenienti da tutto il mondo che, con il loro lavoro, puntano i riflettori sulle sfide globali più impellenti.

    La Commissione europea invita a candidarsi online i giornalisti che si occupano di disuguaglianze, eliminazione della povertà, sviluppo sostenibile, ambiente, biodiversità, azione per il clima, digitale, occupazione, istruzione e sviluppo delle competenze, migrazione, assistenza sanitaria, pace, democrazia e diritti umani.

    È possibile presentare opere scritte, audiovisivi o multimediali in una delle seguenti categorie:

    – premio internazionale: per articoli pubblicati in un organo di stampa con sede in uno dei paesi partner dell’Unione europea

    – premio Europa: per articoli pubblicati in un organo di stampa con sede nell’Unione europea

    – premio per il miglior giornalista emergente: per articoli di giornalisti giovani (sotto i 30 anni al momento della pubblicazione) pubblicati in un organo di stampa con sede in uno qualsiasi dei paesi ammissibili ai premi internazionali ed europei.

    Le opere possono essere presentate in qualsiasi lingua ma devono essere accompagnate da una traduzione in una delle lingue del concorso: inglese, francese, spagnolo, tedesco o portoghese.

    Tutte le informazioni dettagliate sui termini e le condizioni sono disponibili al seguente link https://international-partnerships.ec.europa.eu/news-and-events/lorenzo-natali-media-prize_en

    I vincitori di ciascuna categoria saranno scelti da una giuria composta da giornalisti di fama internazionale e rappresentanti di organizzazioni non governative di prim’ordine di tutto il mondo.

    Ciascun vincitore riceverà 10.000 €. Al vincitore nella categoria “Miglior giornalista emergente” sarà inoltre offerta un’esperienza di lavoro con un media partner.

    I vincitori verranno annunciati nel corso della cerimonia di consegna del premio giornalistico Lorenzo Natali, che si terrà a Bruxelles nel 2023.

    Il premio commemora l’ex vicepresidente della Commissione europea Lorenzo Natali, che ha contribuito in modo significativo alla promozione delle politiche europee per lo sviluppo. Negli ultimi trent’anni il riconoscimento che porta il suo nome ha mantenuto vivo questo spirito premiando giornalisti che, con le loro storie, ispirano il cambiamento. Il premio è stato indetto per la prima volta dalla Commissione europea nel 1992.

    Si può inviare la propria candidatura al seguente link https://ec.europa.eu/eusurvey/runner/60ed553f-b118-3889-ecd2-589a983f6edb

  • Lancio ufficiale del progetto European Newsroom

    La Vicepresidente Jourová e il Vicepresidente Schinas hanno inaugurato il progetto European Newsroom. In seguito alla pubblicazione di un invito a presentare proposte, nel dicembre 2021 è stato selezionato un consorzio di agenzie di stampa europee – tra cui ANSA – per produrre congiuntamente relazioni indipendenti sugli affari dell’UE. La European Newsroom ospita i corrispondenti di 18 agenzie di stampa sotto il coordinamento della Deutsche Presse-Agentur e ha istituito la propria base di servizio nei locali di Belga, l’agenzia di stampa belga a Bruxelles. Il lavoro editoriale, già iniziato nel luglio 2022, offre quindi una prospettiva globale, multilingue e paneuropea sulle questioni dell’UE al pubblico di tutto il continente.

    La redazione europea fornisce anche formazione, nell’ottica di attrezzare i corrispondenti per contrastare la crescente disinformazione. Recentemente ha aperto i battenti a Ukrinform, l’agenzia di stampa ucraina, che non pagherà canoni per accedere ai servizi della redazione europea. Il finanziamento della Commissione europea coprirà i suoi costi operativi fino alla fine del 2023.

    Fonte: Commissione europea

  • In attesa di Giustizia: de minimis non curat praetor

    Così recitava un brocardo degli antichi Romani, padri del diritto, a significare che la Giustizia non doveva occuparsi di questioni bagatellari e, infatti, la legge come la Giustizia praticavano un rigore estremo: basti pensare che per il debitore inadempiente era prevista la manus iniectio cioè a dire che il  creditore poteva soddisfarsi anche facendolo a pezzi  e liberarsi dei resti andando a venderli (mercato curioso, non si sa bene a chi…) purchè ciò avvenisse trans Tiberim. Non andava meglio ai sudditi delle colonie per i quali, come è ben noto, era prevista la crocifissione.

    …E noi siamo gli eredi di quella tradizione giuridica, con dei limiti – certo – ma la nostra giustizia sa essere altrettanto inflessibile: abbiamo, tra le altre regole, l’obbligo di esercitare l’azione penale, il che significa che nessuna ribalderia può restare impunita. Eccone un esempio.

    Accade ad una sventurata giornalista del TG1 di essere vittima di cinque crudeli dirigenti dai quali è stata demansionata e come non bastasse, per punirla ancor più severamente – e non è ben chiaro per quali motivi – costoro l’avrebbero assegnata ad un ufficio da condividere con altro collega molestamente affetto da meteorismo intestinale e gravi disturbi digestivi, genetici di frequenti eruttazioni.

    Un girone infernale per sottrarsi al quale la donna ha presentato una denuncia per stalking nei confronti dei cinque ritenuti responsabili di questa intollerabile situazione.

    La scelta operata fa pensare che sia  il Comitato di Redazione, che l’Ufficio Risorse Umane per non parlare dei Sindacati potessero essere conniventi con i torturatori.

    Parte un’indagine, vengono ascoltati diversi testimoni ed uno solo conferma il j’accuse;  tant’è, il Pubblico Ministero titolare dell’inchiesta decide di chiedere l’archiviazione e a questo punto accade una cosa che è piuttosto insolita, sebbene pienamente consentita dalla legge:  interviene la Procura Generale avocando a sé gli atti ed incriminando per atti persecutori i gaglioffi che stavano per farla franca,

    A pensarci bene, sono più di tre, quasi quasi ci starebbe pure l’associazione per delinquere e, magari, nei confronti di Risorse Umane, sindacalisti, componenti del Comitato di Redazione, un’imputazione di concorso esterno.

    Da noi, come si diceva all’inizio, la Giustizia è una cosa molto ma molto seria e lo stalking un reato grave: ve lo può confermare quel magistrato di Rovigo che ne è stato accusato avendo partecipato alle selezioni sexy per la partecipazione ai corsi del Giudice Bellomo e che il C.S.M. ha severamente punito trasferendolo non a Roma come chiedeva ma a Venezia, che è considerata “sede disagiata” (perché l’organico è sotto numero: sai che sorpresa) e il disagio viene comunque compensato con una maggiorazione dello stipendio.

    La Giustizia da noi è una cosa serissima: figuratevi che il Tribunale, per non essere condizionato dagli elementi indizianti raccolti dalla Procura, nulla sa delle vicende portate alla sua attenzione se non il nome degli imputati e delle vittime e le accuse genericamente descritte dal rinvio a giudizio. Proprio in giudizio si formerà eventualmente la prova della colpevolezza ovvero l’inquirente non riuscirà a dimostrare la fondatezza della sua pretesa punitiva.

    Viene da domandarsi: nel caso della giornalista RAI, dunque, sarà anche necessario disporre una perizia sulla intensità degli odori, potrà essere necessario far spernacchiare in aula il compagno di stanza?

    E’ ben possibile, lo ripetiamo: da noi la giustizia è una cosa molto seria.

  • Giornalismo europeo: aspiranti giornalisti invitati a fare domanda per un programma di formazione

    A partire dall’11 aprile la Commissione accetta le candidature per la sesta edizione del programma Youth4Regions per studenti di giornalismo e giovani giornalisti. Sono ammesse domande dagli Stati membri dell’UE e dai paesi vicini e paesi aderenti.

    I 38 vincitori del concorso si riuniranno a Bruxelles dall’8 al 14 ottobre per seguire corsi di formazione, ricevere tutoraggio di giornalisti esperti, lavorare insieme a loro nella sala stampa e visitare le istituzioni europee e i media. I vincitori parteciperanno anche al concorso per il premio Megalizzi-Niedzielski per aspiranti giornalisti che verrà assegnato l’11 ottobre. Il modulo di candidatura e le condizioni di partecipazione sono disponibili sulla pagina web del programma fino all’11 luglio 2022.

    #Youth4Regions è un programma della Commissione europea che aiuta studenti e giovani giornalisti a scoprire come opera l’UE nella loro regione. Dal suo lancio nel 2017 hanno partecipato oltre 130 giovani di tutta Europa.

    Da un’indagine condotta presso i precedenti partecipanti emerge che il 78% di questi ritiene che la propria carriera abbia tratto vantaggi dal programma in termini di networking e consulenza professionale. Per il 93% il programma aiuta a comprendere meglio l’Unione e la politica di coesione.

    Fonte: Commissione europea

  • Rendere merito ai giornalisti coraggiosi: aperte le candidature per il 30o premio giornalistico Lorenzo Natali

    Al via le candidature per il premio giornalistico Lorenzo Natali (#NataliPrize), il premio giornalistico dell’Unione europea. Quest’anno, in occasione del 30o anniversario, il premio rende merito ai giornalisti che hanno fatto informazione su tematiche quali la disuguaglianza, la povertà, il clima, l’istruzione, la migrazione, l’occupazione, il digitale, l’assistenza sanitaria, la pace, la democrazia e i diritti umani.

    I giornalisti possono concorrere con i propri lavori in formato scritto, audio e video scegliendo una tra le tre categorie seguenti:

    • Gran premio: per pubblicazioni in un organo di stampa con sede in uno dei paesi partner dell’Unione europea.
    • Premio Europa: per pubblicazioni in un organo di stampa con sede nell’Unione europea.
    • Premio per il miglior giornalista emergente: per pubblicazioni di giornalisti di età inferiore ai 30 anni in un organo di stampa nell’Unione europea o in uno dei suoi paesi partner.

    La domanda dev’essere presentata online in una delle cinque lingue accettate (inglese, francese, portoghese, spagnolo o tedesco). Le candidature si sono aperte il 15 febbraio e si chiuderanno il 31 marzo 2022 alle ore 23:59 CET (ora dell’Europa centrale).

    Una giuria composta da eminenti giornalisti internazionali e specialisti dello sviluppo internazionale provenienti da tutto il mondo sceglierà i vincitori di ciascuna categoria. Ciascun vincitore riceverà 10.000 €. Al vincitore nella categoria “Miglior giornalista emergente” sarà inoltre offerta un’esperienza di lavoro con un media partner.

    I vincitori verranno annunciati nel corso della cerimonia di consegna del premio giornalistico Lorenzo Natali durante le Giornate europee dello sviluppo 2022, che si terranno dal 14 al 15 giugno 2022.

    Il premio è assegnato in memoria di Lorenzo Natali, ex Commissario europeo per lo sviluppo e strenuo difensore della libertà di espressione, della democrazia e dei diritti umani. Il premio ha mantenuto vivo il suo spirito durante gli ultimi trent’anni rendendo merito ai giornalisti le cui storie mettono in luce le sfide comuni che il pianeta e i cittadini devono affrontare, ispirando il cambiamento.

    Il premio è stato promosso dalla Commissione europea nel 1992 per ricompensare e celebrare il coraggio e l’eccellenza delle pubblicazioni relative a temi connessi allo sviluppo sostenibile e inclusivo.

    Per inviare le candidature cliccare qui 

    Fonte: Commissione europea

  • Mexico violence: Third journalist killed this year

    A Mexican journalist has been shot dead in the northern border city of Tijuana, officials say, the third journalist to be killed in the country this year.

    Lourdes Maldonado López, who had decades of experience, was attacked in her car as she arrived home on Sunday.

    She had previously said she feared for her life, and was enrolled in a scheme to protect journalists, activists said.

    The country is one of the world’s most dangerous for journalists, and dozens have been killed in recent years.

    Many of those targeted covered corruption or powerful drug cartels. Campaigners say the killings are rarely fully investigated, with impunity virtually the norm.

    The motive for Maldonado’s killing was not clear and no-one has been arrested.

    During a news conference in 2019, Maldonado asked President Andrés Manuel López Obrador for his “support, help and labour justice” because, she said, “I fear for my life”.

    She was referring to a labour dispute with Jaime Bonilla, who was elected governor of Baja California state later that year as a candidate from the president’s Morena party. Mr Bonilla, who left office late last year, owns the PSN media outlet, which had employed Maldonado.

    Maldonado had sued the company for unfair dismissal and, last week, said she had won the lawsuit after a nine-year legal battle. Mr Bonilla and PSN have not commented.

    Rights group Article 19 said she had previously been attacked because of her work and was registered in the Mexican government’s programme to protect journalists.

    The campaign group Committee to Protect Journalists (CPJ) said it was “shocked” by the murder.

    The killing came six days after photojournalist Margarito Martínez was shot dead outside his home in Tijuana. He covered crime in the city, with his work appearing in national and foreign media.

    A week earlier, José Luis Gamboa Arenas was found dead with stab wounds in the eastern city of Veracruz. An editor at the Inforegio and La Notícia news websites, he often wrote articles about organised crime and violence.

    Exact numbers of victims are hard to come by as investigations often get nowhere, and different studies apply different criteria in counting the dead.

    According to Article 19, 24 journalists were killed between December 2018, when President López Obrador took office, and the end of 2021.

  • La Commissione pubblica un invito a presentare progetti da 1 milione di € per le scuole superiori di giornalismo

    La Commissione ha pubblicato un invito a presentare progetti per lo sviluppo di un programma e di materiale didattico per un corso sull’Unione europea e sulla politica di coesione dell’UE destinato ai futuri giornalisti.

    Elisa Ferreira, Commissaria per la Coesione e le riforme, ha dichiarato: “Con questo invito la Commissione risponde alla richiesta di molti studenti dell’UE. Si tratta di un’opportunità straordinaria per stimolare il dibattito accademico sull’UE e sulla sua politica di coesione, nonché per migliorare le conoscenze degli studenti e promuovere la cooperazione tra le università e le altre istituzioni dell’UE.

    I beneficiari dovranno elaborare una strategia di sviluppo, creare una rete di istituti di istruzione superiore e svilupparne la didattica. Le proposte possono essere presentate da università e altri istituti di istruzione giornalistica del primo ciclo e degli altri cicli dell’istruzione superiore. I candidati devono essere situati in uno Stato membro dell’UE e accreditati conformemente alla legislazione in vigore in tale paese. La Commissione coprirà il 95% dei costi del progetto.

    Il termine per la presentazione delle candidature è il 21 aprile 2022, ore 13.00. La Commissione prevede di comunicare i risultati nel giugno 2022. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito web della Commissione.

    Fonte: Commissione europea

  • In attesa di Giustizia: Tu quoque

    Se ne è accennato in numeri precedenti di questa rubrica: è stato rafforzato, mediante il recepimento di una direttiva europea, il fondamentale principio della presunzione di innocenza che – tra l’altro – protegge l’accusato da «mediatiche sovraesposizioni deliberatamente volte a presentarlo all’opinione pubblica come colpevole prima dell’accertamento processuale definitivo». In tal senso si è già espresso il Giudice per le Indagini Preliminari di Milano, Fabrizio Filice, richiamando proprio la direttiva Ue n. 343 del 2016, per escludere che i giornalisti, che nel 2015 avevano epitetato come «taroccato», «una patacca» il video in cui veniva mostrato il furgone bianco di Massimo Bossetti che girava intorno alla palestra di Yara Gambirasio, avessero diffamato il capo dei RIS di Parma che aveva querelato tutti sparando ad alzo zero.

    Eppure, si trattava di un dato oggettivo: il video era una ricostruzione priva di scopo probatorio, realizzata a fini comunicativi (o, meglio: suggestivi), tanto da non rientrare nemmeno negli atti del (vero) processo; tuttavia fu ampiamente diffuso anche per tramite le numerose trasmissioni televisive che si interessano di cronaca giudiziaria.

    «I video del furgone di Bossetti sono adattati per la stampa», così, Luca Telese in un articolo su Libero criticando un processo mediatico che precedeva e surrogava il processo penale: e quel video era in effetti altamente incriminante, sebbene fosse stato confezionato ad hoc montando frame di molteplici furgoni simili a quello di Bossetti al fine di rispondere alle pressioni mediatiche e dare in pasto ai giornalisti – e all’Italia intera – un perfetto mostro da copertina.

    Dall’epoca dei plastici con la villetta della Franzoni montati in studio da Bruno Vespa, i processi vengono ormai celebrati in parallelo fuori dalle aule del Tribunale con totale mancanza di garantismo nei confronti dell’imputato che viene presentato e, spesso, implicitamente giudicato come presunto colpevole con modalità da Festival di San Remo. Il video confezionato ad arte non è altro che la ciliegina sulla torta di un sistema malato che ha portato una Procura a relazionarsi coi media in modo poco trasparente nei confronti dell’opinione pubblica (cioè quel Popolo Italiano in nome del quale viene amministrata la Giustizia), e sicuramente scorretto nei confronti delle parti in causa.

    Del tutto condivisibile la critica fatta dai giornalisti: serviva, forse, pressione popolare per avere un percorso spianato davanti alla Corte di Assise? Di certo se l’intento era quello di creare un colpevole perfetto può dirsi pienamente raggiunto.

    Ora, vi è da sperare, tramite il recepimento alla Direttiva UE n. 343 del 2016, attuato pur con agio di cinque anni, che l’Italia potrà e dovrà impedire il ripetersi di uno scempio simile…che non è l’unico esempio che si può portare ma solo il più clamoroso e recentemente valutato.

    E ripensando all’origine e allo sviluppo di questa vicenda viene alla mente quando Cesare, in punto di morte, disse: “tu quoque Brute fili mi”.

    I giornalisti, proprio loro che normalmente sono i principali alleati di certe Procure nell’alimentare il processo mediatico in funzione degli interessi dell’impresa editoriale, e gli inquirenti che tendono ad assicurarsi visibilità ed influenzare il giudizio, questa volta sono i protagonisti inconsapevoli della valorizzazione della presunzione di innocenza.

    Un processo, quello deciso dall’ottimo Giudice Filici, che si conclude giustamente senza colpevoli ma – per altro verso – anche impunemente: infatti nè gli investigatori nè la Procura di Bergamo saranno mai chiamati a rispondere di quella che viene definita eufemisticamente una scorrettezza.

    Bossetti, ormai, è colpevole fino a prova contraria e può essere che quel video non abbia contribuito più di tanto alla sua condanna: il percorso che deve seguire la Giustizia degli uomini, però, è sicuramente un altro. Restiamo in attesa, forse in futuro andrà meglio.

  • Myanmar charges US journalist with terrorism

    Military-ruled Myanmar has charged an American journalist with sedition and terrorism, which carry a maximum sentence of life imprisonment, his lawyer says.

    Danny Fenster, 37, who was managing editor of Frontier Myanmar, was detained at Yangon international airport in May.

    Dozens of local journalists have been detained since a coup in February.

    Mr Fenster’s trial on these charges is scheduled to begin on 16 November.

    He is already on trial for allegedly encouraging dissent against the military, unlawful association and breaching immigration law.

    But the new charges are the most serious, carrying a maximum sentence of life imprisonment. It is not clear what Mr Fenster is accused of doing.

    “He has become quite thin,” his lawyer, Than Zaw Aung, told the AFP news agency.

    Thousands of people were detained during bloody demonstrations earlier this year after military leaders seized power.

    At least 1,178 people were killed and 7,355 arrested, charged or sentenced during a crackdown on dissent that followed Aung San Suu Kyi being ousted from power, according to the Assistance Association for Political Prisoners.

    The military has since clamped down on the country’s independent media, arresting dozens of journalists.

    The military government released hundreds of political prisoners last month but Mr Fenster was not among them.

    The United States has urged Myanmar’s junta to free Mr Fenster immediately.

    “The profoundly unjust nature of Danny’s detention is plain for all the world to see,” a State Department spokesperson told AFP.

    “The regime should take the prudent step of releasing him now… His continued detention is unacceptable. Journalism is not a crime.”

    His brother Bryan Fenster said in a message to Reuters: “We are as heartbroken about these charges as we have been about the other charges brought against Danny.”

    Frontier Myanmar is an English-language news magazine and website based in Yangon, which describes itself as independent and has covered the military coup extensively.

    Mr Fenster, who worked for Frontier Myanmar for around a year, was arrested as he was about to fly out of the country to see his family in May. He has been held in Yangon’s notorious Insein prison since.

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