Giornalisti

  • La Commissione avvia un nuovo corso per giornalisti per rafforzare le conoscenze su UE e politica di coesione

    Dal 18 ottobre la Commissione, insieme a sei università europee e a due associazioni di giornalisti, avvia il corso online aperto e di massa (MOOC) dal titolo “Covering Cohesion Policy in Europe”. Elisa Ferreira, Commissaria per la Coesione e le riforme, aprirà l’evento con un videomessaggio.

    Il corso, volto a colmare le lacune nell’informazione giornalistica e a promuovere le conoscenze relative alla politica di coesione e ai numerosi benefici che questa apporta a regioni e città europee, è rivolto agli studenti di giornalismo, ai professionisti e a chiunque sia interessato agli affari europei.

    Nel 2022 la Commissione ha pubblicato un invito a presentare proposte del valore di 1 milione di € per produrre un corso incentrato sulla politica di coesione. La proposta vincente è stata elaborata da un consorzio di istituzioni, tra cui l’Università Tecnica di Dortmund (Germania), l’Università di Porto (Portogallo), l’Università di Breslavia (Polonia), l’Università Babeș-Bolyai di Cluj-Napoca (Romania), l’Università Aristotele di Salonicco (Grecia) e l’Università AP di Anversa (Belgio), come anche diverse organizzazioni di giornalisti.

    Il MOOC è una piattaforma di apprendimento online gratuita e interattiva disponibile in tutte le lingue dell’UE. Riguarda settori chiave quali la governance dell’UE, la politica di coesione, gli strumenti disponibili per reperire i dati dell’UE, la segnalazione transfrontaliera e il giornalismo digitale. Strutturato in 14 moduli, il corso corrisponde a un semestre completo ed è accessibile sul sito web del progetto.

  • L’Associazione Stampa Estera di Milano bandisce il “Premio Innovazione SEmi” per scoprire progetti innovativi di imprese italiane

    Un premio alla creatività italiana nell’economia, soprattutto in quei settori di alto livello che sono però ancora poco riconosciuti dal mercato internazionale. E’ questo l’obiettivo della prima edizione del ‘Premio Innovazione SEmi’, bandito dall’Associazione della Stampa Estera di Milano, che mira a scoprire e premiare progetti innovativi nel mondo dell’imprenditoria e in altri ambiti che possono portare ad effetti benefici a livello economico e sociale.

    Presentato nella sede di via della Palla, il riconoscimento, come ha sottolineato Andrew Spannaus, Responsabile del Comitato di valutazione, ha la finalità di valorizzare e dare visibilità a start up e PMI e permettere ai giornalisti che raccontano l’Italia di far conoscere nuove e molteplici realtà. La percezione che si ha all’estero del nostro Paese, infatti, è quella di un luogo dinamico e capace di anticipare i tempi. Non è un caso perciò se il ‘Premio SEmi’ sia focalizzato su quattro categorie, Design, Manifattura, Life sciences, Nuove tecnologie (Fintech, Cleantech, AI) e valuti l’impatto positivo sul territorio in cui sono inserite le imprese. Particolarità del premio è che non è rivolto solo a giovani e giovanissimi sperimentatori o imprenditori ma anche a tutti coloro che hanno idee vincenti.

    Un’occasione, questa, per riuscire a comunicare come Milano rappresenti un punto di riferimento per le start up e le PMI, capace di attrarre, come ha ben ricordato Fiorenza Lipparini della Camera di Commercio Milano Monza Brianza Lodi, il mondo farmaceutico, del manifatturiero, della ricerca, della meccatronica. Non solo. Anche in campo accademico si dà sempre più spazio al valore dell’innovazione, come il Politecnico che, puntando sulla multidisciplinarità, applica la tecnologia a tutte le aree in una commistione perfetta e sempre più da sperimentare, come afferma Marco Taisch, docente del centro universitario.

    Le imprese vincitrici del “Premio Innovazione SEmi” saranno ufficialmente premiate presso la Sala Terrazzo di Palazzo Giureconsulti di Milano il 25/26 novembre 2024.

    Agli imprenditorie e agli innovatori non resta che scaricare il bando dal sito dell’Associazione della Stampa Estera di Milano https://www.stampaestera.it/premioinnovazione/ e inviare la propria candidatura perché, come chiosano gli organizzatori, il premio potrebbe regalare un gran racconto dell’Italia all’estero.

  • Giornata mondiale della libertà di stampa: l’UE chiede maggiori azioni in sostegno della libertà e indipendenza dei media

    In occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa, che si celebra il 3 maggio, la Commissione ribadisce il suo impegno a sostenere e difendere la libertà e il pluralismo dei media, nell’UE e nel resto del mondo. I giornalisti devono essere in grado di lavorare liberamente e in modo indipendente: questo diritto è al centro del sistema di valori e della democrazia nell’UE.

    Negli ultimi anni si sono registrati sempre più attacchi nei confronti di giornalisti. Per questo la Commissione europea ha adottato una serie di misure concrete e ha fatto della protezione dei giornalisti uno degli elementi chiave della nostra legislazione in materia di media, con alcune norme che entreranno in vigore sin dalla prossima settimana.

    Lunedì 6 maggio, infatti, entrano in vigore le nuove norme contro le azioni legali abusive contro i giornalisti e i difensori dei diritti umani (“azioni bavaglio” o SLAPP), che forniranno ai giornalisti e ai difensori dei diritti umani strumenti per contrastare i procedimenti giudiziari abusivi.

    Martedì 7 maggio entra in vigore anche il regolamento europeo sulla libertà dei media, che introdurrà ulteriori garanzie in materia di indipendenza editoriale, pluralismo dei media, trasparenza ed equità e consentirà una migliore cooperazione tra le autorità competenti per i media grazie a un nuovo comitato europeo per i media.

    La Commissione ha inoltre pubblicato uno studio dal quale emergono i tangibili progressi compiuti negli Stati membri dell’UE verso l’attuazione della raccomandazione della Commissione sulla protezione, la sicurezza e l’emancipazione dei giornalisti.

  • La Commissione apre il programma di formazione sulla politica di coesione per studenti di giornalismo e giovani giornalisti

    La Commissione ha aperto il periodo di candidatura per l’8a edizione di Youth4Regions, il programma che offre a studenti di giornalismo e giovani giornalisti una settimana a Bruxelles, nell’ottobre 2024, durante la quale i candidati selezionati seguiranno corsi di formazione, lavoreranno fianco a fianco con giornalisti esperti e visiteranno le istituzioni dell’UE e le organizzazioni operanti nel settore dei media.

    Le candidature, riguardanti tre categorie (generale, fotogiornalismo e video giornalismo), possono provenire dagli Stati membri dell’UE, dai paesi vicini e dai paesi in via di adesione.

    I vincitori parteciperanno inoltre al concorso per il prestigioso premio Megalizzi-Niedzielski, dedicato al riconoscimento dell’eccellenza del lavoro svolto da giovani giornalisti, che verrà assegnato il 9 ottobre 2024.

    Youth4Regions è l’iniziativa faro della Commissione volta a promuovere la crescita degli studenti di giornalismo e dei giovani giornalisti, offrendo loro un’esposizione diretta all’UE. Dal suo avvio nel 2017, il programma è stato completato da più di 210 persone provenienti da tutta Europa, che hanno potuto così accedere a esperienze e conoscenze preziose.

    Il modulo di candidatura e le condizioni di partecipazione sono disponibili nella pagina web del programma. Il periodo per la presentazione delle candidature termina l’8 luglio 2024. La Commissione sosterrà tutti i costi del programma per i partecipanti.

  • Una decisione che viola i diritti dei giornalisti indipendenti

    Dove c’è un tribunale c’è iniquità.

    Lev Tolstoj

    Il Consiglio d’Europa è stato costituito a Londra, il 5 maggio 1949. I dieci Paesi che lo hanno fondato dovevano impegnarsi a non avere più conflitti armati in Europa ed evitare, perciò, tutte le atrocità vissute e sofferte durante la Seconda guerra mondiale, finita soltanto quattro anni prima. Nel documento base del Consiglio d’Europa si sancivano anche gli obiettivi da raggiungere. I Paesi firmatari si dovevano impegnare a promuovere e difendere i principi della democrazia, i diritti dell’uomo, l’identità culturale dei Paesi europei, nonché risolvere i diversi problemi sociali nei Paesi membri del Consiglio d’Europa. Obiettivi che ormai devono rispettare non più dieci, bensì quarantasei Paesi aderenti.

    Era il 4 novembre 1950 quando a Roma è stata approvata la Convenzione per la Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali, nota come la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Si trattava di una Convenzione basata su quanto sancito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, approvata dall’Assemblea delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948. Una Convenzione che entrò in vigore il 3 settembre 1953 per gli Stati aderenti al Consiglio d’Europa e che tale rimane anche attualmente per tutti i Paesi membri. In seguito, nel 1959, si costituì la Corte europea dei Diritti dell’Uomo, ideata come un organo internazionale giurisdizionale, il cui principale obbligo istituzionale era ed è quello di garantire quanto si stabilisce nella Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. In più la Corte europea dei Diritti dell’Uomo, con sede a Strasburgo, garantisce a tutti i cittadini dei Paesi membri del Consiglio d’Europa il diritto di rivolgersi alla Corte. Riconosce perciò il diritto e fare ricorso per risolvere ogni contenzioso con le istituzioni del Paese di appartenenza, dopo avere esaurito lì tutto il percorso giuridico e quando il cittadino non è convinto di aver avuto una giusta giustizia.

    L’articolo 10, comma 1, della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo sancisce: “Ogni persona ha diritto alla libertà d’espressione. Tale diritto include la libertà d’opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera. …”. Mentre il 16 settembre 2022 la Commissione europea ha adottato un documento noto come European Media Freedom Act (Legge europea sulla libertà dei media; n.d.a.). L’articolo 4, comma 3, di questa legge sancisce: “Gli Stati membri non possono sanzionare, intercettare, sottoporre a sorveglianza, perquisizione o sequestro, media professionisti, i loro dipendenti o i loro familiari, perché si rifiutano di rivelare informazioni sulle loro fonti, a meno che ciò non sia giustificato da un’esigenza di interesse pubblico”.

    L’Albania è diventato un Paese membro del Consiglio d’Europa dal 13 luglio 1995. Come tale ha assunto anche l’obbligo di rispettare quanto è stato sancito dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, compreso il suo articolo 10, comma 1. Perciò, tutte le istituzioni albanesi, sia quelle statali e governative, sia anche le istituzioni del sistema della giustizia, sono obbligate a rispettare quanto sancito in quell’articolo. E cioè sono obbligate a rispettare il diritto di un giornalista a non rivelare la fonte delle sue informazioni. Ma una decisione della Corte Suprema del 20 febbraio scorso ha violato questo diritto ad un giornalista investigativo che stava indagando sulle attività di un’organizzazione della criminalità organizzata e il coinvolgimento di alcuni alti funzionari istituzionali e rappresentanti politici dell’unico partito al governo. Era il 13 dicembre 2023 quando il giornalista è stato fermato, in piena violazione della legge, dai funzionari della Struttura Speciale contro la Corruzione e la Criminalità organizzata, un “vanto” del sistema “riformato” della giustizia in Albania. Una Struttura che però e purtroppo, dati accaduti e che stanno accadendo alla mano, risulta non rispettare i propri obblighi previsti dalla legge, ma ubbidire agli ordini che arrivano dai massimi livelli governativi e politici. Il nostro lettore è stato spesso informato delle violazioni della Costituzione e delle legge in vigore da parte di questa Struttura. Al giornalista fermato hanno sequestrato i telefoni, i computer ed hanno chiesto di rivelare le fonti delle sue informazioni legate all’organizzazione della criminalità organizzata e ad alcuni alcuni alti funzionari istituzionali e politici sui quali lui stava indagando. Il giornalista ed i suoi legali si sono rivolti al tribunale di primo grado della capitale, ma il tribunale ha dato ragione all’operato della Struttura Speciale contro la Corruzione e la Criminalità organizzata. La stessa decisione è stata presa in seguito anche dalla Corte d’Appello.

    Dopo quelle decisioni sono state immediate le reazioni delle organizzazioni locali ed internazionali dei giornalisti, come Reporters sans Frontières (Reporter senza Frontiere) e la Federazione europea dei giornalisti. Ma sono valse a niente tutte queste reazioni. Il 20 febbraio scorso la Corte Suprema ha convalidato le decisioni del tribunale della capitale e quella della Corte d’Appello. Ma quello che risulta veramente “strano” nella decisione della Corte Suprema è proprio il fatto che quella decisione contrasta palesemente con un’altra decisione presa dalla stessa Corte più di due anni fa. E guarda caso, tre dei cinque giudici erano gli stessi che hanno deliberato diversamente quando si stava giudicando il caso di due giornalisti e dei materiali sequestrati al loro media dai funzionari della Struttura Speciale contro la Corruzione e la Criminalità organizzata! L’autore di queste righe informava il nostro lettore allora che “…i due giornalisti si sono rivolti alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Con una sua immediata delibera del 22 aprile 2021, quella Corte ha considerato la decisione presa dal tribunale albanese non valida ed ha deciso che “Le autorità (del Sistema di giustizia albanese; n.d.a.) devono impedire l’attuazione della delibera […] per il sequestro della strumentazione che serve per la conservazione dei dati e delle informazioni, dei computer o altre strumentazioni elettroniche appartenenti al ricorrente …” (Uso scandaloso di dati personali; 31 gennaio 2022). Dopo quella decisione della Corte europea dei Diritti dell’Uomo c’è stata anche la decisione della Corte Suprema albanese a favore dei due giornalisti. Chissà perché il 20 febbraio scorso la stessa Corte, compresi anche tre dei cinque giudici che hanno deliberato, decisero proprio l’opposto contrario, nonostante i due casi erano simili?!

    Chi scrive queste righe pensa che quella decisione della Corte Suprema albanese viola i diritti dei giornalisti indipendenti e rappresenta un ulteriore e preoccupante testimonianza del controllo del sistema “riformato” della giustizia da parte del potere politico. Chi scrive queste righe è convinto che non ovunque dove c’è un tribunale c’è iniquità, come affermava Lev Tolstoj. Ma quella realtà si verifica purtroppo molto spesso in Albania.

  • In attesa di Giustizia: giustizia da palcoscenico

    La Riforma Cartabia sta andando, con fatica, a regime realizzando quello che può definirsi uno sfratto degli avvocati dai Tribunali: mentre da tempo i processi di Appello e Cassazione si celebrano in larga misura  lontano anzi, paradossalmente, fuori dalle aule con un grazioso scambio di mail, il deposito di gran parte degli atti dovrà ora avvenire tramite il “Portale” (sperando che funzioni e che i destinatari ricevano, scarichino e leggano quanto trasmesso) o forse no perché c’è ancora grande confusione sotto il cielo della giustizia penale e non è chiaro se gli strumenti da impiegare siano informatici, telematici o coesistenti con il vecchio, caro, cartaceo…Insomma permangono dubbi operativi che nessuno è in grado di chiarire con apprezzabile certezza sebbene la scelta di un’errata modalità (o una malfunzione del sistema che nel periodo di “test” ha rappresentato quasi la quotidianità) comporti conseguenze assai più gravi di una risposta sbagliata al dilemma “liscia, gassata o Ferrarelle?”.

    Viceversa, atti giudiziari, trascrizioni di intercettazioni, verbali di perizie e via enumerando continuano ad avere libera circolazione ed essere linfa vitale per le redazioni dei quotidiani e gli autori di trasmissioni televisive e qualsiasi iniziativa volta a garantire un maggiore riserbo sia alle attività investigative che alle persone a vario titolo coinvolte viene additato come un attentato alla libertà di stampa da parte di un regime autoritario che tenta la reintroduzione della censura: il processo è, ormai, materiale da palcoscenico trasferito dalle aule rimaste deserte ai salotti dei talk show a corredo ed arricchimento delle più ghiotte e pruriginose anticipazioni della carta stampata e neppure alle più atroci sofferenze, alle più insensate violenze, vengono riservati i limiti di una dimensione più intima, personale. Sembra, talvolta, che la ricerca, l’esigenza di giustizia passi in secondo piano e l’amplificazione della tragedia abbia in sé un’occasione di ricerca della notorietà.

    Alla tragedia ognuno ha il diritto di reagire come meglio ritiene ma talune forme di “transumanesimo mediatico” impongono delle riflessioni e fermo restando che il giudizio deve restare sospeso quando non si dispone di dati sufficienti…anzi, sarebbe meglio non giudicare proprio.

    Tuttavia, fa riflettere la nonna di Giulia Cecchettin che, pur potendolo fare, non ha rinviato la presentazione di un romanzo che – a quanto pare – affronta proprio il tema della violenza di genere mentre la sorella, un’intervista dopo l’altra, è stata incoronata da Repubblica “donna dell’anno”. Infine, il padre si è affidato ad una agenzia per curare l’immagine e la comunicazione…va bene tutto ma, augurandoci per lui che non sia la stessa di Chiara Ferragni, sorge spontanea la domanda se, prima o poi con questa giustizia da palcoscenico, dovremo aspettarci i parenti delle vittime al Grande Fratello VIP.  Gesti liberi, ma sembra tutto troppo. Quanto alla natura del processo, è dai tempi di Gesù che li fanno fare al popolo…e chi critica certi atteggiamenti non dimentichi che c’è chi cavalca le disgrazie del prossimo e le “usa” andando oltre il diritto di cronaca con interviste banalissime ma intrusive, i tinelli tv con le solite compagnie di giro, instant books scritti con atti avuti chissà in che modo:  così si accende un faro sulla vittima di turno e la si guarda con occhio ora indecente, ora speculativo, ora moralista, ora saccente, ma sempre illiberale.

    Così come illiberale sarebbe alterare il delicato equilibrio tra le garanzie processuali dell’imputato e la soverchiante forza dello Stato che lo accusa.

    Insomma, ad entrambi va assicurata libertà: alla vittima fuori, all’imputato dentro il processo penale ma la sovraesposizione mediatica di entrambi è diventata purtroppo inarrestabile: ad un certo punto l’informazione diventa deformazione dei fatti che potrebbe avere effetti devastanti per tutti nell’ottica di un giusto processo, ferma restando la ferma denuncia di ogni violenza  – non solo quella di genere –  in molti casi di taluno si rasenta il linciaggio, mentre altri soggetti vengono lasciati liberi liberi di commetterne…e molto va imputato, purtroppo, alla comunicazione.

    Per ultima, una considerazione amara: si fa un gran parlare di certezza della pena che deve essere momento di rieducazione di chi è ritenuto colpevole di un crimine ma nessuno pensa a questo modello di società, con questi mezzi a portata di tutti, pasciuta con giustizia da palcoscenico, che va rieducata tutta.

  • La Commissione invita a Bruxelles giornalisti e creatori di contenuti per far conoscere le istituzioni dell’UE e la politica di coesione

    I giornalisti che desiderano saperne di più sul funzionamento delle istituzioni, sulle politiche generali dell’UE, e in particolare sulla politica di coesione, sono invitati a candidarsi all’edizione 2024 del programma di viaggi per i media #EUinMyRegion della Commissione. L’invito sarà aperto fino alle ore 17:00 di lunedì 8 gennaio 2024.

    Il programma è aperto ai giornalisti regionali e locali e ai creatori di contenuti nell’UE e prevede un viaggio di studio di due giorni a Bruxelles. I partecipanti visiteranno le istituzioni dell’Unione, impareranno di più sulle diverse strutture e procedure e discuteranno di politica di coesione, gestione delle frodi da parte dell’UE e cattiva gestione dei fondi.

    Alla conclusione del programma i partecipanti avranno acquisito una migliore comprensione delle politiche dell’Unione, in particolare della politica di coesione. Avranno inoltre stabilito nuovi contatti e collegamenti con giornalisti di altri paesi e regioni.

    Il primo viaggio di studio è previsto per il 19-22 marzo 2024, mentre altri due sono previsti in aprile e maggio. Ad ogni viaggio di studio dovrebbero partecipare circa 40 giornalisti e creatori di contenuti provenienti dagli Stati membri dell’UE.

  • Bruxelles annuncia i vincitori dei premi Lorenzo Natali e Megalizzi-Niedzielski per aspiranti giornalisti

    La Commissione ha annunciato i tre vincitori del premio Megalizzi-Niedzielski per aspiranti giornalisti 2023: Antonina Lozova dalla Bulgaria, Sara Fačko dalla Croazia e Olena Martyniuk dall’Ucraina. La Commissione ha assegnato il premio ad Antonina, Sara e Olena per il loro profondo attaccamento all’UE e ai suoi valori, la loro dedizione al giornalismo di qualità e il loro talento giornalistico a tutto tondo.

    Il premio Megalizzi-Niedzielski per aspiranti giornalisti, nato nel 2019, rende omaggio alla memoria di Antonio Megalizzi e Bartek Piotr Orent-Niedzielski, due giovani giornalisti europei profondamenti attaccati ai valori dell’UE, che hanno tragicamente perso la vita in seguito a un attentato terroristico a Strasburgo nel 2018. Dal 2019 si sono aggiudicati il premio 11 giovani giornalisti europei.

    Il 7º invito a presentare proposte, che dispone di una dotazione complessiva di 7 milioni di €, è stato annunciato dalla Commissaria Ferreira durante la cerimonia di premiazione a sostegno delle attività di comunicazione destinate a informare sulla politica di coesione e sui suoi effetti positivi sulla vita dei cittadini dell’UE. La Commissione ha finora erogato 35 milioni di € di finanziamenti a oltre 150 organizzazioni dei media, le cui attività di comunicazione hanno raggiunto milioni di persone grazie alla stampa tradizionale, alla televisione, alla radio, a eventi e a piattaforme online. È possibile candidarsi fino alle ore 17:00 del 9 gennaio 2024.

    Ed in occasione di una cerimonia ospitata presso la biblioteca Solvay di Bruxelles sono stati annunciati i vincitori dell’edizione di quest’anno del premio giornalistico Lorenzo Natali, rilasciato dalla Commissione europea. Il Premio internazionale, per l’interessante articolo “Así funionan las casas clandestinas de la Dgcim en Caracas“, pubblicato su Armando.info, è andato ai giornalisti Carmen Victoria Inojosa, Claudia Smolansky e ad un terzo il cui nome non può essere divulgato per motivi di sicurezza. Il loro lavoro ha messo in luce la drammatica realtà del Venezuela, dove una persecuzione sistematica colpisce gli oppositori politici e le loro famiglie con allarmante impunità.

    Il Premio Europa è stato vinto dai giornalisti italiani Emanuela Barbiroglio e Stefano Valentino per l’articolo intitolato “La finanza verde “made in Europe” che premia la deforestazione in Indonesia: il caso di Michelin“, pubblicato su VoxEurop. L’articolo verte sui progetti di sviluppo sostenibile e sulla finanza verde, facendo luce sul fatto che iniziative di questo tipo possono talvolta essere ingannevoli. In evidenza è un progetto certificato “ecologico” promosso da Michelin in Indonesia e accusato di aver contribuito alla distruzione di una foresta pluviale e tratto in inganno investitori eco-responsabili.

    Come Migliore giornalista emergente è stata premiata Sofia Savina per il suo lavoro investigativo sulla reputazione dell’esercito russo, in particolare per quanto riguarda gli episodi di omicidio e stupro a Bucha, Kiev e nella regione di Chernihiv. La sua inchiesta incisiva “Not just Bucha. Here’s what happened outside Chernihiv” è stata pubblicata sui media IStories.

    Nel 2023 i vincitori sono stati scelti fra oltre 1.000 contributi provenienti da tutto il mondo. Syed Nazakat, giornalista premiato e fondatore e amministratore delegato di DataLEADS;

    In occasione della cerimonia è stato firmato con tre consorzi leader un accordo quadro di partenariato finanziario (FFPA) per la protezione dei media indipendenti, il quale consentirà una collaborazione strategica con ONG selezionate che in tutto il mondo operano a tutela della libertà e del pluralismo dei media. La durata dell’accordo di partenariato è di quattro anni e l’UE metterà a disposizione fino a 20 milioni di euro sotto forma di sovvenzioni per progetti.

    I tre consorzi sono BBC Media Action, WAN IFRA, Fondation Hirondelle, IFJ, ERIM, Sembramedia, MISA, Samir Kassir Foundation, ARIJ; Internews Europe, Article 19, Fojo Media Institute/Linnaeus University, Thompson Media, Transtele Canal France International; Stichting Free Press Unlimited, RSF, Deutsche Welle, International Media Support.

    L’obiettivo dell’alleanza strategica è aumentare la resilienza dei giornalisti e dei media a rischio, aumentando la loro capacità di reagire e adattarsi adeguatamente agli inevitabili cambiamenti del contesto in cui operano. Si propone inoltre di fornire ai giovani giornalisti che operano in condizioni difficili l’accesso a opportunità di sviluppo professionale e di apprendimento, anche nel settore delle tecnologie digitali.

  • Diritto di cronaca?

    Approfittando dell’estate e riguardando all’anno passato ci sembra il momento di fare qualche considerazione su quel diritto di cronaca che, a nostro avviso, negli ultimi anni è stato stravolto.

    Pensiamo a quegli inviati delle testate televisive che, mettendoti un microfono praticamente in bocca, chiedono, con insistenza degna di miglior causa, di conoscere a tutti i costi il nostro pensiero anche quando non abbiamo nulla da dire o, addirittura, siamo  frastornati per notizie tristi che ci riguardano.

    Il diritto di cronaca va rispettato ma il diritto alla privacy non esiste più?

    Persone che hanno appena perso un congiunto, che sono scampate ad una tragedia, persone che non hanno voglia di comparire sui media, perché nella vita non tutto è spettacolo e non siamo tutti in spasmodica ricerca di quell’apparire che è l’obiettivo  tipico di certi vip, o degli aspiranti tali, sono inseguite fuori da ogni decenza.

    Giornalisti, uomini e donne, che con voce querula ti inseguono fuori dal tribunale, dall’agenzia delle Pompe funebri o sul luogo di un terribile delitto o incidente, che ti fanno domande alle quali, comunque risponderai, sai che la messa in onda sarà tagliata per assecondare quello che è l’obiettivo del servizio: non fare ipotetica luce su chissà quale verità ma fare audience, battere le altre testate per raccontare qualsiasi cosa di più degli altri, a prescindere dai sentimenti delle persone tampinate fino allo spasimo molte volte le domande sono proprio alla ricerca di una risposta scomposta ed irata.

    A questi giornalisti è impossibile sfuggire, ti aspettano, ti trovano, ti inseguono, forse solo un velocista riuscirebbe a sottrarsi alla loro, querula, invadente insistenza.

    Questo è giornalismo, inchiesta, diritto di cronaca o un vero e proprio mal costume che nessuno ha il coraggio di fermare perché il quarto potere, la stampa, persa gran parte della deontologia che dovrebbe guidare la professione è diventato più mestiere da paparazzi? Comunque la stampa ha un potere immenso che neppure i magistrati possono minare perché i media decretano innocenti e colpevoli, così siamo tutti vittime sacrificali dell’ascolto.

    I processi sono fatti in tv prima che nei tribunali

    Poi, dopo aver ossessionato le persone comuni vittime o testimoni di tragedie l’attenzione si sposta sulla così detta casta nella spasmodica ricerca di qualche oscuro segreto sugli emolumenti degli eletti alla Camera o al Senato.

    Un pericoloso tentativo, spesso riuscito, di far apparire deputati e senatori come nullafacenti  affamatori del popolo.
    Diciamolo francamente quanti di questi giornalisti hanno, con la stessa assiduità e perseveranza, per non dire sfacciataggine, chiesto conto ai tanti AD, di società  pubbliche, partecipate e private, di quanto guadagnano e di quante azioni, delle aziende che dirigono, sono gratificati nel corso della carriera o come buona uscita?

    Nessun dubbio per nessuno che ciascun giocatore di calcio o allenatore si meriti tutto quello che guadagna ma per chi rappresenta, democraticamente eletto, la repubblica solo critiche, contestazioni, insulti?

    Perché i giornalisti non controllano il lavoro dei deputati, le presenze, in aula, in commissione e sul territorio, le votazioni, le proposte di legge, le interrogazioni o interpellanze, perché non denunciare chi eventualmente non svolge a pieno ritmo il proprio lavoro invece che fare, come sempre, di tutt’erbe un fascio?

    Perché cercare sempre e comunque di additare chi rappresenta il potere legislativo come un parassita? Forse qualcuno preferirebbe un sistema nel quale non ci fossero più elezioni e rappresentanti del popolo o un sistema nel quale solo i ricchi potrebbero fare i deputati gratuitamente?

    Si è caduti nel ridicolo ma si rischia di finire nel tragico e più si delegittimano i nostri rappresentanti più si rischiano situazioni come quelle che vediamo in paesi vicini dove la democrazia non esiste.

    Forse l’estate dovrebbe consentirci qualche momento di seria riflessione.

  • L’UE rafforza il sostegno al giornalismo transfrontaliero con 14 milioni di €

    Dodici consorzi di agenzie di informazione hanno ricevuto un sostegno complessivo di 14 milioni di € per progetti transfrontalieri volti a rafforzare il settore dei mezzi di informazione nei prossimi due anni.

    Tra i profili dei dodici consorzi vincitori, distribuiti in tutta l’UE e in altri paesi che partecipano a Europa creativa, vi sono il giornalismo investigativo, i media di comunità, il giornalismo nella lingua dei segni, i podcast e il giornalismo giovanile. Le attività dei progetti finanziati comprenderanno lo sviluppo di norme commerciali ed editoriali comuni, la sperimentazione di nuovi tipi di redazioni e nuovi formati, programmi di formazione e produzioni transfrontaliere. I beneficiari del progetto operano in piena indipendenza editoriale.

    I progetti sono stati selezionati a seguito del secondo invito annuale a presentare proposte per i partenariati per il giornalismo nell’ambito di Europa creativa nel 2022, come parte dell’iniziativa NEWS annunciata nel piano d’azione per i media e l’audiovisivo.

    Ogni anno viene pubblicato un nuovo invito a presentare proposte per partenariati per il giornalismo nell’ambito di questa iniziativa, che mira a promuovere la collaborazione transfrontaliera tra le organizzazioni dei mezzi di informazione in tutta Europa.

    Il primo di questi inviti annuali, pubblicato nel 2021 per un valore di 8 milioni di €, si è chiuso con la selezione di sette progetti. Il terzo e ultimo invito a presentare proposte per i partenariati per il giornalismo, del valore di 10 milioni di €, è stato pubblicato nel dicembre 2022 ed è attualmente in fase di valutazione; i progetti selezionati dovrebbero essere avviati all’inizio del 2024.

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