India

  • Sotto con Priyanka, la famiglia Gandhi manda per la terza volta qualcuno al Parlamento indiano

    Priyanka Gandhi, segretaria generale del Congresso nazionale indiano (Inc), principale forza di opposizione in India, ha giurato come membro della Camera del popolo, la camera bassa del parlamento, dopo la vittoria alle elezioni suppletive del 13 novembre per il seggio del collegio di Wayanad, nello Stato del Kerala. La neodeputata ha vinto con 622.338 preferenze, superando nettamente i due avversari principali: Sathyan Mokeri del Partito Comunista d’India (Cpi), che ne ha ottenute 211.407, e Navya Haridas del Partito del popolo indiano (Bjp), a quota 109.939.

    Il seggio di Wayanad era vacante perché il fratello Rahul Gandhi, figura di spicco del Congresso e leader dell’opposizione alla Camera, nelle elezioni generali tenutesi in primavera si era presentato e aveva vinto sia in quel collegio sia in quello di Raebareli, nell’Uttar Pradesh, optando poi per Raebareli, storica roccaforte del partito e della famiglia Gandhi. I due sono figli di Rajiv Gandhi, l’ex primo ministro assassinato nel 1991, e di Sonia Gandhi, a lungo leader del Congresso e attualmente membro del Consiglio degli Stati, la camera alta. Priyanka è dunque la terza esponente della famiglia a sedere in parlamento.

    Priyanka Gandhi, 52 anni, è segretaria generale del Congresso dal 2020, dopo essere stata segretaria generale nell’Uttar Pradesh orientale, il suo primo incarico ufficiale. Già da tempo, però, partecipava attivamente alla vita del partito, coinvolta nelle campagne elettorali del fratello e della madre, e consultata su questioni importanti come la scelta dei governanti statali. Il suo ingresso in politica è stato ipotizzato per anni, addirittura prima di quello di Rahul: si faceva il suo nome come erede della dinastia politica Nehru-Gandhi, anche per la somiglianza con la nonna Indira.

    Invece, Priyanka è rimasta a lungo, se non proprio nell’ombra, in seconda linea. Si è laureata in psicologia all’Università di Delhi e ha conseguito un master in studi buddisti; quindi è diventata fiduciaria della Fondazione Rajiv Gandhi. Probabilmente ha evitato un impegno più diretto per non ostacolare il fratello, oltre che per dedicarsi alla propria famiglia, formata con l’imprenditore Robert Vadra, col quale è sposata dal 1997 e ha due figli. Nelle campagne elettorali della madre e del fratello, però, c’è stata la sua gestione, e anche la sua voce a partire dal 2014 quando ha cominciato a prendere la parola in prima persona nei comizi.

  • India and China agree to de-escalate border tensions

    India and China have agreed on patrolling arrangements to de-escalate tensions along a disputed Himalayan border which has seen deadly hand-to-hand clashes in recent years, India’s top diplomat has said.

    Vikram Misri said on Monday the two sides have agreed on “disengagement and resolution of issues in these [border] areas that had arisen in 2020”.

    He was referring to the Galwan Valley clashes – the first fatal confrontation between the two sides since 1975, in which both sides suffered casualties.

    Relations between the neighbours have been strained since then.

    “An agreement has been arrived at on patrolling arrangements along the Line of Actual Control (LAC) in the India-China border areas, leading to disengagement and a resolution of the issues that had arisen in these areas in 2020,” Mr Misri said.

    Mr Misri, however, did not give any details about the disengagement process and whether it would cover all points of conflict along the disputed border.

    The Indian foreign secretary’s statement comes just a day before Indian Prime Minister Narendra Modi travels to Russia for a meeting of Brics nations which includes Brazil, Russia, India, China and South Africa.

    Mr Misri didn’t confirm if a bilateral meeting between Mr Modi and Chinese President Xi Jinping was on the agenda.

    His remarks on Monday mark a major development between the two nuclear-armed nations since the Galwan clashes.

    Troops in the Galwan Valley fought with clubs and sticks because of 1996 agreement between the two countries that prohibited the use of guns and explosives near the border.

    Several rounds of talks between their diplomats and military leaders in the last four years had not resulted in a major breakthrough.

    Troops from the two sides clashed in the northern Sikkim area in 2021 and again in the Tawang sector of the border in 2022.

    Border tensions have cast a long shadow on India-China relations for decades. The two countries fought a war in 1962 in which India suffered a heavy defeat.

    Business relations between the two Asian giants have also suffered due to the tensions.

    The root cause is an ill-defined, 3,440km (2,100-mile)-long disputed border. Rivers, lakes and snowcaps along the frontier mean the line often shifts, bringing soldiers face to face at many points, sparking a confrontation.

    The two nations have been also competing to build infrastructure along the border, which has sparked further tensions.

  • Canada e India ai ferri corti: espulsi i reciproci ambasciatori

    La crisi diplomatica in atto da ormai un anno tra India e Canada ha portato nei giorni scorsi all’espulsione reciproca degli ambasciatori. La crisi è aperta dal 18 settembre 2023, giorno in cui il primo ministro del Canada, Justin Trudeau, durante un intervento parlamentare, riferendo di aver ricevuto “elementi credibili” dalle agenzie di sicurezza, accusò pubblicamente l’India di essere coinvolta nell’omicidio dell’attivista sikh Hardeep Singh Nijjar, cittadino canadese, avvenuto due mesi prima in territorio canadese. L’attivista ucciso era coinvolto nel movimento per il Khalistan, una patria sikh che dovrebbe comprendere il Punjab indiano, l’unico Stato in cui la comunità è maggioritaria (circa 60 per cento della popolazione, contro il due per cento scarso in tutta l’India) e alcuni altri territori (i confini variano a seconda dei gruppi).

    Il movimento per il Khalistan, nato verso la fine del dominio britannico, raggiunse il suo culmine nel Punjab negli anni Ottanta, mentre dagli anni Novanta è andato scemando, sia per la repressione delle forze dell’ordine sia per le divisioni interne. La terra dei sikh oggi è vagheggiata soprattutto tra gli espatriati. Nuova Delhi, tuttavia, mantiene una linea durissima contro il separatismo sikh. L’organizzazione Sikhs for Justice (Sfj), di cui Nijjar faceva parte, è classificata come associazione illegale in India. Il gruppo militante Khalistan Tiger Force (Ktf), di cui Nijjar era ritenuto il capo dalle autorità indiane, è stato designato come organizzazione terroristica. La questione sikh è stata motivo di frizioni tra India e Canada anche prima della grave crisi in corso, da quando Trudeau è in carica. Le accuse scambiate tra i due governi hanno però raggiunto toni drammatici ieri.

    Il ministero degli Esteri indiano ha emesso tre comunicati nel corso della giornata: il primo per contestare l’inclusione del suo ambasciatore a Ottawa e di altri diplomatici tra le “persone di interesse”, ovvero informate dei fatti e convocabili durante le indagini sul caso Nijiar; il secondo per annunciare il ritiro dell’ambasciatore e di altri diplomatici e funzionari; il terzo per comunicare l’espulsione di sei diplomatici canadesi. Nel frattempo, indiscrezioni della stampa, in particolare del quotidiano “The Washington Post”, che ha interpellato funzionari del governo canadese, hanno rivelato che i diplomatici indiani sono stati in realtà espulsi. L’espulsione, infine, è stata confermata dal ministero degli Esteri del Canada, dopo un quadro allarmante illustrato da una conferenza stampa della Polizia reale canadese a cavallo (Rcmc).

    La Polizia canadese ha parlato senza mezzi termini del “coinvolgimento di agenti del governo indiano in gravi attività criminali in Canada”, tra cui “omicidi, estorsioni e altri atti criminali di violenza”, scoperto attraverso “molteplici indagini in corso”. L’Rcnc ha spiegato che, in seguito a diverse denunce, ha creato nel febbraio di quest’anno una squadra multidisciplinare che “ha appreso una notevole quantità di informazioni sull’ampiezza e la profondità dell’attività criminale orchestrata da agenti del governo indiano”. Le indagini hanno rivelato anche che diplomatici e funzionari consolari indiani “hanno sfruttato le loro posizioni ufficiali per svolgere attività clandestine, come la raccolta di informazioni per il governo indiano, direttamente o tramite i loro rappresentanti; e altri individui hanno agito volontariamente o tramite coercizione”.

    Secondo quanto riferito, il vice commissario della polizia federale, Mark Flynn, ha tentato di incontrare gli omologhi delle forze dell’ordine indiane per discuterne, ma “questi tentativi non hanno avuto successo”. Nel fine settimana, quindi, Flynn, insieme alla consigliera per la Sicurezza nazionale e l’intelligence, Nathalie Drouin, e al viceministro degli Esteri, David Morrison, ha incontrato funzionari del governo indiano per presentare alcune “evidenze” e chiedere collaborazione in merito a quattro problemi molto gravi: l’estremismo violento che colpisce entrambi i Paesi; i collegamenti tra agenti del governo indiano e omicidi e atti violenti; l’uso della criminalità organizzata per creare la percezione di un ambiente non sicuro che prende di mira la comunità sud-asiatica in Canada; l’interferenza nei processi democratici.

    Il ministero degli Esteri del Canada ha motivato l’espulsione di sei diplomatici e funzionari consolari indiani con l’indisponibilità dell’India a collaborare e con la necessità di proteggere la sicurezza dei canadesi: “Per far progredire l’indagine e consentire alla Rcmp di interrogare gli individui interessati, è stato chiesto all’India di rinunciare alle immunità diplomatiche e consolari e di collaborare all’indagine. Purtroppo, poiché l’India non era d’accordo e dati i problemi di sicurezza pubblica per i canadesi, il Canada ha notificato l’espulsione a questi individui”, si legge nel comunicato. La ministra Melanie Joly si è rammaricata, sottolineando che è “nell’interesse di entrambi i Paesi arrivare in fondo a questa questione”.

    Per Nuova Delhi, invece, “il governo canadese non ha condiviso un briciolo di prova con il governo dell’India, nonostante le numerose richieste”; contro i diplomatici indiani sono state lanciate “imputazioni assurde” e “ridicole”; da Ottawa sono giunte solo “affermazioni prive di fatti” e dietro “il pretesto di un’indagine” c’è “una strategia deliberata di diffamazione dell’India per guadagni politici”. Il ministero degli Esteri indiano, a sua volta, ha accusato il governo del Canada, ed esplicitamente il suo primo ministro Trudeau, di aver “concesso spazio a estremisti violenti e terroristi per molestare, minacciare e intimidire diplomatici indiani” giustificando tali attività “in nome della libertà di parola”. Oltre a lamentare la mancata repressione in Canada dell’attivismo separatista sikh, il ministero ha attribuito a Trudeau una “evidente ostilità” nei confronti dell’India, con motivazioni politiche.

    La vicenda per Nuova Delhi è da attribuire “all’agenda politica del governo Trudeau che è incentrata sulla politica della banca dei voti”. Dunque, Trudeau – leader del Partito liberale, nettamente indietro rispetto al Partito conservatore in tutti i sondaggi più recenti in vista delle elezioni federali dell’anno prossimo – utilizzerebbe il caso Nijiar a scopo elettorale, per attingere alla “riserva di voti” dell’elettorato sikh (una comunità di circa 800 mila persone, su una popolazione di circa 39 milioni). Anche a costo delle relazioni di lunga data, 75 anni, con l’India, con cui sussistono importanti legami storici ed economici.

    Il caso Nijiar, comunque, non è isolato. Ne esiste uno analogo negli Stati Uniti, dove un cittadino indiano di nome Nikhil Gupta è stato incriminato per il coinvolgimento in un “complotto sventato” per assassinare a New York un “leader del movimento separatista sikh”, Gurpatwant Singh Pannun, fondatore del gruppo Sikhs for Justice. Qualche mese fa, inoltre, il quotidiano “The Washington Post” ha pubblicato un’inchiesta – “infondata” secondo Nuova Delhi – sulle “campagne di repressione transfrontaliera” condotte negli ultimi anni dall’India. La testata ha intervistato “più di tre decine di attuali ed ex alti funzionari negli Stati Uniti, in India, Canada, Regno Unito, Germania e Australia”, interviste che hanno descritto una “posizione globale sempre più aggressiva della Raw”, l’agenzia di spionaggio indiana Research and Analysis Wing.

  • Eight more die as India faces ‘longest’ heatwave

    A severe heatwave continues to wreak havoc in India as the eastern state of Odisha on Monday reported eight deaths within a 72-hour period.

    Official figures released in May suggested 60 people died between March and May across India due to heat-related illnesses.

    But the number is likely to be much higher as heat-related deaths go under-reported in rural areas.

    Officials say India is in the middle of the longest heatwave it has seen since records began. Temperatures have crossed 50C in some areas recently.

    “This has been the longest spell because it has been experienced for about 24 days in different parts of the country,” Mrutyunjay Mohapatra of the India Meteorological Department (IMD) told the Indian Express newspaper.

    Parts of northern India have been experiencing extreme heat since mid-May, with temperatures hovering between 45-50C in several cities.

    Some areas of the country have also been impacted by water shortages, with extreme heat placing huge demands on supplies.

    Earlier this month, at least 18 polling officials deployed for the final phase of the general elections died of heat-related illnesses in Uttar Pradesh and Bihar states, authorities said.

    On 31 May, at least 33 people, including election officials, died of suspected heatstroke in Bihar, Uttar Pradesh and Odisha.

    The monsoon, which hit India’s southern coast in Kerala state on 30 May, is expected to bring some relief as it spreads to northern parts of the country in the coming days.

    The IMD has predicted an above-average monsoon season for the country this year.

    But Mr Mohapatra said that “heatwaves will be more frequent, durable and intense, if precautionary or preventive measures are not taken.”

    The weather office has predicted heatwave conditions for northwest and eastern India for the next five days.

    India is the world’s third largest emitter of greenhouse gases, relying heavily on coal to generate power for its needs.

    “Human activities, increasing population, industrialisation and transport mechanisms are leading to increased concentration of carbon monoxide, methane and chlorocarbons,” Mr Mohapatra said.

    “We are endangering not only ourselves, but also our future generations.”

  • Delhi è la capitale più inquinata del mondo

    Delhi è stata la capitale più inquinata al mondo nel 2023. A rivelarlo uno studio condotto da IQAir, gruppo di monitoraggio della qualità dell’aria con sede in Svizzera, secondo il quale non solo la capitale non gode di buona salute ma addirittura l’intero Paese, l’India, è il terzo più inquinato al mondo dopo i vicini Bangladesh e Pakistan. L’aria è peggiorata dal 2022, quando era l’ottavo Paese più inquinato.

    Gli esperti affermano che la rapida industrializzazione unita alla debole applicazione delle leggi ambientali hanno avuto un ruolo importante nell’aumento dell’inquinamento. L’India, infatti, ha visto un grande sviluppo negli ultimi decenni, ma la scarsa regolamentazione industriale fa sì che le fabbriche non seguano le misure di controllo dell’inquinamento. A questo si aggiunge anche la rapida escalation edilizia che ha contribuito all’aumento dei livelli di inquinamento.

    Il rapporto di IQAir afferma che il livello medio di PM2,5 dell’India – particolato fine che può ostruire i polmoni e causare una serie di malattie – è pari a 54,4 microgrammi per metro cubo. A livello globale, l’aria che contiene da 12 a 15 microgrammi per metro cubo di PM2,5 è considerata sicura da respirare, mentre l’aria con valori superiori a 35 microgrammi per metro cubo è considerata malsana.

    La qualità dell’aria di Delhi è peggiore della qualità dell’aria complessiva dell’India con una lettura di PM2,5 della città di 92,7 microgrammi per metro cubo. Delhi è inquinata durante tutto l’anno, ma l’aria diventa particolarmente tossica durante l’inverno. Ciò accade a causa di vari fattori, tra cui l’incendio dei resti dei raccolti da parte degli agricoltori negli stati vicini, le emissioni industriali e dei veicoli, la bassa velocità del vento e lo scoppio di petardi durante i festival. L’anno scorso, il governo ha chiuso scuole e università per diversi giorni consecutivi a causa dell’aria tossica.

    Nel frattempo, la città di Beguserai nel nord del Pese e la città di Guwahati nel nord-est sono state classificate come le due città più inquinate al mondo.

    Solo sette Paesi hanno rispettato la linea guida annuale PM2.5 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che corrisponde a una media annua di 5 microgrammi per metro cubo o meno. Tra di essi si annoverano Australia, Nuova Zelanda, Islanda e Finlandia. Secondo IQAir, questi dati sono stati raccolti da oltre 30.000 stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria posizionate in 134 paesi, regioni e territori.

  • CAA: India to enforce migrant law that excludes Muslims

    India’s government has announced plans to enact a controversial citizenship law that has been criticised for being anti-Muslim.

    The Citizenship Amendment Act (CAA) will allow non-Muslim religious minorities from Pakistan, Bangladesh and Afghanistan to seek citizenship.

    The authorities say it will help those facing persecution.

    The law was passed in 2019 – sparking mass protests in which scores of people died and many more were arrested.

    Rules for it were not drawn up in the wake of the unrest but have now been, according to the country’s home affairs minister Amit Shah.

    He made the announcement on Monday, writing on social media that Prime Minister Narendra Modi had “delivered on another commitment and realised the promise of the makers of our constitution to the Hindus, Sikhs, Buddhists, Jains, Parsis and Christians living in those countries”.

    India’s home ministry in a statement said that those eligible can now apply online for Indian citizenship. An online portal for receiving applications has already been set up.

    The ministry said that there have been “many misconceptions” about the law and its implementation was delayed due to the Covid-19 pandemic.

    “This act is only for those who have suffered persecution for years and have no other shelter in the world except India,” it added.

    The implementation of the CAA has been one of the key poll promises of Mr Modi’s ruling Hindu nationalist Bharatiya Janata Party (BJP) in the run-up to general elections this year.

    It amends the 64-year-old Indian Citizenship law, which currently prevents illegal migrants from becoming Indian citizens.

    Under the new law, those seeking citizenship will have to prove that they arrived in India from Pakistan, Bangladesh or Afghanistan by 31 December 2014.

    Monday’s announcement did not come as a surprise to many, as BJP leaders have been dropping hints over the past few months that the law could be implemented before the elections. After the notification was issued, BJP handles trended hashtags like “Jo Kaha So Kiya” (We did what we said) online.

    In the meantime, protests against the CAA have started in some states, including Assam, where the All Assam Students’ Union (AASU) – which spearheaded the 2019 protests in the north-eastern state – has given a call for a shutdown on Tuesday.

    In the southern state of Kerala, the ruling Communist Party of India (Marxist) party has called for state-wide protests. “This [the law] is to divide the people, incite communal sentiments and undermine the fundamental principles of the Constitution,” Chief Minister Pinarayi Vijayan said, adding that the law would not be implemented in his state.

    Critics of the CAA say it is exclusionary and violates the secular principles enshrined in the constitution, which prohibits discrimination against citizens on religious grounds.

    For example, the new law does not cover those fleeing persecution in non-Muslim majority countries, including Tamil refugees from Sri Lanka.

    It also does not make provision for Rohingya Muslim refugees from neighbouring Myanmar.

    There is concern that, when harnessed in tandem with a proposed national register of citizens, the CAA could be used as a way to persecute the country’s 200 million Muslims.

    Some Indians, including those who live close to India’s borders, are also worried that implementing the law will lead to an influx of immigrants.

    Monday’s announcement has not gone down well with the opposition, who accuse the government of trying to influence the upcoming election.

    This is expected to be held by May and Prime Minister Narendra Modi is seeking re-election for a third term in a row.

    “After multiple extensions in four years, its [the law’s] implementation two to three days before the election announcement shows that it is being done for political reasons,” said All India Trinamool Congress party leader, Mamata Banerjee, at a press conference.

    Jairam Ramesh, the communication head of the Indian National Congress, wrote on social media that “the time taken to notify the rules for the CAA is yet another demonstration of the Prime Minister’s blatant lies”.

    Asaduddin Owaisi, the leader of the All India Majlis-e-Ittehadul Muslimeen party, questioned the timing of the move.

    “CAA is meant to only target Muslims, it serves no other purpose,” he wrote on X (formerly Twitter).

  • Piccione arrestato in India per 8 mesi come sospetta spia della Cina

    Un piccione sospettato di essere stato inviato dalla Cina a scopo di spionaggio è stato catturato in India e tenuto in custodia per otto mesi, per poi essere liberato. Lo riferisce l’agenzia di stampa “Press Trust of India” (“Pti”), citando la polizia di Mumbai. L’uccello, infatti, secondo quanto riportato, è stato catturato lo scorso maggio nel sobborgo di Chembur della capitale dello Stato del Maharashtra.

    Alle zampe aveva due anelli, uno di rame e uno di alluminio, mentre sul lato inferiore di entrambe le ali c’erano messaggi scritti in cinese. Il volatile è stato trattenuto nella clinica veterinaria Bai Sakarbai Dinshaw Petit per tutta la durata delle indagini, che hanno però dimostrato l’infondatezza del sospetto. Alla fine, infatti, si è scoperto che il piccione era stato impiegato in una gara in acque aperte organizzata a Taiwan ed era fuggito. Chiusa l’inchiesta per spionaggio, la polizia ha autorizzato la liberazione, avvenuta l’altro ieri, assicurando che l’animale era in buone condizioni di salute.

  • Goldman Sachs certifica che gli indiani sono diventanti benestanti

    Secondo un report di Goldman Sachs entro il 2027 in India ci saranno circa 100 milioni di individui con un reddito annuo superiore a 10mila dollari. La ricerca, intitolata «The Rise of Affluent India», fotografa la rapida ascesa economica di un piccolo segmento della popolazione indiana che oggi viene stimato in circa il 4% di coloro che sono in età da lavoro, equivalente a circa 44 milioni. Un dato che si traduce complessivamente in 60 milioni di persone e 12-14 milioni di famiglie benestanti.

    Sulla base di dichiarazioni dei redditi, conti bancari, carte di credito e collegamenti a banda larga, la banca d’affari americana stima che il numero di benestanti è già da alcuni anni in forte espansione e tra il 2019 e il 2023 sarebbe cresciuto di circa il 12,6% l’anno, contro l’1,4% della popolazione nel suo complesso. Guardando all’insieme degli indiani, risulta che a fronte di 60 milioni di cittadini con entrate superiori a 10mila dollari annui, ce ne sarebbero 112 milioni tra 5 e 10mila dollari; 262 milioni tra 2.500 e 5mila; 294 milioni tra 1.500 e 2.500 e ben 720 milioni sotto i 1.500 dollari, praticamente la metà (49,7%) del totale.

    «Negli ultimi tre anni – si legge nel report – abbiamo assistito a una forte divergenza nei tassi di crescita delle imprese e delle categorie di consumo. Uno dei fattori chiave è che le aziende che si rivolgono alla parte superiore della piramide dei redditi in India sono cresciute molto più rapidamente rispetto alle aziende della stessa categoria che si rivolgono a un consumo più ampio in India».

  • Accordo Italia-India sulle migrazioni

    Subito dopo Natale il governo indiano guidato dal primo ministro Narendra Modi ha approvato l’accordo con l’Italia su migrazione e mobilità, firmato lo scorso 2 novembre dai ministri degli Esteri Antonio Tajani e Subrahmanyam Jaishankar. Lo si legge in un comunicato stampa diramato al termine di una riunione dell’esecutivo federale a Nuova Delhi.

    L’intesa agevolerà i contatti tra i due popoli, favorirà la mobilità di studenti, lavoratori qualificati, imprenditori e giovani professionisti, e rafforzerà la cooperazione su questioni legate ai flussi migratori irregolari. L’accordo prevede anche agevolazioni per la concessione di visti in casi di opportunità di studio, stage e formazione professionale. Gli studenti indiani che lo desiderano, per esempio, possono ottenere un permesso temporaneo di residenza in Italia per un periodo fino a dodici mesi dopo aver completato la propria formazione nel Paese.

    In base al Decreto flussi, l’Italia ha offerto quote aggiuntive ai lavoratori stagionali e non stagionali indiani per il periodo 2023-2025. L’accordo, inoltre, formalizza il lavoro congiunto sull’apertura di percorsi di mobilità tra i due Paesi attraverso il reclutamento di giovani indiani qualificati nel settore sanitario, questione che sarà discussa da un gruppo di lavoro ad hoc. Viene formalizzata anche la cooperazione tra Italia e India nella lotta ai flussi migratori irregolari. L’accordo rimarrà in vigore per cinque anni e, se non sarà disdetto da uno dei due Paesi, sarà automaticamente rinnovato per un altro quinquennio.

  • India to resume visa services for Canadians

    India will resume visa services for Canadians after they ceased in a major diplomatic row in September, India’s High Commission in Ottawa says.

    At the time, India said the move was due to “security threats” disrupting work at its Canadian missions.

    But the suspension came amid a serious dispute over the killing of a Sikh separatist on Canadian soil.

    Ottawa accused India of being behind the killing – an allegation New Delhi has called “absurd.”

    On Wednesday, officials said they will resume issuing some visas after reviewing the security situation at their missions, and in light of recent Canadian measures which they did not name.

    Services will reportedly resume on Thursday, and will apply to entry visas, as well as business, medical and conference visas.

    Relations between India and Canada reached historic lows after Prime Minister Justin Trudeau accused the country of being behind the murder of Hardeep Singh Nijjar, a Sikh separatist leader that was shot and killed in Surrey, British Columbia, in June.

    Police at the time described it as a “targeted killing”, but no suspects have yet been identified.

    Mr Trudeau has urged for India’s cooperation into the ongoing murder investigation, while stressing that Canada is not looking to escalate the rift with India.

    Canada recently withdrew dozens of its diplomats from India, after the country threatened to remove diplomatic immunity for them.

    India has said Canada had many more diplomats in Delhi than India has in Ottawa, and has demanded parity ever since the row between the two countries erupted.

    Twenty-one Canadian diplomats remain in India.

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