Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità il numero di bambini e adolescenti obesi tra i 5 e 19 anni nel mondo è aumentato di 10 volte negli ultimi 40 anni. Attualmente in Europa il 59% degli adulti e quasi 1 bambino su 3 è in sovrappeso od obeso, e in Italia la situazione non è migliore: il 43% degli adulti ha un eccesso ponderale, con punte del 49% in Puglia. Inoltre, secondo gli ultimi dati dell’Istituto Superiore di Sanità, oltre il 22% degli adolescenti italiani presenta un eccesso ponderale. Tra i maschi di 17 anni, la quota sale a quasi il 24%, con un 3,9% classificato come obeso.
Il trend, che fino a pochi anni fa sembrava in lieve diminuzione, sta nuovamente crescendo, soprattutto nella fascia 11–14 anni. Inoltre, a livello globale, un rapporto OMS ha stimato che nel 2022 l’obesità infantile e adolescenziale in Italia ha raggiunto livelli circa quattro volte superiori rispetto al 1990 (epicentro.iss.it). Ancora più preoccupante è la distribuzione geografica del fenomeno: le prevalenze più elevate di obesità tra i giovani si osservano nelle regioni del Sud Italia (epicentro.iss.it). Le regioni meridionali come la Campania presentano tassi di adolescenti sovrappeso/obesi superiori al 25-30%, con la Puglia al 27%, mentre in alcune regioni del Nord (es. Trentino Alto Adige) tali valori scendono sotto il 15% (epicentro.iss.it). In generale, almeno 1 adolescente su 4 nel Mezzogiorno risulta in eccesso di peso, a fronte di quote sensibilmente inferiori nelle regioni settentrionali.
Il Progetto Scuola della Fondazione Foresta ETS, partito lo scorso ottobre a Padova, ha coinvolto quasi seimila studenti delle scuole superiori. I dati raccolti confermano un quadro preoccupante: i giovani maschi sono più frequentemente obesi rispetto alle coetanee (18% vs 12%), e questa forbice è sempre più ampia rispetto a 8 anni fa quando la differenza era di soli due punti percentuali. Le conseguenze sulla salute non sono trascurabili e includono certamente le disfunzioni sessuali (già il 20% degli obesi dichiara di avere almeno una disfunzione sessuale già a 18 anni, contro meno del 10% dei coetanei normopeso), ma anche i tipici fattori di rischio cardiovascolare dell’adulto, come ipertensione, iperglicemia e ipercolesterolemia.
Uno studio condotto dall’equipe del prof. Foresta in collaborazione col prof. Andrea Di Nisio dell’Università Pegaso, su oltre 100 ragazzi italiani tra 11 e 14 anni, nell’ambito di un progetto di prevenzione dell’obesità e della salute andrologica e pubblicato sulla rivista internazionale Endocrine, ha mostrato dati preoccupanti.
Quasi la metà del campione era in sovrappeso o obeso. Un elemento chiave emerso è la diffusa carenza di vitamina D: Il 92% dei ragazzi obesi e il 76% dei normopeso risultavano avere livelli insufficienti. Tale carenza si è rivelata essere un indicatore indipendente di accumulo di fattori di rischio cardiovascolare, anche nei soggetti normopeso. In condizioni di ipovitaminosi D, cioè con livelli inferiori a 30 ng/ml, la probabilità di presentare almeno un fattore di rischio risultava aumentata del 31% nella popolazione totale e del 41% tra i ragazzi in eccesso ponderale. Nei casi di carenza grave (inferiore a 20 ng/ml), il rischio risultava addirittura raddoppiato.
“Questo studio dimostra che l’obesità adolescenziale espone i ragazzi, già in tenera età, a fattori di rischio cardiometabolico, che se non corretti nell’adulto possono svilupparsi precocemente in patologie cardiovascolari severe, per non parlare del rischio di ipogonadismo ed infertilità, confermato già da diversi studi che mostrano come la funzionalità testicolare del giovane obeso sia già alterata e si mantenga tale durante tutto la fase di sviluppo sessuale dell’adolescenza” conclude Foresta.
Lo studio, illustrato a Lecce presso il Mercure Hotel President, nelle giornate del 9 e del 10 maggio all’interno del XVIII convegno di endocrinologia e medicina della sessualità sul tema “Obesità, osteoporosi, infertilità: un complesso sindromico dilagante” dimostra come queste tre patologie sono frequentemente interconnesse, soprattutto nel maschio infertile e indipendentemente dall’invecchiamento. Basti pensare che quasi il 50% dei giovani infertili è infatti obeso, ipogonadico e presenta una ridotta densità dell’osso, prodromica all’osteoporosi.