Minori

  • Legge sui servizi digitali: il Consiglio e il Parlamento europeo raggiungono un accordo per un ambiente online più sicuro

    Una tappa importante nella transizione digitale dell’Unione è stata segnata con l’accordo politico provvisorio riguardante la legge sui servizi digitali raggiunto tra la presidenza del Consiglio e il Parlamento europeo.

    La legge sui servizi digitali, che consente di sancire il principio secondo cui ciò che è illegale offline deve esserlo anche online, mira a proteggere lo spazio digitale dalla diffusione di beni, contenuti e servizi illegali e a garantire la protezione dei diritti fondamentali degli utenti.

    La legge sui servizi digitali si applica a tutti gli intermediari online che prestano servizi nell’Unione. Gli obblighi imposti sono proporzionati alla natura e alla portata dell’impatto intermediario in questione, in particolare in funzione del numero di utenti che utilizzano il servizio. Le piattaforme di dimensioni molto grandi o i motori di ricerca di dimensioni molto grandi saranno pertanto soggetti a obblighi più rigorosi a seconda del numero di utenti che utilizzano i loro servizi.

    Ambito di applicazione

    La legge sui servizi digitali stabilisce un quadro giuridico orizzontale e si applica ai servizi intermediari quali quelli offerti da prestatori di servizi di hosting, motori di ricerca, piattaforme e mercati online. Nell’ambito di questi servizi intermediari, tra le piattaforme e i motori di ricerca online di dimensioni molto grandi si opera una distinzione quando tali servizi sono utilizzati da oltre 45 milioni di utenti attivi al mese nell’UE.

    Al fine di salvaguardare lo sviluppo delle start-up nel mercato interno, il Consiglio e il Parlamento europeo hanno convenuto che le microimprese e le piccole imprese con meno di 45 milioni di utenti attivi al mese nell’UE sono esentate da alcuni nuovi obblighi.

    Governance

    Per garantire un’attuazione efficace e uniforme degli obblighi della legge sui servizi digitali, il Consiglio e il Parlamento hanno deciso di conferire alla Commissione il potere esclusivo di vigilare sulle piattaforme e sui motori di ricerca di dimensioni molto grandi per quanto riguarda gli obblighi specifici a questo tipo di operatori.

    I principali operatori digitali saranno quindi controllati a livello europeo grazie allo sviluppo di competenze in seno alla Commissione e in collaborazione con gli Stati membri. In tal modo sarà garantita una risposta efficace e uniforme ai rischi sistemici posti da tali operatori di dimensioni molto grandi. Questo modello di governance preserva il principio del paese d’origine che si applica a tutti gli altri intermediari di servizi e agli altri obblighi stabiliti dalla legge sui servizi digitali.

    Per finanziare le attività di vigilanza della Commissione europea sugli operatori di dimensioni molto grandi, il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo provvisorio per creare un meccanismo di commissioni annuali da imporre a tali operatori, direttamente collegato ai compiti della Commissione.

    Mercati online

    I colegislatori hanno convenuto di rafforzare gli obblighi relativi ai mercati online nell’ambito della legge sui servizi digitali. In effetti, considerato il ruolo importante svolto da tali operatori nella vita quotidiana dei cittadini europei, la legge sui servizi digitali impone ai mercati un dovere di diligenza nei confronti dei venditori i cui prodotti o servizi sono messi in vendita sulla loro piattaforma online.

    Al fine di limitare la diffusione di contenuti illegali, i mercati online devono compiere i massimi sforzi per verificare la corretta fornitura di informazioni da parte dei venditori prima di autorizzarli a vendere online. I mercati dovranno inoltre raccogliere e mostrare le informazioni sui prodotti e i servizi venduti, come la marca e la conformità al diritto dell’Unione, al fine di garantire che i consumatori siano adeguatamente informati.

    Rischi sistemici delle piattaforme e dei motori di ricerca di dimensioni molto grandi

    Data l’importanza degli operatori di dimensioni molto grandi nella vita quotidiana dei cittadini europei e dell’Unione in generale, la legge sui servizi digitali introduce l’obbligo per tali operatori di analizzare i rischi sistemici che generano e di mettere in atto misure per ridurre i rischi individuati.

    Tale analisi è effettuata annualmente e, grazie alla supervisione unificata di questi operatori da parte della Commissione europea, consente un monitoraggio continuo per ridurre i rischi di: i) diffusione di contenuti illegali; ii) effetti negativi sui diritti fondamentali come la libertà di espressione e di informazione; iii) manipolazione dei loro servizi a scapito dei processi democratici e della sicurezza pubblica; iv) effetti negativi in relazione alla violenza di genere e alla protezione dei minori e gravi conseguenze sulla salute fisica o mentale degli utenti.

    Interfacce fuorvianti

    Tenuto conto dell’obiettivo di proteggere gli utenti online, i colegislatori hanno convenuto di vietare le interfacce fuorvianti e i metodi finalizzati a indurre in errore gli utenti per le piattaforme e le interfacce online designate nell’ambito della legge sui servizi digitali, come le interfacce relative alla segnalazione di presunti contenuti illegali da parte di un utente.

    Sistemi di raccomandazione

    Data l’importanza dei sistemi di raccomandazione nell’esperienza degli utenti online, il Parlamento e il Consiglio hanno convenuto di stabilire requisiti di trasparenza per i parametri dei sistemi di raccomandazione al fine di migliorare l’informazione degli utenti e le loro possibili scelte. Ai sensi della legge sui servizi digitali, le piattaforme e i motori di ricerca di dimensioni molto grandi dovranno obbligatoriamente offrire agli utenti un sistema di raccomandazione dei contenuti che non sia basato sulla loro profilazione.

    Gestione delle crisi

    Nel contesto dell’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina e in particolare delle conseguenze sulla manipolazione delle informazioni online, i colegislatori hanno convenuto di includere un nuovo articolo che introduce un meccanismo di risposta alle crisi.

    Tale meccanismo sarà attivato da una decisione della Commissione su raccomandazione del comitato dei coordinatori nazionali dei servizi digitali e consentirà di analizzare l’impatto dell’attività delle piattaforme e dei motori di ricerca di dimensioni molto grandi sulla crisi in questione, come pure le misure proporzionate ed efficaci da attuare nel rispetto dei diritti fondamentali.

    Tutela dei minori online

    Diverse disposizioni della legge sui servizi digitali consentono la tutela dei minori online. Le piattaforme accessibili ai minori dovranno mettere in atto misure di protezione particolari per garantire la sicurezza dei minori online, specie quando sono a conoscenza del fatto che l’utente è un minore; alle piattaforme sarà fatto divieto di presentare ai minori messaggi pubblicitari mirati derivanti dall’uso dei loro dati personali quali definiti nel diritto dell’UE.

    Nel dicembre 2020 la Commissione europea ha presentato due proposte legislative nell’ambito di un pacchetto volto a regolamentare il settore digitale: la legge sui servizi digitali e la legge sui mercati digitali.

    La legge sui servizi digitali e la legge sui mercati digitali costituiscono i due pilastri di una regolamentazione digitale che rispetta i valori europei e il modello europeo; tali regolamenti definiscono insieme un quadro adeguato allo sviluppo economico dei giganti del digitale e alla protezione dei loro utenti.

    Il 24 marzo è intervenuto un accordo politico provvisorio tra il Consiglio e il Parlamento e oggi si è giunti a un accordo politico provvisorio riguardante la legge sui servizi digitali.

    L’accordo politico provvisorio odierno deve essere approvato dal Consiglio e dal Parlamento europeo prima di passare alle fasi formali della procedura di adozione di ciascuna istituzione.

    È stato raggiunto un ambizioso accordo provvisorio sul termine per l’entrata in applicazione della legge sui servizi digitali, poiché le disposizioni sulle piattaforme e sui motori di ricerca di dimensioni molto grandi che hanno il maggiore impatto sulla protezione degli utenti si applicheranno entro XX mesi, mentre le restanti disposizioni entreranno in vigore entro 12-18 mesi dall’entrata in vigore della legge sui servizi digitali.

    Fonte: Comunicato stampa del Consiglio europeo

  • Giornata europea per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e gli abusi sessuali: rendere veramente sicura la cerchia di fiducia dei minori

    La Giornata europea 2021 per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e gli abusi sessuali, che si celebra il 18 novembre, è volta a garantire che la cerchia di fiducia dei minori sia veramente sicura. La stragrande maggioranza degli abusi sessuali sui minori avviene nella loro cerchia di fiducia, fatto che rende particolarmente difficile rivelare e superare l’abuso. Le restrizioni imposte per contenere la diffusione della pandemia di COVID-19, confinando i minori a casa con i loro aggressori, hanno contribuito ad aggravare la situazione.

    La Commissione ribadisce la sua determinazione a prevenire e combattere lo sfruttamento e gli abusi sessuali sui minori. All’inizio di quest’anno sono entrate in vigore norme provvisorie sulle misure volontarie di rilevamento da parte dei fornitori di servizi online. Tali misure svolgono un ruolo importante, in quanto permettono di individuare e soccorrere le vittime e di ridurre la diffusione della pedopornografia, contribuendo nel contempo all’identificazione degli autori dei reati, alle indagini e alla prevenzione della criminalità.

    La Commissione sta inoltre istituendo una rete di prevenzione destinata ad operatori e ricercatori per aiutare gli Stati membri dell’UE a mettere in atto misure di prevenzione utilizzabili, rigorosamente valutate ed efficaci per ridurre la diffusione degli abusi sessuali su minori nell’UE. Come annunciato nella strategia dell’UE per una lotta più efficace contro gli abusi sessuali su minori, la Commissione proporrà presto una nuova legislazione globale con garanzie dettagliate contro tali abusi online e offline.

    La Commissione sta inoltre valutando la possibilità di istituire un centro europeo per la prevenzione e la lotta contro gli abusi sessuali sui minori. Altre iniziative future includono un invito a presentare progetti finalizzati a migliorare la prevenzione, il sostegno alle vittime e le soluzioni tecnologiche per combattere tali abusi.

    Fonte: Commissione europea

  • Ai lettori: leggere e valutare

    Una coppia ordina un figlio da madre surrogata, nasce una bambina, poi i coniugi cambiano idea e l’abbandonano, possono essere i bambini il giocattolo dei grandi? …I migranti continuano ad arrivare sulle nostre coste e ai confini della Polonia i profughi, nel freddo dell’inverno, sono respinti con gli idranti, fino a quando sarà accettabile che l’Europa non sia capace di intervenire e di collocare i migranti con quote per ogni Stato europeo? …La libertà degli italiani vaccinati conta meno di quella di coloro che sfilano, protestano e si assembrano senza mascherina? …Chi rimborserà gli italiani delle spese sanitarie, pagate con le nostre tasse, per i costosi ricoveri in rianimazione di chi ha rifiutato, senza valido motivo, il vaccino? …E chi ci rimborserà del reddito di cittadinanza, decine di milioni di euro, pagati a furfanti ed imbroglioni per mancanza di controlli prima di elargire il sussidio? Cosa si sta facendo per impedire che nelle coppie transnazionali un genitore possa sottrarre i figli all’altro genitore, cosa fa l’Italia per difendere i bambini italiani portati con la frode all’estero? …E cosa si fa per impedire che avvengano ancora tragedie come quella di Matias assassinato dal padre che gli ha squarciato la gola? Domande e ancora domande senza risposta.

  • Scuola e famiglia insieme per insegnare sin da piccoli ad usare la Rete in maniera consapevole

    Da più parti, ed ormai da tempo, sociologi e studiosi evidenziano come l’eccessivo uso della rete e dei social, specie da parte dei più giovani, adolescenti e bambini, porta a gravi problemi con conseguenze comportamentali che possono stravolgere la crescita armonica e corretta ed avere valenze negative anche sulla società. Il governo cinese, sempre attento nell’espandere il suo mercato nel mondo, è però altrettanto attento nel mettere in essere iniziative che impediscano i risvolti negativi che l’eccessivo, spesso ossessivo, uso di giochi virtuali ha sui ragazzi. Così in Cina si arriva all’eccesso opposto consentendo l’uso dei videogiochi per poche ore alla settimana. Certo un regime dittatoriale usa un sistema estremo ma è noto che ormai da anni troppi adolescenti, proprio a cominciare dalla Cina, erano diventati schiavi della rete tanto che sono stati creati luoghi appositi per rieducarli. La dipendenza patologica da internet è ormai riconosciuta in tutto il mondo. Alcuni esperti sostenevano anni fa che la rete avrebbe aiutato le persone a distrarsi dai problemi legati alla mancanza di lavoro e di altre gratificazioni. In effetti internet, l’unica cosa al mondo che non ha regole, si è tramutato da strumento di libertà e di conoscenza in strumento troppe volte al servizio di interessi criminali e comunque ha tramutato le persone da fruitori consapevoli di un servizio in veri schiavi. Già dal 2009 in Italia era stato aperto a Roma un ambulatorio per curare la dipendenza da internet e da allora le cose sono nettamente peggiorate con troppe persone che si isolano con il loro pc o che indirizzano messaggi violenti che si propagano alla velocità della luce per poi tramutarsi in azioni devastanti. Curare la malattia è giusto e necessario ma si dovrebbe prevenire oltre che curare. Fin dalla scuola elementare bisognerebbe cominciare ad insegnare l’uso consapevole della rete, spiegare i pericoli e le insidie, aiutare a capire come si decodificano i messaggi. Un’educazione a scuola che deve essere supportata dalla famiglia dove spesso i genitori consegnano a piccoli di appena un anno, per distrarli e tenerli tranquilli, il loro smartphone. Ai pediatri allora il compito di insegnare ai genitori quanto sia pericoloso imparare ad usare uno strumento senza conoscerne i pregi, i difetti, i pericoli.

  • Adolescenti e serie tv

    Si intitola Adolescenti e serie tvPerché piacciono e come influenzano la visione del mondo il webinar gratuito e aperto a chiunque voglia partecipare, con la prof.ssa Stefania Garassini, che si svolgerà mercoledì 20 ottobre alle ore 21.

    Dal giorno successivo la registrazione integrale dell’evento sarà disponibile ma riservata agli iscritti a Schola Palatina. Per iscriversi basta cliccare sul seguente link: https://www.scholapalatina.it/courses/incontro-con-stefania-garassini/?utm_source=ActiveCampaign&utm_medium=email&utm_content=%5BWebinar+gratuito+con+Stefania+Garassini+-+20+ottobre+2021+-+ore+21&utm_campaign=SP+-+webinar09-+20%2F10%2F2021+%23LINKCORRETTO-+12+ottobre

    Stefania Garassini è giornalista, docente universitaria e mamma di tre figlie. È autrice di “Smartphone. 10 ragioni per non regalarlo alla prima Comunione (e magari neanche alla Cresima)” (Ares, 2019), curatrice di “Clicco quindi educo. Genitori e figli nell’era dei social network” (ETS 2018) oltre che di altre pubblicazioni che indagano il rapporto tra media digitali, educazione e cultura. Scrive per il quotidiano Avvenire e per il mensile Domus. È presidente della sezione milanese di Aiart, associazione nazionale che promuove l’uso consapevole dei media. Insegna Content Management e Digital Journalism all’Università Cattolica di Milano. È responsabile editoriale del sito www.orientaserie.it, realizzato da Aiart in collaborazione con il Corecom Lombardia e il Master in International Screenwriting and Production dell’Universita’ Cattolica di Milano. Il sito ospita recensioni di serie tv evidenziandone gli aspetti educativi ed è rivolto in particolare a genitori e insegnanti.

  • 152 milioni di fratelli

    Tanti sono stimati dall’UNICEF nel 2020 i fratelli di Iqbal Masih.

    Perché tanti sono stimati i bambini che vengono ancora sfruttati nel Mondo per lavorare in condizioni di dispotica disumanità e malnutrizione, spesso anche incatenati in luoghi di lavoro malsani e molto pericolosi. Iqbal fu uno di loro. Fu perché morì il 16 aprile del 1995 a soli dodici anni in seguito ad un colpo di fucile sparatogli alla schiena mentre andava in bicicletta con due suoi amici.

    Iqbal il cui nome in arabo significa “prosperità”, “buona fortuna”, nasce nel 1983 a Muridke, un piccolo villaggio nei sobborghi di Lahore in Pakistan da una famiglia che versava in disperate condizioni economiche. A tre anni e mezzo lavorava in una fornace vicino casa e a quattro anni fu “prestato” dal padre ad un commerciante di tappeti per estinguere un debito contratto poco tempo prima. Nonostante il bambino lavorasse fino a quattordici ore al giorno e per sei (e a volte anche sette) giorni alla settimana, il debito sembrava non estinguersi mai. Malnutrito, umiliato e picchiato quotidianamente, Iqbal riuscì a fuggire una prima volta all’età di nove anni ma fu ritrovato solo poche ore dopo dalla polizia (grazie ai soliti ruffiani) e riportato subito al suo “datore di lavoro” (d’ora in poi “il padrone” o “l’aguzzino”) che lo incatenò al macchinario dove era solito lavorare. Le punizioni erano tante e molto severe. A volte, come raccontava Iqbal, venivano costretti a stare sotto il sole dentro un recipiente di metallo senza né mangiare né bere. “Sono finito due volte dentro a quel recipiente: una volta da solo ed un’altra insieme ad un ragazzo malato di polmoni, che dopo qualche giorno morì senza che nessuno avesse chiamato un medico per curarlo”. Lo stesso anno, siamo nel 1993, insieme ad altri bambini, riesce ad allontanarsi dalla fabbrica per qualche ora per partecipare ad una manifestazione organizzata a Lahore dal Fronte di Liberazione dal Lavoro Forzato (BLLF – Bonded Labour Liberation Front). Rientrato in fabbrica, si rifiutò di continuare a lavorare nonostante venisse continuamente e violentemente picchiato. Il “padrone” iniziò a minacciare anche la sua famiglia al punto da costringerla ad abbandonare il villaggio. Fra le minacce arrivò persino a sostenere che il debito anziché diminuire (dopo 5 anni di sfruttamento del bambino!!!) era piuttosto aumentato e di molto per via delle spese di vitto, alloggio e per i tanti (a detta sua) errori di lavorazione dei tappeti. La protesta di Iqbal fu così decisa che riuscì a lasciare il suo aguzzino per essere ospitato presso una struttura gestita dal Fronte di Liberazione (il BLLF). Per lui si trattò della fine di un incubo, ma non riusciva comunque ad accettare l’idea che milioni di altri bambini nel mondo vivessero in queste  disumane condizioni. Così, dopo diversi giorni di riposo ed una alimentazione più adeguata per cercare di recuperare un minimo di forze (il suo corpo rimase segnato comunque dalla malnutrizione e dalle posizioni imposte dal duro lavoro al telaio) si mise a studiare e a disposizione per viaggiare in tutto il Mondo per smuovere l’opinione pubblica sui diritti negati a milioni di bambini come lui per produrre beni (spesso inutili) di consumo. Grazie alle sue denunce di sfruttamento centinaia di fabbriche di tappeti in Pakistan vennero chiuse contribuendo alla liberazione dalla schiavitù di migliaia di bambini. Una volta raccontò che il suo più grande desiderio era quello di poter ritornare presso la casa della nonna che stava vicino al mare perché gli piaceva tanto giocare sulla spiaggia. Per la sua morte si parlò di un tragico incidente. Ad ognuno le sue responsabilità (e le sue colpe). Ad Iqbal tutta la nostra ammirazione e gratitudine.

    Se ancora oggi nel mondo vengono stimati circa 152 milioni di schiavi bambini le cause non vanno di certo solo ricercate nelle singole comunità o nazioni dove il problema è più presente (nota: in Italia nel 2013 sono stati stimati circa 260.000 minori tra 7 e 15 anni con una qualche esperienza di lavoro illegale).

    Fondamentale, infatti, è chiedersi cosa producono questi bambini sfruttati e dove vengono commercializzati questi prodotti. La richiesta di risorse minerarie e di alimenti, manufatti e prodotti di largo consumo a basso costo in questi anni è decuplicata. Miniere, cave, fornaci, vetrerie, concerie, campi di banane, caffé, cacao, laboratori e industrie tessili, plastiche, etc sono luoghi pieni di milioni bambini sfruttati e malnutriti a cui si devono aggiungere i milioni di bambini sfruttati e abusati sessualmente nell’industria del turismo sessuale mondiale.

    Se c’è la richiesta nasce l’offerta. Questo è quello che ci insegnano a scuola quando si parla della “mano invisibile” del mercato. Ma questa “mano” era invisibile nel 1800 ma oggi non lo è più. Oggi sappiamo che dietro ad un cellulare, ad un computer, ad una tazzina di caffé o ad una tavoletta di cioccolata, ad un paio di jeans, ad una T-shirt, ad un paio di scarpe da ginnastica, ad un peluche per neonati, ad un qualsiasi gadget o come dietro a centinaia di altri prodotti ci può essere sfruttamento umano e/o animale e comunque sempre ambientale.

    Allora se Iqbal è stato davvero un bambino coraggioso e a cui tutti dobbiamo qualcosa (perché dopo di lui comunque il mondo è stato un luogo migliore di quello che lui aveva trovato o meglio, che noi gli avevamo fatto trovare) noi oggi sappiamo che per contribuire anche al miglioramento delle condizioni di milioni di bambini sfruttati in tutto il mondo possiamo fare qualcosa ogni volta che decidiamo di acquistare e (ancor meglio) di non acquistare un prodotto inutile e comunque di cui la provenienza e produzione non è garanzia di rispetto e diritti dei lavoratori. Informiamoci e, dove esistono, leggiamo bene le etichette. Al contempo, dobbiamo certamente contribuire a richiedere che questi diritti vengano estesi in ogni Paese del mondo con il quale intessiamo rapporti culturali e commerciali. Domanda e offerta. Se la domanda di un prodotto è relegata solo al suo prezzo non ci meravigliamo se anche in occidente tante aziende non riescono più a sostenere i costi del lavoro esportando le loro produzioni dove i lavoratori sono sottopagati (quando va bene) e sfruttati. Pena. Il coraggio di rinunciare e/o di boicottare. La somma di tutti i nostri eccessivi e scriteriati consumi sta contribuendo, non solo a depauperare il pianeta ma anche allo sfruttamento di milioni di esseri umani e allo snaturamento della natura umana per vile denaro. Perché arrivare a sfruttare, incatenare, malnutrire un bambino (un bambino!), come anche un animale, non può e non deve essere cosa di questo mondo. Ora che la mano non è più “invisibile” non possiamo fare finta di niente.

    A voi americani piacciono i tappeti, le coperte, gli asciugamani a poco prezzo che noi produciamo […] Io mi appello a voi affinché fermiate le persone dall’usare i bambini come manodopera, perché i bambini hanno bisogno di una matita e non di strumenti da lavoro

    Tratto da un discorso di Iqbal Masih (1983 – 1995) tenuto a Boston nel 1994.

  • Achtung, binational babies: Perché Hitler influenza ancora oggi l’educazione dei bambini-Parte 3

    Proponiamo questa settimana la terza ed ultima parte della traduzione di un interessante inchiesta di Anne Kratzer, pubblicata un paio di anni fa in Germania. La prima parte si trova qui: https://www.ilpattosociale.it/rubriche/achtung-binational-babies-perche-hitler-influenza-ancora-oggi-leducazione-dei-bambini-parte-1/ e la seconda qui: https://www.ilpattosociale.it/rubriche/achtung-binational-babies-perche-hitler-influenza-ancora-oggi-leducazione-dei-bambini-parte-2/

    Avevamo analizzato le ricerche sulle conseguenze dell’educazione tedesca nel periodo nazista (Johanna Haarer Die deutsche Mutter und ihr erstes Kind (La madre tedesca e il suo primo figlio), riscontrabili ancora oggi nella cittadinanza di quel paese. Il principio di Johanna Haarer era quello di non dare attenzione al bambino quando esso la richiede. Ma un neonato dispone solo di gesti e mimica per comunicare, pertanto, se non ottiene nessuna reazione, imparerà che le sue comunicazioni espressive non hanno nessun valore. I neonati provano inoltre una paura mortale quando sentono la fame o la solitudine e quando non vengono tranquillizzati da chi li accudisce. Nel peggiore dei casi tali esperienze possono in seguito provocare un trauma da attaccamento che rende difficile più tardi nella vita a queste persone tessere relazioni con gli altri.

    Ancora prima di pubblicare la sua “bibbia dell’educazione”, Johanna Haarer aveva già scritto per alcuni giornali sul tema della cura dei bambini e in seguito pubblicò altri libri, tra cui Mutter, erzähl von Adolf Hitler (Madre, racconta di Adolf Hitler), una sorta di favola intrisa di antisemitismo e anticomunismo in forma comprensibile ai bambini, e Unsere kleinen Kinder (I nostri bambini piccoli), un’altra guida per genitori. Dopo il periodo nazista, la donna originaria di Monaco di Baviera, fu internata per un anno e mezzo. Secondo due delle sue figlie, rimase comunque un’entusiasta nazionalsocialista fino alla sua morte sopravvenuta nel 1988. Non solo la sua personale visione educativa sopravvisse al Terzo Reich, ma anche la sua opera principale Die deutsche Mutter und ihr erstes Kind (La madre tedesca e il suo primo figlio), che rimase in circolazione ancora per molto tempo. Dalla pubblicazione alla fine della guerra il libro vendette 690.000 copie, promosse dalla propaganda nazista. Ma anche dopo la guerra, in una versione epurata dal gergo nazista più grossolano, ne vendette altrettante. Nel 1987 il totale delle vendite era di 1,2 milioni di copie.

    Di generazione in generazione

    Questi numeri mostrano quanto fascino avesse ancora nel dopoguerra la visione del mondo secondo la Haarer. Innanzi tutto bisogna chiedersi perché le madri implementarono un approccio così innaturale. “Non erano tutte d’accordo”, sostiene Hartmut Radebold. Lo psichiatra, psicoanalista e scrittore, studiò a fondo la generazione dei bambini di guerra. Egli presume che la guida educativa della Haarer abbia avuto un’influenza in particolare su due gruppi: sui genitori che si identificavano fortemente con il regime nazista, e sulle giovani donne che – spesso a causa della prima guerra mondiale – provenivano da famiglie distrutte e quindi non sapevano cosa e come fosse una buona relazione. Se inoltre si ritrovavano sole, perché i mariti stavano combattendo al fronte, erano anche sopraffatte e insicure, e quindi particolarmente ricettive nei confronti della propaganda educativa della Haarer.

    Inoltre anche prima del 1934 un’educazione estremamente rigorosa era già pratica comune in Prussia. Grossmann ritiene che solo una cultura con una certa precedente inclinazione verso queste idee di durezza e di imposizioni avrebbe potuto attuare cose del genere. Questo coinciderebbe anche con i risultati degli studi effettuati negli anni ’70, che indicano, per esempio, che a Bielefeld in quel periodo circa un bambino su due mostrava un comportamento di attaccamento insicuro, mentre a Ratisbona, nella Germania meridionale, che non è mai appartenuta alla sfera di influenza prussiana, nemmeno un bambino su tre.

    Per valutare quanto è sicuro il legame tra madre o padre e bambino, Grossmann e altri ricercatori usano spesso lo Stranger Situations Test (experiments on attachment quality) sviluppato dalla psicologa statunitense Mary Ainsworth. In tale esperimento, una madre entra in una stanza con il suo bambino e lo mette a sedere con un giocattolo vicino. Dopo 30 secondi si siede su una sedia e legge una rivista. Dopo non più di due minuti, suona un segnale per ricordare alla madre di incoraggiare il bambino a giocare, in caso non lo stia già facendo. A ulteriori intervalli, da uno a tre minuti, si svolgono poi le seguenti scene: una donna sconosciuta appare nella stanza e tace, poi le due donne parlano tra loro, la sconosciuta si occupa del bambino, la madre mette la sua borsetta sulla sedia e lascia la stanza. Dopo poco la madre torna nella stanza e la sconosciuta se ne va. Poco dopo se ne va anche la madre, lasciando il bambino da solo. Dopo alcuni minuti la sconosciuta torna nella stanza e si occupa del bambino, solo dopo arriva la madre.

    Gli studiosi dell’attaccamento hanno osservato attentamente il comportamento del bambino. Se è brevemente irritato e piange nella situazione di separazione, ma si calma velocemente, si considera che abbia un saldo rapporto di attaccamento. Se non si calma – oppure non reagisce per niente alla scomparsa della mamma – si considera che abbia un rapporto di attaccamento insicuro. Grossmann ha fatto il test in diversi contesti culturali. Durante le osservazioni lo studioso ha constatato che in Germania, diversamente da altri paesi occidentali, un numero particolarmente elevato di adulti sarebbe positivamente impressionato dal fatto che i bambini non reagiscano alla scomparsa della mamma o della principale persona di riferimento. I genitori percepiscono tale comportamento come quello di una personalità “indipendente”. 

    Come i genitori così i bambini

    Tali studi suggeriscono inoltre che i bambini, una volta divenuti adulti e genitori a loro volta, trasmettano inevitabilmente questo tipo di relazione dell’attaccamento alla generazione successiva. In uno degli studi compiuti, Grossmann e colleghi hanno anche osservato lo stile di attaccamento dei genitori dei bambini osservati, con l’aiuto di interviste realizzate quattro o cinque anni dopo aver effettuato lo Stranger Situation Test. Nella loro valutazione, gli studiosi hanno incluso non solo il contenuto delle risposte, ma anche le emozioni degli adulti durante l’intervista. Per esempio, i ricercatori hanno annotato anche tratti dei soggetti come l’abitudine a cambiare spesso argomento, dare solo risposte monosillabiche o generalizzare troppo, lodando i propri genitori senza descrivere situazioni specifiche. Il risultato della pubblicazione del 1988 fu che tra i 65 casi di genitori e figli analizzati, il tipo di relazione di attaccamento dei bambini corrispondeva a quello dei loro genitori con una frequenza dell’80%. Una meta-analisi pubblicata nel 2016 dal gruppo di ricercatori guidati da Marije Verhage dell’Università di Amsterdam, che aveva analizzato i dati di 4.819 persone, confermò l’effetto della trasmissione del tipo di relazione di attaccamento da una generazione all’altra.

    In che modo esattamente i genitori trasmettano le esperienze negative della propria infanzia ai figli è ancora oggetto di varie teorie. Tuttavia è ormai riconosciuto che anche i fattori biologici possano avere un ruolo importante. Nel 2007, per esempio, Dahlia Ben-Dat Fisher della Concordia University di Montreal e i suoi colleghi constatarono che la prole di madri che erano state trascurate durante la loro infanzia mostrava al mattino livelli regolarmente più bassi dell’ormone dello stress, il cortisolo. I ricercatori interpretano questo fatto come un segno di elaborazione anormale dello stress.

    Nel 2016, un team guidato da Tobias Hecker dell’Università di Zurigo confrontò i bambini della Tanzania che avevano affermato di aver subito molta violenza fisica e psicologica con quelli che avevano riferito solo un piccolo abuso. Nel primo gruppo, constatarono non solo una maggiore incidenza di problemi medici, ma anche una metilazione anomala del gene che codifica la proteina proopiomelanocortina. Questo è il precursore di tutta una serie di ormoni, tra cui l’ormone dello stress adrenocorticotropina, che è prodotto nella ghiandola pituitaria. I modelli di metilazione del DNA alterati possono influenzare l’attività di un gene – e con ogni probabilità essere trasmessi di generazione in generazione. Gli studiosi osservarono questo fenomeno in dettaglio negli esperimenti sugli animali, ma il quadro è meno chiaro rispetto a quanto avvenga negli esseri umani.

    A livello comportamentale, si può trasmettere solo ciò che si conosce in termini di esperienza, spiega Grossmann. Per essere sicuri, i genitori possono consapevolmente confrontarsi con la propria esperienza di attaccamento e cercare di crescere i propri figli in modo diverso. “Ma nei momenti di stress, spesso si ricade nei modelli appresi e inconsci”, dice Grossmann. Forse è per questo che Gertrud Haarer, la più giovane delle figlie di Johanna Haarer, non volle mai avere figli. Criticò pubblicamente sua madre e, dopo una grave depressione, scrisse un libro sulla vita di sua mamma e sulle sue idee. La figlia stessa riconosce di essere stata a lungo una persona incapace di avvicinarsi agli altri e inoltre confessa di non avere memoria della sua infanzia. “Evidentemente sono stata talmente traumatizzata da pensare di non essere in grado di crescere dei bambini“, ha spiegato in un’intervista alla Bayerischer Rundfunk.

    Fonte: https://www.spektrum.de/news/paedagogik-die-folgen-der-ns-erziehung/1555862

    M.C.: Membro della European Press Federation

    Responsabile nazionale dello Sportello Jugendamt, Associazione C.S.IN. Onlus – Roma

    Membro dell’Associazione European Children Aid (ECA) – Svizzera

    Membro dell’Associazione Enfants Otages – Francia

  • La Commissione propone iniziative per tutelare i diritti dei minori

    La Commissione ha adottato la prima strategia generale dell’UE sui diritti dei minori, nonché una proposta di raccomandazione del Consiglio che istituisce una garanzia europea per l’infanzia, al fine di promuovere pari opportunità per i minori a rischio di povertà o di esclusione sociale. Per preparare entrambe le iniziative la Commissione, in associazione con le principali organizzazioni globali per i diritti dei minori, ha raccolto il parere di oltre 10 000 minori. Sei le aree tematiche e l’azione proposta.

    I minori come agenti di cambiamento nella vita democratica: la Commissione propone una serie di azioni, dalla produzione di testi giuridici adatti ai minori all’organizzazione di consultazioni con i minori nel contesto della conferenza sul futuro dell’Europa e dell’attuazione del patto per il clima e del Green Deal. Gli Stati membri dovrebbero da parte loro consentire la partecipazione dei minori alla vita civica e democratica.

    Il diritto dei minori di realizzare pienamente il loro potenziale indipendentemente dal loro contesto sociale: la Commissione intende istituire una garanzia europea per l’infanzia per combattere la povertà e l’esclusione sociale dei minori. Si occuperà, ad esempio, anche della salute mentale dei minori e aiuterà a sostenere un’alimentazione sana e sostenibile nelle scuole dell’UE. Si impegnerà inoltre per migliorare le norme sull’educazione e la cura della prima infanzia in tutta l’UE e per assicurare un’istruzione inclusiva di qualità.

    Il diritto dei minori di essere liberi dalla violenza: la Commissione proporrà testi legislativi volti a combattere la violenza di genere e la violenza domestica e formulerà raccomandazioni per prevenire le pratiche dannose nei confronti delle donne e delle ragazze. Gli Stati membri sono invitati a creare sistemi integrati di protezione dei minori e migliorarne il funzionamento, rafforzare la risposta nazionale alla violenza nelle scuole e adottare atti legislativi nazionali per porre fine alle punizioni corporali in tutti i contesti.

    Il diritto dei minori a una giustizia a misura di minore in quanto vittime, testimoni, indagati o imputati per la commissione di un reato, o parti in qualsiasi procedimento giudiziario. La Commissione contribuirà, ad esempio, alla formazione giuridica specializzata e collaborerà con il Consiglio d’Europa per attuare le linee guida del 2010 per una giustizia a misura di minore; gli Stati membri sono invitati a sostenere, fra l’altro, la formazione, e a sviluppare solide alternative all’azione giudiziaria, quali le alternative alla detenzione o la mediazione nei casi civili.

    Il diritto dei minori di navigare in sicurezza nell’ambiente digitale e di sfruttarne le opportunità: la Commissione aggiornerà la strategia europea per un internet migliore per i ragazzi; la proposta di legge sui servizi digitali mira a rendere sicura l’esperienza online. La Commissione invita gli Stati membri ad attuare efficacemente le norme sulla protezione dei minori contenute nella direttiva riveduta sui servizi di media audiovisivi e a favorire lo sviluppo delle competenze digitali di base dei minori. La Commissione esorta inoltre le imprese del settore delle TIC a lottare contro i comportamenti nocivi online e a rimuovere i contenuti illegali.

    I diritti dei minori nel mondo: i diritti dei minori sono universali e l’UE ribadisce il suo impegno a proteggerli, promuoverli e rispettarli in tutto il mondo e nei contesti multilaterali. Ad esempio, assegnerà il 10 % dei finanziamenti per gli aiuti umanitari all’istruzione nelle situazioni di emergenza e nelle crisi prolungate. La Commissione intende elaborare un piano d’azione per i giovani entro il 2022 per promuovere la partecipazione dei giovani e dei bambini a livello mondiale, e rafforzare le capacità di protezione dei minori nelle delegazioni dell’UE. La Commissione applica inoltre una politica di tolleranza zero nei confronti del lavoro minorile.

    Nel 2019 quasi 18 milioni di minori nell’UE (il 22,2 % dei minori) vivevano in famiglie a rischio di povertà o di esclusione sociale. Questa situazione genera un ciclo intergenerazionale di svantaggio, con effetti profondi e a lungo termine sui minori. La garanzia europea per l’infanzia mira a spezzare questo circolo vizioso e a promuovere le pari opportunità garantendo l’accesso a una serie di servizi fondamentali per i minori in stato di necessità (persone di età inferiore a 18 anni a rischio di povertà o di esclusione sociale).

    Nell’ambito della garanzia europea per l’infanzia, si raccomanda agli Stati membri di permettere ai minori bisognosi di accedere gratuitamente ed efficacemente a: educazione e cura della prima infanzia, ad esempio evitando la segregazione scolastica; istruzione e attività scolastiche, ad esempio fornendo attrezzature adeguate per l’insegnamento a distanza e organizzando gite scolastiche; almeno un pasto sano per ogni giornata scolastica; e assistenza sanitaria, ad esempio agevolando l’accesso a esami medici e programmi di screening sanitario. Tali servizi dovrebbero essere gratuiti e facilmente accessibili ai minori in stato di necessità.

    La Commissione raccomanda inoltre che gli Stati membri forniscano ai minori bisognosi un accesso effettivo a un’alimentazione sana e a un alloggio adeguato: ad esempio, i minori dovrebbero ricevere pasti sani anche al di fuori della scuola e i minori senza fissa dimora e le loro famiglie dovrebbero avere accesso a un alloggio adeguato.

    Nell’individuare i minori in stato di necessità e nel formulare le misure nazionali, gli Stati membri dovrebbero tenere conto delle esigenze specifiche dei minori che provengono da contesti svantaggiati, come quelli senza fissa dimora, con disabilità, con situazioni familiari precarie, provenienti da contesti migratori, appartenenti a una minoranza etnica o che ricevono assistenza alternativa.

    L’UE mette a disposizione finanziamenti a sostegno di tali azioni nell’ambito del Fondo sociale europeo Plus (FSE+), che finanzia progetti destinati a promuovere l’inclusione sociale, lottare contro la povertà e investire nelle persone, nonché del Fondo europeo di sviluppo regionale, di InvestEU e del dispositivo per la ripresa e la resilienza.

    L’attuazione della strategia dell’UE sarà monitorata a livello nazionale e dell’Unione, e la Commissione riferirà sui progressi compiuti in occasione della riunione annuale del Forum europeo per i diritti dei minori. Alla fine del 2024 sarà svolta una valutazione della strategia, con la partecipazione di minori.

    La Commissione invita gli Stati membri ad adottare rapidamente la proposta di raccomandazione del Consiglio che istituisce una garanzia europea per l’infanzia. Entro sei mesi dalla sua adozione, i governi sono invitati a presentare alla Commissione piani d’azione nazionali sulle modalità di attuazione. La Commissione monitorerà i progressi compiuti attraverso il semestre europeo e pubblicherà, ove necessario, raccomandazioni specifiche per paese.

    Fonte: Commissione europea

  • Achtung, binational babies: la doppia faccia della giustizia familiare

    La settimana scorsa abbiamo illustrato come un trasferimento in Germania possa comportare la perdita dei figli, portando ad esempio il caso concreto di un papà italiano. Oggi vogliamo illustrare, sempre basandoci su storie vere e ben documentate, ciò che succede se invece è la mamma del bambino ad essere italiana e il padre è tedesco. L’inizio della vicenda non ha nulla di particolare, i due si conoscono in Italia, si innamorano, si sposano, dal loro amore nasce un bambino. Poi lui la convince a trasferirsi in Germania ed è così che tutta la famiglia si trova sottoposta alla giurisdizione tedesca. Lei, come la maggior parte delle persone, ovviamente non sa nulla del sistema familiare di quel paese, inoltre pensa che tutto ciò non la riguardi, perché loro tre sono una famiglia unita. Quando però il comportamento del marito cambia e lei scopre con orrore il passato, ed ora anche il presente nascosto dell’uomo che ha sposato, dovrà scoprire anche come funziona il sistema familiare tedesco. Il marito era tossicodipendente ed è ora ricaduto nella dipendenza, ecco il motivo del suo cambiamento. La vita in comune si fa insostenibile e per tutelare sia se stessa che il bambino, si separa. Resta in Germania e continua a far frequentare al figlio il padre, cercando di nascondere al piccolo la triste dipendenza. Si adopera in tutti i modi affinché il piccolo continui a guardare il padre come il suo eroe, affinché i legami con la famiglia paterna si mantengano forti, affinché loro due genitori continuino a dialogare per il bene del bimbo. Lui si dimostra riconoscente nei confronti della moglie, lodandola spesso per come educa il bambino e per come ha imparato a gestire la sua vita in un paese straniero. Sembrerebbe che i due adulti siano riusciti in modo lucido e responsabile a gestire la nuova situazione e, tra un ricovero in clinica e l’altro, la famigliola si incontra per far sì che papà e figlio si vedano, ma i due non restano mai da soli, bensì sempre con almeno un membro della famiglia paterna presso cui la mamma porta il bambino. Ma quest’uomo, questo padre, mentre da un lato continua a dire e scrivere alla moglie quanto apprezza il suo operato, dall’altra la trascina in tribunale, sostenuto da un’avvocatessa decisa a far passare questa mamma per una, come oggi si dice, “madre malevola”.

    Poiché non le si può oggettivamente rimproverare nulla e per fare in modo che la sua accondiscendenza vacilli, le si chiede di dar via a degli incontri in cui padre e bambino restino da soli. Di fronte ai problemi del marito, la donna non se la sente di avvallare tale modalità e chiede con forza la presenza di una terza persona che si prenda la responsabilità di quanto potrebbe accadere o meglio, che impedisca si concretizzino situazioni problematiche. Lei non vuole assolutamente essere sempre presente, ma chiede che gli incontri si svolgano con un parente (della famiglia paterna, visto che la sua è in Italia!) o con la persona che il giudice vorrà designare ed alla quale conferirà la responsabilità degli incontri. Il padre è unanimemente riconosciuto come affetto da dipendenza da sostanze e, secondo quanto scrive la sua stessa avvocata, in maniera irreversibile ed è forse per questo che nessuno vuole assumersi tale responsabilità. Il giudice non è stato fino ad ora in grado di nominare nessuno che svolga questo ruolo e le udienze in tribunale continuano. In quelle aule si procede lentamente ma inesorabilmente al capovolgimento dei fatti: il problema non è più il padre con dipendenze che entra ed esce dalle cliniche, ma la madre italiana che impedirebbe il rapporto padre-figlio. La spiegazione sintetica di quanto accade è una sola: la mamma è italiana e il padre è tedesco e questa è la giustizia equa e giusta del 2021 in Germania, Europa.

    Contatto in caso di necessità: sportellojugendamt@gmail.com

  • L’infanzia negata

    In molte occasioni, anche se non a sufficienza, organi di stampa, politici ed esponenti di mondi culturali ed associativi si sono occupati dell’infanzia negata ai milioni di bambini che, in troppi paesi del mondo, sono costretti a lavorare invece di giocare e andare a scuola. Milioni di bambini che soffrono la fame o che muoiono per malattie che altrove sono state debellate da tempo. Bambini che con il loro lavoro arricchiscono multinazionali, che non saranno mai donne e uomini con tutte le opportunità, o almeno le speranze, di coloro che hanno potuto studiare e che, attraverso il gioco, hanno appreso nozioni e sfumature, capacità di socializzare che poi saranno utili da adulti. Bambini costretti a diventare combattenti, guerrieri in realtà dove il terrorismo e la violenza sono pane quotidiano. L’infanzia negata è un delitto consumato quotidianamente contro tanti bambini e diventa una catastrofe per l’intera umanità che resterà priva di tante donne e uomini che non potranno affrontare l’età adulta con esperienze positive.

    Ma l’infanzia non è negata solo nei paesi poveri o eternamente in conflitto, l’infanzia non è negata, avvilita, solo dall’obbligo, dalla necessità di lavorare quando si è ancora troppo piccoli, l’infanzia ormai è negata ovunque vi sia qualcuno che induce i bambini ad azioni, attività non adatte alla loro età, ovunque vi sia qualcuno che abusa della loro credulità, che tramuta atteggiamenti sbagliati in atteggiamenti comuni e di moda. L’infanzia è colpevolmente negata se un genitore, per appagare il proprio io, condivide che bambini piccoli si tramutino in fotocopie di star, modelle o personaggi ricchi di follower e capaci di produrre denaro facile e veloce, ovunque un genitore, per stare più tranquillo, abbandona nelle mani dei più piccoli strumenti che li portano a navigare dove è pericoloso per la loro stessa sicurezza. Genitori disattenti, insegnanti distratti, personaggi equivoci, o solo interessati al loro personale guadagno, trasformano l’infanzia in una caricatura dell’età adulta togliendo i tempi necessari alla crescita, le sicurezze che nascono dalla conoscenza, le emozioni ed i sentimenti che, per svilupparsi negli adulti, hanno bisogno che i bambini siano stati bambini. Ecco allora tutti gli episodi di bullismo e poi di violenza feroce, le ragazzine ed i ragazzini che si prostituiscono per un vestito o la ricarica del cellulare, le bambine che sfilano imbellettate e le ragazzine in abiti succinti che si compiacciono dei complimenti salaci degli adulti e le piattaforme, come Tik tok, dove ci si esibisce e dove manipolatori, o peggio pedofili, reclutano le ingenue vittime.

    L’infanzia negata, che vediamo ogni giorno nelle strade delle nostre città, all’uscita delle scuole, nelle denunce, spesso disattese, di chi il pericolo lo ha visto e lo vede, è responsabilità di tutti coloro che tacciono e ammiccano credendo che le mode siano più importanti del rispetto di noi stessi e del futuro dei nostri figli e nipoti.

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