100 opere, tra cui una delle versioni litografiche de L’Urlo. Milano, dopo 40 anni, ospita la mostra Munch il grido interiore, visitabile a Palazzo Reale, fino al 26 gennaio. La retrospettiva, promossa da Comune di Milano – Cultura con il patrocinio del Ministero della Cultura e della Reale Ambasciata di Norvegia a Roma, e prodotta da Palazzo Reale e Arthemisia in collaborazione con il Museo MUNCH di Oslo, celebra uno dei protagonisti indiscussi nella storia dell’arte moderna. Munch è stato, infatti, uno dei principali artisti simbolisti del XIX secolo ed è considerato un precursore dell’Espressionismo, oltre a essere un maestro nell’interpretare le ansie e le aspirazioni più profonde dell’animo umano.
Nel corso della sua lunga vita Edvard Munch realizzò migliaia di stampe e dipinti. Essendo tanto un uomo d’immagini quanto di parole, riempì fogli su fogli di annotazioni, aneddoti, lettere e persino una sceneggiatura per il teatro. L’esigenza di comunicare le proprie percezioni, il proprio ‘grido interiore’ lo accompagnò per tutta la vita, e la mostra milanese ruota attorno al ‘grido interiore’ di Munch, al suo saper costruire, attraverso blocchi di colore uniformi e prospettive discordanti, lo scenario per condividere le sue esperienze emotive e sensoriali.
Divisa in sette sezioni, la mostra racconta le varie fasi di attività dell’artista. Si parte da opere quali Autoritratto (1881-82), Malinconia (1900-1901) e Il circolo bohémien di Kristiania (1907) per arrivare alle celeberrime Sera. Malinconia (1891), Disperazione (1894) L’urlo (1895), Lotta contro la morte (1915) e La morte nella stanza della malata (1893) in cui Munch racconta i suoi ricordi (morte della madre e della sorella) manipolati, attraverso la pittura e la scrittura, con le immagini della malattia cariche dell’agonia che si prova nel guardare qualcuno morire e della lotta con la morte che immagina i malati debbano affrontare.
Spazio anche al periodo del “Manifesto di Saint Cloud”, scritto da Munch nel 1890, un testo poetico che si ritiene abbia orientato le sue scelte artistiche. In un’epoca di promiscuità tanto pubblica quanto privata, la determinazione di Munch nel rendere visibile quella che lui definisce la “grandiosità della sessualità” è avanguardistica e controversa. E’ possibile ammirare, tra le altre opere del periodo, Bacio vicino alla finestra (1891), Coppie che si baciano nel parco (Fregio di Linde) del 1904 e Madonna (1895).
La Quarta sezione, ‘Munch in Italia’, è dedicata ad un aspetto poco conosciuto dell’opera dell’artista norvegese, ovvero il debito verso il nostro Paese dove arrivò per la prima volta nel 1899, assieme alla sua amata Tulla Larsen. Qui è ispirato dall’arte di Raffaello, dal Rinascimento e da Roma, dove si era recato per visitare, nel cimitero acattolico, la tomba di suo zio, Peter Andreas Munch, lo storico più famoso di tutta la Norvegia. P. A. Munch, morto a Roma lo stesso anno della nascita di Edvard. Di quel periodo, nella retrospettiva milanese, troviamo La tomba di P.A. Munch a Roma (1927) e Ponte di Rialto, Venezia (1926).
Munch è stato un prolifico creatore di autoritratti. Questo tipo di soggetto gli offre il modo di esplorare l’espressione, la postura, i piani di luce e ombra e altre caratteristiche del soggetto umano. Milano ospita Il viandante notturno e Autoritratto tra il letto e l’orologio.
In tutta la sua carriera Munch è stato un grande sperimentatore, che ha saputo intrecciare numerose forme di creatività: dalla pittura classica al cinema, dall’incisione alla fotografia, la sua ricerca ha mantenuto una straordinaria coerenza ed un potere evocativo ancora oggi estremamente contemporaneo. La sua ricerca costituisce la premessa per la nascita delle Avanguardie che nel XX Secolo porteranno gli artisti a cercare soluzioni sempre più radicali destinate a raccontare le nostre emozioni più profonde.