Costume e Società

La metamorfosi della figura: a cinquant’anni dalla sua morte, il Mudec di Milano dedica una grande mostra a Picasso

Si intitola Picasso. La metamorfosi della figura la mostra che Milano dedica al grande artista spagnolo a conclusione delle celebrazioni mondiali per i cinquant’anni dalla sua morte. Inaugurata lo scorso 22 febbraio, prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE e promossa dal Comune di Milano-Cultura, con il patrocinio dell’Ambasciata di Spagna in Italia e dell’Istituto Cervantes di Milano, l’esposizione sarà visitabile al Mudec fino al 30 giugno.

La mostra è incentrata su un assunto di Picasso, ovvero, che “non c’è né passato né futuro nell’arte. Se un’opera d’arte non può vivere sempre nel presente, non ha significato”. Pablo Picasso mostrò infatti sempre un profondo rispetto per le manifestazioni artistiche di altre culture e di altri tempi e seppe comprenderle e reinventarle con il nobile scopo di dare un impulso e un nuovo percorso di esplorazione all’arte universale. Il pubblico potrà così conoscere come Picasso abbia colto l’essenza e il significato di altre fonti artistiche e le abbia assimilate nella sua produzione per tutta la vita, dal 1906 fino agli ultimi lavori degli anni Sessanta. Il progetto sarà anche l’occasione per rivedere ospitata al Mudec, dopo anni, la Femme nue del Museo del Novecento di Milano, meraviglioso dipinto che fu fondamentale preludio al capolavoro picassiano Les Demoiselles d’Avignon, in dialogo con magnifici dipinti di maschere, in un gioco di specchi e rimandi che dal più remoto passato guarda al contemporaneo, proprio come il grande maestro aveva fatto traendo gli strumenti del linguaggio plastico da esempi africani, neolitici e proto-iberici, dall’arte oceanica, dall’antica arte egizia e da quella della Grecia classica dando vita , nel 1925, al “primitivismo”.

La mostra si snoda attraverso cinque sezioni seguendo il fil rouge costante della ricerca e dello studio della forma. Si parte con una selezione di opere realizzate da Picasso nel 1906 sotto l’influenza dell’arte dell’antico Egitto e delle sculture iberiche. Queste scoperte lo portano a ripensare il modo in cui rappresentare la figura umana, lontano dai canoni occidentali e da ogni processo estetico quasi come si trattasse di magia. Si prosegue, nella seconda sezione, con i 26 disegni del quaderno n. 7 di Les Demoiselles d’Avignon e il magnifico dipinto Femme Nue, in prestito dal Museo del Novecento di Milano. Il 1906 è l’anno del passaggio di Picasso al Cubismo, con una tendenza alla geometrizzazione delle forme di cui Les Demoiselles d’Avignon è l’acme artistica delle ricerche. I personaggi, cinque donne, richiamano le molteplici fonti, dalle Bagnanti di Cézanne, alla scultura iberica, all’arte romanica catalana e alle maschere africane e oceaniche. La terza sezione presenta il Cubismo come un vero “realismo concettuale”, secondo la forma rivendicata dagli artisti. Qui sono esposte alcune figure dal 1908 al 1917, poiché l’artista non faceva distinzioni tra il trattamento di oggetti, paesaggi o persone. Dopo il suo cosiddetto periodo “primitivista”, Picasso, insieme a Braque, creò il Cubismo, che assorbì le influenze della statuaria iberica, delle maschere e delle sculture africane e del geometrismo di Cézanne. La quarta sezione, che va dagli anni ’20 alla Seconda Guerra Mondiale, racconta di un Picasso che abbandona il cubismo come movimento per ritornare alla rappresentazione classica. Tuttavia, il contatto con i poeti surrealisti fa sì che Picasso torni a interessarsi delle culture extraeuropee e a catturarne la magia nella realizzazione delle sue opere pittoriche e scultoree. Nella quinta sezione sono esposte opere realizzate tra il 1930 e il 1970, distanti dalla rappresentazione geometrica, molto più morbide. In questo periodo Picasso giunge all’essenza, alla magia della forma, che ha sempre cercato di afferrare. Molti esperti chiamano “metamorfosi” le creazioni di Picasso a partire dal 1925 e fino alla fine della sua vita. La mostra si chiude, in una sesta sezione dedicata al dialogo tra Picasso e l’Africa, con il tributo che gli artisti africani contemporanei conferiscono al maestro andaluso, riconoscendo in lui il principale interprete dei fondamenti espressivi del continente africano. A Picasso, infatti, era stata affidata la realizzazione del manifesto del primo Congrés des Ecrivains et Artistes Noirs tenutosi nel 1955 alla Sorbona a Parigi, che riuniva i principali intellettuali e artisti del movimento anticolonialista africano. Senza dubbio, il grande interesse mostrato da Picasso e l’assimilazione nella sua opera fu determinante nella maggiore conoscenza e nell’approfondimento dello studio dell’arte delle diverse culture africane e oceaniche.

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Raffaella Bisceglia

Pugliese trapiantata a Milano da 13 anni, è laureata in Lingue e Letterature Straniere. Giornalista professionista dal 2001 attualmente svolge l’attività di addetta stampa e collabora con Famiglia Cristiana e Cronaca Qui. In passato ha lavorato, tra gli altri, per le emittenti televisive Telenova e Telepiù, per il quotidiano Il Meridiano e scritto di calcio e televisione per i siti Calciomercato.com e Datasport e il settimanale Controcampo.

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