Arte

  • La metamorfosi della figura: a cinquant’anni dalla sua morte, il Mudec di Milano dedica una grande mostra a Picasso

    Si intitola Picasso. La metamorfosi della figura la mostra che Milano dedica al grande artista spagnolo a conclusione delle celebrazioni mondiali per i cinquant’anni dalla sua morte. Inaugurata lo scorso 22 febbraio, prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE e promossa dal Comune di Milano-Cultura, con il patrocinio dell’Ambasciata di Spagna in Italia e dell’Istituto Cervantes di Milano, l’esposizione sarà visitabile al Mudec fino al 30 giugno.

    La mostra è incentrata su un assunto di Picasso, ovvero, che “non c’è né passato né futuro nell’arte. Se un’opera d’arte non può vivere sempre nel presente, non ha significato”. Pablo Picasso mostrò infatti sempre un profondo rispetto per le manifestazioni artistiche di altre culture e di altri tempi e seppe comprenderle e reinventarle con il nobile scopo di dare un impulso e un nuovo percorso di esplorazione all’arte universale. Il pubblico potrà così conoscere come Picasso abbia colto l’essenza e il significato di altre fonti artistiche e le abbia assimilate nella sua produzione per tutta la vita, dal 1906 fino agli ultimi lavori degli anni Sessanta. Il progetto sarà anche l’occasione per rivedere ospitata al Mudec, dopo anni, la Femme nue del Museo del Novecento di Milano, meraviglioso dipinto che fu fondamentale preludio al capolavoro picassiano Les Demoiselles d’Avignon, in dialogo con magnifici dipinti di maschere, in un gioco di specchi e rimandi che dal più remoto passato guarda al contemporaneo, proprio come il grande maestro aveva fatto traendo gli strumenti del linguaggio plastico da esempi africani, neolitici e proto-iberici, dall’arte oceanica, dall’antica arte egizia e da quella della Grecia classica dando vita , nel 1925, al “primitivismo”.

    La mostra si snoda attraverso cinque sezioni seguendo il fil rouge costante della ricerca e dello studio della forma. Si parte con una selezione di opere realizzate da Picasso nel 1906 sotto l’influenza dell’arte dell’antico Egitto e delle sculture iberiche. Queste scoperte lo portano a ripensare il modo in cui rappresentare la figura umana, lontano dai canoni occidentali e da ogni processo estetico quasi come si trattasse di magia. Si prosegue, nella seconda sezione, con i 26 disegni del quaderno n. 7 di Les Demoiselles d’Avignon e il magnifico dipinto Femme Nue, in prestito dal Museo del Novecento di Milano. Il 1906 è l’anno del passaggio di Picasso al Cubismo, con una tendenza alla geometrizzazione delle forme di cui Les Demoiselles d’Avignon è l’acme artistica delle ricerche. I personaggi, cinque donne, richiamano le molteplici fonti, dalle Bagnanti di Cézanne, alla scultura iberica, all’arte romanica catalana e alle maschere africane e oceaniche. La terza sezione presenta il Cubismo come un vero “realismo concettuale”, secondo la forma rivendicata dagli artisti. Qui sono esposte alcune figure dal 1908 al 1917, poiché l’artista non faceva distinzioni tra il trattamento di oggetti, paesaggi o persone. Dopo il suo cosiddetto periodo “primitivista”, Picasso, insieme a Braque, creò il Cubismo, che assorbì le influenze della statuaria iberica, delle maschere e delle sculture africane e del geometrismo di Cézanne. La quarta sezione, che va dagli anni ’20 alla Seconda Guerra Mondiale, racconta di un Picasso che abbandona il cubismo come movimento per ritornare alla rappresentazione classica. Tuttavia, il contatto con i poeti surrealisti fa sì che Picasso torni a interessarsi delle culture extraeuropee e a catturarne la magia nella realizzazione delle sue opere pittoriche e scultoree. Nella quinta sezione sono esposte opere realizzate tra il 1930 e il 1970, distanti dalla rappresentazione geometrica, molto più morbide. In questo periodo Picasso giunge all’essenza, alla magia della forma, che ha sempre cercato di afferrare. Molti esperti chiamano “metamorfosi” le creazioni di Picasso a partire dal 1925 e fino alla fine della sua vita. La mostra si chiude, in una sesta sezione dedicata al dialogo tra Picasso e l’Africa, con il tributo che gli artisti africani contemporanei conferiscono al maestro andaluso, riconoscendo in lui il principale interprete dei fondamenti espressivi del continente africano. A Picasso, infatti, era stata affidata la realizzazione del manifesto del primo Congrés des Ecrivains et Artistes Noirs tenutosi nel 1955 alla Sorbona a Parigi, che riuniva i principali intellettuali e artisti del movimento anticolonialista africano. Senza dubbio, il grande interesse mostrato da Picasso e l’assimilazione nella sua opera fu determinante nella maggiore conoscenza e nell’approfondimento dello studio dell’arte delle diverse culture africane e oceaniche.

  • ‘Morandi 1890-1964’: Milano dedica all’artista bolognese una delle mostre più importanti degli ultimi anni

    Pochi giorni ancora per visitare la mostra Morandi 1890 – 1964, a Palazzo Reale di Milano fino al 4 febbraio. A più di trent’anni dall’ultima rassegna il capoluogo meneghino dedica al grande pittore bolognese un’esposizione che celebra il suo rapporto elettivo con la città. Erano lombardi o vivevano a Milano, infatti, i primi grandi collezionisti di Morandi come Vitali, Feroldi, Scheiwiller, Valdameri, De Angeli, Jesi, Jucker, Boschi Di Stefano, Vismara – parte delle cui raccolte furono donate alla città – e milanese era la Galleria del Milione, con la quale il pittore intrattenne un rapporto privilegiato.

    Per estensione e qualità delle opere la mostra è tra le più importanti e complete retrospettive sul Maestro bolognese realizzate negli ultimi decenni, un corpus espositivo di circa 120 opere che ripercorre la sua intera opera – cinquant’anni di attività, dal 1913 al 1963 – attraverso prestiti eccezionali da importanti istituzioni pubbliche e da prestigiose collezioni private.

    Il percorso espositivo segue un criterio cronologico con accostamenti mirati e inediti che documentano l’evoluzione stilistica e il modus operandi del pittore, nella variazione dei temi prescelti – natura morta, paesaggio, fiori e solo raramente figure – e delle tecniche – pittura, acquaforte e acquerello. A metà percorso, una suggestiva installazione video, realizzata in collaborazione con il Museo Morandi del Settore Musei Civici Bologna, ripropone al visitatore la camera-studio di Via Fondazza a Bologna, oggi museo, dove Morandi visse e lavorò fino ai suoi ultimi giorni, accompagnata da frammenti audio di una radio-intervista al pittore di Peppino Mangravite, insegnante alla Columbia University (1955).

    Il percorso si suddivide in 34 sezioni che documentano il primo contatto con le avanguardie, tra cézannismo, cubismo e futurismo (1913-1918), il personale accostamento alla metafisica (1918-1919, il ritorno al reale e alla tradizione (1919-1920, le sperimentazioni degli anni ’20 (1921-1929), l’incisione e la conquista della pittura tonale (1928-1929, la maturazione di un linguaggio tra senso costruttivo e tonale e la variazione dei temi negli anni ’30 (1932-1939), negli anni ’40 (1940-1949, e negli anni ’50, in direzione di una progressiva semplificazione (1950-1959), l’acquerello (1956-1963, infine, la tensione tra astrazione e realtà negli anni conclusivi (1960-1963, in cui è toccata l’essenza della realtà, la sostanza di una ricerca durata tutta una vita.

    Morandi era convinto che “le immagini e i sentimenti suscitati dal mondo visibile, che è un mondo formale” fossero “inesprimibili a parole”. “Il compito è quello di far cadere quei diaframmi”, “quelle immagini convenzionali” che si frappongono tra l’artista e la realtà. Ed è per questo che il suo universo simbolico è costituito da oggetti tra i più comuni, scelti per la loro immutabilità.

    Morandi 1890-1964, è ideata e curata da Maria Cristina Bandera, promossa da Comune di Milano, prodotta da Palazzo Reale, Civita Mostre e Musei e 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, in collaborazione con Settore Musei Civici Bologna | Museo Morandi.

  • Vincent van Gogh. Pittore colto

    Si intitola Vincent van Gogh, Pittore colto la mostra allestita al Mudec di Milano e visitabile fino al 28 gennaio. Prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, promossa dal Comune di Milano-Cultura con il patrocinio dell’Ambasciata e Consolato Generale dei Paesi Bassi in Italia e realizzata in collaborazione con il Museo Kröller-Müller di Otterlo, dal quale provengono ben 40 opere, l’esposizione racconta un van Gogh diverso dai cliché che da sempre lo accompagnano: il maestro dei girasoli, il pittore del manicomio e della pazzia suicida, il solitario artista immerso nella campagna, l’autodidatta senza molti appigli culturali. Il grande artista olandese, infatti, fu molto di più. Fu un intellettuale dai tanti interessi culturali che ha trasmesso nella sua visione di vita e dell’arte.

    Attraverso un percorso allo stesso tempo cronologico e tematico, la mostra propone una inedita lettura delle opere di Van Gogh mettendo in particolare evidenza il rapporto fra la visione pittorica e la profondità della dimensione culturale dell’artista grazie a due temi di grande rilievo: da un lato quello del suo appassionato interesse per i libri e dall’altro la fascinazione per il Giappone.

    Un terzo tema di essenziale importanza per la formazione artistica del pittore fu l’influenza che su di lui ebbe Jean-François Millet.

    Si parte dalla prima fase della vita di Van Gogh, il periodo olandese, alla quale appartengono Le portatrici del fardello, simbolo della fatica e delle sofferenze che segnano la condizione di vita dei poveri e diseredati della società. In questo periodo, infatti, van Gogh è attratto da autori come Michelet e Beecher Stowe la quale, con La capanna dello zio Tom, denuncia la condizione degli schiavi in America. In mostra si possono vedere dei disegni di Van Gogh copie di opere di Millet tra cui il celebre Angelus, gli Zappatori e Il Seminatore. Del periodo di Nuenen, invece, la sua prima grande composizione, I mangiatori di patate.

    Si passa poi al periodo parigino in cui il genio olandese è affascinato dagli impressionisti e neoimpressionisti. Comincia ad adottare una tecnica impressionista e “pointilliste” che si ammira in Natura morta con statuetta e libri. Spicca tra i quadri ‘parigini’ l’Autoritratto.

    In quel periodo Parigi era invasa dal Giapponismo, il fenomeno di fascinazione per il Giappone che ha interessato gran parte degli artisti europei alla fine del XIX secolo e che non risparmiò neppure van Gogh che fu attratto dalle stampe provenienti dal paese del Sol Levante. Esse divennero materia di studio e di ispirazione, oltre che oggetto del suo collezionismo, influenzando la sua produzione artistica degli anni seguenti.

    Da Parigi ad Arles, dove il contatto con la natura dà alla sua pittura un’evoluzione decisiva che è caratterizzata da una straordinaria vitalità cromatica e luminosa. Qui conosce Gaugain con il quale stringe un sodalizio che dura un paio di mesi culminato in una lite dopo la quale Van Gogh si taglia un orecchio. L’artista si rimette dalla crisi e riprende a lavorare, ma poco dopo decide volontariamente di essere internato nell’ospedale psichiatrico di Saint-Paul-de-Mausole vicino Saint-Rémy.  Del periodo trascorso in Provenza in mostra sono esposti paesaggi straordinari come Salici al tramonto, Frutteto circondato da cipressi, La vigna verde, e uno dei ritratti più famosi, quello di Joseph-Michel Ginoux.

    Nell’ospedale di Saint-Rémy Van Gogh è colpito da frequenti crisi allucinatorie, ma nei periodi di relativa tranquillità dipinge scorci del giardino dell’ospedale (come Tronchi d’albero con edera, Pini nel giardino dell’ospedale, Tronchi d’albero nel verde, Pini al tramonto), paesaggi di cipressi e uliveti nei dintorni (come Uliveti con due raccoglitori di olive), meravigliose scene notturne.

    Quando decide di entrare volontariamente nella clinica psichiatrica di Saint-Rémy vuole rileggere tutto di Shakespeare, così chiede a suo fratello Theo di inviargli l’opera completa nell’edizione di Dicks da uno scellino, presentata nell’ultima sezione dell’esposizione milanese, nella vetrina dedicata ai libri.

    La mostra al Mudec ci racconta così, alla fine del suo percorso, la storia di un artista colto, che andava per musei, caratterizzato da un amore sconfinato per la lettura che lo accompagnò per tutta la vita.

  • Quasi 115 milioni di euro a sostegno dei settori culturali e creativi nell’ambito del programma Europa creativa

    Il programma Europa creativa ha lanciato i primi tre bandi di finanziamento per il 2024, offrendo un sostegno significativo ai settori culturali e creativi europei. L’invito a presentare progetti di cooperazione europea, con un bilancio di circa 60 milioni di €, rafforzerà la collaborazione transfrontaliera tra le organizzazioni culturali e sosterrà lo sviluppo, la sperimentazione e la diffusione di pratiche innovative nonché la creazione di contenuti artistici europei, finanziando almeno 130 progetti.

    Un nuovo bando, dotato di un bilancio di 47,4 milioni di €, offrirà sostegno a circa 15 piattaforme per la promozione di artisti emergenti nel periodo 2024-2027. Ogni piattaforma sosterrà almeno 50 artisti emergenti all’anno. Grazie ai finanziamenti di Europa creativa, dal 2021 al 2023, 16 piattaforme europee per la promozione di artisti emergenti hanno già fornito sostegno agli artisti europei emergenti e alle loro opere in tutta Europa e nel mondo.

    Infine, l’iniziativa enti culturali paneuropei mira a sostenere in particolare le orchestre, con un’ampia portata geografica. Grazie a questo bando, con un bilancio di 7,2 milioni di € per il periodo 2024-2027, gli enti riceveranno sovvenzioni per offrire opportunità di formazione, professionalizzazione e performance a giovani artisti di talento. Per ricevere questo finanziamento saranno selezionate fino a cinque orchestre distribuite su un’ampia area geografica.

    Il termine di presentazione delle candidature per i tre bandi è gennaio 2024. Maggiori informazioni sulla procedura di candidatura e sui dettagli del bando sono disponibili sul portale Finanziamenti e appalti dell’UE.

  • Una domenica al Duomo

    L’Associazione ‘Conoscere Milano e dintorni’ organizza una visita alla cattedrale del capoluogo meneghino dalla Veneranda Fabbrica alle Terrazze

    Domenica 29 ottobre, alle ore 10.30, con l’Associazione ‘Conoscere Milano e dintorni’ si potrà partecipare alla visita guidata del Duomo.  Si comincerà con un giro in esterno della Cattedrale, dalla facciata ai fianchi, al capocroce meridionale e alla zona absidale, che permette di ricostruirne a ritroso le fasi costruttive.

    Si osserveranno quindi gli elementi architettonici e scultorei del gotico internazionale, ma dal carattere molto lombardo; le parti cinquecentesche, e lo stile neogotico utilizzato nell’800, per completare l’edificio, che appare oggi molto unitario nel suo complesso.

    Attenzione poi puntata sul grande finestrone absidale gotico con, tra le varie sculture, i bassorilievi dell’Annunciazione e dei simboli viscontei, e sul racconto della storia della Veneranda Fabbrica cercando di capire come e da chi è stato costruita la Cattedrale, con le numerose e molto differenti donazioni.

    La visita proseguirà con la salita in ascensore (o a piedi) alle Terrazze per una passeggiata in un bosco di pietra popolato di innumerevoli sculture, tra archi rampanti e guglie dello splendido marmo rosa di Candoglia, trasportato per secoli fino al centro di Milano dalla val d’Ossola attraverso il complesso sistema dei Navigli.

    E per concludere ‘viaggio’ alla scoperta di numerosi animali reali e fantastici (soprattutto nei doccioni o gargoyles)di molti elementi del mondo vegetale e di uomini e santi di tutti i tempi, cui sopra tutti c’è la nostra ‘Madunina’.

    Tutte le informazioni sono disponibili al seguente sito https://www.scopriremilano.it/evento/duomo-terrazze-29-ottobre/

  • Nuovo bando Culture Moves Europe aperto fino al 31 maggio 2024

    Il più grande programma di mobilità culturale dell’Ue, “Culture Moves Europe”, ha pubblicato tra fine settembre e inizio ottobre un nuovo invito a candidarsi per la mobilità individuale. L’invito è rivolto ad artisti e professionisti della cultura di età non inferiore a 18 anni che siano legalmente residenti in uno dei 40 Paesi aderenti al programma Europa creativa e che operino nei seguenti settori: arti dello spettacolo, arti visive, musica, patrimonio culturale, architettura, design, moda e letteratura. È possibile candidarsi fino al 31 maggio 2024.

    Il programma offre borse di mobilità che contribuiscono alle spese di viaggio e di soggiorno, integrabili con un sostegno finanziario supplementare volto a promuovere una partecipazione più diversificata delle persone che incontrano ostacoli nella mobilità internazionale. Un sostegno finanziario più cospicuo viene offerto a coloro che viaggiano in modo sostenibile, ai genitori di bambini piccoli o a chi necessita di un visto. Gli artisti con disabilità sono particolarmente incoraggiati a candidarsi, in quanto Culture Moves Europe offre un sostegno speciale a copertura dei costi aggiuntivi che possono derivare dalla disabilità, per consentire loro di partecipare a progetti transfrontalieri.

    Iliana Ivanova, Commissaria per l’Innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e i giovani, ha dichiarato: “Culture Moves Europe sostiene la mobilità di tutti gli artisti, compresi quelli con disabilità, aiutandoli a superare gli ostacoli all’internazionalizzazione della loro carriera, contribuendo così all’apertura dell’estetica e alla diversità del paesaggio culturale. Culture Moves Europe ha un ruolo da svolgere come motore di cambiamento culturale“.

    Ad un anno dall’avvio, Culture Moves Europe ha già sostenuto oltre 1.800 beneficiari che scelgono di collaborare con partner internazionali in un altro paese di Europa creativa, dalla Norvegia alla Tunisia e dal Portogallo all’Armenia, per realizzare i loro progetti culturali. I candidati che non sono stati selezionati nel primo ciclo di inviti possono candidarsi nuovamente. Maggiori informazioni sono disponibili all’indirizzo https://culture.ec.europa.eu/creative-europe/creative-europe-culture-strand/culture-moves-europe.

  • Esperti italiani per restaurare la Cattedrale a Odessa

    L’Italia scende in campo per la ricostruzione dell’Ucraina, a partire dai suoi beni culturali. E in particolare per Odessa, dove il governo ha annunciato che tecnici italiani saranno impegnati nel restauro della grande Cattedrale ortodossa della Trasfigurazione, gravemente danneggiato dai bombardamenti russi nella notte del 23 luglio scorso. La chiesa è uno dei simboli della storia culturale e religiosa della città costiera ucraina che dell’Italia è figlia: fondata nel 1794 dall’ammiraglio Giuseppe De Ribas, è legata indissolubilmente al nostro Paese nella sua storia intrisa di italianità, testimone la sua architettura omaggio del neoclassico italiano.

    “Anche in ricordo di una lunga e ricchissima storia di scambi tra Odessa e la cultura italiana, che ha portato alla fine del XVIII secolo gli architetti italiani a progettare il piano e gli edifici più rappresentativi della città, il governo italiano ha coinvolto due tra le più autorevoli istituzioni culturali italiane, la Triennale di Milano e il Maxxi di Roma, allo scopo di raccogliere le migliori energie economiche, tecniche e culturali in grado di contribuire al restauro della Cattedrale della Trasfigurazione”, ha annunciato Palazzo Chigi.

    Fondata nel 1794 e ricostruita nel 2005 dopo la distruzione da parte dell’Urss nel 1936, ora la cattedrale potrà fare affidamento sull’Italia per azioni di restauro. Facendo concreto l’impegno da tempo annunciato da Roma per una ricostruzione dell’Ucraina, che non passa solo dalle infrastrutture critiche e dalle risorse economiche, ma anche dai beni culturali devastati dall’invasione.

    L’annuncio giunge a pochi giorni dalla decisione dell’Unesco di approvare uno stanziamento d’urgenza di 169mila dollari per interventi degli edifici danneggiati a Odessa, il cui centro storico è patrimonio mondiale. Una missione dell’agenzia Onu nella città ha valutato che più di 50 beni culturali sono stati gravemente danneggiati dai raid russi, dieci quasi distrutti. Importanti danni ha subito proprio la Cattedrale della Trasfigurazione, insieme alla Casa degli Scienziati, il palazzo di Manuk-Bey, il Museo della Letteratura, il palazzo del Pommer, oltre allo stesso tessuto urbano storico, parte importante del sito del patrimonio mondiale.

  • Ad Ascoli Piceno la seconda edizione di ‘Linus – festival del fumetto’

    Dopo il successo dello scorso anno, torna dal 22 al 24 settembre ad Ascoli Piceno LINUS – FESTIVAL DEL FUMETTO, ideato e diretto da Elisabetta Sgarbi: tre giorni ricchi di appuntamenti sul tema del fumetto con proiezioni, letture, mostre, concerti, incontri con le scuole e dialoghi con i tanti ospiti attesi.

    Un festival che, proprio come La Milanesiana, giunta quest’anno alla 24esima edizione, si propone di unire al suo interno più arti, partendo dal fumetto come comune denominatore ma spaziando dal cinema alla musica, per un vero e proprio dialogo a 360° sull’evoluzione e gli sviluppi di questo genere letterario.

    «Nello spirito che anima anche La Milanesiana, e in genere ispira quello che faccio, il fumetto incontrerà il Cinema, la Letteratura, la Musica, la Televisione, la Storia. Tengo molto che la conferenza stampa di questo Festival si svolga a Milano, anche se il Festival ha luogo a Ascoli: non solo perché Milano è il luogo de La Milanesiana, la mia città, da cui tutto ha inizio. Ma soprattutto perché linus nasce a Milano, nasce alla Milano Libri, fa parte del tessuto culturale di questa città. Anzi, direi che ne esprime uno dei suoi volti più belli. Il fumetto sarà la lente attraverso cui incontreremo le altre discipline e, anche, rileggeremo eventi storici, e personaggi letterari» dichiara Elisabetta Sgarbi.

    Tra gli ospiti di questa edizione il due volte Premio Strega Sandro Veronesi che condurrà il dialogo principale delle tre serate in cui si alterneranno Sio, Altan e Zerocalcare, Barbara Bouchet, Irene Grandi e Raphael Gualazzi con i loro concerti, e tanti altri interventi.

    Come lo scorso anno, una parte della giornata sarà dedicata alle attività per le scuole poiché i fumetti rappresentano uno strumento comunicativo che aiuta a sviluppare il pensiero critico, la creatività e la comunicazione interculturale.

    Verranno inaugurate due mostre al Palazzo dei Capitani del Popolo, nel pieno centro storico di Ascoli Piceno: “1973 – 2023. A cinquant’anni dal Golpe in Cile nelle tavole di Alfredo Chiappori” e “Scerbanenco secondo Fior”.

    Dopo essere stata presentata per la prima volta a Venaria Reale (Torino) per La Milanesiana, ad Ascoli Piceno nella scorsa edizione di “linus – Festival del fumetto”, al Mart di Rovereto e a Viareggio, torna, ancora più estesa, la mostra “linus – Tutti i numeri dal 1965 al 2023” che questa volta si terrà al Castello Estense di Ferrara dall’8 settembre al 26 dicembre. Inaugurazione l’8 settembre. La mostra curata da Marcello Garofalo e Elisabetta Sgarbi, in collaborazione con Igort, è un percorso tematico attraverso le copertine della storica rivista. Con la collaborazione della Fondazione Ferrara Arte.

    Tutti gli eventi sono a ingresso gratuito con prenotazione su www.linusfestival.it.

  • Dalí, Magritte, Man Ray e il Surrealismo in mostra (ancora per poco) a Milano

    Ultimi giorni per visitare, al MUDEC di Milano, una delle mostre più interessanti della stagione: Dalí, Magritte, Man Ray e il Surrealismo. Capolavori dal Museo Boijmans Van Beuningen. Il Surrealismo è stata l’avanguardia più onirica del XX secolo, ufficialmente nata il primo dicembre 1924, quando a Parigi il poeta André Breton pubblicava la sua raccolta di prose Poisson Soluble, la cui introduzione sarebbe diventata il Primo Manifesto del Surrealismo. Non solo uno stile, un movimento artistico, quanto piuttosto un atteggiamento, un modo alternativo di essere e concepire il mondo. È su questo concetto fondamentale che si sviluppano i molteplici temi della mostra milanese, visitabile fino al 30 luglio, con 180 opere, tra dipinti, sculture, disegni, documenti, manufatti, tutti provenienti dalla collezione del museo Boijmans Van Beuningen, uno dei più importanti musei dei Paesi Bassi, in dialogo con alcune opere della Collezione Permanente del Museo delle Culture.

    La mostra, prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, promossa dal Comune di Milano-Cultura, con la curatela affidata alla storica dell’arte Els Hoek, curatrice del museo, e la collaborazione di Alessandro Nigro, professore di Storia della critica d’arte presso l’Università di Firenze, presenta una selezione della collezione del Museo Boijmans Van Beuningen con un focus particolare sull’interesse dei surrealisti per le culture native. Il visitatore potrà ammirare opere di Salvador Dalí, Max Ernst, René Magritte e Man Ray assaporando il racconto di un intero movimento artistico. Particolare attenzione viene data all’approfondimento delle tematiche fondamentali su cui si è focalizzata la ricerca surrealista – sogno, psiche, amore e desiderio, un nuovo modello di bellezza; attraverso opere di artisti famosi ma anche meno conosciuti, pubblicazioni e documenti storici, la mostra fornisce al pubblico una visione a 360 gradi dell’universo surrealista.

    Introdotta dal concetto che il surrealismo non è uno stile, ma un atteggiamento, si parte con le origini dadaiste del Surrealismo e tre artisti Dada che hanno avuto un ruolo importante nel gruppo surrealista: Max Ernst, Man Ray e Marcel Duchamp. In mostra tra gli altri lavori, Cadeau (Audace) di Man Ray o la Scatola in valigia di Duchamp (De ou par Marcel Duchamp ou Rrose Selavy) del 1952. E prosegue con gli artisti influenzati dalle idee della psichiatria e della psicoanalisi, come Salvador Dalí del quale è possibile ammirare Venere di Milo a cassetti, o l’esplorazione della sessualità con la Venere restaurata di Man Ray, per concludere con Meret Oppenheim e la sua Sotto le resede.

    Una sezione particolare approfondisce il tema del complesso rapporto tra il Surrealismo e le culture del sud globale. Tale rapporto costituisce un fil rouge che accomuna numerosi protagonisti del movimento, a partire dal capofila André Breton, che scoprì l’arte a quel tempo detta “primitiva” sin da ragazzo, diventandone poi un importante collezionista. Per i surrealisti quello per le culture native non fu solamente un interesse di tipo estetico o collezionistico, ma costituì uno dei temi di riferimento del movimento.

    Gli artefatti delle culture native venivano a integrarsi nel concetto di “meraviglioso”, una delle categorie fondanti del movimento che assicurava l’accesso alla dimensione della surrealtà, essenziale per la liberazione dell’individuo e per il suo affrancamento dalle convenzioni della società.

  • Oltre i 10 milioni i lettori di fumetti in Italia

    Sono oltre 10 milioni i lettori di fumetti in Italia (10.200.000) nel 2022, il 17,2% in più dell’anno precedente. Rappresentano il 23% della popolazione tra i 15 e i 74 anni che, pur essendo varia per età, è accomunata da consumi culturali forti e vari: sono lettori di romanzi e saggistica nell’84% dei casi, di ebook nel 47%, ascoltatori di podcast nel 40%, di audiolibri nel 19%. Questo secondo i dati dell’Ufficio Studi dell’Associazione Italiana Editori, in collaborazione con Aldus Up, presentati il 18 maggio, nel giorno d’apertura del Salone del Libro di Torino.

    Alla crescita dei lettori di questi anni corrisponde un balzo del mercato: il valore delle vendite a prezzo di copertina è triplicato (+196%) rispetto al 2019, anche se i primi 4 mesi di quest’anno registrano un rimbalzo negativo (-12%) rispetto all’anno precedente, legato principalmente al diverso calendario di uscite dopo un 2022 particolarmente favorevole.

    “Oggi oltre un libro su dieci venduto nelle librerie fisiche e online e nei supermercati è un fumetto. Da una parte questo tipo di narrazione è entrata nella dieta culturale dei lettori forti italiani, anche grazie all’importante lavoro di proposta avviato dalle librerie. Dall’altro lato, un’offerta editoriale sempre più varia e articolata ha portato nelle librerie un nuovo pubblico, con un importante effetto a cascata anche sugli altri generi” ha commentato Emanuele Di Giorgi, responsabile Commissione Comics & Graphic novels di Aie.

    “Non è esagerato dire che il fumetto è uno dei fattori che più hanno rivitalizzato il panorama editoriale italiano negli ultimi anni, con effetti benefici su tutta la filiera” ha aggiunto Di Giorgi alla presentazione a cui sono intervenuti Claudia Bovini (Starcomics), Giovanni Mattioli (Bonelli), Daniele Mariani (Mondadori Retail), Matteo Bianchi (Libreria Hoepli), Giovanni Albertini (Librerie Feltrinelli), Marco Schiavone (Edizioni Bd) e Giovanni Peresson (Ufficio Studi Aie), moderati da Luca Valtorta (La Repubblica).

    Nel 2022 sono state vendute nei canali trade, vale a dire librerie fisiche e online e grande distribuzione, 11 milioni e 505mila copie di fumetti, in crescita dello 0,4% sull’anno precedente e del 260,5% rispetto al 2019. In termini economici, il mercato vale 107,87 milioni di euro di vendite a prezzo di copertina, in crescita dell’8,6% sull’anno precedente e del 199,8% sul 2019. Nel 2019 la quota di mercato a copie era del 3,6%, oggi più di un libro su 10 venduto nelle librerie fisiche e online e nei supermercati è un fumetto (11,1%).

    Dei 107,87 milioni di euro di fumetti a valore di copertina venduti nel 2022, il 58,1% sono manga, il 28,4% graphic novel e comic strip, il 13,5% titoli per bambini e ragazzi. In termini assoluti, i manga valgono 62 milioni e 642mila di euro (+7,6% sul 2021), graphic novel e comic strip 30 milioni e 617mila (+3,8% sul 2021), bambini e ragazzi 14 milioni e 611mila (+26%).

    I titoli venduti nelle librerie fisiche e online e nella grande distribuzione sono in crescita continua dal 2019 e pari nel 2022 a 3.496 (+11,1% sul 2019). I titoli rivolti agli adulti sono 2.318, quelli rivolti a bambini e ragazzi 1.178. A livello di generi, i manga valgono il 49,4% della produzione, le graphic novel il 18,6%, US Comics il 14,5%, European comic books il 14,2%, le strisce il 3,3%.

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