Ricerca

  • Chinese nationals accused of smuggling ‘dangerous biological pathogen’ into US

    Two Chinese nationals have been accused of smuggling a fungus into the US that officials describe as a “dangerous biological pathogen”.

    Yunqing Jian, 33, and Zunyong Liu, 34, have been charged with conspiracy, smuggling goods, false statements, and visa fraud, the US Attorney’s Office for the Eastern District of Michigan announced on Tuesday.

    The complaint alleges Mr Liu tried to smuggle the fungus through Detroit airport so he could study it at a University of Michigan laboratory where his girlfriend, Ms Jian, worked.

    The fungus called Fusarium graminearum can cause a disease in wheat, barley, maize and rice that can wipe out crops and lead to vomiting and liver damage if it gets into food.

    The fungus is described in scientific literature as a “potential agroterrorism weapon”, according to the US Attorney’s Office, adding it is responsible for “billions of dollars in economic losses worldwide each year.”

    Officials further allege Ms Jian received funding from the Chinese government for her research on the pathogen in China. They also claim she is a member of the Chinese Communist Party.

    United States Attorney Jerome F Gorgon Jr described the allegations as of the “gravest national security concerns”.

    “These two aliens have been charged with smuggling a fungus that has been described as a ‘potential agroterrorism weapon’ into in the [sic] heartland of America, where they apparently intended to use a University of Michigan laboratory to further their scheme.”

    The investigation was a joint effort between the FBI and US Customs and Border Protection.

    Ms Jian is due to appear in court in Detroit, Michigan on Tuesday.

    The University of Michigan said in a statement to the BBC that it “has received no funding from the Chinese government in relation to research conducted by the accused individuals”.

    University officials are cooperating with law enforcement on the investigation and they “strongly condemn any actions that seek to cause harm, threaten national security or undermine the university’s critical public mission”, according to the statement.

    Spokesman for the Chinese embassy in Washington DC Liu Pengyu told the BBC that he is not familiar with this specific case, but emphasized that Beijing “has always required overseas Chinese citizens to abide by local laws and regulations and will also resolutely safeguard their legitimate rights and interests”.

    The charges come amid strained relations between the US and China, and just days after the Trump administration vowed to “aggressively” revoke the visas of Chinese nationals studying in the US.

    Beijing also said Washington “severely violated” a trade truce reached in Geneva last month, when both countries lowered tariffs on goods imported from each other.

    Earlier this week, a Chinese student at the University of Michigan was charged for illegally voting in the 2024 election.

  • La Commissione investe 1,25 miliardi di euro nei ricercatori e li invita a “Scegliere l’Europa per la scienza”

    L’Europa sta rafforzando la propria ambizione di consolidarsi come leader mondiale nel settore della ricerca. I nuovi inviti a presentare proposte nell’ambito delle azioni Marie Skłodowska-Curie (MSCA), che nel 2025 avranno un valore di oltre 1,25 miliardi di euro, sosterranno la ricerca d’avanguardia e si concentreranno sullo sviluppo di talenti nella ricerca, sulla promozione della collaborazione internazionale e sul collegamento tra scienza e società.

    La Commissione destinerà 597,8 milioni di euro alle carriere nella ricerca con le reti di dottorato MSCA (28 maggio-25 novembre), che contribuiranno all’assunzione e alla formazione di dottorandi nel mondo accademico e in altri settori. Altri 10 milioni di euro sosterranno i ricercatori ucraini sfollati mediante il programma MSCA4Ukraine. A giugno un altro invito a presentare proposte avvicinerà il mondo della scienza al pubblico attraverso l’iniziativa MSCA e cittadini. Tutto ciò integra tre inviti già aperti: MSCA COFUND (105,6 milioni di euro, termine il 24 giugno), gli scambi di personale MSCA (97,7 milioni di euro, termine l’8 ottobre) e le borse di studio post-dottorato MSCA (404,3 milioni di euro, termine il 10 settembre 2025), a sostegno dei talenti della ricerca in tutta Europa.

    Nel corso di quest’anno la Commissione avvierà il progetto pilota “Scegli l’Europa per la scienza” per rafforzare le carriere nella ricerca in Europa finanziando programmi post-dottorato che vadano oltre il lavoro a progetto. Con un bilancio di 22,5 milioni di euro nel 2025, l’obiettivo è creare percorsi professionali più stabili per i ricercatori a inizio della carriera, ridurre la precarietà e allineare i ruoli di ricerca alle strategie istituzionali a lungo termine. I programmi sono aperti ai ricercatori di tutto il mondo, il che rafforza l’ambizione dell’Europa di attrarre e trattenere i migliori talenti e di promuovere l’eccellenza nella ricerca.

  • Macron lancia l’opa sui cervelli in fuga da Trump

    Una “forte irritazione” trapela dal ministero dell’Università e della Ricerca per quanto riguarda la ‘Conferenza internazionale su Scienza e ricerca’, il cui primo titolo era “Choose Europe, Choose France”, organizzata dal presidente francese Emmanuel Macron. Al fianco della presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen, Macron ha annunciato lo stanziamento di cento milioni di euro per attrarre ricercatori stranieri Oltralpe, in primo luogo americani dopo i tagli annunciati dall’amministrazione Trump per la ricerca scientifica. Intervenendo alla conferenza internazionale, Macron ha detto che ”di fronte alle minacce” serve che ”l’Europa debba diventare un rifugio” per i ricercatori.

    La ministra Bernini: “Gli altri annunciano, l’Italia lo ha già fatto”. “Gli altri annunciano, l’Italia lo ha già fatto”, il commento della ministra Anna Maria Bernini, che era stata invitata alla conferenza, cui ha partecipato, però, l’ambasciatrice italiana a Parigi Emanuela D’Alessandro: “L’ambasciatrice – spiegano fonti diplomatiche – in coordinamento con il Ministero dell’Università e della Ricerca, guidato da Anna Maria Bernini, esprimerà la posizione dell’Italia, che considera la libertà della ricerca un principio irrinunciabile e fondamento imprescindibile di ogni avanzamento scientifico e culturale”.

    “Sul tema specifico della Conferenza – proseguono le fonti – verrà evidenziato che il nostro Paese è già attivamente impegnato nel favorire non solo il rientro dei talenti italiani, attualmente coinvolti in progetti di ricerca all’estero, ma anche nell’aumentare l’attrattività del Paese nei confronti di ricercatori stranieri. Oltre ai generosi incentivi fiscali in vigore da tempo per chi sceglie di tornare o trasferirsi in Italia e l’implementazione di un sistema di infrastrutture di ricerca all’avanguardia, è stato recentemente aperto un bando da 50 milioni di euro, destinato a ricercatori attualmente all’estero che hanno ottenuto uno Starting Grant o un Consolidator Grant dell’Erc”. Già lo scorso 15 aprile infatti, il Mur aveva annunciato e aperto questo bando, indirizzato ai ricercatori interessati a tornare, o a trasferirsi, nel nostro Paese.

    “Come richiesto dalla commissaria europea Zaharieva, l’Italia sta fornendo alla Commissione europea l’insieme delle misure nazionali adottate per attrarre scienziati e ricercatori da ogni parte del mondo, una misura utile per un eventuale coordinamento e armonizzazione delle iniziative a livello europeo. Proprio in quest’ottica – concludono – l’Italia considera il Consiglio Competitività e Ricerca, in programma il 23 maggio a Bruxelles, l’occasione ideale e il formato istituzionale più appropriato per un confronto efficace tra Stati membri e per definire insieme, e non solo in ottica prevalentemente nazionale, politiche comuni concrete, sostenibili e lungimiranti”.

  • Ambientalismo spaziale: i satelliti inquinano

    Una pioggia di satelliti Starlink attraversa l’atmosfera terrestre: nel solo mese di gennaio ne sono rientrati 120 giunti ormai alla fine della loro vita operativa, con un ritmo di circa 4 al giorno. Si tratta di un processo necessario che rischia, però, di minacciare l’atmosfera, ed è solo all’inizio: a partire dal 2018 la SpaceX di Elon Musk ha posizionato in orbita terrestre più di 7mila satelliti per l’Internet globale, che man mano rientrano bruciando nell’atmosfera per essere rimpiazzati da quelli di nuova generazione. A questi vanno aggiunte tutte le altre mega-costellazioni in fase di dispiegamento.

    Il rischio deriva dal fatto che, rientrando nell’atmosfera, i satelliti bruciano e si disintegrano prima di toccare il suolo per ridurre al minimo il rischio di detriti spaziali, ma così facendo rilasciano polveri di metalli inquinanti, come l’ossido di alluminio che corrode lo strato di ozono.
    “Gli Starlink sono fatti principalmente di alluminio, che quando il satellite evapora rimane in quota nell’atmosfera”, ha detto all’agenzia di stampa Ansa Alberto Buzzoni, astronomo dell’Istituto Nazionale di Astrofisica. “E la stessa cosa si verifica al momento del lancio, poiché i propellenti usati dai razzi, soprattutto quelli solidi, sono a base di ossido di alluminio. Tuttavia – prosegue – quando si parla di clima e di atmosfera si ha sempre a che fare con un sistema caotico ed estremamente complesso, dunque è difficile fare previsioni sulle conseguenze di questi eventi. Ad esempio, sappiamo che le particelle di alluminio rendono l’atmosfera più brillante, come tanti piccoli specchietti”, afferma il ricercatore dell’Inaf: “Riflettono quindi una maggiore quantità di luce solare raffreddando l’atmosfera, con un’azione opposta a quella dell’effetto serra”.
    Già uno studio pubblicato a ottobre 2023 sulla rivista dell’Accademia delle Scienze americana, Pnas, ha trovato prove del fatto che la disintegrazione dei satelliti lascia tracce persistenti nell’atmosfera: nei campioni raccolti da un aereo, i ricercatori hanno scoperto che il 10% delle particelle contiene alluminio e altri metalli provenienti proprio da satelliti e razzi. Un altro studio pubblicato a giugno 2024 su Geophysical Research Letters ha rilevato che la concentrazione degli ossidi di alluminio nell’atmosfera è aumentata di 8 volte tra il 2016 e il 2022. Un dato comprensibile, dal momento che la scomparsa di un solo satellite Starlink di prima generazione produce circa 30 chilogrammi di ossido di alluminio, che possono persistere poi per decenni.
    “Oggi i rientri sono dominati dai satelliti Starlink per una chiara faccenda di numeri, sono la popolazione dominante nel contesto complessivo dei satelliti in orbita”, ha detto sempre all’Ansa anche Gianluca Masi, astrofisico e responsabile scientifico del Virtual Telescope Project. “Questa è una criticità che può rappresentare un intralcio significativo alle osservazioni astronomiche – prosegue – soprattutto in certi momenti della notte e dell’alba”.

    Il rientro di satelliti sempre più numerosi è però dovuto anche agli effetti del ciclo solare, ora al suo massimo. “L’attività solare, infatti, rende più gonfia l’atmosfera – commenta Buzzoni – che arriva alla quota alla quale si trovano i satelliti in orbita bassa intorno alla Terra, frenandoli. È una buona cosa, perché in questo modo l’atmosfera agisce da spazzino dei detriti spaziali”. In ogni caso, i 120 Starlink rientrati il mese scorso non costituiscono più un caso particolarmente eclatante: “Questa è ormai la situazione normale – conclude l’astronomo – e il tasso di rientro rimarrà probabilmente simile per tutto l’anno”.

  • Gli Atout Del Corno D’Africa

    Sotto la supervisione esperta della Dr. Laurie Marker, il CCF sta conducendo una ricerca ecologica innovativa nel Somaliland, come parte di uno sforzo più ampio per comprendere e tutelare le popolazioni di ghepardi nel Corno d’Africa. Qui si combinano tecnologia e intuizioni della comunità per affrontare la maggiore minaccia per i ghepardi nella regione: il commercio illegale di animali esotici, che continua a decimare le popolazioni selvatiche.

    Di recente, quattro cuccioli di ghepardo sono stati confiscati a circa 60 chilometri dalla capitale Hargeisa. Grazie all’intervento immediato del Ministero dell’Ambiente e dei Cambiamenti Climatici (MoECC), i cuccioli sono stati trasferiti in sicurezza al CCF per le cure. Il soccorso è iniziato immediatamente in loco, dove sono stati reidratati e nutriti velocemente già sul retro del nostro mezzo. Una volta stabilizzati, sono stati collocati in quarantena presso il Cheetah Rescue and Conservation Centre (CRCC) a Geed-Deeble.

    La ricerca ecologica in Somaliland sta avanzando rapidamente, fornendo informazioni essenziali sulla distribuzione dei ghepardi e sulle dinamiche dell’habitat. Nel novembre 2024, un team multidisciplinare ha lanciato una spedizione pionieristica sul campo come parte di un dottorato innovativo presso la Namibia University of Science and Technology. Questa ricerca si concentra sulla mappatura dello stato, dell’areale e della distribuzione dei ghepardi in Somaliland, nello Stato regionale somalo (SRS) dell’Etiopia e nel Puntland.

    Dopo l’approvazione del MoECC nel gennaio 2025, il team ha dispiegato 72 fototrappole nel terreno accidentato e montuoso della regione di Awdal. Condotte in collaborazione con i coordinatori regionali e una Special Protection Unit della Somaliland Police Force, queste indagini forniscono una visione più approfondita dell’habitat del ghepardo e ci aiutano a comprenderne l’attuale popolazione.

    Il coinvolgimento della comunità è fondamentale per questo lavoro. I ricercatori hanno collaborato con i nomadi somali locali, che forniscono un contesto cruciale e un valore aggiunto ai dati ecologici. Questa collaborazione non solo migliora la nostra ricerca, ma crea anche relazioni importanti per far sì che le nostre strategie di conservazione abbiano a costruzione del nuovo Education Centre procede celermente, con più spazi ora completamente chiusi mentre muri e tetti esterni prendono forma. Una volta completata, la struttura fungerà da hub per programmi di formazione e sensibilizzazione, fornendo istruzione ambientale e promuovendo lo sviluppo sostenibile dei mezzi di sostentamento. Dotando le comunità locali di conoscenze e competenze essenziali, il Centro svolgerà un ruolo fondamentale nel promuovere la consapevolezza della conservazione e nel creare opportunità che riducano il conflitto tra umani e fauna selvatica.

    Questi sforzi, il salvataggio dei ghepardi, la promozione della ricerca ecologica e la promozione dell’educazione della comunità sono tutti essenziali per combattere il commercio illegale di animali selvatici. Affrontando sia la dimensione ecologica che quella umana della conservazione, stiamo lavorando per salvaguardare le popolazioni di ghepardi, assicurando al contempo che le esigenze delle comunità locali siano soddisfatte, assicurando un futuro sostenibile sia per le popolazioni che per la fauna selvatica.

    Dalla visione all’azione: promuovere la conservazione dei ghepardi dopo il Global Cheetah Summit

    Il Global Cheetah Summit del 2024 ad Addis Abeba ha gettato le basi per una visione strategica e audace per la conservazione dei ghepardi. Esperti come il dott. Bogdan Cristescu e il signor Abdinasir Hussein hanno evidenziato approcci innovativi per mitigare il commercio illegale di animali selvatici/animali domestici e superare le sfide dello studio di questi felini schivi.

    Combinando una solida ricerca sul campo, il coinvolgimento della comunità e tecnologie all’avanguardia, il lavoro in Somaliland sta definendo un nuovo standard per la conservazione nella regione, affrontando direttamente le minacce poste dal commercio illegale di fauna selvatica e promuovendo al contempo soluzioni sostenibili sia per le persone che per la fauna selvatica.

  • La Commissione traccia la rotta per la leadership europea in materia di IA con un ambizioso piano d’azione

    Diventare un leader globale nell’intelligenza artificiale (IA) è l’obiettivo del piano d’azione per il continente dell’IA lanciato oggi. Come indicato dalla presidente von der Leyen al vertice d’azione sull’IA del febbraio 2025 a Parigi, questa ambiziosa iniziativa è destinata a trasformare le forti industrie tradizionali europee e il suo eccezionale bacino di talenti in potenti motori di innovazione e accelerazione dell’IA. Il piano d’azione per il continente dell’IA rafforzerà le capacità di innovazione dell’Unione europea in materia di IA attraverso azioni e politiche incentrate su cinque pilastri fondamentali:

    La Commissione rafforzerà l’infrastruttura europea per l’IA e il supercalcolo con una rete di fabbriche di IA. 13 di queste fabbriche sono già installate nei principali supercomputer europei a livello mondiale. Sosterranno le start-up, l’industria e i ricercatori dell’UE nel campo dell’IA nello sviluppo di modelli e applicazioni di IA.

    L’UE contribuirà anche alla creazione di Gigafabbriche di IA. Si tratterà di strutture su larga scala dotate di circa 100.000 chip che guideranno la prossima ondata di modelli di IA di frontiera e manterranno l’autonomia strategica dell’UE nei settori industriali e scientifici critici, richiedendo investimenti pubblici e privati.

    Per stimolare gli investimenti del settore privato nella capacità del cloud e nei centri dati, la Commissione proporrà anche una legge sullo sviluppo del cloud e dell’IA. L’obiettivo è almeno triplicare la capacità dei data center dell’UE nei prossimi cinque-sette anni, dando priorità ai data center altamente sostenibili.

    Rafforzare l’innovazione dell’IA richiede anche l’accesso a grandi volumi di dati di alta qualità. Un elemento importante del piano d’azione è la creazione di laboratori di dati, che riuniscono e curano grandi volumi di dati di alta qualità provenienti da diverse fonti nelle fabbriche di IA. Nel 2025 sarà avviata una strategia globale per l’Unione dei dati al fine di creare un vero mercato interno dei dati in grado di potenziare le soluzioni di IA.

    Nonostante il potenziale dell’IA, solo il 13,5 % delle imprese dell’UE ha adottato l’IA. Per sviluppare soluzioni di IA su misura, promuoverne l’uso industriale e la piena adozione nei settori pubblici e privati strategici dell’UE, nei prossimi mesi la Commissione lancerà la strategia “Applicare l’IA.

    Per soddisfare la crescente domanda di talenti dell’IA, la Commissione agevolerà il reclutamento internazionale di esperti e ricercatori altamente qualificati nel settore dell’IA attraverso iniziative quali il bacino di talenti, l’azione Marie Skłodowska-Curie “MSCA Choose Europe” e i programmi di borse di studio per l’IA offerti dalla prossima Accademia per le competenze in materia di IA.

    La Commissione lancerà inoltre il Service Desk della legge sull’IA per aiutare le imprese a conformarsi alla legge sull’IA.

    Con questo piano d’azione la Commissione avvia due consultazioni pubbliche, che si protrarranno fino al 4 giugno 2025, per dare ulteriore forma a queste iniziative del piano d’azione per il continente dell’IA. Una terza consultazione pubblica sulla strategia per l’Unione dei dati sarà avviata a maggio.

    Parallelamente, la Commissione organizzerà dialoghi con i rappresentanti dell’industria e del settore pubblico per contribuire a definire la strategia “Applicare l’IA”.

  • Ricercatori e innovatori invitati a definire la strategia europea sull’IA nella scienza

    La strategia europea sull’intelligenza artificiale nella scienza accelererà l’uso responsabile dell’IA e aiuterà gli scienziati europei ad adottarla più facilmente, nonché a rafforzare la ricerca in settori chiave, quali il cambiamento climatico, la salute e la tecnologia pulita. La Commissione ha avviato due consultazioni fondamentali, invitando i ricercatori e la comunità della ricerca e dell’innovazione a contribuire mediante un invito a presentare contributi e un questionario mirato.

    La strategia porterà inoltre alla creazione di un Consiglio europeo per la ricerca sull’IA. Il Consiglio sarà una risorsa per la scienza dell’intelligenza artificiale in Europa, che metterà in comune le risorse per gli scienziati che la sviluppano e la applicano nell’Unione e guiderà il suo progresso nella scienza a livello europeo.

    L’uso dell’IA sta promuovendo settori scientifici, quali l’astronomiala diagnostica medica, la scoperta di farmaci, la scienza dei materiali e la modellizzazione del clima. La strategia si baserà su questi traguardi migliorando l’accesso agli strumenti di IA e alle infrastrutture informatiche, attirando talenti e investimenti per sfruttare appieno il potenziale dell’IA. Ciò stimolerà anche l’innovazione e la competitività dell’UE.

    E’ stata pubblicata un’edizione aggiornata della ricerca ‘Guida all’uso responsabile dell’IA generativa nella ricerca’ del Forum dello spazio europeo della ricerca, assicurando così alla comunità della ricerca e dell’innovazione dell’UE la disponibilità di orientamenti aggiornati per restare al passo con questa tecnologia in rapida evoluzione.

    L’invito a presentare contributi e il questionario mirato saranno aperti fino al 5 giugno 2025.

  • La Commissione fa il punto sul lavoro dell’Autorità europea per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie

    La Commissione ha pubblicato una relazione sul lavoro svolto dall’Autorità per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (HERA) da quando è stata istituita oltre tre anni fa. La relazione mette in evidenza i risultati conseguiti dall’HERA nel rafforzare le capacità di preparazione e risposta a livello dell’UE, nonché nell’assumere nuovi compiti, affrontando ad esempio le questioni relative alla catena di approvvigionamento nei casi di carenza di medicinali critici. La relazione riconosce inoltre la posizione centrale dell’HERA nel quadro rafforzato di sicurezza sanitaria, in quanto contribuisce a far sì che l’UE sia meglio attrezzata per sviluppare, produrre e diffondere prodotti medici necessari per rispondere alle minacce per la salute. Vengono al contempo individuati gli ambiti in cui sono necessari miglioramenti per sfruttare al meglio il potenziale dell’HERA al fine di proteggere i cittadini e rafforzare la preparazione dell’Europa.

    Il riesame conferma che la struttura particolare dell’HERA all’interno della Commissione consente relazioni strette e costanti con le principali parti interessate, quali Stati membri, industria, società civile e agenzie dell’UE. Ciò ha contribuito all’efficacia di un’azione europea congiunta e di una cooperazione con gli attori mondiali per aumentare la sicurezza sanitaria. La relazione mette in luce anche gli ambiti in cui è necessario più lavoro, ad esempio per potenziare il coordinamento e la cooperazione con gli Stati membri e garantire flessibilità nel lavoro dell’HERA volto alla preparazione.

    L’HERA è stata istituita rapidamente nell’ottobre 2021, nel pieno della pandemia di COVID-19. La decisione con cui è stata stabilita come servizio della Commissione prevedeva perciò che quest’ultima effettuasse un riesame approfondito entro il 2025.

  • Leonardo produrrà droni per la guerra insieme ai turchi di Baykar

    Leonardo e Baykar, azienda turca leader nella produzione di droni, hanno firmato un memorandum d’intesa per la creazione di una joint venture paritetica che si realizzerà entro i prossimi tre mesi. L’accordo riguarda la produzione congiunta di droni, inclusi i modelli avanzati come l’Akinci da sei tonnellate, capace di trasportare carichi offensivi fino a una tonnellata, e il TB2, un drone più leggero di tipo suicida. Le attività produttive saranno localizzate sia in Italia sia in Turchia. In Italia, la produzione avverrà presso gli stabilimenti di Piaggio a La Spezia per l’assemblaggio, e a Ronchi dei Legionari per la realizzazione di componenti aeronautici. La produzione dei componenti elettronici sarà invece concentrata a Roma. La joint venture prevede di avviare la produzione all’inizio del 2026. L’accordo rappresenta senz’altro un importante passo avanti nella cooperazione industriale e tecnologica tra Italia e Turchia, consolidando la posizione di entrambe le nazioni nel settore aerospaziale e della difesa grazie alla combinazione delle rispettive competenze in termini di ingegneria e tecnologia avanzata.

    La certificazione dei droni Baykar avverrà in Italia, seguendo le direttive del ministero della Difesa. Questo passaggio è rilevante perché permetterà a Baykar di accedere all’intero mercato dell’Unione Europea. Baykar, leader mondiale nel settore con un fatturato di 1,8 miliardi di dollari, si posiziona grazie a questo accordo paritetico al 50 per cento con l’Italia come capofila nella produzione di droni in Europa, senza rivali nel continente, Regno Unito incluso. L’accordo tra Leonardo e Baykar non solo consolida la leadership in Europa ma apre anche la possibilità di estendere la cooperazione a ulteriori categorie di droni di dimensioni ridotte. I droni Baykar hanno acquisito notorietà durante il recente conflitto-lampo nel Karabakh, dove hanno giocato un ruolo decisivo nell’eliminazione delle forze corazzate e delle postazioni fortificate armene. Successivamente, sono stati impiegati anche in Ucraina, dove, nonostante l’iniziale efficacia, sono stati neutralizzati dai russi dopo tre mesi mediante l’uso di jammers, strumenti di guerra elettronica avanzati. Con l’integrazione dell’elettronica avanzata di Leonardo, notoriamente superiore e più resiliente rispetto a quella turca, i droni Baykar potrebbero diventare molto più difficili da intercettare. Attualmente, Leonardo fornisce componenti elettroniche per un valore di 300 milioni di euro all’industria turca, di cui 50 milioni direttamente a Baykar. Tale contributo sottolinea la superiorità tecnologica italiana nel settore dell’elettronica, un campo in cui Leonardo genera un fatturato annuo di sei miliardi di euro.

    L’accordo, riferisce un comunicato stampa, si basa sulle sinergie e complementarità industriali delle due aziende nell’ambito delle tecnologie nel settore unmanned. La joint venture, con sede in Italia, si occuperà di progettazione, sviluppo, produzione e manutenzione di sistemi aerei senza pilota. La partnership sfrutterà le avanzate piattaforme senza pilota di Baykar, che hanno dimostrato efficacia operativa sui mercati internazionali, e l’esperienza di Leonardo nella progettazione dei sistemi di missione e payload, e nella relativa certificazione aeronautica in Europa.

    Le aziende, entrambe impegnate nello sviluppo e nella produzione di sistemi Uav (Unmanned aerial vehicle), sistemi elettronici, payload, C4I (Command, Control, Communications, Computers, and Intelligence), Intelligenza Artificiale, sistemi di missione integrati, attrezzature e servizi spaziali, garantiranno l’interoperabilità all’interno di ecosistemi multi-dominio. Grazie alla sigla dell’accordo, Leonardo e Baykar intendono perseguire congiuntamente opportunità sia nel mercato europeo sia a livello internazionale, sfruttando anche ulteriori sinergie nel settore spaziale. “Con Baykar, diamo vita a un nuovo player di riferimento nelle tecnologie unmanned, che rivestiranno un ruolo sempre più centrale nel futuro della Difesa”, afferma Roberto Cingolani, amministratore delegato e direttore generale di Leonardo. “Oggi firmiamo una nuova alleanza internazionale che permette un salto in avanti significativo nel campo dei sistemi unmanned, aprendo nuove opportunità di mercato, soprattutto in Europa”.

    Selçuk Bayraktar, presidente e Ctodi Baykar, dichiara: “Come leader globale nello sviluppo, produzione ed esportazione di Uav armati, Baykar si è sempre concentrata nell’andare oltre i limiti dell’innovazione nell’aviazione unmanned. La capacità di Leonardo, rinomata a livello mondiale nei sistemi C4I e il suo enorme know-how nelle tecnologie di Intelligenza Artificiale, rendono questa collaborazione ancora più significativa. La partnership strategica con Leonardo segna una pietra miliare importante nell’espansione della nostra impronta tecnologica e nel rafforzamento della nostra presenza nel mondo. Baykar combinerà le tecnologie etiche basate sull’IA con le immense capacità di Leonardo Company General Use nell’Intelligenza Artificiale per sviluppare soluzioni di prossima generazione che definiranno il futuro dei sistemi aerei senza pilota. Insieme, questa sinergia porterà alla supremazia aerea definitiva guidata dall’IA per il futuro delle capacità difensive”. I siti di Leonardo impegnati nelle attività sviluppate dalla Joint Venture includono Ronchi dei Legionari, specializzato nel settore unmanned, Torino e Roma Tiburtina per gli aspetti legati alla produzione e allo sviluppo delle tecnologie integrate multi-dominio, e Nerviano per l’offerta di soluzioni congiunte per il settore Spazio.

  • Bruxelles rincorre Musk nello spazio

    Scudo spaziale europeo e industria spaziale europea. Sono queste le priorità per l’Ue delineate da Andrius Kubilius, commissario europeo per la Difesa e lo Spazio, durante la 17ma European Space Conference tenutasi a Bruxelles il 28 e 29 gennaio. Perché “chiunque controlli lo spazio controlla il futuro”, ha aggiunto Kubilius, specificando di considerare il XXI secolo come quello dominato dalla volta celeste. “Spazio e difesa sono strettamente interconnessi. Abbiamo bisogno di un Big Bang in difesa, e anche per lo spazio. Qual è il prossimo passo? Abbiamo bisogno di maggiori investimenti e di esaminare nuove idee e progetti che possiamo realizzare”, ha poi postato su X.

    A Bruxelles si lavora dunque su due fronti paralleli: la creazione di uno scudo spaziale europeo, ovvero un sistema di monitoraggio avanzato delle minacce militari dallo spazio, e lo sviluppo di un mercato unico, quale precondizione per creare un’industria spaziale europea

    L’obiettivo è chiaro, e come arrivarci anche: l’Europa deve investire di più, ha spiegato Kubilus, collaborare meglio e costruire una base industriale solida per competere con pesi massimi come Russia, Cina e Stati Uniti, già pienamente ingaggiati nella corsa alla tecnologia spaziale. Per Kubilius spazio e difesa vanno a braccetto: “Non può esserci difesa senza spazio, e non può esserci spazio senza industria“, ha ribadito. Il pensiero va ad esempio ai casi in cui attori ostili come la Russia hanno bloccato i satelliti e preso di mira i sensori con armi laser, rendendo palese l’interconnessione tra i due ambiti. Lo spazio inoltre potrebbe essere rilevante per un’agenzia di intelligence europea, perché può contribuire a raccogliere informazioni e fornire un allarme tempestivo contro le minacce, comprese quelle militari. “Dobbiamo essere in grado di difenderci da qualsiasi aggressore”, ha insistito Kubilius, motivo per cui, ha proseguito, “dobbiamo creare servizi completi di intelligence interoperabile”.

    Il Programma spaziale dell’Ue sotto Kubilius, fa sapere la Commissione, si concentrerà in modo particolare sulla fornitura di servizi essenziali e sul progresso di iniziative chiave. Una delle massime priorità è il pieno lancio dei programmi di punta dell’Unione, per favorire l’innovazione e la sicurezza spaziale:

    • Galileo, il sistema di posizionamento e navigazione satellitare civile europeo
    • Copernicus, la costellazione che monitora la Terra e tiene sott’occhio il clima, verrà implementata con i lanci dei satelliti Sentinel-1C e Sentinel-2C e con una nuova missione CO2M per migliorare le capacità di monitoraggio ambientale
    • EUSST, l’Unione Europea per la sorveglianza e il monitoraggio dello spazio, che nel 2024 ha ampliato la sua comunità di utenti – proteggendooltre 500 satelliti e fornendo servizi a più di 200 organizzazioni -, vedrà l’integrazione di nuovi sensori commerciali che rafforzeranno la capacità della rete di monitorare e proteggere gli asset spaziali
      • IRIS², il sistema di connettività dell’Europa, sta anch’esso progredendo, con la firma del contratto di concessione avviato a dicembre 2024 e la selezione del contraente prevista il prossimo giugno in occasione delle Giornate dell’industria dell’Ue. Si tratta di un’iniziativa che migliorerà l’infrastruttura di comunicazione satellitare europea, per scopi sia militari che civili.
    • GOVSATCOM, il sistema di comunicazioni sicuro per i governi.

    L’Europa insomma viaggia verso una “nuova era di governance spaziale“, ha annunciato su X Kubilius. Nel 2025 in effetti è in arrivo lo European Space Act. L’obiettivo è quello di ripulire le costellazioni disordinate di satelliti e detriti spaziali (i ‘debris’), gestire il traffico, frenare l’inquinamento luminoso dei veicoli spaziali e limitare l’inquinamento dei razzi.

    Il rischio però è che Bruxelles ceda al suo peggior vizio e iper-regolamentare anche lo spazio, soffocando ogni iniziativa e diminuendo la possibilità di stare al passo con Paesi che procedono spediti come razzi.
    Un rischio reso palpabile anche dalle parole della capa degli Affari esteri dell’Ue Kaja Kallas intervenuta ieri alla Conferenza: “È essenziale per tutti noi che lo spazio non rimanga un dominio non regolamentato”.

    E non è l’unico rischio: anche su questa materia, il blocco rischia di essere più che altro un’armata che si muove in ordine sparso. Se da una parte il commissario ha affermato che spingerà per ulteriori finanziamenti per l’industria spaziale nel prossimo bilancio settennale dell’Ue, dall’altra quello che serve è una visione comune incentrata su alcuni importanti progetti, anche in considerazione del fatto che gli enormi costi della corsa allo spazio rendono vantaggiosa la cooperazione tra i Ventisette.

    Invece l’industria spaziale europea è frammentata e alcuni Paesi più ‘avanzati’, vedi la Germania, pianificano le proprie leggi spaziali nazionali e già in passato si sono opposti alle precedenti bozze della legislazione, sostenendo che le regole avrebbero gravato sulle imprese con una nuova burocrazia onerosa.

    Anche l’Italia sembra aver preso altre strade, che nello specifico la portano nell’orbita degli Usa, tra i satelliti di Elon Musk e la sua Starlink.

    Proprio la dipendenza da Starlink, ovvero un’azienda in mano a un privato, Elon Musk, che attualmente è diventato il più stretto consigliere del presidente Usa Donald Trump e membro della sua amministrazione, nonché un attivista a favore dell’estrema destra, sembrerebbe aver dato una sveglia all’Europa. Che però appare decisamente in svantaggio. Il suo piano per mandare in orbita satelliti è insufficiente: prevede di inviare 290 satelliti entro il 2030, mentre Starlink ne ha già 6000 in orbita e punta a 30mila entro tre anni.

    Inoltre l’azienda di Musk gode di un vantaggio di posizione avendo già mandato su, nelle appetibili orbite basse, migliaia di satelliti. E come sempre chi prima arriva meglio alloggia, anche perché le orbite non possono ospitare un numero infinito di satelliti: già ora il rischio di collisioni e di sicurezza è alto, e per l’Europa c’è il rischio concreto di non trovare… spazio.

    Un segnale di slegatura nel blocco viene anche da una dichiarazione congiunta firmata a margine della Space Conference tra la Commissione europea e alcuni Stati membri (Francia, Germania, Lussemburgo, Portogallo, Spagna) per supportare l’implementazione di una missione pilota In-Space Operations and Services (ISOS), finalizzata ad accelerare lo sviluppo della capacità strategica dell’Europa di “agire nello spazio”. La firma rimarrà aperta affinché altri Stati possano unirsi nel prossimo futuro, ma intanto si parte con chi c’è. Sia detto per inciso, ultimamente si è parlato di adottare un approccio simile – chi c’è c’è – anche per realizzare il mercato dei capitali, che altrimenti rimarrebbe ancora bloccato dai diversi interessi nazionali.

    Tornando allo spazio, la missione pilota ISOS si concentrerà su applicazioni e servizi a utenti e risorse governative e commerciali, in vista di una futura infrastruttura adattiva nello spazio. Questa missione, afferma la Commissione, “guiderà la generazione di una nuova economia spaziale, estenderà le capacità di dimostrazione e convalida in orbita e migliorerà la resilienza e la sostenibilità dell’infrastruttura spaziale, massimizzando al contempo l’uso delle tecnologie spaziali dell’Ue”.

    Ottimista Timo Pesonen, direttore generale per l’industria della difesa e lo spazio presso la Commissione, che ha dichiarato: “ISOS è un vero punto di svolta per l’Europa“.

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