Ricerca

  • Borse di studio post-dottorato Marie Skłodowska-Curie: oltre 260 milioni di € per singoli ricercatori

    La Commissione europea ha aperto un nuovo invito a candidarsi per le borse di studio post-dottorato delle azioni Marie Skłodowska-Curie (MSCA) 2023. Con una dotazione di 260,5 milioni di €, le borse stimoleranno il potenziale creativo e innovativo dei ricercatori in possesso di un dottorato che desiderino acquisire nuove competenze grazie a una formazione avanzata e a opportunità di mobilità internazionale, interdisciplinare e intersettoriale. L’invito consentirà inoltre a università prestigiose, centri di ricerca, organizzazioni pubbliche e private, e medie imprese in tutto il mondo di attrarre ricercatori di talento. L’invito scadrà il 13 settembre 2023 e dovrebbe finanziare oltre 1 200 progetti.

    Le borse di studio post-dottorato si articolano in due filoni: le borse europee sono rivolte a ricercatori di qualsiasi nazionalità che intendano realizzare un progetto personalizzato nell’UE o nei paesi associati a Orizzonte Europa, mentre le borse globali sono destinate a cittadini europei o soggiornanti di lungo periodo dell’UE che desiderino lavorare con organizzazioni al di fuori dei suddetti paesi prima di tornare nell’Unione.

  • Azioni Marie Skłodowska-Curie: 429 milioni di euro a sostegno di dottorandi altamente qualificati

    La Commissione ha annunciato i risultati delle Azioni Marie Skłodowska-Curie (MSCA) 2022 per le reti di dottorato. 149 programmi di dottorato di eccellenza riceveranno un totale di 429,4 milioni di euro da utilizzare per formare oltre 1.650 dottorandi altamente qualificati, stimolandone il talento e l’occupabilità a lungo termine. Di questi programmi, 14 dottorati industriali formeranno ricercatori e ne svilupperanno le competenze al di fuori dell’ambiente accademico, in particolare nell’industria, nelle aziende e nel settore pubblico, mentre 12 dottorati congiunti offriranno una formazione integrata che porterà al conseguimento di titoli congiunti o multipli.

    I programmi selezionati riguardano tutte le discipline scientifiche e permetteranno di fare ricerca in aree quali la progettazione di materiali avanzati e di componenti per nuovi sistemi di accumulo dell’energia, l’integrazione dell’intelligenza artificiale nella ricerca sulla sicurezza stradale, o lo studio di nuove terapie contro le ricadute e le metastasi del cancro causate dalle cellule staminali.

    I programmi di dottorato finanziati sono attuati da partenariati internazionali che coinvolgono oltre 1.100 organizzazioni con sede in 62 paesi dell’UE, paesi associati a Orizzonte Europa e altri. Di queste organizzazioni 403 appartengono al settore privato e 796 al settore pubblico. Dal 2014 le Azioni Marie Skłodowska-Curie hanno finanziato 1 330 programmi di dottorato.

    L’apprendimento lungo tutto l’arco della vita rientra fra le priorità dell’Anno europeo delle competenze 2023, che verterà sull’aiutare le persone ad acquisire le competenze necessarie per ottenere posti di lavoro di qualità.

  • Troppe sparizioni misteriose

    Nell’agosto 2022, mese nel quale pochi leggono la carta stampata, specie se settimanale, Panorama pubblicò un dettagliato articolo sulla sparizione di persone in Italia. Un allarme che avrebbe dovuto far nascere subito iniziative adeguate.

    Anche con il lodevole intervento di trasmissioni come Chi l’ha visto?, con il passa parola e con i sempre più moderni sistemi di comunicazione e controllo, come le molte telecamere installate negli ultimi anni, migliaia di persone, specie anziani e bambini, ragazzi, continuano a sparire senza lasciare traccia.

    Da gennaio a giugno 2022 soltanto il 52,34% delle persone delle quali si era denunciata la scomparsa sono state ritrovate e cioè dall’inizio dell’anno a giugno non erano state ritrovare ben 4575 persone!

    La media parla di 53 denunce di scomparsa ogni 24 ore, un dato in aumento rispetto al 2021 quando la media era di 42.

    È impressionante il numero dei minori spariti da inizio 2022 a giugno, sono 6312 i ragazzi scomparsi nel nulla, di questi il 30% sono minori italiani e il 70 % stranieri.

    Sempre in aumento, incredibilmente, anche il numero di anziani, apparentemente senza evidenti o gravi problemi cognitivi, che spariscono dopo essere usciti di casa per una passeggiata, altri invece spariscono da strutture ospedalieri o da case di riposo.

    Le molte telecamere, pubbliche e private, spesso non sono d’aiuto, non solo perché non funzionanti o rotte ma perché molte tengono la registrazione solo per poco tempo e le ricerche partono sempre con molta lentezza così che in molti casi la registrazione non ci sia più.

    Prima che la macchina vera e propria si metta in moto passano molte ore preziose nelle quali la ricerca dello scomparso è spesso a cura solo di parenti ed amici e comunque non segue un protocollo agile ed efficace.

    La tragedia che tante famiglie vivono è aggravata dalla consapevolezza che si potrebbe fare di più e meglio, essere più celeri, tempestivi, mentre grava su tutti la paura della pedofilia e del traffico d’organi, fenomeno mondiale sul quale c’è, nonostante il Parlamento italiano abbia votato un inasprimento delle pene e il grande lavoro svolto anche da Interpol, una certa disattenzione collettiva.

    La sparizione di tante persone, la presenza molto numerosa di minorenni extracomunitari non accompagnati e perciò soli, la certezza che le organizzazioni criminali trovano vasto profitto dalla vendita di bambini, anche per adozioni in altri paesi, il pericolo per gli adolescenti di finire nel racket della droga e della prostituzione, la fine miserevole di tanti anziani persi, nelle grandi città o nelle campagne, dovrebbe indurre a nuovi e celeri protocolli di intervento, protocolli che ovviamente dovrebbero poi trovare, in ogni stazione di carabinieri e di polizia, personale addestrato ad attivarli nel momento stesso nel quale arriva la prima segnalazione.

  • La Commissione europea pubblica un invito a manifestare interesse per il programma di borse di studio sulla Cina

    La Commissione europea ha pubblicato un invito a manifestare interesse per il programma di borse di studio sulla Cina, con l’obiettivo di attingere alle ampie conoscenze disponibili all’interno e al di fuori dell’Europa e ampliare ulteriormente la sua base di conoscenze sul Paese asiatico.

    Il programma raccoglierà accademici provenienti da gruppi di riflessione e università di livello mondiale, il cui compito principale sarà di fornire consulenza orientata alle politiche in uno dei seguenti settori: 1. politica, geopolitica, sicurezza e/o storia; 2. scienze umane e/o sociali, 3. economia e/o finanza; 4. digitale e/o innovazione; 5. ambiente, clima e/o scienze della vita.

    I candidati possono partecipare al programma in uno di questi settori facendo domanda online e seguendo le istruzioni sulla piattaforma EU CV online. Il numero massimo di beneficiari che possono ricevere simultaneamente una borsa dalla Commissione è limitato a 15. I borsisti saranno assunti, per un periodo che va dai 6 ai 12 mesi, come personale statutario della Commissione europea, con i relativi diritti e obblighi.

  • Il Pentagono e i cambiamenti climatici

    “L’obiettivo del rapporto sui futuri cambiamenti climatici è quello di comprendere le gravi implicazioni che avranno sulla sicurezza nazionale e sulle strategie da adottare per contrastarli”. Così concludeva l’introduzione al rapporto del Pentagono denominato ‘Lo scenario di un improvviso cambiamento climatico e le sue implicazioni per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti’ datato 2003 e reso pubblico dalla rivista The Observer nel febbraio del 2004. Il Rapporto è stato commissionato dall’allora consigliere per la difesa del Pentagono Andrew Marshall ed è stato redatto da Peter Schawartz, consulente della Cia, e Doug Randall, analista del Global Business Network. Non si tratta, dunque, di un documento scientifico, come quelli redatti dall’Intergovernanmental Panel on Climate Change (IPCC) ma di dati e prospettive nati in seno alla più nota (e forse più grande) agenzia di spionaggio civile del mondo.

    E a quali conclusioni sono arrivati vent’anni fa questi esperti?

    Il rapporto inizia con il puntualizzare che i cambiamenti climatici rappresenteranno certamente un serio e sempre maggiore rischio per il futuro del nostro pianeta e che il loro impatto avrà conseguenze disastrose sull’ambiente e sulla biodiversità andando a modificare radicalmente intere regioni del Pianeta. Di conseguenza, lo stile di vita di moltissime popolazioni sarà profondamente modificato creando nuovi e ingenti flussi migratori. E nello specifico ipotizza che nel ventennio 2010-2030:

    • In alcune aree del Pianeta le temperature medie annuali potranno aumentare fino a 2°C mentre in altre aree, potranno diminuire fino a 3°C.
    • Le aree soggette a fenomeni di siccità e infertilità dei terreni aumenteranno esponenzialmente;
    • Alcuni venti, da secoli più moderati, aumenteranno di intensità, specialmente in Europa occidentale e nel Pacifico settentrionale;
    • Uragani, tornado e improvvise tempeste aumenteranno di numero su tutto il globo terrestre;
    • Aumenteranno per numero ed intensità i conflitti armati per la carenza di cibo, la diminuzione della disponibilità e della qualità dell’acqua potabile e la difficoltà di accesso alle risorse energetiche (idrocarburi, minerali, etc.).

    E in ambito geopolitico e militare? Cosa prevedevano per il ventennio 2010-2030?

    In Europa (in ordine di tempo):

    • Sempre più tensioni tra gli Stati per la gestione delle risorse primarie (come acqua e cibo) ed energetiche;
    • Aumento dell’approvvigionamento delle risorse energetiche e chimiche dalla Russia con la possibilità che la Russia chieda di far parte dell’Unione Europea;
    • Aumento delle migrazioni interne;
    • Forte aumento dell’immigrazione dall’Africa;
    • Rischio di collasso dell’Unione Europea;
    • Emigrazione di circa il 5% dei popoli europei verso altri Paesi.

    In Asia (in ordine di tempo):

    • Conflitti crescenti e persistenti nel sud est Asiatico;
    • Sempre più tensioni tra Cina e Giappone per l’energia Russa;
    • L’instabilità della regione porta i paesi più potenti a incrementare politiche di riarmo (anche di testate atomiche);
    • Aumento delle relazioni tra Cina e Russia per contrastare le varie crisi geopolitiche ed ambientali;

    E negli Stati Uniti?

    • Sempre più tensioni con il Messico per i flussi migratori clandestini;
    • Aumento del fenomeno migratorio dall’Europa (in prevalenza dei benestanti);
    • Conflitto con l’Unione Europea;
    • Aumento del prezzo del petrolio per l’instabilità dell’area medio orientale e russa;
    • Rischio di conflitto tra Cina e Stati Uniti per le risorse petrolifere e la difesa dei propri alleati.

    Lo scenario è certamente quello di un mondo ridotto alla fame e sull’orlo di decine di conflitti in ogni parte del globo.

    Che dire? Oltre al fatto che al Pentagono avevano analisti veramente in gamba, se teniamo conto che la maggior parte degli eventi ipotizzati hanno avuto luogo, sulla base di queste previsioni non si sarebbe potuto fare qualcosa in più per evitarli?

    E quali sono state le conclusioni di questo rapporto? Quali sono stati i consigli di questi esperti per la tutela della sicurezza nazionale?

    Incremento degli investimenti nella ricerca militare e in quella geoingegneristica; un graduale aumento degli approvvigionamenti militari; la manipolazione del clima globale attraverso l’immissione di determinati gas o minerali nell’atmosfera e l’intensificazione dei controlli dei confini. Non una parola sulla riduzione dei consumi degli agenti o delle azioni concause dei cambiamenti climatici o sulla proposta di accordi con altri stati per fronteggiare insieme eventi e fenomeni di tale gravità. Giusto per fare solo un paio di esempi perché si potrebbero dire molte più cose al riguardo. E nel mentre stiamo vivendo il tragico scenario previsto con oltre vent’anni di anticipo, chissà cosa staranno ipotizzando gli attuali analisti del Pentagono e di tutte le agenzie di spionaggio del Mondo e, soprattutto, chissà quali soluzioni proporranno. A noi comuni mortali non resta che pregare che diano consigli più saggi e ragionevoli di vent’anni fa e, nel mentre, cercare solo di sopravvivere.

  • Inaugurato in Italia un nuovo supercomputer europeo di prim’ordine

    La Commissione ha inaugurato, insieme all’impresa comune europea per il calcolo ad alte prestazioni (impresa comune EuroHPC), al Ministero italiano dell’Università e della Ricerca e al consorzio CINECA, il più recente supercomputer europeo: LEONARDO, situato presso il Tecnopolo di Bologna.

    LEONARDO è un sistema di supercalcolo fra i migliori al mondo, sviluppato e assemblato in Europa. Quando sarà pienamente operativo, avrà una potenza di calcolo di quasi 250 petaflop (250 milioni di miliardi di calcoli al secondo). LEONARDO è attualmente il quarto supercomputer più potente al mondo. È il risultato di un investimento congiunto di 120 milioni di €, di cui la metà proviene dalla Commissione e l’altra metà dal Ministero italiano dell’Università e della Ricerca e dal consorzio CINECA, composto da altri cinque paesi partecipanti all’EuroHPC (Austria, Grecia, Ungheria, Slovacchia e Slovenia).

    LEONARDO è il secondo supercomputer europeo pre-esascala ad essere messo in funzione, dopo LUMI a Kajaani, Finlandia. Esso combina componenti all’avanguardia per il calcolo ad alte prestazioni e l’uso dell’intelligenza artificiale per svolgere compiti estremamente complessi. In quanto tale, consentirà di condurre un’attività senza precedenti di ricerca sul cancro e scoperta di farmaci, permetterà di comprendere il funzionamento del cervello umano, scoprire tecnologie energetiche pulite, elaborare modelli climatici più precisi, nonché contribuire alla previsione e al monitoraggio delle catastrofi naturali e delle pandemie.

    Il sistema di supercomputer LEONARDO si concentra sulla sostenibilità ambientale ed è dotato di strumenti che consentono un adeguamento dinamico del consumo energetico, garantendo così un equilibrio intelligente e ottimale tra risparmio energetico e prestazioni. Utilizza inoltre un sistema di raffreddamento ad acqua per una maggiore efficienza energetica.

    I servizi di calcolo forniti da CINECA con LEONARDO saranno ulteriormente rafforzati dall’integrazione di un computer quantistico, dato che CINECA è stato anche selezionato come soggetto ospitante per uno dei primi computer quantistici di costruzione europea.

  • I ghiacci Groenlandia accelerano il proprio scioglimento

    I ghiacci della Groenlandia nord-orientale si stanno sciogliendo 6 volte più velocemente di quanto previsto finora: se il trend continuerà, entro il 2100 faranno innalzare il livello globale del mare tra i 13,5 e i 15,5 millimetri, la stessa quantità d’acqua persa dall’intera Groenlandia negli ultimi 50 anni. Lo afferma un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature e guidato dall’Università Tecnica della Danimarca (Dtu), che ha combinato osservazioni da satellite, modelli matematici e dati ottenuti grazie ad una rete di stazioni Gps che si estende fino a 200 chilometri nell’entroterra, in una delle zone più remote e ostili del pianeta.

    Stimare la quantità di ghiaccio perso e fino a che punto nella calotta glaciale si verifica il processo non è affatto facile. L’interno del ghiacciaio Zachariae Isstr›m, protagonista della ricerca, si sposta infatti di meno di un metro all’anno ed è quindi molto difficile da monitorare per fare previsioni accurate. I ricercatori, guidati da Shfaqat Abbas Khan, sono riusciti a superare questo ostacolo grazie all’alta precisione dei dati Gps che avevano a disposizione, che hanno permesso di rilevare anche lievissimi cambiamenti nella velocità del ghiaccio. “È davvero sorprendente che siamo stati in grado di osservare variazioni così piccole”, commenta Mathieu Morlighem dello statunitense Dartmouth College, co-autore dello studio. I ricercatori si sono così resi conto che le precedenti valutazioni sulla perdita di ghiaccio in Groenlandia nord-orientale erano ampiamente sottostimate. “I dati ci hanno rivelato che lo scioglimento che avviene nella parte frontale del ghiacciaio si sta propagando in realtà anche molto più all’interno”, dice Khan. “L’intero ghiacciaio si sta assottigliando e la velocità superficiale con cui si muove sta accelerando. Ogni anno i ghiacciai che abbiamo studiato si sono ritirati sempre più nell’entroterra – prosegue il ricercatore – e prevediamo che ciò continuerà nei prossimi decenni e secoli. È difficile pensare come questa ritirata possa fermarsi, date le attuali condizioni climatiche”.

    La Groenlandia nord-orientale è un cosiddetto deserto artico: le precipitazioni in alcuni punti sono di appena 25 millimetri all’anno, perciò la calotta glaciale non può rigenerarsi abbastanza da mitigare lo scioglimento. Nel 2012 la parte che si estendeva nel mare del ghiacciaio Zachariae Isstr›m è collassata: da quel momento, il ghiacciaio si è ritirato nell’entroterra a un ritmo accelerato e, sebbene l’inverno 2021 e l’estate 2022 siano stati particolarmente freddi in quelle zone, i ghiacciai continuano a ritirarsi. “È possibile che ciò a cui stiamo assistendo nel Nord-Est della Groenlandia – aggiunge Morlighem – stia avvenendo anche in altri settori della calotta glaciale”.

  • Il compleanno di Marie Skłodowska-Curie dà il via a un anno di attività scientifiche nelle scuole

    In occasione del 155° anniversario della nascita di Marie Skłodowska-Curie, la prima persona e l’unica donna ad aver ricevuto due volte il premio Nobel, la Commissione coglie l’occasione per celebrare la curiosità scientifica e i risultati che l’hanno contraddistinta lanciando diverse iniziative volte a rafforzare i legami tra il mondo della scienza e dell’istruzione.

    Attraverso le iniziative “Science is Wonderful!” e “Ricercatori nelle scuole” (recentemente lanciata), entrambe finanziate dalle “Azioni Marie Skłodowska-Curie” (MSCA) della Commissione, gli insegnanti e gli alunni di tutta Europa potranno scoprire le meraviglie e il valore della scienza interagendo con ricercatori e innovatori di spicco.

    Quest’anno, “Science is Wonderful!” offrirà anche agli insegnanti un’opportunità unica di collaborare con i principali ricercatori MSCA in tutta l’UE per creare insieme nuove risorse di apprendimento. Le iscrizioni sono aperte alle scuole e ai ricercatori MSCA fino al 1° dicembre 2022.

    Nel marzo 2023, “Science is Wonderful!” ospiterà una fiera scientifica a Bruxelles, in Belgio, invitando 100 ricercatori provenienti da tutta Europa a presentare le proprie ricerche attraverso presentazioni, esperimenti pratici, giochi e quiz e offrendo agli studenti la possibilità di apprendere e di porre domande.

    Nei prossimi due anni, l’iniziativa “Ricercatori nelle scuole” consentirà a 2.400 scuole primarie e secondarie e a 225.000 studenti in molti paesi di scoprire il lavoro dei ricercatori attraverso attività pratiche e divertenti, come le visite ai laboratori, e altro ancora. Grazie alla possibilità di lavorare a stretto contatto con i ricercatori, gli studenti sperimenteranno direttamente l’importanza pratica della ricerca e avranno diverse opportunità di sperimentare le meraviglie della scienza.

  • Bruxelles punta alla prima centrale atomica da 500 megawatt

    Dopo i recenti successi di Jet (Joint European Torus) e i progressi nella costruzione del potente reattore sperimentale Iter, l’Europa rilancia ancora gli obiettivi per l’energia del futuro e punta alla prima centrale a fusione nucleare capace di generare fino a 500 megawatt. E’ Demo (Demonstration Fusion Power Reactor), un progetto annunciato oggi a Bruxelles dal Consorzio EUROfusion in occasione della conferenza di lancio di Horizon EUROfusion e che punta ad essere realizzato in circa 30 anni.

    L’annuncio di Demo arriva a pochi mesi dal record ottenuto da EUROfusion – il consorzio di cui fanno parte anche 21 organizzazioni italiane coordinate da Enea, tra cui l’Istituto per la scienza e tecnologia dei plasmi del Consiglio nazionale delle ricerche (Istp – Cnr) e il Consorzio RFX – quando a febbraio il progetto europeo ‘apripista’ per la fusione nucleare denominato Jet aveva replicato le reazioni che avvengono all’interno delle stelle producendo l’equivalente di 11 megawatt. Una quantità di energia ovviamente molto lontana per utilizzi concreti, ma che ha segnato un passo in avanti fondamentale per questa promettente fonte di energia pulita.

    “Ottenere energia elettrica in forma vantaggiosa e pulita dalla fusione nucleare è ancora lontano, ma sarà realtà se continueremo a lavorare insieme”, ha detto Rosalinde van der Vlies, direttrice del Direttorato Clean Planet, DG Research & Innovation della Commissione Europea.

    Fondamentali saranno gli sviluppi di Iter, il grande impianto sperimentale in fase di costruzione in Francia, a Cadarache, frutto di un progetto internazionale e che dovrebbe diventare operativo nel 2034, destinato a segnare altri fondamentali passi in avanti.

    Demo rappresenta ora un nuovo ancor più ambizioso obiettivo: realizzare il prototipo della prima vera centrale elettrica a fusione nucleare utilizzabile per scopi commerciali e capace di generare in modo sicuro e sostenibile tra 300 e 500 MW di energia elettrica, il necessario per soddisfare i consumi annuali di circa 1,5 milioni di famiglie. “Si tratta di un passo importante che traghetterà la ricerca sulla fusione da un ambito puramente sperimentale alla produzione vera e propria di energia elettrica”, ha detto Alessandro Dodaro, direttore del Dipartimento Enea di Fusione e tecnologie per la sicurezza nucleare. “Per farlo – ha aggiunto – Demo dovrà adottare le più avanzate tecnologie per ‘controllare’ il plasma e generare elettricità in modo sicuro e continuo operando con un ciclo del combustibile chiuso”. Progetto che vedrà importanti partecipazioni italiane attraverso molte industrie e centri di ricerca, come il laboratorio Divertor Tokamak Test (Dtt) presso il Centro Ricerche di Frascati dove verranno testati anche i sistemi per lo ‘smaltimento’ del calore in eccesso.

    “Per conseguire questo obiettivo con successo – ha commentato Daniela Farina, direttrice Istp-Cnr – è importante che la ricerca della comunità scientifica prosegua attivamente sui temi scientifici e tecnologici tuttora aperti in un’ottica più ampia possibile, sui quali il Cnr sta lavorando in sinergia con gli altri enti e istituzioni italiani e nel quadro di una straordinaria collaborazione mondiale”.

  • Dall’Ue 624 milioni ai 253 ricercatori, 27 dei quali italiani

    Il Consiglio Europeo della Ricerca (Erc) ha assegnato nuovi finanziamenti a ricercatori già affermati che lavorano in campi innovativi (Advanced grants): 624 milioni di euro destinati a 253 ricercatori attivi nei Paesi europei. Tra i vincitori ci sono 27 italiani, che sono infatti al terzo posto per nazionalità dopo Germania e Regno Unito, ma solo 15 di questi lavorano in Italia.

    Delle 1.735 proposte presentate all’Erc, il 20,8% sono firmate da donne, una percentuale che ha visto una costante crescita a partire dal 2014, anno in cui la percentuale si aggirava intorno al 10%. I nuovi progetti di ricerca, rileva l’organizzazione europea, porteranno anche alla creazione di circa 2.300 nuovi posti di lavoro per personale di ricerca, dottorandi e borsisti.

    “Gli Advanced grants dell’Erc supportano ricercatori all’avanguardia in tutta Europa e danno ai nostri talenti la possibilità di realizzare le loro idee innovative”, commenta Mariya Gabriel, Commissario europeo per l’Innovazione, la Ricerca, la Cultura, l’Educazione e i Giovani. “Il loro lavoro pionieristico contribuirà a risolvere le sfide sociali, economiche e ambientali più urgenti”.

    Per la presidente dell’Erc, Maria Leptin, “seguendo la loro curiosità scientifica, questi ricercatori stanno spingendo le frontiere della nostra conoscenza in una vasta gamma di campi. È essenziale finanziare questo tipo di ricerca – rileva – per mantenere l’Europa all’avanguardia scientifica”.

    Nella classifica dei Paesi vincitori, il gradino più alto del podio è occupato dalla Germania, con 61 progetti vincitori, seguita da Regno Unito (45) e Paesi Bassi (27). L’Italia è quinta dopo la Francia, con 15 ricerche finanziate. Tra le istituzioni premiate, le Università di Padova e Trento, che si affermano la primo posto per numero di Advanced grant aggiudicati, seguite da Verona, Bologna e Genova, Politecnico di Milano, Libera Università Internazionale degli Studi Sociali (Luiss)’Guido Carli’ di Roma, Istituto Clinico Humanitas e Istituto Universitario Europeo di Firenze.

    Fra i progetti italiani vincitori, 1 dei 3 dell’università di Padova prevede di utilizzare cervelli in miniatura (organoidi) per studiare le cause e i meccanismi associati all’insorgenza delle patologie dello sviluppo del cervello; sempre a Padova si lavora a una nuova di terapia genica per le malattie neurometaboliche ereditarie. Al Politecnico di Milano si studiano piattaforme innovative per capire come progrediscono i tumori incurabili e nuovi concetti di calcolo per ridurre il consumo energetico nel machine learning (apprendimento automatico).

    Fuori dall’Italia, la ricerca dell’Università slovena di Lubiana intende sfruttare le prime osservazioni fatte dal nuovo telescopio spaziale James Webb per cercare nuovi indizi sulla nascita di stelle, galassie e  buchi neri. Misurare la biodiversità nelle le isole è l’obiettivo della ricerca del Consiglio Superiore delle Ricerche Scientifiche (Csic) spagnolo, e modelli matematici per somministrare antibiotici e chemioterapia sono alla base del progetto guidato della francese École Polytechnique.

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