Europa

Londra aggira la Brexit su scienza e ricerca

Il Regno Unito non vuole rischiare di segnare il passo nel settore della ricerca d’avanguardia, né tanto meno di ridurre le potenzialità di collaborazione internazionale delle sue prestigiose università e così ha deciso di rimanere legata, almeno nell’ambito scientifico, all’Unione europea. A inizio settembre infatti è arrivata un’ulteriore conferma dell’approccio pragmatico adottato dal premier conservatore Rishi Sunak rispetto ai rapporti con Bruxelles nel post-Brexit con l’annuncio del rientro britannico in due ambiziosi programmi europei: Horizon, il più grande al mondo in ambito civile per la ricerca e l’innovazione, e Copernicus, creato per l’osservazione della Terra tramite i satelliti e leader di settore a livello globale.

Londra ne era stata esclusa negli ultimi tre anni a causa dei dissidi sorti con l’Ue sul Protocollo per l’Irlanda del Nord e poi risolti di recente grazie all’intesa nota come Windsor Framework. Sempre Sunak aveva giocato anche in quel caso la carta del dialogo nei rapporti con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, rispetto alle dimostrazioni muscolari dei suoi due predecessori Tory, Liz Truss e Boris Johnson, cercando sempre di portare a casa risultati utili. «Abbiamo lavorato con i nostri partner dell’Ue per garantire che questo sia l’accordo giusto per il Regno Unito, sbloccando opportunità di ricerca senza precedenti, e anche per i contribuenti britannici», ha dichiarato Sunak facendo un riferimento, non casuale, alle casse dello Stato.

Sì perché Londra accetta di pagare piuttosto salato la sua quota – stimata in un esborso annuo di 2,2 miliardi di sterline (più di 2,5 miliardi euro) – per partecipare ai 2 programmi da partner esterna all’Unione. La mossa può rientrare, a seconda dei punti di vista, in un nuovo esempio di ‘Bregret’, il neologismo creato per definire il rimpianto britannico dopo l’addio all’Ue e le contromisure introdotte per mitigarne gli effetti negativi; ma anche in un approccio piuttosto lucido da parte del Regno nel mantenere legami con l’Unione nei dossier considerati più strategici. Allo stesso tempo, pure Bruxelles saluta le intese di questo tipo come dei successi e lo ha fatto anche stavolta: «L’Ue e il Regno Unito sono partner e alleati strategici fondamentali e l’accordo di oggi lo dimostra. Continueremo a essere all’avanguardia nella scienza e nella ricerca globale», ha affermato la presidente Von der Leyen.

I più soddisfatti sono comunque gli scienziati, a partire dal professor Paul Nurse, 74enne premio Nobel per la medicina nel 2001, che in un rapporto inviato nei mesi scorsi al governo Tory aveva lanciato l’allarme sui rischi rispetto a un abbandono britannico di Horizon. Oggi si è detto «entusiasta» per la notizia dell’accordo. Mentre in un comunicato congiunto l’Academy of Medical Sciences, la British Academy, la Royal Academy of Engineering e la Royal Society hanno salutato «un grande giorno per i ricercatori nel Regno Unito e in tutta Europa». In base all’intesa gli scienziati britannici potranno chiedere sovvenzioni e partecipare ai tanti progetti del programma Horizon. E’ esclusa invece la collaborazione di Londra all’interno di Euratom per lo sviluppo di tecnologia nucleare, in quanto il Regno vuole portare avanti la propria strategia nazionale.

Mostra altro

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio