scuola

  • I compiti ed i doveri della società e dei genitori nei confronti dei bimbi

    Riceviamo e pubblichiamo un articolo del Prof. Francesco Pontelli

    La terza infanzia comincia a sei anni e finisce sostanzialmente con la quinta elementare dopo la quale si entra nella fase della pubertà.

    Dopo la tragedia della Povera Giulia si moltiplicano le proposte per applicare all’interno della scuola dei nuovi metodi educativi (*) che avrebbero il compito di creare un substrato culturale ed interrelazionale finalizzato alla diminuzione dei reati contro le donne.

    A questi progetti si aggiungono degli interventi anche di personalità più complesse (la cui elaborazione presuppone una maggiore maturità) all’interno delle scuole elementari e quindi dell’infanzia.

    L’istituzione elementare assieme all’ambiente degli affetti familiari dovrebbero, invece, assicurare una stagione di assoluta serenità ai bimbi la quale, nelle fasi successive dello sviluppo, dovrebbe rappresentare un porto sicuro ed un punto di forza e rappresentare un valore rassicurante.

    Nessuno contesta l’eterogeneità del genere umano e come questa rappresenti di per sé un aspetto incontestabile, ma la presenza di particolari personalità presuppone da parte dei ragazzi un minimo di maturità la quale può essere patrimonio solo degli studenti quantomeno delle scuole superiori.

    In altre parole, ancora una volta, la politica di basso profilo, sfruttando l’emotività scatenata dalla tragedia della povera Giulia, sta tentando di esautorare le famiglie nella difficile gestione dei propri figli in nome di una superiore ideologia statale.

    Questi nuclei familiari da tempo si trovano tra mille difficoltà e cercano di far quadrare il bilancio familiare sia economico che affettivo alle cui evidenti difficoltà lo Stato non provvede attraverso il finanziamento di servizi a loro sostegno.

    Al contrario, relegandole ad un ruolo sempre meno centrale, lo Stato vorrebbe creare nuovi interventi “formativi” i quali comunque rappresentano nuovi capitolati di spesa pubblica.

    Come degli speculatori ideologici e politici si cerca di introdurre ed istituzionalizzare la marginalizzazione della stessa famiglia invece di aiutarla, proprio perché dalla sua debolezza cresce la forza di uno stato etico, anche introducendo precocemente delle figure complesse ed articolate rispetto al periodo dell’infanzia.

    In più, questo tipo di intervento dello Stato rappresenta un approccio ideologico per nulla supportato da riscontri oggettivi come evidenziano studi e ricerche sull’incidenza dei femminicidi all’interno di altri paesi europei i quali dovrebbero rappresentare il riferimento politico ed ideologico avendo adottato da tempo i medesimi modelli educativi.

    Il dovere di una società e della famiglia rimane invece quello di garantire la serenità di quei bambini il cui valore rassicurante si esprimerà soprattutto nel periodo adolescenziale e successivamente in quello adulto.

    Non si faccia l’errore di tramutare una tragedia come quella della povera Giulia in una battaglia politica ma soprattutto ideologica e identitaria quando invece si dimostra assolutamente speculativa con l’obiettivo di svilire il ruolo della famiglia la quale, invece, necessiterebbe di un maggiore sostegno anche attraverso il finanziamento di servizi aggiuntivi.

    Il Presidente della Repubblica ha ricordato come la famiglia rappresenti il nucleo fondamentale di una società. Mai come ora questa richiede attenzione ed aiuti e non certo modelli educativi assolutamente autoreferenziali in quanto puramente ideologici.

    (*) 1. educazione sessuale ed affettiva, 2. decreto Zan, 3. altri modelli molto più arditi in termini di sessualità

  • La “cultura contemporanea” incapace di tutelare Giulia

    “L’’obiettivo del Salone è di osservare il mondo, individuare i temi per descriverlo attraverso la letteratura, offrire un racconto del presente”. La mission del Salone del Libro, quindi, è quella di proporre e successivamente di valutare le diverse tematiche contemporanee attraverso letture dalle quali possano scaturire confronti dialettici approfonditi. Di conseguenza ogni suo rappresentante dovrebbe esprimere, in ogni occasione, il medesimo approccio culturale come sintesi di conoscenza e competenza delle diverse tematiche che affliggono la nostra società.

    In questo contesto, invece, la direttrice del medesimo Salone, pochi giorni fa, ha affermato come considerasse umiliante per il proprio figlio avere preso tre in un compito in classe.

    Un brutto voto è giustificato da una valutazione in relazione alla esecuzione del compito, ma non dovrebbe mai rappresentare un’umiliazione perché riguarda un elaborato e non è di certo una valutazione della persona. In più rappresenta anche un avvertimento fornito allo studente per invitarlo a modificare il proprio approccio allo studio e ottenere così un rendimento migliore.

    L’affermazione del direttore del Salone del Libro, Annalena Benini, risulta invece di una gravità inaudita in quanto dimostra come il mondo che si considera culturale nella sua massima espressione consideri avvilente un semplice voto negativo.

    In altre parole, si richiede implicitamente un sostanziale appiattimento valutativo, come già in passato con il 18 garantito, generando contemporaneamente una incapacità gestionale della avversità rappresentata anche solo da un voto negativo e questo si ripercuote inevitabilmente nella formazione educativa e valoriale successiva del ragazzo.

    Non ci si rende conto che se il mondo culturale intende abituare i ragazzi, gli studenti e successivamente gli uomini ad una vita senza avversità, gli stessi di fronte al primo rifiuto di una povera ragazza che intenda chiudere un rapporto reagiranno senza alcuna esperienza in quanto saranno di fronte ad una situazione mai gestita precedentemente.

    E si pongono quindi le basi perché questi possano avere reazioni assolutamente smisurate fino arrivare al tragico epilogo della povera Giulia.

    In questo contesto, poi, in seguito al drammatico epilogo della vicenda di questa povera ragazza si sente ripetere in ogni trasmissione ed intervista affermazioni relative ad una presunta responsabilità della società patriarcale e di altre stupidaggini del genere.

    Quando è proprio il mondo della cultura nella sua massima espressione che allestisce un substrato culturale tossico tale da creare falsi supporti educativi a ragazzi i quali poi si rivelano incapaci di gestire qualsiasi minima avversità come quella di un semplice rifiuto. Questo approccio educativo rappresenta la vera ragione di reazioni assolutamente immotivate e smisurate da parte di troppi giovani.

    Tornando quindi al contesto sociale nel quale si cercano di trovare le ragioni di questo dramma, il problema è di natura culturale, laddove la cultura non rappresenta più la felice sintesi di conoscenza ed apertura al nuovo unita ad una reale competenza.

    In questi ambiti, invece, ormai domina ampiamente una espressione ideologica culturale la quale tende, in ragione di un falso egualitarismo, a negare lo stesso sistema piramidale amministrativo e annullare i ruoli formativi che nel crescere di un ragazzo vengono riconosciuti ai diversi livelli di istruzione.

    Il senso di inadeguatezza di questa cultura di matrice ideologica rappresenta il vero problema allestendo un substrato sociale all’interno del quale, poi, possono prendere forma queste aberrazioni giovanili i quali si dimostrano incapaci di gestire qualsiasi tipo di avversità.

  • Relazione Eurydice: promuovere la diversità e l’inclusione nelle scuole europee

    La rete Eurydice della Commissione ha pubblicato la relazione “Promuovere la diversità e l’inclusione nelle scuole europee“, che fornisce una panoramica delle ultime politiche e misure messe in atto dalle autorità nazionali in materia di istruzione per combattere le discriminazioni nell’istruzione scolastica. La relazione esamina la situazione degli studenti con bisogni educativi speciali, disabilità, provenienti da contesti migratori o da minoranze etniche, oltre alle misure a sostegno della parità di genere e degli studenti della comunità LGBTIQ+ o delle minoranze religiose.

    Dalla relazione emerge che gli studenti con bisogni educativi speciali o con disabilità sono i principali destinatari in tutti i settori analizzati, comprese le misure volte a promuovere l’accesso e la partecipazione, le politiche di apprendimento e di sostegno sociale ed emotivo, nonché la formazione degli studenti e degli insegnanti.

    Dai risultati emerge inoltre che, sebbene i sistemi di istruzione promuovano già alcune misure mirate, occorre prendere in considerazione le esigenze specifiche e multiformi di ogni singolo studente. Permangono in tutta Europa sfide quali la mancanza di un’adeguata preparazione degli insegnanti per gestire classi inclusive e finanziamenti insufficienti per inserire personale specializzato e gruppi multidisciplinari nel sistema scolastico ordinario.

    L’importanza di valorizzare la diversità e l’inclusione di tutti gli studenti nell’istruzione e nella formazione è ampiamente riconosciuta nelle principali politiche dell’UE. Migliorare la qualità, l’equità e l’inclusione nell’istruzione è una priorità strategica dello spazio europeo dell’istruzione.

    La Commissione sostiene gli Stati membri e le parti interessate per eventuali riforme strutturali basate sui valori dell’UE, e ha messo a disposizione corsi e seminari online sulla piattaforma europea per l’istruzione scolastica allo scopo di aiutare gli insegnanti che desiderano migliorare la tolleranza e l’inclusione nelle classi. Sempre online è disponibile il kit europeo di strumenti per le scuole, che offre idee concrete sull’istruzione inclusiva e sul benessere a scuola.

    La rete Eurydice spiega e mette a confronto i sistemi di istruzione in Europa.

  • Kenyan publisher recalls book after uproar over Prophet Muhammad image

    A Kenyan publisher has withdrawn a school book that included a drawing depicting Prophet Muhammad following an outcry by Muslim leaders and parents.

    They complained that it was blasphemous to draw the prophet and to ask pupils to colour in the illustration.

    Mentor Publishing Company said it regretted the “grave” mistake in the book on Islamic studies for pupils in the second year of primary school.

    About 11% of Kenyans are Muslims, the second largest religious group.

    Depictions of the Prophet Muhammad can cause serious offence to Muslims, with most of Islamic religious leaders saying that tradition explicitly forbids images of Prophet Muhammad and Allah (God).

    A Muslim scholar from the coastal city of Mombasa, Sheikh Rishard Rajab Ramadhan, told the BBC that the book “dangerously” misled young children.

    “No-one should imagine, leave alone attempt, to draw Prophet Muhammad. This can even cause war,” Mr Ramadhan said.

    In a letter to the Muslim community, the publisher said it had come to its attention that the content in one of its books, Mentor Encyclopaedia Grade 2, was “sacrilegious to the Islamic faith”.

    The drawing had been “inadvertently inserted” in the book, and “mistakenly identified it as the image of Prophet Muhammad”, said Mentor director Josephine Wanjuki.

    “We sincerely and wholeheartedly apologise for the error and we commit to ensure that such an error will never be repeated,” she added.

    The publisher said it would immediately remove the offensive drawing from all subsequent editions and has committed to work with the Muslim Education Council to review all its books.

    All teachers, students and school administrators holding copies of the book have been advised to return them to the publisher.

    Mr Ramadhan welcomed the move to recall copies of the book, but urged publishers to consult Muslim leaders before publishing Islamic books.

    Religious studies are part of the curriculum in Kenyan schools.

    The issue of depicting Prophet Muhammad has been a long-running controversy and has inflamed tensions, especially in Europe.

    In 2020, a school teacher in France’s capital, Paris, Samuel Patywas was beheaded after using cartoons of the Prophet Muhammad during a lesson about freedom of speech.

    In 2021, a teacher at a school in the British town of Batley was suspended after protests from Muslim parents for showing an “inappropriate” cartoon of Prophet Muhammad.

    The teacher was later reinstated. An investigation found the teacher did not intend to cause offence by showing the image.

    There is no specific or explicit ban in the Quran, the holy book of Islam, on images of Prophet Muhammad.

    But there is a reference to not depicting Allah and many Muslims believe the same applies to Prophet Muhammad.

  • Nuova relazione Eurydice: differenze significative tra gli stipendi degli insegnanti di paesi europei diversi

    In occasione della Giornata mondiale degli insegnanti, celebrata il 5 ottobre, la rete Eurydice della Commissione ha pubblicato la relazione annuale sugli stipendi e le indennità degli insegnanti e dei dirigenti scolastici, che riguarda le scuole pubbliche dell’infanzia, primarie e secondarie per il periodo 2021-2022.

    Dalla relazione emergono grandi differenze in termini di retribuzione degli insegnanti in Europa, che riguardano non solo gli stipendi iniziali, ma anche la possibilità che questi aumentino nel corso della carriera. In media gli insegnanti della scuola dell’infanzia tendono a guadagnare meno rispetto a quelli della scuola secondaria superiore, sebbene in alcuni paesi europei lo stipendio a inizio carriera sia lo stesso per tutti gli insegnanti. In nove paesi lo stipendio annuo iniziale degli insegnanti adeguato per tenere conto dell’inflazione è diminuito per tutti i livelli di istruzione tra il 2014/2015 e il 2021/2022.

    Le conoscenze, le competenze e la dedizione degli insegnanti e dei dirigenti scolastici sono fattori essenziali per conseguire risultati educativi di alta qualità; per questo motivo docenti e formatori sono al centro della politica europea dell’istruzione.

    Nell’ambito della creazione dello spazio europeo dell’istruzione, la Commissione collabora con gli Stati membri e le parti interessate per affrontare tali questioni, in particolare mediante un gruppo di lavoro per le scuole, che si riunisce regolarmente e in cui vengono condivise esperienze e pratiche per ispirare cambiamenti positivi in tutta l’UE. Tali esperienze e pratiche vengono poi diffuse attraverso corsi e risorse per lo sviluppo professionale sulla piattaforma europea per l’istruzione scolastica. Entro il 2025 verranno sviluppate 27 accademie degli insegnanti Erasmus+, al fine di offrire sostegno agli insegnanti all’inizio e nel corso della carriera. Annualmente la Commissione organizza inoltre il premio europeo per l’insegnamento innovativo, allo scopo di celebrare e riconoscere il lavoro degli insegnanti e delle scuole. Nel febbraio 2023 la Commissione ha pubblicato orientamenti per lo sviluppo di quadri di carriera nazionali degli insegnanti e dei dirigenti scolastici. La rete Eurydice spiega e mette a confronto i sistemi di istruzione in Europa. La relazione odierna fornisce una sintesi comparativa delle politiche e delle misure adottate nei sistemi di istruzione di 39 paesi.

  • Rapporto Invalsi 2023: buoni i risultati in inglese, ma le competenze di italiano e matematica non sono sempre adeguate

    Un quando in chiaroscuro quello che emerge dal rapporto Invalsi 2023 pubblicato il 12 luglio. In particolar modo il peggioramento è evidente rispetto al 2019, anno prima della pandemia, segno evidente che dad, isolamento e programmi forzatamente rivisti e a tratti ridotti hanno giocato, in maniera purtroppo negativa, una parte importante rispetto ai risultati diramati.

    In alcune regioni del Mezzogiorno solo 1 ragazzo su 2 delle scuole medie comprende correttamente quello che legge e addirittura 2 studenti su 3 (il 35-40%) non sono capaci di leggere e comprendere un testo in inglese. Si confermano forti evidenze di disuguaglianza di opportunità di apprendimento nelle regioni del Mezzogiorno sia per quel che concerne l’attenuazione dell’effetto delle differenze socio-economico-culturali sia in termini di differenze tra scuole e, soprattutto, tra classi.

    Metà dei giovani che termina le scuole superiori non è in grado di comprendere quello che legge (solo il 51% degli studenti -1 punto rispetto al 2022 raggiunge almeno il livello base, con un divario tra Nord e Sud che raggiunge la quota di ben 23 punti percentuali); in Matematica il 50% degli studenti (invariato rispetto al 2022) raggiunge almeno il livello base con un divario tra le aree del Paese che raggiunge i 31 punti, anche se c’è un leggero progresso al Sud e nelle Isole. In Inglese il 54% degli studenti raggiunge il B2 nella prova di reading (+2% rispetto al 2022) e il 41% in quella di listening (+3% sul 2022 e + 6% dal 2019).

    Alle scuole medie si è fermato il calo in Italiano e Matematica riscontrato tra il 2019 e il 2021. Gli esiti di Inglese (sia listening sia reading) sono invece in miglioramento. A livello nazionale gli studenti che raggiungono risultati almeno adeguati sono: Italiano: 62% (+1 punto percentuale rispetto al 2022, invariato rispetto al 2021), Matematica: 56% (invariato rispetto al 2021 e al 2022), Inglese-reading (A2): 80% (+2 punti percentuali rispetto al 2022, +4 punti percentuali rispetto al 2021), Inglese-listening (A2): 62% (+3 punti percentuali rispetto al 2022, +5 punti percentuali rispetto al 2021 e +11 punti rispetto al 2018, inizio della rilevazione). Le prove Invalsi 2023 hanno coinvolto oltre 1 milione di allievi della scuola primaria (classe II e classe V), circa 570.000 studenti della scuola secondaria di primo grado (classe III) e più di 1 milione di studenti della scuola secondaria di secondo grado. Le prove hanno raggiunto una copertura sempre superiorw al 95-96%.

    Peggiora il rendimento degli studenti italiani: il confronto nel tempo degli esiti della scuola primaria mostra un indebolimento dei risultati in tutte le discipline sia in II che in V elementare, incluso l’Inglese. Il rapporto Invalsi 2023 evidenzia una differenza dei risultati tra scuole e tra classi più accentuata nelle regioni meridionali, specie per quanto riguarda la Matematica e la prova di Listening. Ciò significa – evidenzia l’istituto Invalsi – che la scuola primaria nel Mezzogiorno fatica maggiormente a garantire uguali opportunità a tutti, con evidenti effetti negativi sui gradi scolastici successivi In seconda elementare, in Italiano circa il 69% (era il 72% nel 2022) raggiunge almeno il livello base (dalla fascia 3 in su). Molise, Basilicata e Umbra sono le regioni con quote più elevate di allievi almeno al livello base, la Calabria e la Sicilia quelle con le quote più basse; In Matematica circa il 64% (era il 70% nel 2022) raggiunge almeno il livello base (dalla fascia 3 in su). Molise, Provincia Autonoma di Trento e Basilicata sono le regioni con quote più elevate di allievi almeno al livello base, la Calabria, la Sicilia e la Sardegna quelle con le quote più basse. In V elementare in Italiano circa il 74% (era l’80% nel 2022) raggiunge almeno il livello base (dalla fascia 3 in su). Molise, Umbria, Abruzzo e Friuli Venezia Giulia sono le regioni con quote più elevate di allievi almeno al livello base, la Sicilia è quella con la quota più bassa; in Matematica circa il 63% (era il 66% nel 2022) raggiunge almeno il livello base (dalla fascia 3 in su). Umbria, Molise, Provincia Autonoma di Trento e Friuli-Venezia Giulia sono le regioni con quote più elevate di allievi almeno al livello base, la Calabria, la Sicilia e la Sardegna quelle con le quote più basse; anche i risultati d’Inglese sono in calo rispetto al 2022. L’ 87% (era il 94% nel 2022) degli allievi raggiunge il prescritto livello A1 del Qcer nella prova di lettura (reading), mentre nella prova di ascolto (listening) è l’81% di allievi (erano l’85% nel 2022) a raggiungere il prescritto livello A1. Calabria, Sicilia e Sardegna sono le regioni con le quote più elevate di allievi che non raggiungono il livello A1 sia nella prova di Reading sia in quella di Listening.

    «La pandemia ha reso ancora più attuale il problema della dispersione scolastica. Da qualche tempo – si sottolinea nel rapporto Invalsi – è sempre più evidente che particolare attenzione va rivolta non solo agli studenti che abbandonano la scuola ma anche a tutti coloro che terminano il ciclo di studi scolastico senza possedere le competenze di base necessarie, quindi a forte rischio di limitate prospettive di inserimento nella società, molto simili a quelle degli studenti che non hanno concluso la scuola secondaria di secondo grado. Tale forma di dispersione scolastica è definita dispersione scolastica implicita o nascosta. Nel 2019 la dispersione scolastica implicita si attestava al 7,5%, per salire al 9,8% nel 2021, probabilmente a causa di lunghi periodi di sospensione delle lezioni in presenza. Nel 2022 si era già osservata una leggera inversione di tendenza sia a livello nazionale, passando al 9,7% (‐0,1 punti percentuali). Gli esiti del 2023 confermano un più rilevante calo della dispersione scolastica implicita che si attesta all’8,7% (‐1 punto percentuale rispetto al 2022)».

    La quota dei giovani tra i 18 e i 24 anni che abbandonano prematuramente l’istruzione e la formazione senza aver conseguito titoli di studio superiori alla secondaria di secondo grado o qualifiche professionali con corsi con durata di almeno due anni (ELET) sembra avvicinarsi al traguardo prescritto dal Pnrr alla fine del 2025 (10,2%).

    Il Ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara si dice pronto, con il suo Ministero, ad intervenire con “la presentazione, anche con il contributo di Invalsi e la collaborazione di Indire, di una Agenda Sud in dieci punti che prevede l’individuazione di scuole dove maggiori sono le fragilità del contesto sociale per abbandoni, insuccesso formativo e assenze. Iniziamo con 240 scuole. Investiremo risorse importanti. È un passaggio che vedrà più insegnanti in ogni scuola soprattutto per le materie più critiche come matematica, italiano, inglese”. Nelle intenzioni di Valditara e prevista anche “un’estensione del tempo pieno oltre a una formazione specialistica per docenti che insegnano in queste scuole con una retribuzione aggiuntiva per le attività extracurricolare. Avremo interventi per favorire lo sviluppo territoriale grazie allo sviluppo formativo, ci sarà il coinvolgimento delle famiglie. Bisogna ricostruire l’alleanza fra famiglia e scuola”.

  • Uno studente su cinque ha difficoltà nell’apprendimento

    Uno studente su cinque, il 20% quindi, è fragile negli apprendimenti: o ha abbandonato troppo presto gli studi, oppure, pur avendo conseguito un titolo, non ha raggiunto le competenze adeguate.

    Anche se l’Italia rispetto a 20 o 30 anni fa ha fatto molti passi in avanti – la dispersione nel 1992 era il 37,5%, per attestarsi al 12,7% nel 2021- siamo avanti solo a Spagna (13,3) e Romania (15,3) tra i paesi dell’Ue, mentre 16 Stati membri hanno già raggiunto l’obiettivo europeo di scendere sotto la soglia del 9% in materia di dispersione, in largo anticipo rispetto al 2030. Di tutto questo ha parlato il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, in un’audizione in commissione Cultura e Istruzione al Senato.

    L’obiettivo che impone il Pnrr è quello di ridurre la percentuale di ulteriori 2,5 punti, evitando quindi che nei prossimi anni circa 470 mila giovani abbandonino la scuola prima del conseguimento di un diploma. Per questo il ministro ha illustrato le varie azioni messe in campo grazie anche a fondi Pnrr: oltre al potenziamento dei sistemi di vigilanza delle assenze e di segnalazione dell’evasione scolastica, sono stati previsti 600 milioni per le mense scolastiche, perchè il tempo pieno è uno strumento fondamentale per combattere la dispersione, e sono stati stanziati 500 milioni a favore di quei territori, soprattutto al sud, in cui l’abbandono è più alto – 21,1% in Sicilia, 17,6% in Puglia, in Campania il 16,4% e in Calabria il 14% – con progetti dedicati proprio alle scuole che più hanno manifestato avere alunni con fragilità di apprendimento. E ancora, docenti tutor e docenti orientatori, “primo passo verso una sempre maggiore personalizzazione della didattica”, 600 milioni per sviluppare le competenze Stem, 150 milioni per la formazione dei docenti sul multilinguismo. Le scuole, poi, devono essere anche “esteticamente belle, riqualificate, dove si studia con piacere, dobbiamo dare indicazioni precise unitarie per un prototipo architettonico di scuola italiana”, ha detto Valditara, anche raccogliendo i suggerimenti di alcuni senatori.

    Il ministro si è anche impegnato a presentare una proposta di riforma degli istituti tecnici professionali che sia sperimentale e che vada ad affiancare il percorso tradizionale. “Ho molto apprezzato il clima costruttivo e stimolante su un tema fondamentale, per dare a tutti i nostri giovani un’opportunità di successo formativo e di realizzazione professionale. Il ministero sta lavorando a una serie di iniziative importanti che potranno essere arricchite dalle proposte parlamentari”, ha detto uscendo, soddisfatto, il ministro.

  • UE e UNICEF: impegnarsi di più per un’istruzione sicura e di qualità per i minori in situazioni di crisi

    I crescenti livelli di sfollamento e la durata prolungata dei conflitti stanno gravando su minori e giovani in tutto il mondo. Si stima che gli adolescenti e i bambini in età scolastica che necessitano di istruzione siano 222 milioni, 78 milioni dei quali non frequentano la scuola.

    La Commissione europea e l’UNICEF invitano a rafforzare l’impegno collettivo e ad aumentare i finanziamenti pubblici per aiutare i minori in contesti umanitari fragili a restare o a tornare a scuola. L’invito è stato pronunciato durante la conferenza congiunta di alto livello sull’istruzione nelle situazioni di emergenza tenutasi il 22 marzo 2023 a Bruxelles, in concomitanza con il Forum umanitario europeo.

    Nel 2023 l’UE mira a fornire 158 milioni di € a sostegno di progetti per l’istruzione nelle situazioni di emergenza in tutto il mondo.

    L’Unione destina il 10% del bilancio iniziale per gli aiuti umanitari all’istruzione in contesti di emergenza. Lo stesso vale per gli aiuti allo sviluppo: con il 10% del bilancio iniziale stanziato per l’istruzione, l’obiettivo è assicurare una base solida che permetta ai minori di sviluppare i loro talenti e realizzare il loro potenziale.

    Nel periodo 2015-2022 l’UE ha stanziato 970 milioni di € a sostegno dell’istruzione in situazioni di emergenza, a favore di oltre 20 milioni di bambini e giovani.

  • Nel 2022 calo degli irregolari in arrivo in Italia, ma aumento degli sbarchi

    Con oltre 6 milioni di stranieri in Italia, al 1 gennaio del 2022, si registra una moderata crescita con 88mila presente in più rispetto a due anni fa. Sono più che raddoppiati i permessi di soggiorno e sono aumentati gli sbarchi. I dati emergono dal XXVIII Rapporto sulle migrazioni elaborato da Fondazione Ismu Ets, presentato a inizio mese all’Università Cattolica di Milano.

    Diminuisce invece del 2,5% la componente irregolare, che costituisce l’8,4% della popolazione straniera complessiva e che nel 2022 si attesta sulle 506mila unità contro le 519mila dell’anno precedente. Un calo, questo, dovuto principalmente all’avanzamento delle pratiche relative alla sanatoria 2020. Secondo quando stimato da Ismu, poi, aumentano del 127% i nuovi permessi di soggiorno, circa 242mila, un valore più che doppio rispetto al 2021, quando l’effetto Covid aveva ridotto i flussi. Circa 6 stranieri su 10 provengono da Paesi terzi (+5,6%) e i cittadini non comunitari provengono per la maggior parte da Marocco (408mila), Albania (397mila), Cina (291mila), Ucraina (230mila). In crescita il numero degli sbarchi che si sono registrati sulle coste italiane nel 2022, 105.129 in tutto con un aumento del 55,8%. I maggiori flussi provengono da Egitto (20.542), Tunisia e Bangladesh.

    Sul fronte scolastico, sempre secondo il rapporto Ismu, per la prima volta da circa 40 anni, nell’anno scolastico 2020/2021 si è verificata un’inversione di tendenza con una diminuzione del numero degli alunni con background migratorio, che risultano essere circa 865mila con una flessione di 11.413 rispetto al precedente anno scolastico. Il 45% degli alunni stranieri ha origini europee e gli studenti con cittadinanza non italiana sono originari di quasi 200 paesi differenti: più di un quarto sono africani, il 20% asiatici e circa l’8% dell’America latina. Romania, Albania e Marocco sono le comunità più numerose nelle scuole superando ciascuna le 100mila presenze. La Lombardia accoglie più di 220mila alunni con cittadinanza non italiana, confermandosi la prima regione italiana, seguita da Emilia-Romagna (104,799), Veneto (94.699), Lazio (80.051) e Piemonte (78.256). I nati in Italia rappresentano il 66,7% degli alunni con Cni. Il 27% degli studenti con cittadinanza non italiana è in ritardo scolastico.

    Per quanto riguarda infine le confessioni religiose, Ismu stima che al primo luglio 2022 i cristiani nel loro complesso rappresentino la maggioranza assoluta (53,1%) tra gli stranieri residenti in Italia.

  • La lingua inglese sta colonizzando il sapere e la cultura?

    Chi non parla inglese può scordarsi di trovare un lavoro, perché la lingua di Shakespeare è data per scontata anche in un Paese in cui non è poi così diffusa come l’Italia, dove i bambini incominciano la studiarla dai 6 anni ma dove il programma Intercultura, che consente agli adolescenti di trascorrere un anno all’estero imparando anche la lingua e la cultura del luogo, continua  a non prevederla come un requisito, nonostante sia richiesta per gli studenti che vogliano recarsi nei Paesi anglofoni. E se all’università, Erasmus ha contribuito a espandere l’uso dell’inglese per favorire gli scambi internazionali, molti atenei in Paesi non anglofoni hanno introdotto corsi in inglese.

    A dispetto della sua importanza, l’insegnamento dell’inglese anziché essere sollecitato continua a suscitare resistenze. Se in Olanda è lingua ufficiale insieme a quella originale del posto, nel Belpaese Claudio Marazzini, storico della lingua italiana e presidente dell’Accademia della Crusca, osserva che «La convivenza fra due lingue implica un equilibrio da perseguire con attenzione» e ammonisce che «l’inglese non deve diventare l’assassino dell’italiano» ricordando che ogni due settimane sparisce una delle circa 6800 lingue del pianeta. A difesa della biodiversità linguistica, peraltro, prende posizione anche Patricia Ryan, docente di inglese nei Paesi del Golfo per oltre 30 anni: «Se si usa un’unica lingua, il pensiero si può bloccare su una questione che diventa superabile, magari, ragionando in un idioma differente».

    La spinta a privilegiare l’inglese ha portato il Politecnico di Milano al centro di una lunga diatriba. Nel 2012 l’ateneo decide che i corsi per le lauree magistrali e i dottorati per ingegneri e architetti devono svolgersi solo in inglese. Ne deriva una battaglia legale a colpi alterni, in cui sono coinvolti Tar, Corte Costituzionale e Consiglio di Stato, che nel 2017 ha riconosciuto la libertà d’insegnamento in inglese, purché affiancato da un numero adeguato di corsi in italiano, il cui numero resta a discrezione dell’ateneo. Attualmente al Politecnico i corsi di dottorato sono tutti in inglese, mentre dei 48 corsi della magistrale 35 sono solo in inglese, 4 solo in italiano e 9 in entrambe le lingue. Marazzini rimane critico: «La nostra classe dirigente non ha capito come dovrebbe essere il rapporto fra italiano e inglese, che dovrebbe affiancare e non sostituire la nostra lingua. Eppure, il bando ministeriale per il Fondo Italiano per la Scienza (del 2021, ndr) chiede di presentare le domande solo in inglese, e a eventuali colloqui è bandito l’italiano. Capirei in presenza di commissari stranieri, ma altrimenti perché non usare la nostra lingua?».

    Lo stesso scenario si ripete nel mondo delle pubblicazioni degli studiosi. «L’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur) considera superiori quelle in inglese, senza tenere conto che in materie come la letteratura o la filosofia è una forzatura».

Pulsante per tornare all'inizio