social

  • Non tutti i giovani si lasciano incantare dai social. Ma tra chi ci casca ci sono soprattutto le ragazze

    I social già oggi richiedono un’età minima di 13 anni per iscriversi. Ma il problema, che neanche il divieto di iscriversi fino ai 16 anni introdotto in Australia risolve, è che i dati forniti all’iscrizione possono essere falsati. Così, la questione dei social resta un nodo che è semplicistico pensare di risolvere a colpi di norma e di divieti.

    I giovani in realtà “vorrebbero avere una sana vita ‘analogica’ e circa la metà di loro prova a uscire di casa per divertirsi, a fare sport con regolarità e ad avere uno stile alimentare equilibrato. Tanti altri però si lasciano ipnotizzare dalla dimensione digitale, con effetti deleteri su umore e prospettive per il futuro. Le più colpite sono le ragazze”.

    Questa è la realtà di fatto, così come emerge dall’annuale indagine condotta dall’Associazione Nazionale DiTe (Dipendenze tecnologiche, gap e cyberbullismo) in collaborazione con il portale studentesco Skuola.net e in anteprima pubblicata da Adnkronos Salute – su un campione di 2.510 ragazze e ragazzi italiani, tra i 10 e i 24 anni – in occasione della Giornata nazionale contro le dipendenze tecnologiche, indetta dalla stessa associazione per il 30 novembre. Lo studio arriva nei giorni della clamorosa decisione presa dall’Australia sul divieto di utilizzo dei social per gli “under 16”.

    Il quadro che emerge è quello dei giovani “sempre più isolati”, secondo l’indagine “la ridotta capacità di relazionarsi ‘vis a vis’ si riflette in una crescente assenza di amici in carne ed ossa: il 26,8% non ha legami significativi coltivati regolarmente con incontri al di fuori delle piattaforme digitali. E nella riduzione della capacità di uscire di casa: il 14,4% spesso se non sempre fa fatica a incontrare i propri amici dal vivo”. “Questi dati – sottolinea Giuseppe Lavenia, psicologo e psicoterapeuta, Presidente dell’Associazione Di.Te. – ci restituiscono il ritratto di una generazione consapevole dell’importanza delle relazioni autentiche e delle buone abitudini, ma al tempo stesso immersa in una realtà che amplifica insicurezze e solitudini”.

    I social influenzano stati d’animo e percezioni del sé. “In questa pericolosa deriva, l’influsso del digitale è evidente: il 49,3% dei giovani ammette di sentirsi influenzato da ciò che vede sui social media, mentre il 34,2% si sente spesso triste o insoddisfatto dopo un uso prolungato delle piattaforme sociali”, avverte l’indagine. “Qui sta la chiave – commenta Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net – dell’apparente contrasto tra la ricerca del benessere fisico e il malessere mentale: infatti il 36% del campione ammette che il rapporto con il proprio corpo è legato a doppio filo con i modelli proposti dai social. Anche la ricerca di un ‘fisico da post’ fa parte degli effetti della dieta digitale”. Ma non basta: “la cura per questi stati d’animo viene cercata nella loro causa. Spesso, infatti, si visitano i social per gestire distrarsi dagli stati d’animo come tristezza o rabbia (58%) oppure frustrazione/delusione (54,4%)”, rimarca l’indagine.

    Un effetto a catena che ha ricadute oltre l’esperienza online. “Il passaggio più preoccupante della ricerca – avverte Lavenia – è legato a un altro aspetto: la gestione delle emozioni e la percezione del domani. Il 62,3% delle ragazze e dei ragazzi, infatti, confessa di fare fatica a immaginare la propria vita futura. Una difficoltà che, peraltro, cresce con l’età. Viviamo in un’epoca in cui tutto è istantaneo, e questa immediatezza sembra soffocare la capacità di progettare a lungo termine. I social, che dovrebbero essere uno strumento, diventano spesso un rifugio che però amplifica frustrazione e insoddisfazione”.

    Entrando più nel dettaglio dell’indagine, la percezione dell’influenza (negativa) dei social varia notevolmente tra i generi: se tra la ragazze è il 65% a sentirsi condizionata da ciò che vede online, tra i ragazzi ci si ferma al 31%. Per questo, secondo lo psicologo Lavenia, “è fondamentale lavorare su percorsi educativi che aiutino le ragazze a sviluppare una maggiore autostima, offrendo loro strumenti per leggere criticamente i contenuti online e contrastare le insicurezze”. “La situazione è ancora peggiore – conferma Grassucci – se ci limitiamo a misurare l’impatto dei social sul rapporto con il proprio corpo: è rilevante secondo il 47% delle ragazze intervistate e solo per il 18% della controparte maschile.

  • Confessioni

    Ho pensato di fare anch’io una confessione, probabilmente per molti scandalosa in una società ed in un tempo dove non c’è più né scandalo né stupore per qualsiasi notizia o rivelazione.

    Confesso: non ho canali personali sui social, non ho un blog, chi, per qualche motivo, vuole sapere chi sono, se non lo chiede a me, può andare su Google dove, ovviamente, trova chiunque e per contattarmi può scrivere alla mia mail, dove rispondo io e non altri, o alla segreteria del Patto Sociale.

    Resta perciò un mistero, per me, la necessità che hanno in tanti, troppi, di comunicare tutti i passaggi del loro quotidiano al mondo, che per altro se ne infischia, e di mostrare a persone, spesso sconosciute. o conosciute solo virtualmente, ogni aspetto della loro vita.

    A chi veramente importa di vedere il piatto che stiamo mangiando al ristorante o la casa dell’amico che siamo andati a trovare, a chi importa il selfie che ci siamo fatti da soli o in compagnia di persone più o meno sconosciute e quale gloria, o vantaggio, ci porta la foto postata mentre, casualmente o no, eravamo con qualcuno di noto?

    A parte i coyote da tastiera come è possibile che persone ‘normali’ (termine che forse non è più politicamente corretto) passino, secondo i dati pubblicati in varie ricerche, diverse ore al giorno attaccati alla rete e non per motivi di lavoro o di studio?

    Che senso ha un responsabile nazionale della privacy quando nessuno di noi ha più la possibilità di vedere rispettato un minimo di riservatezza sia per sua scelta che per scelta altrui! Chiunque può entrare in casa tua fotografare e postare, i droni ti seguono dall’alto, le persone con te a cena invece di parlarti postano a tutto spiano e leggono le cose postate da altri, tutti perennemente connessi o forse sarebbe meglio dire sconnessi.

    Ci si licenzia o si è licenziati, si troncano rapporti anche sentimentali con un sms o meglio su skype, si dichiarano guerre, si lanciano bombe, si fanno campagne elettorali nel giro di pochi istanti e senza mai guardarsi in faccia.

    Intano giochi violenti hanno creato confusioni estreme tra virtuale e reale creando quel disagio mentale, specie tra i più giovani, che porta a troppe azioni violente ed irreparabili e tutto ciò, in questi anni, ha reso spesso l’uso di internet da bene comune a male collettivo.

    In una società e in un tempo nel quale i super miliardari passeggiano nello spazio, i civili muoiono sotto le bombe in Ucraina o in Medio Oriente, per non parlare dei tanti altri luoghi di guerra, un tempo nel quale più o meno ogni due giorni una donna è uccisa e ragazzini ammazzano genitori o coetanei con la stessa indifferenza e naturalezza con la quale si può accendere un computer o bere una bibita forse è ormai il tempo di darsi una calmata e di prendersi una pausa di riflessione.

  • Preavviso di contestazione della Commissione Ue a Meta

    La Commissione europea ha inviato a Meta le conclusioni preliminari della sua indagine, secondo cui il suo modello pubblicitario “Pay or Consent” non è conforme al regolamento sui mercati digitali. Secondo il parere preliminare della Commissione, la scelta binaria prevista dal modello obbliga gli utenti ad acconsentire alla combinazione dei loro dati personali e non prevede la possibilità di una versione meno personalizzata ma equivalente dei social network di Meta.

    Le piattaforme online spesso raccolgono dati personali attraverso servizi propri e di terzi al fine di fornire servizi pubblicitari online. In considerazione della posizione significativa che occupano sui mercati digitali, i gatekeeper sono riusciti ad imporre alla loro ampia base di utenti condizioni di servizio che hanno permesso loro di raccogliere enormi quantità di dati personali. Ciò ha conferito loro potenziali vantaggi rispetto ai concorrenti che non hanno accesso a una quantità così ampia di dati, creando in tal modo notevoli ostacoli alla fornitura di servizi pubblicitari online e di servizi di social network.

    A norma dell’articolo 5, paragrafo 2, del regolamento sui mercati digitali, i gatekeeper devono chiedere il consenso degli utenti alla combinazione dei loro dati personali provenienti dai servizi di piattaforma di base designati e da altri servizi e, se un utente rifiuta tale consenso, dovrebbe essere disponibile un’alternativa meno personalizzata ma equivalente. I gatekeeper non possono subordinare l’uso del servizio o di determinate funzionalità al consenso degli utenti.

    In risposta alle modifiche normative adottate dall’UE, nel novembre 2023 Meta ha introdotto un’offerta binaria “Pay or Consent”, in base alla quale gli utenti dell’UE di Facebook e Instagram devono scegliere tra: i) l’abbonamento, a fronte di un canone mensile, a una versione di tali social network priva di annunci pubblicitari o ii) l’accesso gratuito a una versione di tali social network con annunci pubblicitari personalizzati.

    La Commissione ritiene in via preliminare che il modello pubblicitario “Pay or Consent” di Meta non sia conforme al regolamento sui mercati digitali in quanto non soddisfa i requisiti necessari di cui all’articolo 5, paragrafo 2. In particolare, il modello di Meta: non permette agli utenti di optare per un servizio che utilizzi un quantitativo inferiore dei loro dati personali ma che sia comunque equivalente al servizio che prevede gli annunci pubblicitari personalizzati; non permette agli utenti di esercitare il loro diritto di acconsentire liberamente alla combinazione dei loro dati personali.

    Per garantire il rispetto del regolamento sui mercati digitali, gli utenti che non danno il loro consenso dovrebbero comunque avere accesso a un servizio equivalente che utilizza un quantitativo inferiore dei loro dati personali, in questo caso ai fini della personalizzazione degli annunci pubblicitari.

    Nel corso della sua indagine, la Commissione si è coordinata con le autorità competenti per la protezione dei dati.

    Inviando le sue conclusioni preliminari, la Commissione informa Meta del suo parere preliminare secondo cui l’impresa viola il regolamento sui mercati digitali, senza che con questo venga pregiudicato l’esito dell’indagine. Meta ha ora la possibilità di esercitare i propri diritti di difesa esaminando i documenti contenuti nel fascicolo d’indagine della Commissione e rispondendo per iscritto alle conclusioni preliminari della Commissione. La Commissione concluderà la sua indagine entro 12 mesi dall’apertura del procedimento, che è avvenuta il 25 marzo 2024.

    Se il parere preliminare della Commissione dovesse essere confermato, la Commissione adotterebbe una decisione secondo la quale il modello di Meta non è conforme all’articolo 5, paragrafo 2, del regolamento sui mercati digitali.

    In caso di inosservanza, la Commissione può infliggere ammende fino al 10% del fatturato mondiale totale del gatekeeper. In caso di recidiva, tali ammende possono arrivare fino al 20%. Nell’eventualità di violazioni sistematiche, alla Commissione è conferito anche il potere di imporre rimedi aggiuntivi, quali l’obbligo per un gatekeeper di vendere un’impresa o parti di essa o il divieto di acquisire altri servizi connessi all’inosservanza sistemica.

  • La Commissione europea avvia un procedimento formale nei confronti di Meta sulla violazione dei servizi digitali

    La Commissione ha avviato un procedimento formale per valutare se Meta, fornitore di Facebook e Instagram, abbia violato il regolamento sui servizi digitali in relazione alla tutela dei minori. A Bruxelles si teme infatti che i sistemi di Facebook e Instagram, compresi i loro algoritmi, possano stimolare dipendenze comportamentali nei minori generando il cosiddetto effetto “rabbit-hole” e c’è preoccupazione sui metodi di garanzia e verifica dell’età messi in atto da Meta.

    L’apertura del procedimento si basa su un’analisi preliminare della relazione di valutazione dei rischi presentata da Meta nel settembre 2023, sulle risposte di Meta alle richieste formali di informazioni da parte della Commissione (sulla tutela dei minori e sulla metodologia della valutazione dei rischi), sulle relazioni accessibili al pubblico e su analisi della Commissione stessa.

    Il 30 aprile 2024 la Commissione aveva già avviato un procedimento formale nei confronti di Meta, in relazione sia a Facebook sia a Instagram, per pubblicità ingannevole, contenuti politici, meccanismi di notifica e azione, accesso ai dati da parte dei ricercatori e per la mancanza di uno strumento efficace di monitoraggio in tempo reale del dibattito civico e delle elezioni fornito da terzi in vista delle elezioni del Parlamento europeo.

  • Un edificio suscita ilarità sui social cinesi per la sua forma equivoca

    Il progetto di una stazione ferroviaria nella città cinese di Nanchino ha attirato l’attenzione degli internauti cinesi. Le autorità affermano che il design della stazione di Nanchino Nord trae ispirazione dai fiori di pruno, per i quali la città è famosa, ma online si sottolinea invece la sua somiglianza con qualcosa di piuttosto diverso: un assorbente.

    L’argomento ha generato milioni di visualizzazioni su varie piattaforme di social media cinesi.

    Secondo il quotidiano Nanjing Daily, il progetto preliminare ha ricevuto il via libera dal governo della provincia di Jiangsu e dal China State Railway Group e l’inizio dei lavori è previsto nella prima metà del 2024.

    Secondo un rapporto del 2017 del sito Nanjing Morning News, si stima che la stazione ferroviaria costerà circa 20 miliardi di yuan cinesi (2.763 milioni di dollari; 2.224 milioni di sterline) e si estenderà su un’area totale di 37,6 chilometri quadrati (14 miglia quadrate). .

    Questo non è il primo progetto di architettura in Cina che ha attirato un’attenzione inaspettata. La sede dell’emittente statale CCTV nella capitale Pechino è conosciuta da molti come l’edificio dei “grandi boxer”, per la sua forma unica.

  • La Commissione richiede informazioni sui rischi dell’IA generativa a sei piattaforme e due motori di ricerca online

    La Commissione ha formalmente inviato a Bing e Google Search (motori di ricerca online di dimensioni molto grandi), e a Facebook, Instagram, Snapchat, TikTok, X e YouTube (piattaforme online di dimensioni molto grandi) richieste di informazioni riguardo alle loro misure di mitigazione dei rischi relativi all’IA generativa, tra cui la diffusione virale di deepfake, le cosiddette “allucinazioni” in cui l’IA fornisce informazioni false e la manipolazione automatizzata di servizi che possono fuorviare gli elettori.

    La Commissione richiede inoltre informazioni e documenti interni sulla valutazione dei rischi e sulle misure di mitigazione relative all’impatto dell’IA generativa su processi elettorali, diffusione di contenuti illegali, tutela dei diritti fondamentali, violenza di genere, tutela dei minori, benessere mentale, protezione dei dati personali, protezione dei consumatori e proprietà intellettuale. Tali questioni riguardano sia la diffusione sia la creazione di contenuti di IA generativa.

    Le aziende interessate sono tenute a fornire alla Commissione le informazioni richieste entro il 5 aprile 2024 per le questioni legate alla protezione delle elezioni ed entro il 26 aprile 2024 per le questioni rimanenti.

  • Sempre più urgente un intervento serio dei governi sui social prima che questi manipolino i nostri giovani

    Mentre negli Stati Uniti e nelle sedi dell’Unione Europea è stato vietato a funzionari e dipendenti l’uso di Tik Tok, negli orari di lavoro, non vi è sufficiente attenzione per i danni che l’uso di questo social sta procurando alle generazioni più giovani.

    Su Tik Tok, infatti, veicolano indisturbati messaggi ed immagini che invitano a gare estreme, che possono portare anche alla morte o provocare gravi danni, spesso permanenti, a chi si fa irretire da queste che non sono prove di coraggio ma di stupidità e segno di disturbi comportamentali o psichici.

    Sul social ci sono vere e proprie lezioni, con esplicite dimostrazioni, di come ci si taglia le braccia od altre parti del corpo meno visibili, un coltello, un rasoio, un paio di forbici ma anche un righello rotto, un pezzo di vetro sono gli strumenti suggeriti per tagliarsi mentre per aiutarsi a vomitare, se non si riesce con due dita in gola, si suggerisce di usare un cucchiaio o una forchetta dalla parte del manico.

    Sfide di ogni tipo che portano a contusioni del viso, autolesionismo, ed ancora inviti ad attraversare le rotaie mentre arriva il treno, a camminare tra le macchine che transitano in velocità, ad arrampicarsi su stabili alti, a bere d’un fiato alcolici pesanti e via discorrendo.

    Ribadendo come sia importante la libertà ci chiediamo quando i governi capiranno quanto sia necessario ed urgente fermare, controllare questi strumenti di comunicazione, per impedire che diventino i manipolatori proprio della libertà dei nostri giovani condizionando anche il futuro di tutti.

    L’Unione Europea ha il dovere di affrontare il problema.

  • Le autorità di New York si sostituiscono ai genitori e fanno causa ai social media per danno ai ragazzi

    Facendo ciò che i genitori non hanno ritenuto di dover fare, la pubblica amministrazione della città più orientata al mercato ha fatto causa alle aziende dei social media. Secondo quanto le autorità di New York il dipartimento della salute e la Hospitals Corporations hanno denunciato alla Corte Superiore della California (lo stato dove hanno sede i denunciati), i social media, tra cui TikTok, Facebook, Instagram, Snapchat e YouTube, hanno provocato danni alla salute mentale dei bambini e degli adolescenti e hanno “alimentato una crisi mentale tra i giovani su scala nazionale a livelli che non si erano mai visti”.

    “New York è la prima grande città americana a compiere un passo di questa dimensione per denunciare direttamente e in modo chiaro il pericolo dei social media” ha dichiarato il sindaco Eric Adams annunciando il ricorso. La denuncia contestata alle società prese di mira di aver “progettato intenzionalmente le loro piattaforme per manipolare e creare dipendenza nei bambini e negli adolescenti”. E contesta alle stesse società di essersi impegnate a procacciarsi clienti: viene infatti loro contestato di compiuto ricerche psicologiche così da rendere le loro piattaforme il più coinvolgenti possibile, per spingere i giovani a passarci sempre più tempo. “Abbiamo visto quanto il mondo online possa creare dipendenza e travolgere, esponendo i nostri figli a un flusso continuo di contenuti dannosi e alimentando la crisi nazionale di salute mentale dei nostri giovani”, ha commentato Adams.

    La commissione Giustizia del Senato degli Stati Uniti nel corso di un’audizione aveva già esposto il problema di fronte agli amministratori delegati di alcune grandi piattaforme di social media. All’evento erano presenti anche i genitori, che hanno condiviso testimonianze sulle esperienze dei propri figli. Ansia, depressione, autolesionismo e in alcuni casi persino il suicidio.  Erano presenti Mark Zuckerberg (Meta), Linda Yaccarino (X) Shou Chew (Tik Tok) Evan Spiegel (Snap) e Jason Citron (Discord).  E Zuckerberg aveva scelto di usare la carta della compassione. Si era alzato in piedi e rivoltosi verso la platea aveva chiesto scusa pubblicamente: “Mi dispiace per tutto quello che avete passato”. “Nessuno – ha continuato – dovrebbe passare attraverso le cose che le vostre famiglie hanno sofferto”.

    New York vuole ottenere un risarcimento. E vuole anche che sia messa in atto una regolamentazione più chiara, che salvaguardi i minori. Ma le aziende hanno respinto le accuse. Meta ha dichiarato: “Vogliamo che gli adolescenti abbiano esperienze online sicure e adatte all’età”. YouTube ha detto di aver creato “servizi e politiche per offrire ai giovani esperienze adeguate all’età”. TikTok ha detto che continuerà a lavorare per garantire sicurezza alla community.

  • Quasi 250mila ragazzini si lanciano in sfide impossibili per cercare gloria online

    Secondo una ricerca realizzata dall’Istituto Superiore di Sanità svolta nell’ambito del progetto Dipendenze comportamentali nella Generazione Zeta, circa 243mila gli studenti tra 11 e 17 anni hanno partecipato almeno una volta nella vita a una sfida social pericolosa. Si tratta del 6,1% della popolazione analizzata, con una maggior propensione tra i giovanissimi (11-13 anni) rispetto ai compagni di 14-17.

    Per social challenge si intendono giochi online presentati sotto forma di sfida. Il singolo partecipante si registra con uno smartphone o con una webcam e si esibisce in una serie di attività pericolose invitando gli altri a superarlo. L’obiettivo è duplicare velocemente il numero degli sfidanti. Il social più gettonato è TikTok.

    I challenge cambiano in continuazione, si fa fatica a tenersi aggiornati. Si va dalle cose in macchina all’uso su se stessi della gomma per cancellare fino a bruciare la pelle, dalla masticazione di 10 cubetti di ghiaccio in 30 secondi all’ingestione di una certa quantità di alcol tutto d’un fiato.

    Per la ricerca sono stati intervistati 4mila studenti tra 11 e 13 anni ed altrettanti tra 14-17. Il questionario è stato compilato dagli intervistati a scuola, perlopiù durante l’ora di informatica negli istituti che hanno aderito all’iniziativa anche col beneplacito degli insegnanti.

  • La Commissione invia a TikTok e YouTube una richiesta di informazioni a norma del regolamento sui servizi digitali

    La Commissione europea ha formalmente inviato a TikTok e YouTube una richiesta di informazioni a norma del regolamento sui servizi digitali perché fornisca maggiori informazioni sull’uso dei loro servizi da parte dei minori e sulle misure adottate per adempiere agli obblighi in materia di tutela dei minori ai sensi del regolamento sui servizi digitali.

    TikTok e YouTube devono fornire alla Commissione le informazioni richieste entro il 30 novembre 2023. Sulla base dell’esame delle risposte, la Commissione valuterà le prossime tappe, che potrebbero includere l’avvio formale di un procedimento a norma dell’articolo 66 del regolamento sui servizi digitali. La Commissione può infliggere, infatti, sanzioni pecuniarie per la fornitura di informazioni inesatte, incomplete o fuorvianti in risposta a una richiesta di informazioni. In caso di mancata risposta, la Commissione può decidere di chiedere le informazioni mediante decisione. In tale circostanza, la mancata risposta entro il termine potrebbe comportare l’imposizione di penalità di mora.

    TikTok ha già ricevuto il 19 ottobre 2023 una richiesta di informazioni sulla diffusione di contenuti terroristici e violenti e di incitamento all’odio, sulla presunta diffusione della disinformazione e su aspetti generali relativi alla tutela dei minori online.

Pulsante per tornare all'inizio