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  • Solidarietà a Giorgia Meloni e non solo, la violenza è troppa anche in politica

    L’abbiamo scritto e denunciato in più occasioni: la violenza verbale, a partire dalla politica, e abituale in troppi social, è diventata un grave pericolo per la società nel suo insieme e per i singoli.

    L’auspicio di morte, arrivato tramite la rete, per la  la figlia di Giorgia Meloni, e altre bambine figlie di politici o di persone note, non è che l’ultima dimostrazione del fatto che siamo giunti sull’orlo del baratro e che, se non siamo capaci di tornare indietro, ci attende un mondo da incubo nel quale ogni violenza sarà possibile.

    I femminicidi, anche di ragazzine come è avvenuto a Piacenza e ad Afragola, gli accoltellamenti tra minorenni, l’aumento delle truffe e il proliferare di sistemi informatici senza controllo, mentre le guerre mietono vittime innocenti e la diplomazia è incapace di azioni utili, necessitano prima di tutto di interventi, non solo attraverso leggi più adeguate, perché occorre riaffermare, concretamente, rifondare, i principi sui quali si basa una società civile.

    Le leggi non bastano quando dalla scuola alla famiglia, in troppe occasioni, si considera lecito quanto a certe età lecito non è e quando la corretta contrapposizioni tra idee diverse si tramuta in uno scontro violento, prima a livello verbale e poi fisico.

    L’aumento della diffusione di sostanze stupefacenti, la consuetudine, per troppi, di ritenere che vendere il proprio corpo di adolescenti sia un modo normale, per acquistare qualcosa alla moda, l’abitudine alla violenza virtuale, la certezza di rimanere spesso impuniti e che comunque tutto sia lecito, deve essere contrastato ritornando al senso di responsabilità e di autorità, non autoritarismo, che genitori ed insegnanti hanno perso.

    Le leggi non bastano quando i maggiori rappresentanti della politica, o dello spettacolo e della comunicazione, usano parole e frasi che grondano di odio e disprezzo verso gli avversari o gli altri in genere.

    Nel manifestare anche noi tutta la nostra solidarietà a Giorgia Meloni, a coloro che hanno subito minacce per i loro figli o per loro stessi, alle famiglie colpite dalla violenza e sperando che veramente tutte le forze politiche lavorino insieme per adeguare le normative al contesto sociale nel quale viviamo, non dimenticandosi del web, ricordiamo ancora una volta che il cambiamento deve avvenire prima di tutto proprio nel linguaggio della politica e dei media.

  • X restricted in Tanzania after police targeted by hackers

    Access to the social media platform X has been restricted in Tanzania after some official accounts of government and private institutions were targeted by hackers.

    On Tuesday, the official police account was compromised, with sexually explicit material and false information that the president had died being posted.

    The police dissociated itself from the information and said an investigation was under way to identify those responsible.

    Hours later data from the internet monitoring organisation Netblocks showed that X was “unreachable on major internet providers” across the country.

    Users in Dar es Salaam, the country’s biggest city, could still not access the site on Wednesday, unless they use virtual private networks (VPNs), which is illegal without a permit, although some people in other regions indicated they were able to log on.

    The authorities have not commented on whether they are blocking access to X.

    But Information Minister Jerry Silaa has acknowledged the hacking and assured MPs in parliament that the affected government social media accounts had since been secured.

    Earlier, government spokesman Gerson Msigwa warned those responsible that immediate action was being taken.

    The problems with accessing X come amid the continued uproar over the deportation of prominent Kenyans – a move that prevented them from attending the court case of opposition leader Tundu Lissu, who is accused of treason.

    On Monday, the president warned activists from its northern neighbour that she would not allow them to “meddle” in her country’s affairs and cause “chaos”.

    She spoke after Kenya’s former Justice Minister Martha Karua along with some others, who had all travelled to attend Lissu’s court case, were deported.

    Another Kenyan activist, Boniface Mwangi, and Ugandan Agather Atuhaire were arrested in Dar es Salaam by suspected military officers on Monday and their whereabouts remain unknown.

    Tanzanian authorities have not commented on their whereabouts.

    Mwangi’s wife, Njeri, told the BBC’s Newsday programme that she had last heard from him on Monday and had not been able to establish where he was.

    “I’m actually concerned for his life. I know my husband, he would have communicated, he’d find a way to call or text me and because he hasn’t, makes me very worried about what state he is in,” she said.

    Boniface Mwabukusi, the president of the Tanganyika Law Society, the body representing lawyers in mainland Tanzania, said on Wednesday that they had learnt that the two were being held by the immigration department. He had earlier said they had been deported.

    “Our legal team on the ground is actively monitoring the situation and exploring appropriate legal remedies to facilitate a just and timely resolution,” he said on X.

  • Hacked pedestrian crossings play fake messages from Musk and Zuckerberg

    Pedestrian crossings in several areas of northern California have been hacked with fake greetings mocking the tech billionaires Elon Musk and Mark Zuckerberg.

    Officials in Silicon Valley are investigating and have disabled the audio feature on the crossings which usually plays instructions to “walk” or “wait”.

    The surprise message were noticed over the weekend in Palo Alto, Redwood City and Menlo Park – which is home to Zuckerberg’s sprawling Meta campus.

    One Musk impersonation offered to buy passing pedestrians a Tesla Cybertruck if they agreed to be his friend. Another from a false Zuckerberg said “real ones call me The Zuck”.

    It is still unclear who created the messages or how they ended up being played from the crossings.

    Officials in the affected areas, which are all just south of San Francisco, told the BBC engineers were investigating how the crossings were tampered with.

    Pedro Quintana, a spokesman for the California Department of Transportation (Caltrans), said about 10 pedestrian crossings within the Menlo Park and Palo Alto areas had been impacted.

    All of those are now working on a timer system and the buttons which launched the fake messages have been deactivated, he said.

    The messages appeared across Silicon Valley, where both tech billionaires have business.

    One of the fake messages in Musk’s voice welcomes people to Palo Alto, which is home to Tesla operations.

    “You know, they say money can’t buy happiness and… I guess that’s true. God knows I’ve tried,” the message says in one video shared multiple times on social media.

    One from a fake Zuckerberg starts with him introducing himself before discussing inserting AI “into every facet of your conscious experience”.

    Neither man has commented on the incident.

    The city of Palo Alto separately told the BBC that at least 12 crossings in the downtown area had been tampered with.

    Meghan Horrigan-Taylor, a spokeswoman for the city, said another city employee alerted officials to the issue on Saturday when they noticed the voice feature was not functioning properly. She added officials believe the tampering may have occurred on Friday.

    “City staff have disabled the audible feature until further repairs can be made,” she said. “Other traffic signals in the city were checked and the impact is isolated.”

    Local media also reported that several crossings in the Redwood City area were also hacked to sound like the two billionaires.

  • Non tutti i giovani si lasciano incantare dai social. Ma tra chi ci casca ci sono soprattutto le ragazze

    I social già oggi richiedono un’età minima di 13 anni per iscriversi. Ma il problema, che neanche il divieto di iscriversi fino ai 16 anni introdotto in Australia risolve, è che i dati forniti all’iscrizione possono essere falsati. Così, la questione dei social resta un nodo che è semplicistico pensare di risolvere a colpi di norma e di divieti.

    I giovani in realtà “vorrebbero avere una sana vita ‘analogica’ e circa la metà di loro prova a uscire di casa per divertirsi, a fare sport con regolarità e ad avere uno stile alimentare equilibrato. Tanti altri però si lasciano ipnotizzare dalla dimensione digitale, con effetti deleteri su umore e prospettive per il futuro. Le più colpite sono le ragazze”.

    Questa è la realtà di fatto, così come emerge dall’annuale indagine condotta dall’Associazione Nazionale DiTe (Dipendenze tecnologiche, gap e cyberbullismo) in collaborazione con il portale studentesco Skuola.net e in anteprima pubblicata da Adnkronos Salute – su un campione di 2.510 ragazze e ragazzi italiani, tra i 10 e i 24 anni – in occasione della Giornata nazionale contro le dipendenze tecnologiche, indetta dalla stessa associazione per il 30 novembre. Lo studio arriva nei giorni della clamorosa decisione presa dall’Australia sul divieto di utilizzo dei social per gli “under 16”.

    Il quadro che emerge è quello dei giovani “sempre più isolati”, secondo l’indagine “la ridotta capacità di relazionarsi ‘vis a vis’ si riflette in una crescente assenza di amici in carne ed ossa: il 26,8% non ha legami significativi coltivati regolarmente con incontri al di fuori delle piattaforme digitali. E nella riduzione della capacità di uscire di casa: il 14,4% spesso se non sempre fa fatica a incontrare i propri amici dal vivo”. “Questi dati – sottolinea Giuseppe Lavenia, psicologo e psicoterapeuta, Presidente dell’Associazione Di.Te. – ci restituiscono il ritratto di una generazione consapevole dell’importanza delle relazioni autentiche e delle buone abitudini, ma al tempo stesso immersa in una realtà che amplifica insicurezze e solitudini”.

    I social influenzano stati d’animo e percezioni del sé. “In questa pericolosa deriva, l’influsso del digitale è evidente: il 49,3% dei giovani ammette di sentirsi influenzato da ciò che vede sui social media, mentre il 34,2% si sente spesso triste o insoddisfatto dopo un uso prolungato delle piattaforme sociali”, avverte l’indagine. “Qui sta la chiave – commenta Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net – dell’apparente contrasto tra la ricerca del benessere fisico e il malessere mentale: infatti il 36% del campione ammette che il rapporto con il proprio corpo è legato a doppio filo con i modelli proposti dai social. Anche la ricerca di un ‘fisico da post’ fa parte degli effetti della dieta digitale”. Ma non basta: “la cura per questi stati d’animo viene cercata nella loro causa. Spesso, infatti, si visitano i social per gestire distrarsi dagli stati d’animo come tristezza o rabbia (58%) oppure frustrazione/delusione (54,4%)”, rimarca l’indagine.

    Un effetto a catena che ha ricadute oltre l’esperienza online. “Il passaggio più preoccupante della ricerca – avverte Lavenia – è legato a un altro aspetto: la gestione delle emozioni e la percezione del domani. Il 62,3% delle ragazze e dei ragazzi, infatti, confessa di fare fatica a immaginare la propria vita futura. Una difficoltà che, peraltro, cresce con l’età. Viviamo in un’epoca in cui tutto è istantaneo, e questa immediatezza sembra soffocare la capacità di progettare a lungo termine. I social, che dovrebbero essere uno strumento, diventano spesso un rifugio che però amplifica frustrazione e insoddisfazione”.

    Entrando più nel dettaglio dell’indagine, la percezione dell’influenza (negativa) dei social varia notevolmente tra i generi: se tra la ragazze è il 65% a sentirsi condizionata da ciò che vede online, tra i ragazzi ci si ferma al 31%. Per questo, secondo lo psicologo Lavenia, “è fondamentale lavorare su percorsi educativi che aiutino le ragazze a sviluppare una maggiore autostima, offrendo loro strumenti per leggere criticamente i contenuti online e contrastare le insicurezze”. “La situazione è ancora peggiore – conferma Grassucci – se ci limitiamo a misurare l’impatto dei social sul rapporto con il proprio corpo: è rilevante secondo il 47% delle ragazze intervistate e solo per il 18% della controparte maschile.

  • Confessioni

    Ho pensato di fare anch’io una confessione, probabilmente per molti scandalosa in una società ed in un tempo dove non c’è più né scandalo né stupore per qualsiasi notizia o rivelazione.

    Confesso: non ho canali personali sui social, non ho un blog, chi, per qualche motivo, vuole sapere chi sono, se non lo chiede a me, può andare su Google dove, ovviamente, trova chiunque e per contattarmi può scrivere alla mia mail, dove rispondo io e non altri, o alla segreteria del Patto Sociale.

    Resta perciò un mistero, per me, la necessità che hanno in tanti, troppi, di comunicare tutti i passaggi del loro quotidiano al mondo, che per altro se ne infischia, e di mostrare a persone, spesso sconosciute. o conosciute solo virtualmente, ogni aspetto della loro vita.

    A chi veramente importa di vedere il piatto che stiamo mangiando al ristorante o la casa dell’amico che siamo andati a trovare, a chi importa il selfie che ci siamo fatti da soli o in compagnia di persone più o meno sconosciute e quale gloria, o vantaggio, ci porta la foto postata mentre, casualmente o no, eravamo con qualcuno di noto?

    A parte i coyote da tastiera come è possibile che persone ‘normali’ (termine che forse non è più politicamente corretto) passino, secondo i dati pubblicati in varie ricerche, diverse ore al giorno attaccati alla rete e non per motivi di lavoro o di studio?

    Che senso ha un responsabile nazionale della privacy quando nessuno di noi ha più la possibilità di vedere rispettato un minimo di riservatezza sia per sua scelta che per scelta altrui! Chiunque può entrare in casa tua fotografare e postare, i droni ti seguono dall’alto, le persone con te a cena invece di parlarti postano a tutto spiano e leggono le cose postate da altri, tutti perennemente connessi o forse sarebbe meglio dire sconnessi.

    Ci si licenzia o si è licenziati, si troncano rapporti anche sentimentali con un sms o meglio su skype, si dichiarano guerre, si lanciano bombe, si fanno campagne elettorali nel giro di pochi istanti e senza mai guardarsi in faccia.

    Intano giochi violenti hanno creato confusioni estreme tra virtuale e reale creando quel disagio mentale, specie tra i più giovani, che porta a troppe azioni violente ed irreparabili e tutto ciò, in questi anni, ha reso spesso l’uso di internet da bene comune a male collettivo.

    In una società e in un tempo nel quale i super miliardari passeggiano nello spazio, i civili muoiono sotto le bombe in Ucraina o in Medio Oriente, per non parlare dei tanti altri luoghi di guerra, un tempo nel quale più o meno ogni due giorni una donna è uccisa e ragazzini ammazzano genitori o coetanei con la stessa indifferenza e naturalezza con la quale si può accendere un computer o bere una bibita forse è ormai il tempo di darsi una calmata e di prendersi una pausa di riflessione.

  • Preavviso di contestazione della Commissione Ue a Meta

    La Commissione europea ha inviato a Meta le conclusioni preliminari della sua indagine, secondo cui il suo modello pubblicitario “Pay or Consent” non è conforme al regolamento sui mercati digitali. Secondo il parere preliminare della Commissione, la scelta binaria prevista dal modello obbliga gli utenti ad acconsentire alla combinazione dei loro dati personali e non prevede la possibilità di una versione meno personalizzata ma equivalente dei social network di Meta.

    Le piattaforme online spesso raccolgono dati personali attraverso servizi propri e di terzi al fine di fornire servizi pubblicitari online. In considerazione della posizione significativa che occupano sui mercati digitali, i gatekeeper sono riusciti ad imporre alla loro ampia base di utenti condizioni di servizio che hanno permesso loro di raccogliere enormi quantità di dati personali. Ciò ha conferito loro potenziali vantaggi rispetto ai concorrenti che non hanno accesso a una quantità così ampia di dati, creando in tal modo notevoli ostacoli alla fornitura di servizi pubblicitari online e di servizi di social network.

    A norma dell’articolo 5, paragrafo 2, del regolamento sui mercati digitali, i gatekeeper devono chiedere il consenso degli utenti alla combinazione dei loro dati personali provenienti dai servizi di piattaforma di base designati e da altri servizi e, se un utente rifiuta tale consenso, dovrebbe essere disponibile un’alternativa meno personalizzata ma equivalente. I gatekeeper non possono subordinare l’uso del servizio o di determinate funzionalità al consenso degli utenti.

    In risposta alle modifiche normative adottate dall’UE, nel novembre 2023 Meta ha introdotto un’offerta binaria “Pay or Consent”, in base alla quale gli utenti dell’UE di Facebook e Instagram devono scegliere tra: i) l’abbonamento, a fronte di un canone mensile, a una versione di tali social network priva di annunci pubblicitari o ii) l’accesso gratuito a una versione di tali social network con annunci pubblicitari personalizzati.

    La Commissione ritiene in via preliminare che il modello pubblicitario “Pay or Consent” di Meta non sia conforme al regolamento sui mercati digitali in quanto non soddisfa i requisiti necessari di cui all’articolo 5, paragrafo 2. In particolare, il modello di Meta: non permette agli utenti di optare per un servizio che utilizzi un quantitativo inferiore dei loro dati personali ma che sia comunque equivalente al servizio che prevede gli annunci pubblicitari personalizzati; non permette agli utenti di esercitare il loro diritto di acconsentire liberamente alla combinazione dei loro dati personali.

    Per garantire il rispetto del regolamento sui mercati digitali, gli utenti che non danno il loro consenso dovrebbero comunque avere accesso a un servizio equivalente che utilizza un quantitativo inferiore dei loro dati personali, in questo caso ai fini della personalizzazione degli annunci pubblicitari.

    Nel corso della sua indagine, la Commissione si è coordinata con le autorità competenti per la protezione dei dati.

    Inviando le sue conclusioni preliminari, la Commissione informa Meta del suo parere preliminare secondo cui l’impresa viola il regolamento sui mercati digitali, senza che con questo venga pregiudicato l’esito dell’indagine. Meta ha ora la possibilità di esercitare i propri diritti di difesa esaminando i documenti contenuti nel fascicolo d’indagine della Commissione e rispondendo per iscritto alle conclusioni preliminari della Commissione. La Commissione concluderà la sua indagine entro 12 mesi dall’apertura del procedimento, che è avvenuta il 25 marzo 2024.

    Se il parere preliminare della Commissione dovesse essere confermato, la Commissione adotterebbe una decisione secondo la quale il modello di Meta non è conforme all’articolo 5, paragrafo 2, del regolamento sui mercati digitali.

    In caso di inosservanza, la Commissione può infliggere ammende fino al 10% del fatturato mondiale totale del gatekeeper. In caso di recidiva, tali ammende possono arrivare fino al 20%. Nell’eventualità di violazioni sistematiche, alla Commissione è conferito anche il potere di imporre rimedi aggiuntivi, quali l’obbligo per un gatekeeper di vendere un’impresa o parti di essa o il divieto di acquisire altri servizi connessi all’inosservanza sistemica.

  • La Commissione europea avvia un procedimento formale nei confronti di Meta sulla violazione dei servizi digitali

    La Commissione ha avviato un procedimento formale per valutare se Meta, fornitore di Facebook e Instagram, abbia violato il regolamento sui servizi digitali in relazione alla tutela dei minori. A Bruxelles si teme infatti che i sistemi di Facebook e Instagram, compresi i loro algoritmi, possano stimolare dipendenze comportamentali nei minori generando il cosiddetto effetto “rabbit-hole” e c’è preoccupazione sui metodi di garanzia e verifica dell’età messi in atto da Meta.

    L’apertura del procedimento si basa su un’analisi preliminare della relazione di valutazione dei rischi presentata da Meta nel settembre 2023, sulle risposte di Meta alle richieste formali di informazioni da parte della Commissione (sulla tutela dei minori e sulla metodologia della valutazione dei rischi), sulle relazioni accessibili al pubblico e su analisi della Commissione stessa.

    Il 30 aprile 2024 la Commissione aveva già avviato un procedimento formale nei confronti di Meta, in relazione sia a Facebook sia a Instagram, per pubblicità ingannevole, contenuti politici, meccanismi di notifica e azione, accesso ai dati da parte dei ricercatori e per la mancanza di uno strumento efficace di monitoraggio in tempo reale del dibattito civico e delle elezioni fornito da terzi in vista delle elezioni del Parlamento europeo.

  • Un edificio suscita ilarità sui social cinesi per la sua forma equivoca

    Il progetto di una stazione ferroviaria nella città cinese di Nanchino ha attirato l’attenzione degli internauti cinesi. Le autorità affermano che il design della stazione di Nanchino Nord trae ispirazione dai fiori di pruno, per i quali la città è famosa, ma online si sottolinea invece la sua somiglianza con qualcosa di piuttosto diverso: un assorbente.

    L’argomento ha generato milioni di visualizzazioni su varie piattaforme di social media cinesi.

    Secondo il quotidiano Nanjing Daily, il progetto preliminare ha ricevuto il via libera dal governo della provincia di Jiangsu e dal China State Railway Group e l’inizio dei lavori è previsto nella prima metà del 2024.

    Secondo un rapporto del 2017 del sito Nanjing Morning News, si stima che la stazione ferroviaria costerà circa 20 miliardi di yuan cinesi (2.763 milioni di dollari; 2.224 milioni di sterline) e si estenderà su un’area totale di 37,6 chilometri quadrati (14 miglia quadrate). .

    Questo non è il primo progetto di architettura in Cina che ha attirato un’attenzione inaspettata. La sede dell’emittente statale CCTV nella capitale Pechino è conosciuta da molti come l’edificio dei “grandi boxer”, per la sua forma unica.

  • La Commissione richiede informazioni sui rischi dell’IA generativa a sei piattaforme e due motori di ricerca online

    La Commissione ha formalmente inviato a Bing e Google Search (motori di ricerca online di dimensioni molto grandi), e a Facebook, Instagram, Snapchat, TikTok, X e YouTube (piattaforme online di dimensioni molto grandi) richieste di informazioni riguardo alle loro misure di mitigazione dei rischi relativi all’IA generativa, tra cui la diffusione virale di deepfake, le cosiddette “allucinazioni” in cui l’IA fornisce informazioni false e la manipolazione automatizzata di servizi che possono fuorviare gli elettori.

    La Commissione richiede inoltre informazioni e documenti interni sulla valutazione dei rischi e sulle misure di mitigazione relative all’impatto dell’IA generativa su processi elettorali, diffusione di contenuti illegali, tutela dei diritti fondamentali, violenza di genere, tutela dei minori, benessere mentale, protezione dei dati personali, protezione dei consumatori e proprietà intellettuale. Tali questioni riguardano sia la diffusione sia la creazione di contenuti di IA generativa.

    Le aziende interessate sono tenute a fornire alla Commissione le informazioni richieste entro il 5 aprile 2024 per le questioni legate alla protezione delle elezioni ed entro il 26 aprile 2024 per le questioni rimanenti.

  • Sempre più urgente un intervento serio dei governi sui social prima che questi manipolino i nostri giovani

    Mentre negli Stati Uniti e nelle sedi dell’Unione Europea è stato vietato a funzionari e dipendenti l’uso di Tik Tok, negli orari di lavoro, non vi è sufficiente attenzione per i danni che l’uso di questo social sta procurando alle generazioni più giovani.

    Su Tik Tok, infatti, veicolano indisturbati messaggi ed immagini che invitano a gare estreme, che possono portare anche alla morte o provocare gravi danni, spesso permanenti, a chi si fa irretire da queste che non sono prove di coraggio ma di stupidità e segno di disturbi comportamentali o psichici.

    Sul social ci sono vere e proprie lezioni, con esplicite dimostrazioni, di come ci si taglia le braccia od altre parti del corpo meno visibili, un coltello, un rasoio, un paio di forbici ma anche un righello rotto, un pezzo di vetro sono gli strumenti suggeriti per tagliarsi mentre per aiutarsi a vomitare, se non si riesce con due dita in gola, si suggerisce di usare un cucchiaio o una forchetta dalla parte del manico.

    Sfide di ogni tipo che portano a contusioni del viso, autolesionismo, ed ancora inviti ad attraversare le rotaie mentre arriva il treno, a camminare tra le macchine che transitano in velocità, ad arrampicarsi su stabili alti, a bere d’un fiato alcolici pesanti e via discorrendo.

    Ribadendo come sia importante la libertà ci chiediamo quando i governi capiranno quanto sia necessario ed urgente fermare, controllare questi strumenti di comunicazione, per impedire che diventino i manipolatori proprio della libertà dei nostri giovani condizionando anche il futuro di tutti.

    L’Unione Europea ha il dovere di affrontare il problema.

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