Inizia a prendere corpo lo storico accordo siglato lo scorso 11 dicembre ad Ankara tra Etiopia e Somalia, volto a porre fine alla grave crisi diplomatica innescata dal controverso memorandum d’intesa firmato il primo gennaio 2024 dal governo etiope con le autorità del Somaliland. Nel corso del fine settimana il presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud ha infatti effettuato la sua prima visita bilaterale ad Addis Abeba dall’inizio della crisi, incontrando il primo ministro etiope Abiy Ahmed, con il quale ha concordato il pieno ripristino delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi.
In un comunicato congiunto diffuso al termine dell’incontro, avvenuto sabato 11 gennaio, i due leader hanno concordato di migliorare la cooperazione in materia di sicurezza, incaricando le agenzie competenti di collaborare in modo più efficace nella lotta ai gruppi estremisti nella regione, e hanno discusso del rafforzamento delle relazioni commerciali, della costruzione di infrastrutture congiunte e della promozione degli investimenti per promuovere la prosperità di entrambi i Paesi.
La visita di Mohamud ha fatto seguito a quella effettuata a Mogadiscio lo scorso 2 gennaio dalla ministra della Difesa etiope Aisha Mohamed Mussa, che è servita anche a definire la partecipazione delle truppe etiopi nella nuova Missione di supporto e stabilizzazione dell’Unione africana in Somalia (Aussom) – che dal primo gennaio ha preso il posto della Missione di transizione dell’Unione africana in Somalia (Atmis) – dopo che le continue schermaglie con Addis Abeba avevano spinto il governo di Mogadiscio a minacciare l’esclusione dell’Etiopia dal contingente a beneficio delle unità egiziane, sollevando una certa inquietudine nella regione.
Non è un caso, del resto, se nello stesso giorno in cui Mohamud e Ahmed s’incontravano ad Addis Abeba, i ministri degli Esteri di Egitto, Eritrea e Somalia – rispettivamente Badr Abdelatty, Osman Saleh e Ahmed Moalim Fiqi – tenevano colloqui trilaterali al Cairo per discutere la sicurezza regionale. Nell’occasione, i tre ministri hanno concordato di tenere riunioni periodiche nel prossimo futuro e hanno discusso dei preparativi per l’organizzazione di un vertice trilaterale a livello presidenziale.
La visita di Mohamud ad Addis Abeba, preceduta da quella di Mussa a Mogadiscio, s’inserisce nel quadro dell’accordo concluso l’11 dicembre ad Ankara fra Somalia ed Etiopia, con la mediazione del presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Una riunione al termine della quale era stata firmata la cosiddetta Dichiarazione di Ankara, che aveva aperto la strada a ulteriori negoziati per affrontare questioni ancora irrisolte, tra cui il futuro del Somaliland e le dispute territoriali.
Tra gli impegni presi, Somalia ed Etiopia hanno concordato di avviare negoziati tecnici per definire accordi commerciali e logistici bilaterali, con particolare attenzione all’accesso sicuro e sostenibile dell’Etiopia al Mar Rosso. La Turchia ha svolto un ruolo centrale nella mediazione tra i due Paesi. Erdogan ha lavorato per garantire un dialogo costruttivo, incontrando separatamente Mohamud e Ahmed prima di facilitare l’accordo congiunto. Ankara negli ultimi anni ha ampliato la sua influenza nel Corno d’Africa. Con investimenti strategici sia in Somalia che in Etiopia, la Turchia ha dimostrato di essere un attore chiave nella regione.
La Dichiarazione di Ankara ha consentito di porre fine alla disputa sorta con il memorandum d’intesa siglato a gennaio 2024 dall’Etiopia con il Somaliland, Stato separatista somalo non riconosciuto da Mogadiscio. In base all’intesa, le autorità di Hargheisa avrebbero dovuto concedere all’Etiopia un tratto di costa di circa 20 chilometri, consentendole così di avere un accesso al Mar Rosso e di costruire una base navale e un porto commerciale nella città di Berbera, in cambio del possibile riconoscimento dell’indipendenza del Somaliland.
Un accordo che Mogadiscio ha ritenuto da subito una palese violazione della sua sovranità territoriale. Dopo mesi di inconcludenti tentativi di mediazione internazionale e ripercussioni sulla stabilità regionale, i due Paesi hanno concordato di lavorare insieme per risolvere la disputa e iniziare i negoziati tecnici entro la fine di febbraio.