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In attesa di Giustizia: un anno bellissimo, ma anche no

Tra le promesse post elettorali il Governo aveva formulato quella di un anno bellissimo a venire dopo l’insediamento a Palazzo Chigi: il pronostico era riferito all’economia e non è questa la sede per commentarlo, in questa rubrica parliamo di giustizia e siccome anche questo ambito rientra nelle priorità di intervento dell’esecutivo, qualche considerazione – invece – si può fare.

A Bari, tanto per cominciare, alle soglie dell’estate si era verificata l’inagibilità del Tribunale: criticità affrontata inizialmente con la celebrazione delle udienze (non tutte, sia chiaro) in una sorta di accampamento tendato esposto a temperature elevate non meno che alle piogge, e sarebbero i problemi minori. Da allora la situazione non è molto migliorata: gli uffici giudiziari sono stati sottratti alle tensostrutture per essere trasferiti in vari plessi che vanno da un ex palazzo della Telecom a sedi giudiziarie circumvicine chiuse perché soppresse; il tutto con una quotidiana, necessitata, transumanza di fascicoli, magistrati, cancellieri, avvocati e imputati con quanto ne consegue in termini di dignità delle persone, dei ruoli ma anche di efficienza e salvaguardia degli atti processuali che rischiano continuamente di andare smarriti, degradati per l’incuria o confusi tra loro. Si teme che anche quest’anno verrà decretata la sospensione dei processi penali per i tre mesi estivi con blocco della prescrizione, che in questo caso è incostituzionale. Come dire, la soluzione è nel non fare qualcosa intanto che ci si arrangia.

Proseguiamo: la Corte Costituzionale, oltre un anno fa, aveva invitato il legislatore a por mano alla legge sugli stupefacenti perché prevedeva pene minime ritenute irragionevoli, quindi in contrasto con l’articolo 3, per i reati “di confine” tra le ipotesi di minore gravità e quelle ordinarie non aggravate. Ovviamente, un legislatore sensibile solo al tema della certezza della pena, confuso con quello della sua durata, si è ben guardato dal seguire le indicazioni del Giudice delle Leggi che, così, nel mese di marzo è dovuto intervenire nuovamente dichiarando l’incostituzionalità di quelle sanzioni non senza rimarcare, tra le righe della sentenza, una colpevole inerzia da parte di chi avrebbe dovuto provvedervi da tempo.

Un’altra “legge manifesto” è stata quella a contrasto dei reati contro la Pubblica Amministrazione, il cosiddetto Decreto Spazzacorrotti che prevedeva – tra l’altro – l’esclusione immediata dei condannati, anche per fatti anteriori alla sua entrata in vigore,  dalla possibilità di ottenere taluni benefici previsti dall’Ordinamento Penitenziario. Proprio di questa norma il Guardasigilli andava molto fiero, senonché sono già almeno quattro le ordinanze di altrettanti Tribunali di Sorveglianza di trasmissione alla Corte Costituzionale per non manifesta infondatezza di eccezioni di costituzionalità sollevate.

Pochi giorni fa, dopo lunghissima riflessione, il Capo dello Stato ha promulgato la riforma della legittima difesa accompagnandola con un fattore eccezionale: una missiva ai Presidenti delle Camere e del Consiglio dei Ministri con la quale da un lato si invita il legislatore a colmare immediatamente evidenti lacune tecniche del testo e dall’altro interpretando la complessiva disciplina in termini che la propongono come del tutto superflua, non diversamente dal commento che su queste colonne era stato offerto qualche settimana addietro.

In ultimo, la Commissione Europea ha censurato pesantemente il “sistema giustizia” italiano, maglia nera tra i Pesi UE, per lentezza e inefficienza. Allora, forse, non sono quegli Azzeccagarbugli degli avvocati (così definiti da Bonafede) la causa di tutti i mali della Giustizia che impone il previsto blocco della prescrizione dal 2020.

Il Ministro a tale autorevole critica ha già risposto che in uno dei prossimi Consigli verrà proposto il piano di intervento per dimezzare i tempi dei processi: se la tecnica normativa sarà analoga agli esempi proposti non c’è da stare tranquilli e l’unico anno bellissimo di cui favoleggiare è possibile che resti quello cantato da Lucio Dalla.

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