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Il Bail-in Swiss Made

Il Bail-in, che in Europa interviene per i depositi superiori ai 100 mila euro mentre negli Stati Uniti il limite è fissato a 250.000 dollari, rappresenta una forzatura del contratto di sottoscrizione dei servizi del depositante presso l’istituto bancario. In caso di difficoltà dell’istituto bancario con questa normativa vengono chiamati a concorrere con le proprie risorse anche i semplici titolari di conti correnti dopo gli azionisti e gli obbligazionisti.

In altre parole, si è imposta una metamorfosi contrattuale, proprio attraverso l’introduzione del bail-in, sostenuta dagli organi istituzionali e dagli Istituti bancari, attraverso la trasformazione di un contratto di servizio in una vera e propria sottoscrizione di rischi molto simile ad un investimento azionario, escludendo però contemporaneamente il correntista da ogni possibilità di intervento nella strategia gestionale dell’istituto. Una normativa chiaramente a favore di una più ampia sostenibilità finanziaria, introdotta con questa norma, e per gli equilibri patrimoniali di ogni Istituto bancario.

Il parziale salvataggio di Credit Suisse, tuttavia, propone un ulteriore passo verso l’obiettivo della assoluta irresponsabilità degli istituti bancari e del loro management. All’interno della operazione, infatti, emerge come mentre le azioni del Credit Suisse, titoli di rischio, vengano acquistate da UBS ad un valore inferiore del -68% rispetto all’ultima quotazione, le obbligazioni AT1 (*), cioè i certificati di credito emessi dalla banca stessa ai risparmiatori, vengono invece azzerate per un valore complessivo di oltre diciassette (17) miliardi.

Si assiste in questo modo al sovvertimento totale del principio dell’investimento di rischio il quale nello specifico risulta interamente a carico dei creditori, cioè gli obbligazionisti ma salvando i correntisti, mentre, anche se solo in parte, viene addirittura indennizzato il settore delle azionisti i quali rappresentano il capitale di rischio e quindi soggetto ai rischi gestionali e operativi dell’Istituto di credito.

Al di là delle soluzioni tecniche che verranno adottate per ricreare e soprattutto mantenere un colosso bancario elvetico nato dalla fusione dei due principali istituti bancari, l’effetto di questa strategia risulterà dirompente in relazione al rapporto fiduciario con il mondo del risparmio, tradito ancora una volta.

Privilegiare il titolo di rischio ed azzerare un titolo di credito rappresenta l’annullamento di un qualsiasi rapporto fiduciario tra imprese ed risparmiatori, la cui responsabilità andrà interamente a carico delle istituzioni statali quanto delle banche.

In altri contesti molto spesso si parla della certezza del diritto come uno dei fattori fondamentali come deterrente della criminalità. Questa strategia adottata per il salvataggio di Credit Suisse rappresenta l’annullamento di ogni certezza e un insulto nei confronti dei risparmiatori. Un’operazione che crea una voragine normativa nel diritto bancario senza precedenti e con conseguenze incalcolabili in termini di rapporto fiduciario con il mondo del risparmio.

(*) I titolari obbligazioni AT1 partecipano agli squilibri gestionali finanziari dell’istituto di credito ma sempre successivamente agli azionisti

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