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Il nuovo film: “2023: fuga da …”

Negli ultimi trent’anni, all’unisono, ceto politico e mediatico hanno sostenuto la presunta sostenibilità del turismo opposta ad ogni altra forma di economia bollata come “old economy”. Questa competenza strategica ha trovato espressione sia nelle classi politiche nazionali quanto regionali e nel complesso sistema mediatico, i cui effetti hanno raggiunto un nuovo terribile traguardo individuabile nello spopolamento di due tra le più importanti mete turistiche venete ed italiane come Venezia e Cortina d’Ampezzo.

Proprio l’altro giorno, infatti, la città lagunare ha raggiunto il triste traguardo di offrire maggiori residenzialità turistiche rispetto agli stessi abitanti ormai al di sotto della soglia di sopravvivenza con 49.998 abitanti (nel 1981 erano 108.000).

Da anni lo spopolamento di Venezia rappresenta l’inevitabile conseguenza della ponderata desertificazione industriale che ha coinvolto anche Porto Marghera. Uno smantellamento ideologico che ha distrutto una realtà complessa che aveva portato negli anni Settanta alla creazione di decine di migliaia di posti di lavoro.

Da questa realtà si moltiplicarono le famiglie che si trasferirono in zona sostenendo una rinnovata domanda residenziale anche nell’entroterra della terraferma.

Con le opportune proporzioni il medesimo processo sta interessando anche Cortina d’Ampezzo la quale ha perso negli ultimi vent’anni il 9% della popolazione. Un fenomeno molto preoccupante ma che va comunque inserito all’interno di un fenomeno più complesso relativo allo spopolamento di molte comunità montane.

La mancanza, quindi, di una politica industriale e le scellerate opzioni di una economia basata solo ed esclusivamente sul turismo risulta la principale responsabile di questo spopolamento.

In altre parole si sono invertiti i fattori di crescita demografica e sostegno alle città.

Quasi nessuno aveva capito, ed ancora oggi esprime una certa difficoltà anche solo ad ammetterlo, come la sola economia industriale sia in grado di assicurare uno sviluppo economico ed occupazionale e quindi demografico e sociale di una città anche se meta di una forte domanda turistica.

Nella attuale situazione, invece, esistono ed emergono tutte le responsabilità soprattutto dei sindaci degli ultimi trent’anni anni che hanno gestito, in particolar modo a Venezia, ma vale molto spesso per tantissime località turistiche italiane, le politiche economiche guidandone la desertificazione industriale e facendola diventare un luna park che alla sera spegne le luci e diventa un deserto (https://www.ilpattosociale.it/attualita/la-presunta-sostenibilita-del-turismo/).

Invertire ora questo trend rappresenta la vera ciclopica sfida con l’importante obiettivo di assicurare un futuro economico e sociale a queste splendide località, le quali meritano, proprio per la loro storia, una crescita demografica sostenuta da strategie economiche molto differenti dalla sola e semplice mercificazione turistica.

Nel frattempo a giorni nelle sale cinematografiche il nuovo film “2023: fuga da Venezia e Cortina d’Ampezzo”.

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