Attualità

Il peccato originale tra il 2018 e il 2024

Sono passati sei anni dal marzo 2018 da quando individuavo il pericolo della crescita di una potenza assolutamente non democratica come la Cina (https://www.ilpattosociale.it/attualita/il-peccato-originale/).

La conferma arriva ora proprio durante la crisi russo-ucraina, in quanto la seconda potenza economica mondiale ha confermato il proprio sostegno alla Russia anche nel caso di un evento bellico durante il quale resterà al fianco di Putin.

Questo conferma ancora una volta la visione miope di una oligarchia economica occidentale all’interno di un mondo globale il quale, privo di un minimo di regole condivise, rischia la disintegrazione proprio avendo sfruttato solo il vantaggio competitivo della diversità di sistemi fiscali, economici e democratici come strumento di speculazione, finalizzato semplicemente al raggiungimento del minor costo della manodopera e quindi dell’investimento.

Il dumping economico, espressione di un più complesso dumping fiscale e sociale che si manifesta con una minore tutela dei lavoratori e dei consumatori, mostra i propri limiti proprio all’interno di una complessa situazione internazionale che mette in gioco la stessa democrazia.

L’illusione di una supremazia dell’interesse economico in grado di trasformarsi in una sorta di adeguamento politico ed istituzionale al modello occidentale ha permesso ed anzi incentivato il trasferimento del primato tecnologico ed industriale dell’Occidente ai paesi dell’estremo Oriente. Con l’unico effetto che ora questi possono, sfruttando il basso costo della manodopera, mettere in difficoltà il sistema economico occidentale il quale non è in grado in alcun modo di risolvere le criticità politiche e strategiche internazionali.

La crisi internazionale scaturita dal covid e dalla guerra russo-ucraina, come dal conflitto arabo israeliano e dagli attacchi alle rotte del Mar Rosso, pone in evidenza come la sola economia (o forse sarebbe più corretto parlare degli interessi speculativi di una minima parte degli operatori economici) non abbia la capacità, e forse neppure l’interesse, di risolvere e tantomeno di prevedere i problemi politici e democratici di un mondo troppo globale anche per le istituzioni politiche internazionali.

In altre parole, la sintesi della criticità internazionali dimostrano come sia illusorio credere in un ipotetico primato dell’economia su ogni asset politico, sociale e culturale. Lo stesso principio della concorrenza a favore dei consumatore diventa solo teorico se non inserito all’interno di un quadro di norme condivise politiche, fiscali e sociali. In altre parole il suo valore si può esprimere solo se in quadri democratici condivisi, altrimenti ogni evoluzione economica diventa un semplice fattore di speculazione che si arena al primo ostacolo.

Qualsiasi crescita economica, specialmente se non espressione di investimenti, ma semplicemente favorita da un minore costo della manodopera, quando avviene all’interno di sistemi politici non democratici favorisce gli oligopoli e rafforza le dittature creando le condizioni per le crisi internazionali come quella attuale.

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