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Le priorità dimenticate

La filiera del tessile abbigliamento rappresenta il secondo settore industriale per importanza economica, occupazione e volumi di export, dopo quello metalmeccanico, nel complesso sistema industriale italiano.

Si contano oltre cinquecentomila (500.000) professionalità impegnate con diverse competenze nella complessa filiera alle quali aggiungere il settore della distribuzione.

Complessivamente il tessile abbigliamento ha prodotto nel 2021 un fatturato di oltre ottantadue (82) miliardi, in crescita di oltre il 20% rispetto all’annus horribilis del 2020 segnato dalla catastrofe pandemica.

Negli ultimi cinquant’anni ha contribuito, nonostante le troppe delocalizzazioni produttive, alla crescita del nostro Paese ed ancora oggi risulta parte integrante di quel comparto definito “4A” (1. pelletterie, calzaturiero, tessile abbigliamento; 2. agroalimentare e vinicolo; 3. Arredamento; 4. automazione) che contribuisce al successo del Made in Italy nel mondo.

Successivamente all’assegnazione delle risorse finanziarie europee al nostro Paese e con la conseguente presentazione del PNRR a questo importante settore aggregato il governo in carica ha assegnato cinque (5) milioni come contributi a fondo perduto per la tutela del brand Made in Italy (secondo nel mondo nella sua percezione https://europa.today.it/attualita/madeinitaly-secondo-popolarita.html).

In questo contesto di estrema difficoltà nazionale si inserisce Padova, splendida città universitaria ed industriale, la quale, con 208.000 abitanti e che con la sua vasta provincia arriva a circa 931.000, è caratterizzata da una concentrazione di aziende del settore industriale che danno vita ad un TPP (traffico di perfezionamento passivo) notevole tale da mettere sempre in forte tensione la rete viaria provinciale e regionale.

Una visione a medio e lungo termine, espressione di un minimo sindacale di competenza governativa, imporrebbe degli interventi infrastrutturali nella movimentazione e risposta alle esigenze del complesso mondo industriale manifatturiero e professionale specialmente adesso, in un’ottica di ripresa e a maggior ragione con la disponibilità dei fondi del PNRR. Questi investimenti infrastrutturali si potrebbero tradurre in nuovi fattori competitivi importanti per le imprese italiane all’interno di un mercato competitivo come quello mondiale.

Va infatti sempre ricordato come tali risorse dovrebbero venire impiegate per la realizzazione di infrastrutture capaci di fornire una maggiore competitività al sistema e quindi trasformarsi in volani di crescita economica. Si pensi alla realizzazione dell’alta velocità tra Padova e Bologna, ormai da troppo tempo attesa, e la realizzazione della terza corsia autostradale sempre tra Padova e Bologna: due arterie fondamentali per mantenere e sviluppare la supply chain tra due zone (Emilia e Veneto) sempre più centrali nella economia nazionale.

La seconda settimana di gennaio, invece, il ministro Gelmini ha posto il proprio sigillo governativo alla realizzazione di due linee di tram nella città di Padova le quali prevedono un impegno di risorse pubbliche di quattrocento (400) milioni, come stimato dall’assessore “competente” in materia, a parte la follia di scegliere un “vettore vincolato a terra” in grado di offrire una flessibilità (termine sconosciuto al comune di Padova quanto all’assessore) di livello ZERO in rapporto alla possibilità di adattarsi a nuovi flussi di turismo ma anche controproducente sotto il profilo ambientale. Si consideri, infatti, come un autobus elettrico con un’autonomia di circa 450 km costi circa 400/500.000 euro (prezzi sicuramente inferiori con gli incentivi europei), quindi con l’investimento programmato per due sole linee si acquisterebbero circa ottocento/novecento (800/900) nuovi autobus totalmente elettrici ed in grado di assicurare una flessibilità assoluta nella loro potenzialità di impiego.

Questo di Padova rappresenta il classico esempio di utilizzo di risorse destinate allo sviluppo economico del nostro Paese ed invece utilizzate semplicemente con l’obiettivo di una affermazione della propria visione ideologica nella movimentazione urbana.

Tornando, quindi, alle caratteristiche degli investimenti dei fondi del PNRR a Padova si fa un uso politico ma soprattutto ideologico e mediocremente ambientalista, espressione di scelte assolutamente distoniche con il “momento” (si entra nel terzo anno di pandemia) che mai un governo sempre più “dei migliori” dovrebbe finanziare e tanto meno con fondi a debito confermando così una scala imbarazzante di priorità dello stesso governo. In questo senso si propone una bozza di priorità per affrontare le problematiche legate alla crescita dell’INFLAZIONE (dicembre +3,9 % la più alta dal 1997) assolutamente ignorate dal governo come sintesi di aumento delle materie prime – energia- alimentare. L’azione di governo dovrebbe partire dal contenimento di:

  1. bollette per l’utenza privata,
  2. costi energetici per le imprese le quali in alcuni casi arrivano a sospendere le produzioni,
  3. valutazione e presa di coscienza degli effetti già devastanti al gennaio 2022 della esplosione della variante Omicron con la conseguente stretta sui vaccini e green pass che hanno svuotato le città e quasi azzerato il movimento economico (-54%) soprattutto nella ristorazione e ricezione alberghiera ma anche commerciale valutando rinvii di scadenze fiscali o nuove assegnazioni di risorse provenienti dai seguenti punti A e B:
  4. azzeramento completo di ogni bonus fiscale, come per scooter elettrici o terme, e introduzione di una strategia complessiva economica lontana dal ridicolo susseguirsi della elemosina dei bonus fiscali fonte di per sè di disuguaglianze,
  5. utilizzo per il raggiungimento dell’obiettivo A di tutte le risorse finanziarie aggiuntive legate (FIscal Drug altro termine sconosciuto dal governo) all’aumento dei prezzi dei carburanti e delle stesse bollette (Iva).
  6. Riduzione reale della pressione fiscale la quale invece nel documento del governo viene indicata in crescita (dal 41,9% al 42,1%) anche con le risorse marginali al punto B,
  7. riduzione accise carburanti SOPRATTUTTO come azione di contrasto all’inflazione in considerazione di come oltre l’80% delle merci circoli su gomma,
  8. accenni (sarebbero graditi anche dei semplici accenni) di politica industriale finalizzata alla tutela degli attuali asset industriali ed al loro sviluppo consapevoli dei traguardi già raggiunti in termini di sostenibilità complessiva (10.12.2018 https://www.ilpattosociale.it/2018/12/10/sostenibilita-efficienza-energetica-e-sistemi-industriali/).
  9. In questo contesto avviare delle politiche di fiscalità di vantaggio finalizzate alla riduzione della filiera e alla riallocazione (on-sharing) di produzioni ora nei paesi a basso costo di manodopera,
  10. rimozione immediata del management a causa degli esiti fallimentari dell’ennesima operazione Alitalia/Ita da rifinanziare con altre risorse pubbliche anche solo in attesa di un compratore.
  11. last but not least un sano bagno di umiltà dimostrando di considerare per la prima volta le priorità della cittadinanza anche solo per risultare diversi dai due precedenti governi Conte perchè a tutt’oggi queste proprio non emergono.

Il governo attuale sembra, invece, decisamente avviato a commettere i medesimi errori clamorosi nella destinazione degli obiettivi da finanziare arrivando ad appoggiare un vecchio e superato progetto espressione di competenze risibili, come quello del Comune di Padova, dimostrandosi espressione di una obsoleta politica economica.

Contemporaneamente si riservano le briciole a settori trainanti come il tessile abbigliamento e le 4A ed il settore manifatturiero ed industriale in generale dai quale dipende la sopravvivenza di milioni di italiani che hanno l’unica colpa di non presentarsi come ideologicamente ecocompatibili ma semplicemente tra i veri artefici della crescita complessiva della nostra economia.

Quando un paese attraverso il proprio governo dimentica le sue vere priorità allora qual paese è destinato inevitabilmente al declino fino alla sua stessa estinzione.

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