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Senza una visione del futuro non si può risolvere quello che sta accadendo

Stupisce lo stupore di coloro che si chiedono come il governo italiano e l’Europa non riescano a gestire ed impedire il sempre più ingente flusso di migranti.

Premesso che l’Italia ha la responsabilità di aver firmato, nel 2003, il Trattato di Dublino e di non aver saputo, con nessuno dei molti governi che si sono succeduti, di ogni colore politico, modificarlo, riaffermato che quel trattato, per altro nato in una diversa situazione di immigrazione, era comunque miope e sbagliato, dobbiamo nuovamente rimarcare oggi l’incapacità dell’Unione Europea, priva di una politica comune, di gestire un fenomeno diventato di proporzioni bibliche.

Il Consiglio europeo, cosi come le altre istituzioni europee, non è in grado, perché obsoleto nella sua forma, di gestire le rivalità, gli interessi nazionali, le diverse visioni, anche dovute a culture e latitudini diverse, che esistono tra i suoi Stati Membri. Se a questo aggiungiamo che in ogni Paese si è già in campagna elettorale, per le elezioni che in primavera eleggeranno il nuovo Parlamento e ridisegneranno gli equilibri futuri, ben si comprende come ogni giorno ci siano dichiarazioni e smentite e non si arrivi a nulla di concreto…

Se a tutta questa incertezza, confusione e ridda di paure e divieti aggiungiamo le incontrovertibili realtà:

1) molte popolazioni africane soffrono la fame e la sete e vivono in condizioni di esagerante precarietà e povertà;

2) in molti Paesi ci sono conflitti, guerre, presenza di terroristi, regimi totalitari, mancanza di libertà;

3) piaccia o meno abbiamo lasciato credere che nei paesi europei tutti avevamo tutto, addirittura che il lavoro, la sanità, la casa, e via  discorrendo, erano assicurati;

4)i recenti colpi di stato, il terremoto in Marocco, la tragica inondazione in Libia, la gravissima crisi economica tunisina, aggiunte alla ben nota situazione siriana, somala, afgana, solo per citare alcune delle situazioni di crisi che hanno creato nuove disperazioni, comprendiamo bene che, complici le condizioni climatiche, era evidente che gli sbarchi sarebbero aumentati in modo esponenziale e che non c’è possibilità di fermarli solo con decreti o blocchi navali.

Quello che occorre è, da subito, pur sapendo che servirà tempo per la realizzazione, una politica europea che affronti in modo totalmente nuovo il problema, tenuto anche conto che proprio all’Europa occorrono immigrati per molte attività lavorative e che questi immigrati devono essere preparati alle nostre regole, alle nostre lingue, alle attività che dovranno svolgere per costruirsi quella vita dignitosa alla quale  giustamente aspirano.

Come abbiamo già avuto modo di suggerire da tempo la soluzione è che l’Unione europea chieda ad alcuni Paesi del nord Africa, come la Tunisia, il Marocco, l’Egitto l’affitto per 50 anni di un’area di 100 ettari ciascuno per costruire direttamente veri e propri villaggi, non campi profughi ma villaggi, organizzati e gestiti da personale europeo.

In questi villaggi, con  scuole di lingue e di orientamento professionale, i profughi potrebbero ritrovare la serenità e la speranza che cercano, le famiglie non sarebbero smembrate, i bambini ed i giovani avrebbero l’istruzione necessaria per essere avviati un domani verso i paesi europei, le donne non subirebbero le violenze di ogni genere alle quali  sono ora continuamente sottoposte.

In questi villaggi sarebbe più facile individuare 1) chi non dovrebbe arrivare in Europa perché pericoloso e deve  essere rimpatriato, 2) chi può avere diritto ad un asilo immediato, 3) chi ha bisogno di cure sanitarie, 4) chi in certi casi potrebbe scegliere di tornare al paese d’origine.

Se non si ha il coraggio di guardare avanti e di impostare in modo nuovo la risoluzione di un problema, che sta diventando una catastrofe umanitaria per tutti, la situazione rischia di degenerare ulteriormente con conseguenze gravissime.

Il progetto di aiutare l’Africa in Africa va realizzato senza chiudere le frontiere ma trovando da subito concrete possibilità per una integrazione vera ed utile agli  europei come agli africani, è l’unica ragionevole soluzione, senza la visione del futuro non si riuscirà a risolvere quello che sta accadendo, non solo in Italia.

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