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Un debito insostenibile e il rischio di un nuovo crac finanziario

Separare la banche d’affari da quelle ordinarie sarebbe un passo nella buona direzione

William White, ex capo economista della Banca per i Regolamenti Internazionali (BRI) ha dichiarato al settimanale Der Spiegel del 7 settembre scorso che “il problema di fondo della crisi della Lehman Brothers (la più grossa banca d’affari degli Stati Uniti che dichiarò bancarotta il 15 settembre 2008 scatenando la crisi finanziaria non ancora risolta del tutto) non è mai stato affrontato. Al contrario – afferma White – è stato esacerbato e il debito è più alto che mai” ed il sistema finanziario “è giunto al limite”. Affermazioni gravi, se corrispondono al vero, che dovrebbero impensierire i politici di ogni colore. Allo scoppio della crisi del 2007/2008 tutti gli esperti hanno dichiarato che quel che stava accadendo era causato dal sistema finanziario esistente. La crisi è sistemica – dicevano – non congiunturale e momentanea. Ma tutti gli espedienti utilizzati per far fronte alla crisi non hanno mai intaccato il sistema, non lo hanno mai riformato, come inizialmente gli esperti chiedevano. Anzi, le banche speculative, invece, non solo furono salvate, ma fu loro permesso di riscrivere le regole. Bilioni di denaro a costo zero sono stati regalati alle banche e alle istituzioni finanziarie ombra, sotto l’egida del “Quantitative Easing” e questi soldi sono andati ai mercati azionari, producendo una finta ripresa e rilanciando lo smercio dei derivati. L’effetto è stato che il volume di debito a bassa qualità dei Paesi emergenti, come pure il debito sovrano di molti Paesi transatlantici, unito al livello insostenibile raggiunto dal debito societario, dal debito privato (carte di credito), dai prestiti studenteschi e via dicendo, ha raggiunto livelli pericolosi. In effetti le economie emergenti sono oggi esposte per oltre 8.000 miliardi di dollari di debito sovrano e societario, 249 miliardi dei quali scadranno l’anno prossimo. L’aumento dei tassi d’interesse e un dollaro più forte rendono più costosi i rimborsi, con la conseguenza che si va verso l’insolvenza. Ancora più esposto è il debito societario americano. Nel 2007 gli USA avevano 17.700 miliardi di dollari di debito societario. Oggi quel dato è 15.900 miliardi, gran parte del quale di bassa qualità, inclusi i cosiddetti titoli spazzatura. Nel 2008 furono emesse obbligazioni societarie per 700 miliardi di dollari. Questa cifra è aumentata di 2,5 volte nel 2017, con un’afta percentuale di debito sub-prime. Raghuram Rajan, ex capo economista del Fondo monetario internazionale, ha messo in guardia dall’effetto domino che potrebbe essere scatenato da un default, e sottolineando che il settore più a rischio della finanza consiste oggi nel “sistema bancario ombra” in cui non v’è trasparenza. Nonostante le rassicurazioni di politici e istituzioni finanziarie, il sistema bancario non è affatto più forte rispetto al crac del 2008. Gran parte del debito creato dalle banche centrali per stimolare la ripresa, è di dubbia qualità e i piani di riduzione della leva finanziaria ideati dalle banche centrali, insieme all’aumento dei tassi d’interesse in corso o in programma, aumenteranno la volatilità fino a raggiungere un punto pericoloso. Non c’è alcun dubbio: il rischio che si corre è dato da un debito insostenibile, che minaccia di scatenare il prossimo crac finanziario. Per evitarlo, c’è chi propone di ripristinare la legge Glass-Steagall, cioè la netta separazione tra banche d’affari e banche ordinarie, costringendo le prime ad accollarsi le perdite aggiustando il valore dei derivati ai prezzi reali e tutelando invece le banche ordinarie e i risparmiatori. L’appello più importante è contenuto in un “libro bianco” pubblicato dall’associazione nazionale delle banche cooperative, la National Association of Federally Insured Credit Unions (NAFCU), dal titolo Modernizing Financial Services: The Glass Steagall Act Revisited (“Ammodernare i servizi finanziari: il Glass Steagall Act rivisitato”), seguito da un editoriale su The Hill dell’11 settembre a firma di Carrie Hunt, vicepresidente esecutiva e consulente legale dell’associazione. Anche se sottovaluta il pericolo di un crac finanziario oggi, la Hunt fa notare che il ripristino della legge Glass-Steagall contribuirebbe a tutelare i consumatori dagli effetti di “un’assunzione di rischi sfrenata ed eccessiva” e impedirebbe che le banche cosiddette “too big to fail” (troppo grandi per esser lasciate fallire) dovessero essere sovvenzionate dai contribuenti. Appelli simili sono stati lanciati in Germania. E in Italia?

Fonte: Agenzia EIR Strategic Alert n. 38 del 18.09.18

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