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Il Libano in crisi getta i fiori: nessuno li compra più

Nel Libano alle prese con la peggiore crisi economica degli ultimi 30 anni, palesatasi prima della pandemia ma acuita dalle ripercussioni delle misure anti-covid, sono ormai poche le famiglie che possono permettersi di acquistare i fiori, un bene di lusso in un contesto di galoppante impoverimento di ampi settori della popolazione.

Milioni di fiori sono stati gettati nelle immondizie perché non ci sono più clienti locali, si legge oggi sui media di Beirut. “Solo l’anno scorso abbiamo buttato circa 6 milioni di steli”, ha detto Rania Younes, agronoma e da circa 30 anni a capo di una delle più importanti aziende floricole del Libano.

“A seguito del brutale lockdown totale del marzo 2020 – ha detto citata dal quotidiano L’Orient-Le Jour – mi sono ritrovata uno stock enorme di fiori che bisognava buttare… non potevamo nemmeno distribuirli né offrirli”, ricorda Younes, che gestisce vivai sul Monte Libano, a nord di Beirut.

I media ricordano che molte aziende e vivai hanno chiuso i battenti, soprattutto perché la crisi in Libano è cominciata a palesarsi in tutta la sua gravità dall’ottobre del 2019, diversi mesi prima lo scoppio della pandemia.

La lira locale ha perso nell’ultimo anno e mezzo circa il 90% del suo valore e secondo dati dell’Onu aumenta a dismisura e di continuo il numero di libanesi che sono ora sotto la soglia di povertà.

Negli ultimi giorni si sono registrati nuovi rincari di beni e servizi essenziali come il pane, la farina, la benzina, il gas per uso domestico utilizzato per cucinare, il combustibile per alimentare i generatori di corrente in un contesto di cronica mancanza di elettricità. In questo contesto, pensare di poter acquistare mazzi di fiori appare un lusso. Ecco perché alcune aziende, come quella guidata da Younes, si sono adattate e quest’anno hanno piantato fiori che possono essere essiccati e venduti all’interno di composizioni floreali. Younes non nasconde però l’amarezza e le difficoltà: “Siamo in un Paese dove non si ha più garanzia di vendere ciò che si coltiva… il Libano non si può più permettere di produrre fiori e questo riflette la desolazione che ci circonda”.

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