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In Kazakistan un gulag sovietico grande quanto Lombardia e Piemonte

A Karaganda, in Kazakistan, esisteva un campo di lavoro grande quanto Lombardia e Piemonte insieme. Attivo dal 1918, fu utilizzato dapprima, all’indomani della Rivoluzione russa, per deportarvi preti, suore e quant’altri si opponevano al nuovo corso e poi per le purghe di Stalin: chi sopravviveva al freddo (che arrivava fino a -50 gradi), veniva impiegato nelle miniere. Il risultato furono 2,5 milioni di morti su 5-6 milioni di detenuti, nell’arco di un solo biennio.

La Banca di Piacenza organizza ora visite al campo, nel quale furono deportati anche 3mila italiani che vivevano in Crimea, nonché soldati italiani del corpo di spedizione in Russia nella Seconda Guerra Mondiale (un 96enne sopravvissuto dell’Armir vive tutt’oggi a Piacenza), insieme a detenuti di altre 139 nazionalità e di qualsiasi età (anche donne e bambini), in collaborazione con don Pierluigi Callegari, italiano, che della Diocesi di Karaganda è vescovo.

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La redazione

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