Smentita la cancel culture: Atene e Roma non hanno inventato il razzismo
L’intransigenza della cancel culture è giunta a sostenere che la cultura classica, greca e romana, abbia legittimato il razzismo che poi si sarebbe tramandato nei secoli a tutto il mondo che affonda le proprie radici in quella cultura. Mario Lentano, latinista dell’Università di Siena, offre ora una smentita argomentata a tale ipotesi nel saggio «Classici alla gogna».
Greci e romani, ricostruisce Lentano, non definivano e identificavano se stessi come «bianchi» e non disponevano nemmeno della parola «razza», con cui qualche volta si traduce «improvvidamente» il loro «genus»: termine, spiega l’autore, «che comprende tra l’altro nozioni come quelle di “famiglia”, “condizione sociale”, “genere” o “etnia”». Per le persone di pelle nera, descritte e riconosciute in base a caratteristiche morfologiche, la parola usata era poi «etiope», che già apparteneva alla tradizione letteraria greca ed evocava una «nazione benedetta e di commensali amati dagli dèi», anzi un «paradigma esemplare di devozione religiosa». Le cose cambiano con la diffusione del cristianesimo, quando l’Etiopia diventa «icona e metafora delle nazioni peccatrici, talora in associazione con l’Egitto, la cui cattiva stampa era legata al fatto di avere a lungo trattenuto in schiavitù il popolo eletto». In parallelo il nero, colore dell’Ade e del lutto, diventa a partire dal terzo secolo il marchio di Satana e dei suoi diavoli, degli idolatri e degli eretici e va da sé degli Etiopi, in qualche caso direttamente sudditi del diavolo.