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Le drammatiche sofferenze della crudeltà

La gente spesso parla di crudeltà ‘bestiale’ dell’uomo,

ma questo è terribilmente ingiusto e offensivo per le bestie.

Fëdor Dostoevskij

Era proprio convinto Fëdor Dostoevskij, uno dei più noti scrittori russi, che la gente spesso parla di crudeltà ‘bestiale’ dell’uomo, ma questo è terribilmente ingiusto e offensivo per le bestie. Era convinto della crudeltà degli uomini, dalla sua vissuta e sofferta esperienza personale, l’autore di molti famosi romanzi letti ed apprezzati in tutto il mondo. Una condanna a morte, a soli 28 anni, per la sua partecipazione a società segreta a scopi sovversivi contro lo zar Nicola I ha segnato la sua vita. Una condanna in seguito commutata, senza che lui lo sapesse, in lavori forzati in Siberia. Una grazia, quella dello zar, coperta di crudeltà. Una diabolica decisione per farlo soffrire fino al ultimo momento quando, salito sul patibolo, gli comunicarono la grazia dello zar. Dostoevskij descrive maestosamente quella opprimente e traumatica sensazione che prova colui che attende di subire, a breve, la sua condanna a morte. Lo fa esprimere dal principe Myškin, personaggio di un suo noto romanzo, L’idiota. “…A chi sa di dover morire, gli ultimi cinque minuti di vita sembrano interminabili, una ricchezza enorme. In quel momento nulla è più penoso del pensiero incessante: se potessi non morire, se potessi far tornare indietro la vita, quale infinità! E tutto questo sarebbe mio! Io allora trasformerei ogni minuto in un secolo intero, non perderei nulla, terrei conto di ogni minuto, non ne sprecherei nessuno!”. Era molto convinto l’autore dei romanzi Povera gente, Umiliati e offesi, L’idiota, Delitto e castigo, I demoni, I fratelli Karamazov e tanti altri ancora della crudeltà ‘bestiale’ dell’uomo e delle sue drammatiche sofferenze. Perciò, dopo aver constatato che “la gente spesso parla di crudeltà ‘bestiale’ dell’uomo, ma questo è terribilmente ingiusto e offensivo per le bestie”, Dostoevskij spiega anche la ragione: “…perché un animale non potrebbe mai essere crudele quanto un uomo, crudele in maniera così artistica e creativa”.

Il 10 aprile Papa Francesco ha presieduto in piazza San Pietro la celebrazione della Domenica delle Palme. Una ricorrenza importante per la religione cattolica, che descrive l’ingresso a Gerusalemme di Gesù. Dall’evangelista Marco ci viene testimoniato che Gesù entrò a Gerusalemme mentre molti ebrei “…stendevano i propri mantelli sulla strada e altri delle fronde che avevano tagliate dai campi. Quelli poi che andavano innanzi, e quelli che venivano dietro gridavano: Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!” (Vangelo secondo Marco; 11; 8-10). Gli stessi ebrei però, soltanto una settimana dopo, ebbero due diversi comportamenti. Non pochi di essi credettero ai capi e ai farisei e insieme con loro volevano la morte per crocifissione di Gesù. Mentre gli altri dovettero assistere silenziosi alla sua crocifissione. Questo ci insegnano le Sacre Scritture. Durante l’omelia della messa di domenica scorsa in piazza San Pietro, Papa Francesco, parlando delle conseguenze dell’uso cieco, spietato, sproporzionato e crudele della violenza, ha ribadito che “…Si dimentica perché si sta al mondo e si arriva a compiere crudeltà assurde. Lo vediamo nella follia della guerra, dove si torna a crocifiggere Cristo”. Parole forti e molto significative quelle del Santo Padre, che si riferiva alla sanguinosa e devastante guerra in Ucraina e alle sue atrocità.

Sono ormai passati 47 giorni dal 24 febbraio scorso, quando le truppe militari russe cominciarono l’invasione dell’Ucraina. Mettendo così in atto una vera e propria sanguinosa guerra che si è, in seguito, diffusa su tutto il territorio ucraino. Una guerra che, nonostante il dittatore russo l’avesse classificata come “un’operazione speciale”, ha devastato e raso al suolo intere città e centri abitati. Una guerra che, secondo i dati ufficiali di oggi, pubblicati dall’Ufficio dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha causato la spietata morte di 1.793 inermi ed innocenti cittadini ucraini, mentre 2.439 altri sono rimasti feriti. Solo nella regione di Kiev sono 1.222 i cittadini uccisi dalle forze armate russe, secondo quanto ha dichiarato oggi il procuratore generale ucraino. Una sanguinosa e spietata guerra in Ucraina che ha barbaramente tolto la vita a 183 indifesi bambini, mentre 342 altri sono stati feriti. Lo rapporta oggi la commissaria per i diritti umani del Parlamento ucraino. Ragion per cui, come ha dichiarato ieri il procuratore generale ucraino, sono state aperte più di 5.600 indagini sui crimini di guerra russi contro inermi cittadini ucraini. Sono tante, tantissime le crudeltà degli invasori russi, documentati e rapportati da fonti ufficiali ucraini e/o internazionali, nonché dagli inviati dei giornali e delle televisioni di diversi Paesi del mondo. Dopo quanto è stato rapportato dal 3 aprile scorso sullo spietato massacro nella cittadina di Bucha, vicino a Kiev, molte altre documentate testimonianze, non solo da Bucha, ma anche da altre città e centri abitati in Ucraina, sono ormai di dominio pubblico. Il presidente ucraino denunciava il 5 aprile scorso che “…il numero delle vittime degli occupanti potrebbe essere ancora più alto a Borodyanka e in alcune altre città liberate che a Bucha”. Aggiungendo che il bilancio di Bucha è solo provvisorio e denunciando torture e l’uccisione di oltre trecento persone, essendo però secondo lui “…. probabile che l’elenco delle vittime sarà molto più ampio quando verrà ispezionata l’intera città. E questa è solo una città”. Evidenziando e denunciando la stessa crudeltà, gli stessi modi di barbare esecuzioni dei civili, con le mani legate dietro la schiena, gli stupri, ed altro, il presidente ucraino lo ha considerato quello degli invasori russi come “Il disprezzo totale per la vita dei civili”. Sempre riferendosi alle crudeltà degli invasori russi sugli inermi, innocenti ed indifesi cittadini, il presidente ucraino dichiarava il 5 aprile scorso che “…In molti villaggi dei distretti liberati di Kiev, Chernihiv e Sumy, gli occupanti hanno fatto cose che la gente del posto non ha visto nemmeno durante l’occupazione nazista 80 anni fa”. Ragion per cui oggi una squadra della gendarmeria francese è arrivata a Leopoli, nell’Ucraina occidentale, per collaborare con le strutture specializzate locali sui presunti crimini di guerra commessi dalle forze armate russe nella regione di Kiev. Lo ha annunciato oggi pomeriggio l’ambasciatore francese in Ucraina. Mentre il ministro degli Esteri ucraino ha dichiarato ieri che “…Bucha non è il risultato di un giorno. Per anni le élite russe e la propaganda hanno incitato all’odio, alimentando idee sulla superiorità russa, la disumanità degli ucraini e gettando le basi per queste atrocità. Io incoraggio gli studenti di tutto il mondo a studiare che cosa ha portato a Bucha”. Dopo 47 giorni si continua a combattimenti, bombardamenti, spietati massacri e inaudite crudeltà, la realtà vissuta e sofferta in Ucraina è di dominio pubblico e non la può alterare, offuscare ed annientare qualsiasi sforzo, bugia ed inganno della propaganda russa. Proprio oggi il presidente ucraino ha dichiarato che i russi, e si riferiva ai massimi vertici istituzionali, il dittatore russo per primo, hanno “…perso la connessione con la realtà fino al punto di accusare noi di aver commesso quello che le truppe russe hanno ovviamente fatto”. Il presidente ucraino in seguito ha aggiunto, perentorio, che “…Quando le persone non hanno il coraggio di ammettere i propri errori, scusarsi, adattarsi alla realtà, imparare, diventano mostri. E quando il mondo lo ignora, i mostri decidono che il mondo si debba adattare a loro”. Si tratta di una sanguinosa guerra quella che ha ordinato la sera del 23 febbraio scorso il dittatore russo, presentandola però come “un’operazione speciale” e cominciata alcune ore dopo, nella mattinata del 24 febbraio. Una guerra che, oltre alle tantissime vittime e feriti, oltre a degli ingenti danni materiali, ha costretto più di 4,5 milioni di cittadini ucraini a lasciare il Paese come è stato rapportato ieri, 10 aprile, dall’agenzia Onu per i rifugiati.

La guerra in Ucraina non ha risparmiato neanche diversi patrimoni culturali. Secondo il ministero della Cultura e delle Politiche dell’informazione ucraina sono stati evidenziati e documentati 166 siti culturali distrutti o danneggiati. Proprio oggi il ministro della cultura ucraino ha dichiarato che “…Attualmente conserviamo registri ufficiali sul sito web del ministero. Si tratta di 166 siti del patrimonio culturale che sono stati distrutti o danneggiati durante l’invasione russa. Non sappiamo ancora di alcuni siti che si trovano nei territori completamente occupati”. Ma l’aggressione delle forze armate russe non ha risparmiato neanche gli ospedali. Il presidente ucraino ha dichiarato oggi, durante una videoconferenza con il Parlamento della Corea del sud, che “…i russi hanno distrutto centinaia di infrastrutture chiave in Ucraina, compresi 300 ospedali”. Ed è sempre di oggi la denuncia della commissaria per i diritti umani del Parlamento ucraino, secondo la quale “…i russi stanno obbligando i bambini delle aree temporaneamente occupate ad andare a scuola in zone ai limiti delle aree di combattimento.”. Sottolineando e, allo stesso tempo, denunciando che così facendo “…i bambini diventano così ostaggi e scudi umani per le truppe dell’aggressore russo”.

Durante l’Angelus di ieri, nella Domenica delle Palme, Papa Francesco ha ribadito la necessità e l’impegno di chi di dovere perché “…si ripongano le armi e si inizi una tregua pasquale, ma non per ricaricare le armi e riprendere a combattere. […] Infatti, che vittoria sarà quella che pianterà una bandiera su un cumulo di macerie?”. Stranamente però e purtroppo, proprio ieri il patriarca ortodosso russo Kirill, convinto sostenitore del dittatore russo, ha pregato così: “In questo periodo difficile per la nostra patria, possa il Signore aiutare ognuno di noi a unirci, anche attorno al potere!”. In seguito ha aggiunto che “è così che emergerà la vera solidarietà nel nostro popolo, così come la capacità di respingere i nemici esterni e interni e di costruire una vita con più bene, verità e amore”! Mentre l’Arcivescovo di Kiev ha denunciato sempre ieri cheNella regione di Chernihiv, e precisamente nel villaggio Lukashivka, nella chiesa ortodossa dell’Ascensione del Signore – monumento di architettura – gli occupanti hanno dislocato la loro sede, profanando la chiesa ortodossa. Vi hanno interrogato e torturato le persone”. In seguito l’Arcivescovo ha affermato che “Oggi vicino a questo edificio sacro troviamo decine di corpi di ucraini innocenti assassinati […] Quelli che si proclamano cristiani ortodossi hanno profanato il tempio, e il tempio dove deve essere onorato il nome di Dio è stato trasformato in un luogo di tortura, umiliazione e omicidio”. Ragion per cui oggi i sacerdoti della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca stanno raccogliendo firme per un appello al Consiglio dei primati delle antiche Chiese orientali per avviare “una causa contro il patriarca Kirill”.

Chi scrive queste righe, nonostante avesse promesso di continuare ad analizzare gli argomenti della scorsa settimana, ha dovuto, non a caso, trattare oggi per il nostro lettore, le drammatiche conseguenze e sofferenze della crudeltà delle forze armate russe, da quando hanno cominciato l’invasione dei territori ucraini il 24 febbraio scorso. Riflettendo su quello che ha detto Papa Francesco durante l’omelia della messa la Domenica delle Palme in piazza San Pietro, egli non poteva non fermarsi e pensare su una frase citata dal Pontefice. Si tratta della preghiera che Gesù, crocifisso tra due ladri, rivolgeva ripetutamente a Dio. “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno” (Vangelo secondo Luca, 23/34). Per chi scrive queste righe diventa però molto difficile, se non impossibile, che si possa chiedere perdono per coloro che volutamente hanno commesso i tremendi e orribili crimini durante queste settimane di guerra in Ucraina. Come si possa chiedere perdono per coloro che hanno goduto delle drammatiche sofferenze causate dalla loro spietata crudeltà?! Come possano gli ucraini, che hanno perso i propri cari per la crudeltà dei russi, chiedere perdono per loro?! Chi scrive queste righe si chiede dove è Dio? Perché non ha fermato tutta questa crudeltà bestiale dell’uomo? Dio dove sei? Perché hai abbandonato alla morte tante vittime inermi, innocenti e indifese in Ucraina?! Tutto il mondo deve gridare forte: Dio dove sei?!

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