
Ognuno dovrebbe assumersi le proprie responsabilità
È difficile sapere cosa sia la verità, ma a volte è molto facile riconoscere una falsità.
Albert Einstein
L’evangelista Matteo era convinto che l’ipocrisia è un vizio. Nel suo Vangelo, ammoniva in modo perentorio: “Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello” (Matteo 7/5). Ma l’ipocrisia non è il solo vizio, il solo male del genere umano. I concetti del bene e del male sono trattati già dall’antichità. Per Socrate, il noto filosofo della Grecia antica, “Il male è ignoranza, mentre il bene è conoscenza, cultura, sapienza”. Anche per Platone, un altro rinomato filosofo della Grecia antica, il bene rappresentava l’idea suprema, invece il male era legato all’ignoranza. I sani principi morali, i valori fondamentali, definiti in base alle tante esperienze vissute e spesso anche sofferte del genere umano nel corso dei secoli, rappresentano le fondamenta delle diverse culture e lo sviluppo delle società.
La lotta tra il bene ed il male non è un tema trattato solo dai filosofi e dai rappresentati delle diverse religioni. La lotta tra il bene ed il male è reale, è presente nella vita quotidiana. Da secoli ormai sono stati definiti e classificati gli atteggiamenti e le azioni dell’essere umano che portano al male. Da secoli quegli atteggiamenti ed azioni sono stati inseriti anche nei codici giuridici, compreso quello penale. E come tali sono stati trattati e giudicati. Ma non sono solo i sistemi giudiziari a svolgere questo compito. In base ai principi morali ormai stabiliti, nonché ai valori fondamentali e ai diritti del genere umano, anche l’opinione pubblica valuta quello che fanno, tra gli altri, anche le persone che hanno delle responsabilità sia a livello locale che a quello internazionale.
E proprio la responsabilità delle autorità dei singoli Paesi si valuta quando decidono di cominciare dei conflitti armati. Conflitti che, da anni, sono presenti in varie parti del mondo e che hanno causato e tutt’ora stanno causando perdite di innocenti vite umane e tante sofferenze. Purtroppo, dal 13 giungo scorso, un nuovo preoccupante e molto pericoloso conflitto è cominciato nel Medio Oriente, dopo gli attacchi missilistici di Israele contro l’Iran e l’immediata risposta dello stesso Iran. Un conflitto nel quale sono stati direttamente coinvolti, dalle primissime ore di domenica scorsa, 22 giugno, anche gli Stati Uniti d’America, bombardando tre importanti siti nucleari in Iran. L’operazione è stata denominata “Midnight Hammer” (Martello di mezzanotte; n.d.a.). Si è trattato di un pesante bombardamento, nonostante il presidente statunitense avesse dichiarato, alcuni giorni fa, che la decisione su un coinvolgimento degli Stati Uniti doveva essere presa non prima di due settimane. Tempo durante il quale si doveva negoziare con l’Iran.
Ovviamente si tratta di un conflitto che ad ora coinvolge direttamente Israele, l’Iran e gli Stati Uniti d’America. Ma si tratta di un conflitto che, vista l’importanza, potrebbe oltrepassare i confini regionali, coinvolgendo, direttamente o indirettamente, anche altri Paesi. Sono state immediate le reazioni iraniane. Il presidente della Repubblica Islamica dell’Iran ha dichiarato perentorio che “L’Iran risponderà con durezza, fermezza e in modo tale da far pentire chi lo ha aggredito!”. Tramite la televisione di Stato, le autorità iraniane hanno dichiarato che “Ogni cittadino americano, o militare nella regione, è ora un legittimo obiettivo”. Mentre i rappresentanti dei Guardiani della Rivoluzione iraniana, una struttura militare costituita nel 1979, noti anche come i pasdaran, hanno dichiarato, dopo gli attacchi statunitensi di domenica scorsa, che “Adesso è iniziata la guerra!”. Subito dopo i bombardamenti dei tre siti nucleari in Iran da parte dell’aviazione degli Stati Uniti, ha reagito anche il movimento yemenita Ansar Allah (I partigiani di Dio; n.d.a.), comunemente noto come “Houthi”, minacciando gravi ripercussioni per gli Stati Uniti.
Dopo l’attacco aereo sui tre siti nucleari in Iran, ha reagito anche il presidente statunitense. Con il suo solito modo di vantarsi, ormai sfoggiato molto spesso, da quando ha cominciato il suo secondo mandato nel gennaio scorso, il presidente statunitense, riferendosi proprio agli attacchi aerei, ha dichiarato che “….nessun altro esercito al mondo avrebbe potuto fare”. Aggiungendo che si trattava di uno “spettacolare successo militare” e che “adesso è l’ora della pace”. Ma ha anche dichiarato, minacciando l’Iran, che il Futuro dell’Iran è “pace o tragedia”, aggiungendo che “qualsiasi ritorsione dell’Iran contro gli Stati Uniti sarà contrastata con una forza molto superiore a quella di questa sera”. Ma anche questo fa parte dello stile del presidente statunitense. E chissà perché, dopo quegli attacchi aerei, si sta parlando anche della consegna del premio Nobel per la Pace al presidente degli Stati Uniti d’America, per la sua decisione presa!
Ma sempre dopo gli attacchi aerei statunitensi sui tre siti nucleari in Iran, il segretario di Stato statunitense ha parlato di nuovo, durante il pomeriggio di domenica scorsa, di una ripresa dei negoziati. Lui ha affermato che “Gli Stati Uniti permetterebbero all’Iran di gestire centrali nucleari, ma non di arricchire il proprio combustibile”. In più il segretario di Stato, riferendosi alle massime autorità iraniane, ha dichiarato: “Siamo pronti a parlare con loro domani”. Ma come il suo diretto superiore ha, allo stesso tempo, minacciato le massime autorità iraniane dichiarando che “…Non siamo interessati a conflitti prolungati in Medio Oriente. Ma c’è una domanda su come si raggiunge la pace. E noi crediamo che il modo per raggiungere la pace sia attraverso la forza.”.
Dopo gli attacchi aerei statunitensi sui tre siti nucleari in Iran domenica scorsa, hanno reagito anche il primo ministro israeliano, i massimi rappresentanti europei, nonché i presidenti della Russia, della Cina, della Turchia e di altri Paesi arabi. Il primo ministro israeliano è stato il solo ad aver ringraziato il presidente degli Stati Uniti d’America per la sua decisione di attaccare l’Iran. Una decisione che, come risulta, è stata presa senza consultare il Congresso. Ma questa è una questione interna degli Stati Uniti. Il primo ministro israeliano ha considerato la decisione statunitense una “decisione coraggiosa che cambierà la storia”. In seguito, nel pomeriggio di domenica scorsa, lui è andato al Muro del Pianto a Gerusalemme. Un luogo sacro per gli ebrei dove pregano. Anche il primo ministro israeliano ha pregato per il “successo della guerra contro l’Iran e per Trump”. Da fonti mediatiche si è saputo che nel testo della preghiera era scritto: “…Possa il presidente degli Stati Uniti essere elevato per essersi assunto la responsabilità di espellere il male e l’oscurità dal mondo”. E per il primo ministro israelita, il male risiede in Iran.
Dopo gli attacchi statunitensi la Russia, la Cina e il Pakistan hanno chiesto l’approvazione di una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per rendere possibile “un cessate il fuoco immediato e incondizionato” tra Iran, Israele e Stati Uniti. La Russia e la Cina avevano espresso, nel frattempo, la loro condanna per gli attacchi aerei statunitensi, mentre i massimi rappresentanti dei Paesi europei hanno chiesto all’Iran di ricominciare i negoziati e di non intraprendere ulteriori azioni che possano destabilizzare la regione. Nel frattempo però il conflitto continua.
Chi scrive queste righe giudica che ognuno dovrebbe assumersi le proprie responsabilità sia per la situazione in Medio Oriente, sia per le preoccupanti conseguenze ad essa legate, comprese le crisi economiche e finanziarie, che potrebbero verificarsi in seguito. Ma chi scrive queste righe pensa che sarà molto difficile che questo possa accadere. Perché alcuni dei “grandi del mondo” predicano bene ma razzolano male. Per alcuni di loro non valgono i principi, ma i grandi interessi geostrategici e finanziari, compresa anche la vendita delle armi. Ma nel frattempo la lotta tra il bene ed il male continua e non solo nel Medio Oriente. Aveva ragione Albert Einstein, quando affermava che è difficile sapere cosa sia la verità, ma a volte è molto facile riconoscere una falsità.