International

Preoccupanti e pericolosi poteri occulti in azione

La passione per il potere è insita nella maggior parte degli uomini

ed è naturale abusarne una volta acquisito

Alexander Hamilton

Era l’11 aprile 2019. A Casa Santa Marta in Vaticano si svolgeva il ritiro spirituale di due giorni per la riconciliazione in Sud Sudan. Un ritiro “Per la pace” nel quale erano presenti oltre all’attuale presidente del Paese, anche il vice presidente ed i tre vicepresidenti designati, nonché gli otto membri del Consiglio delle Chiese del Sud Sudan. Diventato Stato indipendente il 9 luglio 2011, è però, dal dicembre del 2013, un Paese logorato dai continui conflitti etnici. Conflitti che hanno causato alcune centinaia di migliaia di vittime e tantissime crudeltà subite e sofferte dalla popolazione. Il Sud Sudan era e purtroppo tuttora è un Paese dove si incrociano molti interessi economici internazionali che mirano allo sfruttamento del ricco sottosuolo con petrolio e minerali molto richiesti dal mercato. Ragion per cui il Sud Sudan era ed è tuttora, però e purtroppo, anche un Paese dove si verificano dei preoccupanti e pericolosi abusi di potere, locali ed internazionali. Papa Francesco, l’11 aprile 2019, rivolgendosi ai partecipanti al ritiro “Per la pace” nel Sud Sudan, ha detto: “Non mi stancherò mai di ripetere che la pace è possibile!”. E poi si è inginocchiato davanti al presidente e al suo avversario, il vicepresidente ed ha baciato anche i loro piedi. Un gesto spontaneo, quello di Papa Francesco, che rimarrà impresso nella memoria collettiva.

Dopo diversi rinvii per motivi di sicurezza o di salute, la scorsa settimana, dal 31 gennaio fino al 5 febbraio, Papa Francesco è andato prima in Congo e, da li, in Sud Sudan. Durante la sua visita di tre giorni nella Repubblica Democratica del Congo Papa Francesco ha avuto modo di ascoltare da alcune delle vittime molte testimonianze dirette di inaudite crudeltà. Il Paese è stato dilaniato dagli scontri armati. Soprattutto quelli scoppiati dal maggio del 1997 e durati per alcuni anni. Durante quel periodo si valuta che ci siano stati circa quattro milioni di morti, vittime di un micidiale conflitto armato che, secondo gli analisti, risulterebbe essere stato il più grande dopo la seconda guerra mondiale. Papa Francesco ha ascoltato, durante l’incontro nella sala della rappresentanza pontificia a Kinshasa, delle testimonianze di orrori e di tanta brutalità subita dalla popolazione indifesa durante lunghi anni di scontri etnici e di altre ingerenze occulte e pericolose di gruppi di interesse internazionali. Interessi tuttora attivi che si concentrano sulle tanto appetibili risorse naturali del Paese. Risorse che si trovano soprattutto nella parte meridionale, ricca di giacimenti di minerali, di diamanti e di petrolio, molto richiesti dai mercati internazionali. Come anche in Sud Sudan, con il quale il Congo confina a nord.

Il 1 febbraio scorso è stato proclamato giorno di festa nazionale proprio per onorare l’arrivo di papa Francesco in Congo. Commosso da tutto quello che ha ascoltato dalle testimonianze delle vittime, Papa Francesco ha detto: “Davanti alla violenza disumana che avete visto con i vostri occhi e provato sulla vostra pelle si resta scioccati”. Ma il Papa ha parlato anche del “…sanguinoso, illegale sfruttamento della ricchezza di questo Paese” e dei “…tentativi di frammentarlo per poterlo gestire”. Aggiungendo perentorio che “Riempie di sdegno sapere che l’insicurezza, la violenza e la guerra che tragicamente colpiscono tanta gente sono vergognosamente alimentate non solo da forze esterne, ma anche dall’interno, per trarne interessi e vantaggi”. Era convinto però il Santo Padre che “…è la guerra scatenata da un’insaziabile avidità di materie prime e di denaro che alimenta un’economia armata, la quale esige instabilità e corruzione”. Ma era soprattutto una frase pronunciata da Papa Francesco, una lucida constatazione, che per l’autore di queste righe è molto significativa. Il Pontefice è stato diretto e perentorio dicendo: “Che scandalo e che ipocrisia! La gente viene violentata e uccisa mentre gli affari che provocano violenze e morte continuano a prosperare!”. E poi ha aggiunto, sempre riferendosi a tutti coloro che sono i diretti responsabili e colpevoli di queste atrocità: “…Vi arricchite attraverso lo sfruttamento illegale dei beni di questo Paese e il cruento sacrificio di vittime innocenti”.

Dal Congo Papa Francesco è arrivato il 3 febbraio scorso in Sud Sudan. Come sopracitato, anche quello è un Paese colpito e sofferente per i continui conflitti etnici e per la povertà diffusa. E come in Congo, anche nel Sud Sudan sono presenti ed in azione dei preoccupanti e pericolosi poteri occulti internazionali. Sono interessi economici per le tante ricchezze del sottosuolo del Paese che contendono la gestione di quei giacimenti minerari e di petrolio. Da quel 9 luglio 2011, giorno in cui divenne uno Stato indipendente ad oggi, il Sud Sudan è, purtroppo, un Paese profondamente colpito da una lunga e sanguinosa guerra civile e da una diffusa povertà che causa fame. Non sono valsi a niente neanche gli accordi di pace del 2018. E neanche le aspettative, dopo il sopracitato ritiro “Per la pace”, di costituire un governo di alleanza nazionale previsto allora per maggio 2019. Una simile realtà ha generato anche un inevitabile flusso migratorio. Secondo le valutazioni delle istituzioni specializzate internazionali, risulterebbe che durante questi anni siano stati almeno quattro milioni gli sfollati nel Sud Sudan. Al suo arrivo a Giuba, capitale del Paese, Papa Francesco, accompagnato dall’arcivescovo anglicano di Canterbury e dal moderatore della Chiesa di Scozia, ha incontrato il presidente sudsudanese. Lo stesso che aveva incontrato l’11 aprile 2019 a Casa Santa Marta in Vaticano. Proprio colui di fronte al quale quel giorno Papa Francesco si era inginocchiato ed aveva baciato il piede, chiedendogli la pacificazione del Paese. Rivolgendosi a lui il Pontefice ha detto: “…È tempo di voltare pagina, è il tempo dell’impegno per una trasformazione urgente e necessaria. […] È tempo di un cambio di passo!”. Ed è proprio tempo per dare finalmente la possibilità al “Paese fanciullo”, come ha chiamato Papa Francesco il Sud Sudan, di passare “…dalla inciviltà dello scontro alla civiltà dell’incontro”. È tempo di riuscire finalmente ad impegnarsi seriamente anche nella lotta contro la corruzione e l’arrivo e traffico delle armi.

Domenica, il 5 febbraio, Papa Francesco ha presieduto la Santa Messa nel Mausoleo “John Garang” a Giuba. In seguito nell’aereo, durante il volo di ritorno a Roma, egli, insieme con l’arcivescovo anglicano di Canterbury ed il moderatore della Chiesa di Scozia, ha risposto alle domande dei giornalisti. Rispondendo ad un giornalista sulla realtà nel Congo, il Pontefice ha detto che “c’è questa idea: l’Africa va sfruttata. Qualcuno dice, non so se è vero, che i Paesi che avevano colonie hanno dato l’indipendenza dal pavimento in su, non sotto, vengono a cercare minerali. Ma l’idea che l’Africa è per sfruttare dobbiamo toglierla”. Un altro giornalista era interessato a sapere cosa si potrebbe fare per impedire la continua e palese violazione delle leggi internazionali, come accade in Sud Sudan, ma anche in altri Paesi africani. Papa Francesco è convinto che bisogna impedire la vendita delle armi perché, come egli ha ribadito, “nel mondo questa è la peste più grande”. Aggiungendo però convinto che “… è anche vero che si provoca la lotta fra le tribù con la vendita delle armi e poi si sfrutta la guerra di ambedue le tribù. Questo è diabolico!”. Rispondendo ad un altro giornalista, il Pontefice ha parlato anche della gravità e delle preoccupanti conseguenze di tante guerre in corso in diverse parti del mondo. Per lui non c’è soltanto la guerra in corso in Ucraina. “Da dodici-tredici anni la Siria è in guerra, da più di dieci anni lo Yemen è in guerra, pensa al Myanmar […] Dappertutto, nell’America Latina, quanti focolai di guerra ci sono! Sì, ci sono guerre più importanti per il rumore che fanno, ma, non so, tutto il mondo è in guerra, e in autodistruzione. Dobbiamo pensare seriamente: è in autodistruzione!” ha detto Papa Francesco. Poi un giornalista ha fatto riferimento a quello che egli ha denominato come la “globalizzazione dell’indifferenza”. A lui il Pontefice ha risposto convinto: “C’è dappertutto la globalizzazione dell’indifferenza”. E poi ha continuato, aggiungendo: “Pensare che le fortune più grandi del mondo sono nelle mani di una minoranza. E questa gente non guarda le miserie, il cuore non gli si apre per aiutare”. Perciò bisogna conoscere le specifiche realtà, visitando diversi paesi nel mondo. Papa Francesco ha ricordato anche il primo suo viaggio apostolico in Europa. Il 21 settembre 2014 andò in Albania che era “il Paese che ha sofferto la dittatura più crudele, più crudele, della storia”.

In realtà quella visita in Albania ha attirato l’attenzione mediatica internazionale. Ha suscitato speranze anche tra gli albanesi. Il Papa ha incontrato le massime autorità istituzionali e quelle religiose. Ha incontrato anche il primo ministro che da un anno aveva cominciato il suo primo mandato come tale. Colui che attualmente sta esercitando il suo terzo mandato. Chissà cosa ha detto lui al Pontefice? Di certo però non ha parlato di quello che aveva in mente di fare e che poi, nel corso di questi anni, ha veramente fatto. E lo aveva dichiarato al Parlamento un anno prima, nel settembre 2013. Rivolgendosi ai deputati dell’opposizione, il primo ministro aveva dichiarato con tanta enfasi: “Voi non avete visto ancora niente!”. Purtroppo, in realtà quello che aveva fatto fino al 2013 non era niente in confronto a quello che il primo ministro albanese ha fatto durante questi anni. Il nostro lettore ha avuto modo di essere continuamente informato del suo operato, con tutta la dovuta ed obbligatoria oggettività, fatti alla mano. Sono stati lui ed i suoi stretti collaboratori che hanno diffuso sul tutto il territorio nazionale la coltivazione della cannabis, per poi trafficare il prodotto. Una realtà questa che ha messo in allarme le istituzioni specializzate internazionale e che ha sconvolto il mercato degli stupefacenti. Lo ha fatto coinvolgendo direttamente il ministro degli Interni, il quale ha garantito il diretto coinvolgimento delle strutture della polizia di Stato. Una realtà quella che continua. Il nostro lettore è stato informato, a più riprese e a tempo debito, anche di questo. Così come è stato molto spesso informato soprattutto del restauro e del consolidamento di una nuova dittatura sui generis in Albania. Il nostro lettore è stato molto spesso informato anche della costituzione di un’alleanza pericolosa capeggiata, almeno formalmente, dal primo ministro. Un’alleanza tra il potere politico, la criminalità organizzata locale ed internazionale e determinati raggruppamenti occulti, anche quelli locali ed internazionali. Il nostro lettore è stato spesso informato, fatti documentati e denunciati alla mano, della galoppante corruzione che sta divorando sempre più la cosa pubblica in Albania, mentre la povertà si sta diffondendo sempre più in tutto il Paese. Ragion per cui si sta verificando, da alcuni anni ormai, un preoccupante spopolamento del paese. Come nel Sud Sudan ed in altri paesi dove da anni, pero, sono attivi scontri armati tra diverse etnie. Anche di questo il nostro lettore è stato informato. Così come è stato spesso informato del clamoroso abuso di potere, partendo proprio dal primo ministro e dai suoi più stretti collaboratori. Il nostro lettore è stato informato durante questi anni del fallimento ideato, programmato ed attuato della riforma del sistema della giustizia in Albania. Un fallimento che ha avuto il supporto dei “rappresentanti internazionali” in Albania e di alcuni alti rappresentanti dell’Unione europea. La scorsa settimana il nostro lettore è stato informato del diretto coinvolgimento del primo ministro albanese in uno scandalo internazionale tuttora in corso (Collaborazioni occulte, accuse pesanti e attese conseguenze; 30 gennaio 2023). Ovviamente lui, bugiardo ed ingannatore innato qual è, ha detto tutt’altro a Papa Francesco durante il loro sopracitato incontro nel settembre 2014.

Chi scrive queste righe è convinto che in molti Paesi del mondo, compresi il Congo e il Sud Sudan, ma anche l’Albania, si stanno verificando delle presenze di preoccupanti e pericolosi poteri occulti in azione. Poteri che abusano, sfruttando la disponibilità dei politici corrotti. È vero, la passione per il potere è insita nella maggior parte degli uomini ed è naturale abusarne una volta acquisito. Come sta facendo da anni irresponsabilmente e spudoratamente anche il primo ministro albanese.

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