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In attesa di Giustizia: standard italiani

Blogger, influencer, tik-toker,  trapper…tra le nuove professioni – ammesso che tali possano chiamarsi – è la desinenza “er” a definire un modello di impiego che, tra l’altro, fa anche tendenza (o, meglio: è trendy).

Ammettiamolo: il trapper risulta, probabilmente, il più ostico da inquadrare perché non è il rapper (come dimenticarsene) ma neppure una tradizionale figura di escursionista anglofono ed a creare confusione soccorre, oltretutto, un’ulteriore nota caratterizzante: a quanto pare, e per quanto è dato apprendere dalle cronache, i trappers non sono per nulla estranei a forme di devianza criminale che con un genere musicale – altra parola grossa – non dovrebbero avere nulla a che fare. E’ il crepuscolo della società civile.

Del resto, nel gergo invalso ad Atlanta, da cui il termine deriva, “trap” è il luogo di spaccio: dunque, non deve sorprendere che questi musicisti (??) oltre ad inneggiare alle droghe nelle loro composizioni ne facciano largo impiego e non solo a livello personale; come nel caso di tal Elia 17 Baby, nella cui abitazione romana, non più tardi di qualche mese fa, sono state trovate migliaia di bustine di stupefacenti ed una discreta collezione di coltelli a serramanico.

Vi sarebbe da immaginarsi che un giovine così virtuoso trascorresse le vacanze estive a Regina Coeli ed invece era a Porto Cervo dove, per ingannare il tempo, ha pensato bene di usare una delle sue lame – per motivi assolutamente futili – contro un ragazzo di Sassari che ora rischia la paralisi. Pur restando nei pressi della Costa Smeralda, è ora (ed era ora) ospite del Ministero della Giustizia nel carcere di Tempio Pausania.

Piuttosto che a Regina Coeli – che non dispone di una sezione femminile – bensì a Rebibbia è finita nei giorni scorsi la ex sarta ultraottantenne di Sofia Loren ed altri noti artisti per avere ferito in maniera non grave ed anche questa volta con un coltello, però uno di quelli trovati là per là in cucina, il marito che l’aveva aggredita: una storia che non ha di certo il sapore della tendenza a delinquere e della pericolosità sociale.

Bizzarri standard italiani: lo spacciatore per il quale non sarebbe stato dannoso un periodo di riflessione nelle patrie galere era libero, una vecchietta che si è difesa come ha potuto è finita subito dentro.

Ma…ma…da qualche parte non sta scritto che oltre una certa età non si può essere arrestati? Beh, la legge è fatta per essere interpretata, no? Basterà ricordarsi di Calisto Tanzi che quando finì sotto processo i suoi anni li aveva e veniva portato in tribunale con l’ambulanza, la maschera ad ossigeno e, naturalmente, i piantoni della Polizia Penitenziaria.

A Londra, intanto, è iniziato un giudizio contro giornalisti del Corriere della Sera rei di avere pubblicato notizie sul presunto coinvolgimento di tal Raffaele Mincione un finanziare italo – inglese nella fosca vicenda degli immobili acquistati proprio a Londra dal Cardinale il cui nome ricorda uno starnuto: Angelo Becciu.

La difesa ha provato a sostenere che gli articoli incriminati sono stati scritti in italiano e finiti solo sul Corriere, cioè in Italia per un pubblico italiano e che “in Italia si fa così”: Suo Onore il Giudice Davidson ha osservato che non solo quella britannica ma anche la legge italiana vieta la violazione del segreto istruttorio; facciano quello che vogliono nel Bel Paese ma un quotidiano – quale che sia la lingua in cui è scritto – è acquistabile ovunque e leggibile in rete ed in Gran Bretagna degli standard italiani non sanno che farsene: se si offende la reputazione di un cittadino, considerata intangibile sulla base di semplici ipotesi tutte da confermare, si  viene condannati.

Ed, a proposito di standard italiani, e sorridere almeno un po’ viene da domandarsi perché nessuno finora abbia fatto notare a Flavio Briatore che sulla pizza il Pata Negra non ci va non solo perché viola il capitolato della ricetta tradizionale ma anche perché mettere quel prosciutto pregiatissimo su qualsiasi cosa calda è un crimine e significa rovinarlo. Fare il contrario è, tra l’altro, una cafonata da arricchiti ma a qualcuno va bene così: questione di standard.

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