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Achtung Binational Babies: Le discriminazioni di cui non è lecito parlare

In questo articolo della nostra rubrica lasciamo spazio a una nostra lettrice, mamma e moglie felice fino a quando il sistema tedesco non ha distrutto la vita di suo figlio e del figlio di lui, l’amato nipotino. Pubblichiamo la lettera che questa mamma e nonna ha indirizzato all’on. Evi, Presidente del Gruppo di Lavoro che nell’attuale legislatura ha studiato il sistema familiare tedesco e le sue modalità per sottrarre i figli ai genitori non-tedeschi.

LETTERA APERTA
 
Gentile Onorevole Evi,
mi rivolgo a Lei perché so che si batte tanto in seno al Consiglio Europeo di Bruxelles sul problema dei bambini binazionali in Germania e del calvario che affrontano tanti genitori italiani nonché europei per vedere riconosciuti i loro diritti.
Mi permetto di scriverLe questa lettera che intendo aperta in virtù del grande strappo affettivo, psicologico nonché economico, vissuto in seno alla mia famiglia. Ma l’aspetto più difficile e più duro, che non si può accettare, è il danno alla salute che mio figlio Marco ha subito e continua a subire. Da aprile 2014 per decisione e volere dello Jugendamt di Spremberg (Land del Brandenburg – Germania) Marco non vede, non sente – (né ne sa più nulla!) – il figlio Antonio, nato a Böblingen il 06.07.2007 e poi in una notte di nebbia dell’ottobre 2012 caricato dalla madre tedesca in macchina e portato a Spremberg, senza che il padre ne sapesse niente! Da quel momento in poi cominciò una storia infinita, fatta di udienze in Tribunale, prima a Böblingen, poi a Cottbus. Di appuntamenti allo Jugendamt di Spremberg, di sedute e lunghe telefonate con lo Jugendamt di Berlino. Tanta gente firmò carte su carte per dire la sua: psicologi, neurologi, psichiatri, giudici, avvocati. Ma tutti recitavano la stessa commedia, come se dietro ci fosse una regia precisa e occulta, figlia del miglior romanzo kafkiano! Tutto questo ha portato ad un solo risultato: la malattia di mio figlio! Mi chiedo se è giusto! È giusto che un giovane padre venga privato dell’affetto e della vita del suo figliolo? È giusto che ad un padre venga negato di essere partecipe della vita del figlio, solo perché “straniero”? Perché di questo si tratta! La mamma del piccolo è tedesca: lei ha il diritto di essere la tutrice unica e assoluta della vita del figlio, e quindi di decidere per lui! Il papà è italiano: non ha diritto a nulla, né a vederlo, né a sentirlo, né a mandargli una lettera o un regalo, neanche a Natale o al compleanno.  Con un colpo di spugna due vite devono cancellarsi a vicenda, come se non fossero mai esistite l’una per l’altra! È accettabile una cosa del genere in un mondo che dicasi “civile”? Di nessun conto viene messo in considerazione il legittimo sentimento di un giovane padre che vuole sentirsi partecipe alla vita del suo figliolo e, se ci prova, si escogitano mille espedienti per spingerlo all’angolo; per farlo sentire inadeguato. Mio figlio era un giovane che amava lo sport, la musica, i viaggi. Ma soprattutto amava e ama i bambini.
Questo già da quando lui stesso era un bambino! Aveva un lavoro e l’ha perso. Aveva sogni, speranze, fiducia. Ora sente di continuo la voce del figlio in ogni angolo di casa e per strada di notte lo vede in braccio ad una donna che sparisce nel buio portandoselo via. Non oso nemmeno immaginare che ne è del suo bambino! Gentile Onorevole Evi, tra gli altri casi aggiunga anche quello di Marco che intanto si sta curando, ma la medicina, quella giusta per lui, sarebbe poter riabbracciare il suo bambino!
Fiduciosa nella Sua sensibilità
Rosa Perrone Ippolito,

nonna di un bambino scomparso in Germania, mamma di un giovane padre dalla vita spezzata.

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Dott.ssa Marinella Colombo

Membro della European Press Federation - Responsabile nazionale dello Sportello Jugendamt, Associazione C.S.IN. onlus - Membro dell’Associazione Enfants otages

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