In attesa di GiustiziaRubriche

In attesa di Giustizia: la moglie di Cesare

Ormai da giorni non si parla d’altro che del decreto della Giudice di Catania Iolanda Apostolico che, disapplicando una legge dello Stato, ha “liberato” alcuni migranti, a suo dire illegittimamente privati della possibilità di scorrazzare liberamente per un Paese – il nostro – in cui, di solito, si entra dall’estero sole se muniti di un passaporto quand’anche non venga richiesto in frontiera se di nazionalità “Europea”.

La materia è molto complessa anche per un giurista, ed è malamente articolata, complicata dal sovrapporsi di normative disorganiche e confuse dalla “Turco Napolitano”  in poi – che, tra l’altro, è quella che prevede e regola l’obbligo del documento di espatrio ed i respingimenti ma la memoria è corta o distorta quando serve e sarebbe necessario ben altro approfondimento di quello che consentono lo spazio ed il taglio divulgativo di questa rubrica per formulare un giudizio decentemente serio su qualità e fondatezza del provvedimento.

Non si comprende, allora, su quali basi la Presidente Meloni abbia potuto, con cognizione di causa, dichiararsene immediatamente “basita”, definendo quelle motivazioni “incredibili”, a tacere del pronostico di necessaria radiazione dall’Ordine Giudiziario del Giudice formulato da un noto parlamentare in caso di accoglimento dell’appello.

Tristemente si assiste all’ennesimo scontro tra tifoserie, che in materia di giustizia è ormai la regola ed un bel tacer non fu mai scritto: si parla e, più che altro, si straparla anche senza la minima competenza delle più disparate questioni, valorizzando solo la ricaduta mediatica e confidando sui dividendi politici che si confida di lucrare.

Ma anche la “curva” della magistratura associata è apparsa sfrenata alimentando una polemica in difesa -immancabilmente – della propria indipendenza, gridando al dossieraggio senza sentire minimamente il dovere di interrogarsi su alcuni aspetti che la vicenda chiama in causa.

Sappiamo infatti ora che la Giudice ha avuto modo di manifestare sui social media – e addirittura in una manifestazione pubblica di protesta – idee inequivocabilmente schierate in tema di immigrazione, ponendosi in aperta polemica con la politica dell’attuale Governo, e così pure avrebbero fatto suoi stretti congiunti.

Padronissima la giudice di manifestare liberamente il proprio pensiero sulle più disparate tematiche, ma ad una condizione: che di tutto potrà poi occuparsi professionalmente, fuorchè di quei temi.

Diversamente si realizzano condizioni inconcepibili ed inaccettabili in un Paese civile, incompatibili con elementari regole di uno Stato di Diritto: ed è proprio facendo venir meno questo rispetto che si semina vento raccogliendo tempesta. Il diritto processuale prevede l’istituto dell’astensione per casi simili, ed esiste la categoria della opportunità, il dovere del Giudice non solo di essere ma prima ancora di apparire imparziale come afferma la stessa Corte di Cassazione richiamando il pensiero liberale e sempre attuale di Alexis de Tocqueville.

La storia anche recente ha offerto in questo senso più di un esempio da non seguire: emblematico fu quello del Giudice che ha incamerato e deciso senza batter ciglio un processo a carico di Augusto Minzolini, condannandolo per il presunto uso indebito delle carte di credito aziendali quando era Direttore del TG1, ed era stato suo avversario quando, entrambi parlamentari, militavano in opposte fazioni politiche.

Permangono, invece, casi del tutto isolati come quello di Gianrico Carofiglio che dopo la (poco gratificante, per lui) esperienza di parlamentare del PD non si è ricandidato e dimesso dalla magistratura ritenendosi compromesso dal punto di vista della esposizione politica e quello ultimo di Carlo Nordio che ha rifiutato qualsiasi candidatura fino a diversi anni dopo essere andato in pensione.

Un sistema sano innanzitutto previene ed i protagonisti evitano di ritrovarsi in situazioni ambigue, e nessuno si stupisca se viene chiesto conto della infrazione di basilari regole di civiltà giuridica.

A meno che il famoso idiomatismo sulla moglie di Cesare valga per tutti, ma non per i magistrati e i rispettivi coniugi.

Mostra altro

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio