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In attesa di Giustizia: non scrutate nell’abisso

Chi lotta con i mostri deve guardarsi di non diventare, così facendo, un mostro. E se tu scruterai a lungo un abisso anche l’abisso scruterà dentro di te. Così scriveva Friedrich Nietzsche nel saggio filosofico “Al di là del bene e del male”

E’ quello che deve  essere accaduto alla Ministra Marta Cartabia ed ai componenti delle sue Commissioni di studio quando hanno riguardato  – di necessità virtù – il sistema giudiziario italiano ponendovi mano per riformarlo: dallo sprofondo in cui giaceva (e giace tutt’ora)  uno stregonesco maleficio deve avere infettato le menti degli estensori della riforma lasciando inascoltate le voci di studiosi del processo del rango di Paolo Ferrua e Giorgio Spangher – solo per citarne un paio – che hanno da subito ammonito sulla necessità di più che un ripensamento.

Niente da fare: avanti tutta con due progetti, perché si è intervenuti sia sul processo penale che su quello civile, destinati più che ad un banale fallimento ad accelerare il decesso e la decomposizione di un apparato disfunzionale ed agonizzante da decenni.

La corsa era contro il tempo per il conseguimento entro fine anno dei fondi del PNRR di cui le esauste casse dello Stato hanno costantemente un bisogno estremo: e allora poco importa se gli Uffici Giudiziari hanno strutture inadeguate ad affrontare le novità, meno ancora se queste ultime presentano profili di autentica schizofrenia come nel caso della pezza messa all’obbrobrio della riforma della prescrizione sostanziale, voluta da quei raffinato giurista che risponde al nome di Alfonso Bonafede, che non è stata abrogata ma continuerà a convivere, almeno per un po’, con quella processuale.

E non è tutto: da quest’anno avremo anche pene semi detentive per scontare le quali mancano le apposite sezioni penitenziarie e per realizzare le quali – come al solito – non ci sono né i soldi né il tempo.

Il processo di appello è diventato (nelle ridotte ipotesi in cui si potrà celebrare) una burletta ma in compenso ed in molti casi, anche per reati di un certo rilievo, non avrà luogo neppure ad un giudizio essendo state cambiate alcune regole perché l’azione penale possa essere avviata. Il tutto, rigorosamente, senza la predisposizione di norme transitorie.

Ah, già: le norme transitorie. Un tempo si diceva che la loro redazione fosse riservata ai giuristi migliori perché regolare il diritto intertemporale  non è  affar semplice dovendosi  bilanciare esigenze e garanzie tra un regime pregresso ed uno innovativo senza creare pregiudizi ai cittadini: ebbene, nella riforma “Cartabia” o non vi sono o sono semplicemente incomprensibili e già oggi, ad una settimana dalla entrata in vigore e tanto per fare un solo esempio, ci si confronta con il desolato stupore di cancellieri che non sanno se devono ricevere un atto manualmente o se deve essere spedito via pec.

L’elenco potrebbe essere lungo ed i dettagli dello scempio difficili da illustrare perché a volte anche il giurista si interroga se stia leggendo un testo di legge o un numero speciale della Settimana Enigmistica.

Questo, in sintesi, è quanto è riuscito a partorire in tema di giustizia il cosiddetto Governo dei Migliori: figuriamoci se fossero stati anche solo modesti e non i peggiori.

Complimenti vivissimi, infine, anche alla Commissione Europea che, dopo qualche iniziale e timida critica al progetto di riforma, gli ha dato in ogni caso il via libera invece che affossarlo; salvo, poi, nella relazione annuale 2022 sullo Stato di diritto e nel capitolo dedicato all’Italia esprimere critiche durissime affermando che con perle normative di questo tipo si mette a rischio l’effettività stessa del sistema giudiziario.

Nel frattempo, però, è stato tagliato il traguardo di fine anno vittoriosamente conquistando il premio in fondi europei ed  il futuro della giustizia è già iniziato presentandosi a mani vuote.

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