arresto

  • Piccione arrestato in India per 8 mesi come sospetta spia della Cina

    Un piccione sospettato di essere stato inviato dalla Cina a scopo di spionaggio è stato catturato in India e tenuto in custodia per otto mesi, per poi essere liberato. Lo riferisce l’agenzia di stampa “Press Trust of India” (“Pti”), citando la polizia di Mumbai. L’uccello, infatti, secondo quanto riportato, è stato catturato lo scorso maggio nel sobborgo di Chembur della capitale dello Stato del Maharashtra.

    Alle zampe aveva due anelli, uno di rame e uno di alluminio, mentre sul lato inferiore di entrambe le ali c’erano messaggi scritti in cinese. Il volatile è stato trattenuto nella clinica veterinaria Bai Sakarbai Dinshaw Petit per tutta la durata delle indagini, che hanno però dimostrato l’infondatezza del sospetto. Alla fine, infatti, si è scoperto che il piccione era stato impiegato in una gara in acque aperte organizzata a Taiwan ed era fuggito. Chiusa l’inchiesta per spionaggio, la polizia ha autorizzato la liberazione, avvenuta l’altro ieri, assicurando che l’animale era in buone condizioni di salute.

  • In attesa di Giustizia: fuga dalla giustizia

    Devo ammettere che il sistema di consegna delle persone ricercate noto con l’acronimo MAE (Mandato di Arresto Europeo) non mi ha mai convinto molto: sul presupposto che i Paesi Membri della UE condividano sistemi giudiziari e tradizioni giuridiche comuni e condivisibili ed il conseguente principio di mutuo riconoscimento delle decisioni giudiziarie, la richiesta di arresto di un cittadino in area Schengen sfugge nella maggior parte dei casi ad un controllo sostanziale dell’Autorità richiesta di valutarne la legittimità limitando la valutazione ad una verifica formale.

    Invero, ritenere che possa esservi una reale omogeneità tra sistemi penali che – viceversa – affondano le loro radici su culture fortemente dissimili costituisce una forzatura: basti pensare al diverso trattamento riservato a chi violi la legge sugli stupefacenti in Olanda, che rischia poco più che una ramanzina, piuttosto che in Italia dove le pene vanno fino a trent’anni di carcere ovvero alla circostanza che in Irlanda si rischia la reclusione per oltraggio alla Corte se non ci si presenta al processo mentre da noi (e anche altrove) è una libera scelta.

    Una tipicità del Mandato d’Arresto Europeo che lo distingue dalle convenzioni di estradizione è, però, pienamente condivisibile: l’avere sottratto al potere esecutivo la decisione finale sulla consegna al Paese richiedente, cioè a dire che il Ministro della Giustizia può decidere di darvi luogo o meno anche se l’Autorità Giudiziaria ha deciso diversamente. Una determinazione fondata esclusivamente su ragioni politiche.

    Cesare Battisti per lustri si è avvantaggiato di tale caratteristica restando a lungo gradito ospite in Francia ben protetto dalla cosiddetta “dottrina Mitterand” dal nome del Presidente che ne fu ispiratore e che era volta a concedere il diritto d’asilo a chi fosse ricercato per reati violenti ma di ispirazione politica. Purché, sia chiaro, non diretti contro la Repubblica Francese…Ne discendeva il rifiuto di qualsiasi richiesta di arresto ed estradizione da parte di Paesi terzi, soprattutto l’Italia negli “anni di piombo”.

    In vista dell’adozione del sistema MAE, che avrebbe posto nel nulla le garanzie ricevute, l’omonimo dell’eroe della Grande Guerra, che – al contrario – affrontò il patibolo austriaco piuttosto che l’onta della fuga, si organizzò una serena prosecuzione della latitanza trasferendosi, come noto, in Brasile dove certamente aveva già avuto rassicurazioni che il capo dello Stato, diciamo…progressista, lo avrebbe posto al riparo dalle pretese italiane.

    E così è stato fino a pochi giorni fa: il cambio di regime e del vertice istituzionale ha, però, fatto venir meno i presupposti di una libera permanenza al sole dei tropici per il pluriomicida. Peraltro, anche questa volta, il mutamento di tendenza era atteso e Battisti si è reso irreperibile: il Brasile è molto grande ma, soprattutto, è vicino alla Bolivia che, con il suo assetto politico attuale potrebbe essere il nuovo buen retiro di un fuggitivo il quale, anche questa volta si è sicuramente preparato al cambiamento con anticipo facendosi beffe di due Nazioni.

    Oltreoceano sono sbarcate le nostre Forze dell’Ordine per contribuire a ricerche che potrebbero essere tanto lunghe e complesse quanto vane e verosimilmente si tratta di un reparto altamente specializzato; ma un motivo di rammarico risiede nel fatto che, nonostante un facile pronostico sulle mosse di Battisti, le Autorità brasiliane non ne abbiano presidiato le prevedibili mosse, scongiurando la fuga.

    L’attesa di assicurare alla Giustizia un criminale continua, succube di scelte che con la Giustizia stessa non hanno alcuna affinità.

Pulsante per tornare all'inizio