cambiamento

  • I pifferai di Davos. Come il turbocapitalismo vuole stravolgere le nostre vite

    Riceviamo e pubblichiamo un articolo di Franco Maestrelli apparso su Destra.it l’8 gennaio 2025

    Nella storia dell’umanità periodicamente qualche pensatore decide che la società che lo circonda vada distrutta alle radici fino alla tabula rasa e ricostruita daccapo e per farlo bisogna cambiare anche l’uomo: tra i primi il rivoluzionario francese di famiglia ugonotta Jean-Paul Rabaut Saint – Etienne (1743 – 1793) che nel 1790 affermava che “dobbiamo rinnovare questo popolo, per ringiovanirlo, cambiare le sue forme per cambiare le sue idee, cambiare le sue leggi per cambiare i suoi costumi, e tutto distruggere, sì, tutto distruggere, poiché tutto deve essere ricreato.”  Finì sulla ghigliottina giustiziato da chi era più rivoluzionario di lui, ma le sue idee contribuirono alla distruzione della società francese prima ed europea poi.

    Dopo la Rivoluzione francese seguirono molti altri pensatori che inseguendo l’utopia gnostica di rifare la società e l’uomo sconvolsero il XIX e XX secolo. I nostri giorni vedono alla ribalta nuovi tentativi utopistici di distruggere la nostra pur imperfetta società occidentale e tra questi quello che appare più minaccioso per l’impatto diretto che ha sulle vite dell’uomo contemporaneo è quello che parte dal World Economic Forum di Davos. In questa ridente località svizzera dal 1971 ogni anno si tiene un incontro che riunisce esponenti ai massimi livelli di colossi industriali e finanziari, i più importanti leader politici mondiali, realtà sovranazionali, banche centrali, primarie fondazioni, accademie, media e influencer globali.

    Il padre e animatore di questo Forum è il tedesco Klaus Schwab (1938) e da questa community globale si diramano le direttive volte a influenzare economia, finanza, politica e comunicazione globale. Questo progetto è definito The Great Reset e, per quanto se ne può sapere, non è affatto segreto ma ben descritto sia nel libro di Schwab e Thierry Malleret  Covid- 19: The Great Reset edito nel 2020 (curiosamente mai tradotto in italiano) e nei diversi video che vengono diffusi dallo stesso Forum. Tutto o quasi alla luce del sole, contrariamente a quel che pensano i “complottisti”. Del resto questa stessa area che vede ovunque complotti indica il Piano Kalergi come un piano segreto ma che in realtà riflette solo il contenuto del libro Paneuropa del filosofo e politico austriaco Richard von Coudenhove-Kalergi (1894 – 1972) pubblicato nel 1923 e tradotto anche in italiano (Il Cerchio, Rimini 2006).

    A seguito di grandi sconvolgimenti, fin da quelli delle guerre di religione del XVII secolo, alcuni filosofi elaborano progetti che conducano i popoli alla pace e anche Coudenhove –Kalergi, sconvolto dal disastro della prima guerra mondiale e dal crollo di tre imperi, volle suggerire una soluzione per la pace nel mondo. Ai tempi nostri Klaus Schwab e i suoi sodali di Davos considerano la devastante pandemia di Covid-19, che oltre a milioni di vittime ha sconvolto l’economia e la vita di tutto il mondo, una grande opportunità per imporre il loro progetto di rifare la società e l’uomo. Se ci trovassimo solo davanti al pensiero utopistico di un pensatore queste idee rimarrebbero confinate, come in molti casi della storia, nei suoi libri ma queste idee sono state fatte proprie da quella community del World Economic Forum e minacciano di sconvolgere le vite dell’uomo contemporaneo.

    Immersi da anni nella Grande Narrazione di questa agenda che muove dall’ideologia climatista e dalla digitalizzazione globale, il progetto apre a inquietanti prospettive transumane per ricreare un mondo nuovo. Senza cedere alla tentazione del “grande complotto” lo studioso di economia e finanza Maurizio Milano ha dato alle stampe il suo accurato saggio Il pifferaio di DavosIl Great Reset del capitalismo: protagonisti, programmi e obiettivi che ci conduce all’interno del World Economic Forum di Davos. Nella prima parte del volume Milano presenta i protagonisti. Un vero e proprio parterre de rois con tutte le maggiori aziende dei settori energetico, automobilistico, farmaceutico, finanziario, della consulenza, i colossi mondiali quali Amazon, Apple, Google, Meta, Microsoft, Alibaba Group nonché le primarie fondazioni globali quali la Bill & Melinda Gates Foundation e le Open Society Foundation di George Soros. A questi attori vanno aggiunti personaggi come Christine Lagarde, Kristalina Georgieva, Al Gore…

    Tra i politici presenti e passati si segnalano Angela Merkel, il canadese Justin Trudeau, l’argentina Cristina Kirchner e persino Vladimir Putin gradito ospite fino a quando ebbe la pessima idea di invadere l’Ucraina. In un’intervista Klaus Schwab dichiara che “noi infiltriamo i governi” e allora ci si rende ben conto della potenza di fuoco del World Economic Forum. Milano dopo i protagonisti tratta la grande opportunità offerta dal Covid -19 e la Grande Narrazione necessaria a creare il clima adatto a imporre il grande reset e l’Agenda ONU 2030.

    Nella seconda parte del saggio in brevi capitoli di agevole lettura l’autore passa in rassegna i contenuti dell’Agenda che formano tante tessere di un unico mosaico, da incubo. In questa agenda non manca nulla: il progetto dell’eliminazione del denaro contante sostituito dalla valuta digitale, l’abolizione delle auto a motore termico destinate a essere sostituite da quelle elettriche e i cui disastrosi effetti già si vedono nella crisi del mercato automobilistico. Le abitazioni dovranno essere energeticamente compatibili, dovremo cambiare le nostre abitudini alimentari, dovremo rinunciare alla privacy a favore della sicurezza.

    L’agenda di Davos riguarda tutti gli aspetti della vita, dagli investimenti all’energia, dalle automobili all’organizzazione urbana, dalle abitazioni all’alimentazione, dai costumi al denaro, dall’identità alla sanità, dalla famiglia alla vita sociale fino all’ibridazione uomo-macchina in una hybris prometeica e transumana. E tutti questi capitoli di questo progetto gnostico e disumanizzante sono ben documentati da Maurizio Milano con chiari riferimenti alle fonti ovvero quanto scritto o dichiarato in video da Schwab e soci. Lo scopo dichiarato dall’autore è di opporre alla Grande Narrazione una contro-narrazione che consenta al lettore un Great Awakening (grande risveglio) per far fallire questo Great Reset ma, a differenza di altri volumi sullo stesso argomento che vanno alla ricerca di un “grande vecchio” che tira le fila di tutto, vedendo complotti ovunque e inducono a un pessimismo deterministico che alla lunga facilitano solo il disimpegno e la resa, Maurizio Milano nella conclusione del libro offre anche alcune tracce utili all’azione perché la storia è frutto delle libere scelte degli uomini e finché esistono uomini liberi ogni progetto gnostico di costruire la società perfetta prescindendo da Dio è destinato a fallire come altri già nella storia dalla Torre di Babele in poi.

    L’autore nella sua pregevole conclusione dopo averci dato alcuni spunti per “agere contra” ci offre l’ottimismo “che nasce dalla consapevolezza che il tempo è sicuramente destinato a svelare l’inconsistenza dei progetti umani, troppo umani condannati a un inevitabile fallimento per ragioni di ordine metafisico e morale. Una cosa è illudersi di resettare il mondo, tutt’altra riuscirci”, come ci insegna la teologia della storia. Il libro oltre ad essere strutturato in chiari paragrafi seguiti da brevi sintesi degli stessi si avvale di un’accurata bibliografia aggiornata e da un indice dei nomi e delle sigle nonché di un indice tematico ed è preceduto da un’introduzione di Marco Respinti, dotta e di piacevole lettura.

    Maurizio Milano, Il pifferaio di Davos. Il Great Reset del capitalismo: protagonisti, programmi e obiettivi. Introduzione di Marco Respinti. D’Ettoris Editori, Crotone 2024, pagine 333, euro 23,90

  • Responsabilità antropica del cambiamento climatico

    Chi continua a sostenere che il cambiamento climatico sia dovuto alla presenza di grandi quantità di CO2 e di altri “gas serra” creati dall’uomo farebbe bene ora anche a riflettere su un fatto nuovo accaduto recentemente in Lombardia.

    Grazie al ritiro dei ghiacciai, a un’altitudine di più di 3000 metri, si sono scoperti incisioni rupestri che denotano in loco la presenza umana durante l’età del bronzo (in Europa 2300-1100 A.C.).

    Due considerazioni andrebbero fatte a questo proposito ma non sembra che i nostri giornalisti le abbiano ancora fatte:

    – Uomini organizzati vivevano, o almeno frequentavano, quelle altitudini in maniera costante. Tanto è vero che si presero la briga di farvi dei disegni perenni. Non era troppo freddo per starci a lungo?

    – Sicuramente non scavarono il ghiacciaio per poter disegnare sulle rocce sottostanti. All’epoca in quelle montagne, seppur sopra i 3000 metri, non c’erano ghiacciai perenni. Ovviamente il clima era diverso e più caldo degli anni nostri (così come lo fu nei tempi romani). I ghiacciai si formano e spariscono nel corso dei secoli da sempre su questo pianeta.  Esistevano, all’epoca, uso diffuso dei combustibili fossili, delle industrie, dei riscaldamenti ovunque? A cosa era dovuto il “riscaldamento climatico” dell’età del bronzo?

    P.S. 1) Grazie all’aver messo in ginocchio molte industrie in Europa, la Commissione è riuscita ad ottenere una qualche piccola riduzione delle emissioni di gas considerati pericolosi per il clima. L’Europa produceva circa il 7% delle emissioni mondiali e ora, forse, siamo al 6 e qualcosa. Nel frattempo, la Cina che ne produceva più o meno il 36% ha aumentato la sua percentuale grazie all’apertura di nuove centrali a carbone. Così ha fatto l’India e stanno facendo gli Stati Uniti. La nostra fortuna è che potremo comprare molti più prodotti fabbricati in quei Paesi invece di quelli soliti (oramai noiosi) che producevamo da noi.

    2) Sembrerebbe che a Baku, per parlare di come combattere la CO2 internazionalmente, tra delegati e giornalisti siano presenti in tutto circa 51.000 persone (non cambierebbe drasticamente anche se fossero solo 5.000). Sono tutti arrivati in bicicletta o a piedi? Oppure in carrozze trainate da cavalli?

    3) Una cosa è battersi contro l’inquinamento di aria e acque, atteggiamento doveroso e salutare. Un’altra è inventarsi cause di un cambiamento climatico che gli stessi “inventori” definiscono inarrestabile, se non parzialmente. Se sappiamo davvero che le acque oceaniche sono destinate ad alzarsi, perché invece di prendere decisioni masochiste sprecando enormi ricchezze non pensiamo a cosa fare per delocalizzare chi ne potrebbe restare sommerso? E perché non attrezzare intere società per i cambiamenti che, sembra, comunque arriveranno?

  • L’UE commemora le vittime della crisi climatica globale

    Il 15 luglio l’UE ha commemorato le vittime della crisi climatica globale nel corso di una cerimonia tenutasi a Bruxelles alla presenza del Commissario per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič, e di rappresentanti del governo belga.

    Questa giornata è un invito all’azione per ridurre al minimo l’impatto dei cambiamenti climatici ovunque possibile e aumentare la resilienza per proteggere vite e mezzi di sussistenza.

    Nel 2023 il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione europea hanno firmato una dichiarazione congiunta per istituire una giornata annuale dell’UE dedicata alle vittime della crisi climatica globale, il 15 luglio di ogni anno. Si tratta di un’occasione per ricordare le vittime in Europa e nel mondo, e per sensibilizzare a quanto è possibile fare per ridurre il rischio degli impatti climatici ed essere meglio preparati a rispondere alle catastrofi climatiche.

    All’inizio di quest’anno la Commissione europea ha presentato una comunicazione sulla gestione dei rischi climatici, in risposta alla prima valutazione europea dei rischi climatici ad opera dell’Agenzia europea dell’ambiente.

  • Nuovi orientamenti per aiutare i paesi dell’UE ad aggiornare le loro strategie di adattamento ai cambiamenti climatici

    La Commissione europea ha adottato una nuova serie di orientamenti per assistere gli Stati membri nell’aggiornamento e nell’attuazione di strategie, piani e politiche nazionali di adattamento complete, in linea con legge europea sul clima e con la strategia dell’UE di adattamento ai cambiamenti climatici.

    Dalle ondate di calore estremo alle siccità devastanti, dai rovinosi incendi boschivi all’innalzamento del livello dei mari, con la conseguente erosione delle coste, gli inevitabili impatti dei cambiamenti climatici incontrollati sono ben noti e stanno ormai iniziando a manifestarsi concretamente. Le ultime conclusioni della relazione del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) sottolineano l’urgenza di adattarsi agli effetti dei cambiamenti climatici. Gli orientamenti pubblicati oggi intendono aiutare gli Stati membri a migliorare i preparativi per questa realtà emergente, caratterizzata da un rapido aumento della frequenza con cui si manifestano tali fenomeni.

    La Commissione punta a sostenere gli Stati membri nell’adozione di un approccio globale all’elaborazione delle politiche di adattamento ai cambiamenti climatici grazie a un coordinamento e a un’integrazione multilivello, sia sul piano orizzontale che a tutti i livelli degli enti subnazionali. Gli orientamenti comprendono anche un elenco completo delle principali caratteristiche della politica di adattamento. Per migliorare le strategie e i piani di adattamento degli Stati membri, gli orientamenti propongono inoltre nuovi temi e settori strategici di cui tenere conto all’atto di elaborare politiche volte a garantire risultati migliori.

  • Solo un tiepido venticello

    Sono stati sufficienti solo cinque anni per rinnegare se stessi. Come possa un partito cambiare radicalmente posizione su un legge approvata da un governo (Renzi) dallo stesso sostenuto solo cinque anni fa rappresenta un mistero…

    Il pensiero politico si manifesta come un fattore in continua evoluzione, il  quale tuttavia non può arrivare nel giro di cinque anni a rinnegare se stesso annullandone persino la responsabilità della sua approvazione.

    Al di là del contenuto normativo del Jobs Act e dei risultati ottenuti dal governo Renzi con il sostegno plebiscitario del PD, non si può pensare che un partito nel giro di soli cinque anni abbia cambiato radicalmente la propria posizione ed ora lo indichi come uno dei problemi principali relativi alla crescita della precarietà occupazionale. Perché se così fosse, si dimostrerebbe di non possedere alcun valore storico

    fondativo come base condivisa il quale comunque assicura il rispetto e la salvaguardia di valori riconosciuti  anche se all’interno di diversi scenari politici per di più in evoluzione.

    Criticare ora quanto approvato solo cinque anni fa e rivendicato con orgoglio nel “lontano” 2018 (https://www.partitodemocratico.it/economia-e-lavoro/jobs-act/) dimostra in ultima analisi quanto poca  sia la considerazione per gli elettori del partito che dimostra di non possedere il coraggio di ammettere i propri errori precedenti, ma si augura semplicemente che il  tutto cada nell’oblio.

    Il pensiero politico, come espressione di una qualsiasi forza politica, qualora risulti svincolato da codici valoriali riscontrabili sempre all’interno di ogni propria posizione politica ed a maggior ragione se governativa, se si dimostrasse non in grado di rappresentare SEMPRE questi valori fondativi, rappresenterebbe solo un  “tiepido venticello” pronto a cambiare direzione a seconda della convenienze politiche ed elettorali.

  • La Ue si fida di Emiliano e gli affida una relazione sui gas serra

    La Commissione ambiente (Enve) del Comitato europeo delle regioni (Cdr), ha nominato il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, relatore del parere sulla ‘Strategia europea di lungo termine per la riduzione dei gas ad effetto serra in linea con gli Accordi di Parigi’. Ne dà notizia la Regione evidenziando che la Strategia di cui l’Unione europea deve dotarsi, avrà il compito di delineare una visione condivisa per un’economia a basse emissioni di Co2, al fine di attuare gli Accordi di Parigi del 2016. La Strategia dovrà identificare percorsi innovativi in diversi settori, tra cui quello energetico che gioca un ruolo essenziale nella decarbonizzazione dei processi produttivi industriali.

    “Il cambiamento climatico – commenta Emiliano – è il tema sul quale siamo tutti chiamati a dare risposte concrete. Si tratta di un problema che ha ricadute globali e incide sul benessere dell’ambiente e delle persone”. “Ringrazio – prosegue – tutti coloro che hanno contribuito alla mia designazione in qualità di relatore di questo importante parere, che abbiamo fortemente voluto perché è perfettamente in linea con l’impegno e le azioni che il governo regionale sta svolgendo sin dall’avvio del mandato”. “Intendiamo, in particolare – prosegue – sottolineare l’impegno del Gruppo socialista al Comitato delle regioni, senza il quale questo risultato non sarebbe stato possibile. Ritengo che le autorità locali e regionali abbiano la competenza e l’esperienza per poter validamente contribuire alle decisioni che in questo settore si dovranno assumere a livello europeo”. “Questa nomina – conclude – testimonia l’apprezzamento a livello europeo per il lavoro svolto dalla Regione Puglia in questo ambito, con una serie di azioni che ho avuto il piacere di sottoporre all’attenzione del coordinatore del gruppo Pse nella lettera di candidatura”.

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