Chiesa

  • Chinese authorities round up priests and a Hong Kong activist

    A Chinese bishop from the banned Church of China taken into custody with his vicar general as part of a long-running government crackdown on priests who are not aligned with the official clergy sanctioned by the Chinese Communist Party.

    The Chinese government has been actively pursuing a campaign that removes or imprisons priests who are affiliated with an underground branch of the Catholic Church in China’s northern Hebei province.

    Bishop Augustine Cui Tai of Xuanhua is believed to have been arrested on 29 March, a day after his vicar general, Father Zhang Jianlin, was taken into custody by China’s security services.

    Cui has been a regular target of the Communist authorities, having been previously detained on several other occasions by the provincial government over the past decade. Recognised by the Holy See, but not by the Chinese government, Cui was been denounced by a regime-connected local priest, who accused him of not following an agreement signed between China and the Holy See six months ago.

    The Diocese of Xuanhua was founded by the Holy See in 1946, but in 1980 the government formed the official diocese of Zhangjiakou as joined it with that of Xuanhua. The diocese of Zhangjiakou is not recognised by the Vatican.

    The situation of clergy in detention remains unresolved, says the International Catholic News. “Religious liberties have been subjected to a crackdown over the past year across the country, with strengthened government oversight of religious activities,” said the International Catholic News, which added, “The government’s aim is to paralyse the diocese”

    The arrests come amid growing international concern about a fresh crackdown on religious freedom by the Communist authorities in China.

    A priest from the underground community said, “if the diocese fails to manage the community, then the government will use this as an opportunity to take it over”.

    Reports from China have also indicated that a prominent Catholic activist, Yip Po-lam of the Justice and Peace Commission of Hong Kong, was jailed for two weeks after a local court refused to hear her appeal against a conviction for causing a public disorder during demonstrations that took place outside Hong Kong’s Legislative Council five years ago.

    Jackie Hung, who is also from the Justice and Peace Commission, expressed fears that jail time for once-tolerated peaceful protests in Hong Kong is now on the rise as Beijing looks to tighten its grip on the region’s autonomous status.

  • Un missionario britannico ucciso nell’Amazonia peruviana

    Il 2 aprile, a Iquitos, nel Perù nord orientale, a poche decine di chilometri dal confine con il Brasile, è stato rinvenuto il cadavere carbonizzato di un missionario britannico, Paul McAuley, della congregazione dei Fratelli delle scuole cristiane, ordine dei Lassalliani. Aveva 71 anni. Dal 1995 operava in Perù, prima in uno dei quartieri periferici di Lima dove aveva fondato il Colegio Fey Alegria, poi, dal 2000, a Iquito, una vasta area metropolitana sul Rio delle Amazzoni nel cuore della Amazzonia peruviana, abitata da quasi mezzo milione di abitanti. Ha dedicato la vita all’istruzione dei giovani indios. Dirigeva l’Instituto Superior Pedagógico Público Loreto. Inoltre aveva fondato Red Ambiental Loretana, un organismo impegnato nella lotta contro la deforestazione e lo sfruttamento dei giacimenti di petrolio e gas naturale nel sottosuolo della foresta, diventando un punto di riferimento per la difesa dell’ambiente. Il suo cadavere è stato rinvenuto da alcuni giovani indios nella Comunidad Estudiantil Intercultural dove abitava. La Conferenza episcopale peruviana ha inviato alle autorità la richiesta di indagare. La sua morte potrebbe essere legata al suo impegno in difesa dell’ambiente. Ma potrebbe essere invece stato ucciso da criminali comuni oppure da uno dei ragazzi indios a cui tentava di dare un futuro. “Fratel Paul – hanno scritto i Fratelli delle Scuole Cristiane dal Perù – ha donato la sua vita per i poveri dell’Amazzonia. Il suo impegno per custodire la “Casa Comune” è stato il suo mandato evangelico”.

    Da ‘La Nuova Bussola Quotidiana’ del 4 aprile 2019, articolo di Anna Bono

  • San Sepolcro svelato, il libro che racconta uno dei luoghi più antichi e spirituali di Milano

    Martedì 2 aprile sede della Biblioteca Ambrosiana alle ore 17.00 sarà presentato il volume San Sepolcro svelato che raccoglie i risultati del restauro della Chiesa di San Sepolcro, uno degli edifici religiosi più antichi della città, luogo cruciale della spiritualità milanese, punto di incontro e dialogo tra culture diverse da millenni. A parlare della pubblicazione Pietro Cesare Marani, professore ordinario di Storia dell’Arte Moderna al Politecnico di Milano e gli autori del libro Pinin Brambilla Barcilon, Sara Abram e Luigi Carlo Schiavi. In apertura i saluti di Mons. Pier Francesco Fumagalli, Dottore dell’Ambrosiana e della Presidente del Centro Studi Daniela Mainini.

  • Quando le chiese profanate non fanno notizia

    Riportiamo di seguito un articolo di Ermes Dovico pubblicato il 22 febbraio 2019 su La Nuova Bussola Quotidiana.

    Dall’inizio di febbraio a oggi si contano attacchi profanatori ad almeno sei chiese francesi, dal sud al nord del Paese, con statue di Gesù e Maria fatte a pezzi, croci disegnate con escrementi, tabernacoli violati e Ostie consacrate sparse per terra, a conferma che si è voluto colpire il cuore della fede cattolica. Il tutto avviene nella quasi totale indifferenza di media e istituzioni, sia Oltralpe che da noi.
    L’Europa si va scristianizzando senza che molti se ne curino, anzi, e altrettanta indifferenza si constata riguardo alla crescita degli atti anticristiani, a partire da quella che era una volta la cattolicissima Francia. Dal sud al nord del Paese transalpino, solo dall’inizio di febbraio a oggi si contano almeno una decina di attacchi profanatori, avvenuti per la gran parte all’interno di chiese, alcune delle quali oggetto di più sacrilegi in pochi giorni. Episodi documentati da quotidiani locali e raccolti sul sito dell’Observatory on intolerance and discrimination against christians in Europe (Osservatorio sull’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani in Europa).
    Tra le chiese più colpite c’è quella di San Nicola, a Houilles (nell’Île-de-France, la regione settentrionale che comprende Parigi) profanata tre volte nel giro di una settimana, cioè il 29 gennaio, l’1 e il 4 febbraio. Qui i vandali si sono scatenati prima su una statuetta di Cristo che porta la croce – oggetto di due attacchi consecutivi – poi hanno ridotto in frantumi una statua della Beata Vergine con Gesù Bambino. Il 10 febbraio in un’altra chiesa dedicata a San Nicola, stavolta a Maisons-Laffitte (sempre nell’Île-de-France), il tabernacolo è stato gettato a terra; la polizia ha tratto in arresto un uomo di 35 anni, che ha ammesso il sacrilegio compiuto. Il 3 febbraio le Ostie consacrate erano intanto state sparse sul pavimento della bella chiesa di Notre-Dame a Lusignano, nella Francia centrale, e il 5 febbraio era stato vandalizzato un crocifisso di legno posto sul ciglio di una strada nel comune di Labastide, nella fascia pirenaica dell’Occitania.
    Lo stesso giorno, ancora in Occitania, altre due chiese hanno subito atti gravemente offensivi verso Dio. Un incendio è stato appiccato nell’antica cattedrale di Lavaur (XIII secolo) dedicata a sant’Alano, bruciando la tovaglia dell’altare e il presepe prima che il fumo allertasse il segretario parrocchiale, con il successivo intervento dei pompieri: nello stesso luogo una croce è stata trovata sul suolo e un’altra con il braccio di Gesù rovinato. «Dio perdonerà, io no», ha detto nell’occasione il sindaco di Lavaur, Bernard Carayon, come riferito dal quotidiano La Croix. Sempre il 5 febbraio, su un muro della chiesa di Notre-Dame des Enfants, a Nîmes, è stata tracciata con degli escrementi una croce, appiccicandovi dei pezzi di Ostie consacrate. Il tabernacolo è stato inoltre danneggiato e altre Ostie distrutte. Tre giorni più tardi il vescovo di Nîmes, Robert Wattebled, ha diffuso un comunicato per annunciare un rito penitenziale prima della ripresa delle celebrazioni e chiedere a tutti i cattolici di associarsi nella preghiera di riparazione.
    Il 9 febbraio è stato dissacrato il tabernacolo della chiesa di Notre-Dame di Digione, in Borgogna: anche qui le sacre Particole sono state disseminate sul suolo, macchiando la tovaglia dell’altare e strappando il Messale. Come ha spiegato al giornale Le Bien Public un sacerdote della parrocchia, padre Emmanuel Pic, chi ha profanato la chiesa di Notre-Dame ha voluto colpire «il cuore della fede cattolica». Infatti, ha aggiunto padre Emmanuel, «non è stato rotto nulla di valore, ma è l’intento a essere molto scioccante. Questo è ciò che caratterizza la profanazione». I vandali, volendoli chiamare riduttivamente così, hanno cioè deciso di attaccare la santa Eucaristia perché sanno che essa è «un simbolo molto forte (per i parrocchiani), in quanto le Ostie consacrate durante la Messa non sono più un semplice pezzo di pane» ma si sono convertite interamente nel Corpo di Cristo. Dopo il sacrilegio di Digione, l’arcivescovo ha presieduto personalmente una Messa di riparazione.
    Almeno sei chiese, dunque, profanate nel giro di pochissimi giorni da una parte all’altra della Francia: difficile dire se tutti i sacrilegi siano collegati tra di loro, ma certo non si tratta di casi isolati né di un’ondata temporanea. Per stare ai dati diffusi dal ministero dell’Interno francese, nel 2018 si sono registrati 1.063 fatti anticristiani, in aumento rispetto ai 1.038 dell’anno precedente. Nel 2016, secondo il rapporto di Aiuto alla Chiesa che Soffre, gli attacchi a siti cristiani in territorio transalpino erano stati 949, tra cui ricordiamo il caso più eclatante: l’uccisione, avvenuta il 26 luglio, di padre Jacques Hamel, oggi Servo di Dio (e di cui la Chiesa potrebbe presto riconoscere il martirio), assalito e sgozzato da due islamisti mentre celebrava Messa a Saint-Étienne-du-Rouvray (in Normandia), in una chiesa dedicata al protomartire santo Stefano.
    Come ha raccontato alla Nuova BQ una madre italiana di nome Barbara, che spesso si trova ad andare in Francia, il clima anticristiano è ben percepito Oltralpe malgrado se ne parli poco: «In ben tre occasioni ho trovato la polizia e l’esercito a proteggere le chiese. L’ho notato perché erano gli orari delle Messe. L’ultimo episodio risale a un anno fa, ad Aix-en-Provence. Quando sono passata davanti a una chiesa, durante la Messa vespertina del sabato, ho trovato uomini dell’esercito. Mi sono fermata a chiedere perché fossero lì, chiedendo se ci fosse qualche personalità in visita. Mi hanno risposto che erano lì “a protezione, per la tranquillità dei fedeli”». Barbara aggiunge che già in precedenza «a proteggere le chiese negli orari della Messa, avevo trovato la Gendarmerie, una prima volta a Marsiglia e una seconda a Nizza. Era una presenza molto forte, notevole: più auto disposte in modo da fare da scudo, attorno alla chiesa. Controllavano i passanti. Spesso si soffermavano a controllare quelli che, all’apparenza, erano arabi». Tre città diverse, dunque, e «ad Aix-en-Provence non c’è neppure una grande comunità musulmana. Sia nel 2017 che nel 2018 ho notato questa presenza armata lontano da date di attentati terroristici, non in coincidenza con allerte particolari, dunque. Nulla di cui abbiano parlato i media».
    Davanti a numeri e fatti come questi sarebbe il minimo denunciare pubblicamente la situazione di odio al cristianesimo che si va radicando in Francia e nel resto d’Europa – andando a sommarsi ai contesti più gravi di persecuzioni, tra l’Africa e l’Asia – ma le istituzioni rimangono in prevalenza silenti e lo stesso fa la gran parte del circo mediatico, tanto pronto a montare su altre campagne spesso ideologiche. Finora, rispetto a questi ultimi atti sacrileghi, la “voce” – tardiva – del governo si è fatta sentire con un messaggio via Twitter del primo ministro Edouard Philippe, scritto il 13 febbraio prima di un incontro programmato con i vescovi: «In una settimana, in Francia, 5 chiese degradate [6, ndr]. Nella nostra Repubblica laica, i luoghi di culto sono rispettati. Tali atti mi scioccano e devono essere condannati all’unanimità». Cinguettio a parte, pressoché il nulla da chi ha il potere. E pressoché il nulla anche dai media di casa nostra, fatta eccezione per qualche testata di area cattolica.
    La situazione della “laica” Francia, stretta tra multiculturalismo e secolarizzazione galoppante, è che la dimenticanza di Cristo si accompagna alla perdita di amore (quello vero, che arriva fino alla Croce) e ragione, finendo per lasciare spazio ai loro opposti. Che poi hanno una chiara matrice diabolica, sia che si tratti di satanisti sia che si tratti di fondamentalisti islamici, e non è un caso che coloro che in questi giorni hanno profanato le chiese abbiano voluto dissacrare i tabernacoli e quindi, come già osservava padre Emmanuel, il cuore della nostra fede: la Presenza reale di Nostro Signore nel Santissimo Sacramento. I nemici di Dio ne sono consapevoli. Per porre rimedio a tanto male serve che ce ne ricordiamo anche noi, riscoprendo il tesoro di grazie che Gesù ci ha lasciato con l’Eucaristia.

    Ermes Dovico

  • «I cristiani nel Medio Oriente sono vicini all’estinzione immediata»

    Il settimanale TEMPI del 4 dicembre scorso ha pubblicato il seguente articolo, che crediamo opportuno far conoscere ai nostri lettori per l’importanza dell’argomento e per la tragica situazione in cui si trovano i cristiani in quella parte del mondo. Che sia l’arcivescovo di Canterbury a lanciare l’allarme è abbastanza significativo, poiché il Regno Unito ha rifiutato, recentemente,  di accogliere la domanda d’asilo dei genitori di Asia Bibi, la contadina pachistana condannata a morte per blasfemia e ritenuta innocente dalla Corte Suprema, ma tenuta nascosta dalle autorità governative per proteggerla dalla minacce degli estremisti islamici. E’ un’implicita critica al suo governo? Così parrebbe, anche se i toni sfumati non possono essere intesi come un aperto attacco.

    «I cristiani nel Medio Oriente sono vicini all’estinzione immediata». È l’allarme lanciato dall’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, domenica alla Bbc. Il primate d’Inghilterra ha spiegato che i cristiani devono affrontare «quotidiane minacce di morte, violenza, assassinio, intimidazione, pregiudizio e povertà» e si trovano nella peggior situazione «dai tempi dell’invasione dei Mongoli del XIII secolo».

    In un articolo per il Telegraph, l’arcivescovo ha aggiunto che «negli ultimi anni i cristiani sono stati massacrati dallo Stato islamico. Molti se ne sono andati dalla loro terra. Centinaia di migliaia hanno abbandonare le proprie case sotto costrizione. Molti sono stati uccisi, ridotti in schiavitù, perseguitati e convertiti a forza. Anche coloro che sono rimasti si domandano: “Perché dovremmo restare?“».

    Welby ha perciò sottolineato che, «ora che il Natale si avvicina, dobbiamo pregare per loro e parlare in loro difesa. Dobbiamo appoggiarli, aiutarli e sostenerli in ogni modo, in modo pubblico e visibile». Le parole del primate contengono un’implicita critica al Regno Unito, che ha accolto solo un cristiano ogni 400 siriani che hanno chiesto asilo nel paese.

    Non possiamo permettere, ha concluso Welby, «che le comunità cristiane, eredi di quelle che hanno fondato la Chiesa universale, spariscano davanti alla minaccia dell’immediata estinzione». Anche le Chiese del Medio Oriente si stanno muovendo nella direzione di convincere i giovani a restare nonostante le difficoltà. «Mettete su famiglia, resistete alla tentazione di partire, contate sulla presenza di Dio nella storia, decidete di essere testimoni di Cristo», è l’appello lanciato dal patriarca maronita, il cardinale libanese Bechara Rai, durante riunione di tutti i patriarchi cattolici d’Oriente, che si è tenuta dal 26 al 30 novembre in Iraq.

    Leone Grotti

  • La manovra del governo Conte manda anche i vescovi fuori dalla grazia di Dio

    Di fronte alla manovra del sedicente governo del cambiamento, anche la Chiesa italiana rinuncia a porgere l’altra guancia e a praticare il perdono. Alla Conferenza episcopale italiana non basta evidente la professione di fede in Padre Pio che il premier Giuseppe Conte ha fatto a favore di telecamere qualche mese fa e, tramite il suo presidente, il cardinale Gualtiero Bassetti, ha ammonito:  “Se si sbagliano i conti non c’è una banca di riserva che ci salverà. “I danni contribuiscono a far defluire i nostri capitali verso altri Paesi e colpiscono ancora una volta e soprattutto le famiglie, i piccoli risparmiatori e chi fa impresa”.

    I vescovi non hanno risparmiato poi un monito sul tema migranti: «Stiamo attenti a non soffiare sul fuoco delle divisioni e delle paure collettive – ha sottolineato Bassetti – che trovano nel migrante il capro espiatorio e nella chiusura un’improbabile quanto ingiusta scorciatoia. La risposta a quanto stiamo vivendo – ha continuato il presidente della Cei – passa dalla promozione della dignità di ogni persona, dal rispetto delle leggi esistenti, da un indispensabile recupero degli spazi della solidarietà. Stiamo attenti, dicevo: se l’Italia rinnega la sua storia e soprattutto i suoi valori civili e democratici non c’è un’Italia di riserva».

  • La Corte di giustizia Ue impone all’Italia di recuperare l’Ici sugli immobili della Chiesa cattolica

    L’Italia dovrà recuperare il mancato gettito Ici dovuto dalla Chiesa. La Corte di Giustizia Ue ha annullato la decisione con cui la Commissione europea ha rinunciato a ordinare il recupero di aiuti illegali concessi dall’Italia sotto forma di esenzione dall’imposta comunale sugli immobili, Ici, per gli enti ecclesiastici e religiosi.

    Il caso fa seguito al ricorso presentato al Tribunale Ue dall’istituto d’insegnamento privato Scuola Elementare Maria Montessori (‘Scuola Montessori’) e da Pietro Ferracci, proprietario di un ‘bed & breakfast’, per chiedere di annullare la decisione della Commissione del 19 dicembre 2012 che stabiliva che l’esenzione Ici alla Chiesa era un aiuto di stato ma non ne ordinava il recupero, ritenendolo assolutamente impossibile. Inoltre in quell’occasione Bruxelles stabilì che l’esenzione Imu introdotta nel 2012 non costituiva un aiuto di Stato. Ma la Scuola Montessori e Ferracci hanno lamentato, in particolare, che tale decisione li ha posti in una situazione di svantaggio concorrenziale rispetto agli enti ecclesiastici o religiosi situati nelle immediate vicinanze che esercitavano attività simili alle loro e potevano beneficiare delle esenzioni fiscali in questione. Il Tribunale ha dichiarato i ricorsi ricevibili, ma li ha respinti in quanto infondati.

    La Scuola Montessori e la Commissione hanno dunque proposto impugnazioni contro tali sentenze. E con la sentenza di oggi la Corte di giustizia esamina per la prima volta la questione della ricevibilità dei ricorsi diretti proposti dai concorrenti di beneficiari di un regime di aiuti di Stato contro una decisione della Commissione la quale dichiari che il regime nazionale considerato non costituisce un aiuto di Stato e che gli aiuti concessi in base a un regime illegale non possono essere recuperati. Nel rilevare che una decisione del genere è un “atto regolamentare”, ossia un atto non legislativo di portata generale, che riguarda direttamente la Scuola Montessori e il sig. Ferracci e che non comporta alcuna misura d’esecuzione nei loro confronti, la Corte conclude che i ricorsi della Scuola Montessori e di Ferracci contro la decisione della Commissione sono ricevibili. Quanto al merito della causa, la Corte ricorda che l’adozione dell’ordine di recupero di un aiuto illegale è la logica e normale conseguenza dell’accertamento della sua illegalità.

  • L’Occidente? Come una barca ubriaca nella notte

    Ogni anno nel mese di maggio è tradizione che si svolga un pellegrinaggio che parte da Parigi per arrivare, dopo un’ottantina di chilometri, alla cattedrale di Chartres. Quest’anno i pellegrini erano quindicimila ed hanno impiegato tre giorni per percorrere l’itinerario. Il 21 maggio, lunedì di Pentecoste, ad accoglierli nella magnifica cattedrale gotica consacrata alla Madonna (Notre Dame), c’era il card. Sarah, originario della Guinea, attuale prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, che ha officiato la messa e tenuto un’omelia dai toni forti e chiari, un discorso che meriterebbe di essere pubblicato per intero. Lo spazio a nostra disposizione non ce lo permette e cercheremo di evidenziare i punti più sensibili.

    “La società occidentale ha scelto di organizzarsi senza Dio, cadendo nella menzogna e nell’egoismo, abbracciando le ideologie più folli e diventando il bersaglio di un terrorismo etico e morale più distruttivo di quello degli islamisti. Perdonatemi queste parole, ma bisogna essere lucidi e realisti. Chi condurrà tante persone sul cammino della verità? Chi reagirà davanti all’attacco di un nichilismo disperato e un islamismo aggressivo?”. Sarah ha definito l’Occidente “come una barca ubriaca nella notte. Non ha abbastanza amore per accogliere i bambini, per proteggerli nell’utero della madre, non sa più come rispettare i suoi vecchi, accompagna i malati a morte. Non ha altro che vuoto e nulla da offrire”. Ai sacerdoti ha chiesto di “non diventare semplici assistenti sociali, perché così porteremo al mondo non la luce di Dio, ma la nostra luce umana, che non può bastare”. Ha in seguito criticato “l’ideologia che distrugge la famiglia” e “la struttura onusiana che impone una nuova etica mondiale alla quale tutti dovrebbero sottomettersi”. Il cardinale si è rivolto ai giovani citando il poeta inglese T.S. Eliot: “In un mondo di fuggitivi, la persona che prende la direzione opposta sembra un disertore”, ma dovete avere il coraggio di “combattere tutte le leggi contro natura che vi impongono, e di opporvi a tutte le leggi contro la vita e la famiglia. Cercate di prendere la direzione opposta, osate andare controcorrente. Amare davvero è morire per l’altro, come quel giovane gendarme, il colonnello Arnaud Beltrame”.
    E ancora: «Cari pellegrini di Francia, guardate questa cattedrale; i vostri avi l’hanno costruita per proclamare le loro fede; non erano senza peccato, ma volevano che la luce della fede illuminasse le loro tenebre. Oggi anche tu, popolo di Francia, risvegliati, scegli la Luce e rinuncia alle tenebre”.
    “Caro popolo di Francia, sono i monasteri che hanno fatto la civiltà del tuo Paese. Sono le persone, gli uomini e le donne che hanno accettato di seguire Gesù fino alla fine, radicalmente, che hanno costruito l’Europa cristiana. Perché hanno cercato Dio, hanno costruito una civiltà bella e pacifica come questa cattedrale”. Ed ha concluso: “Popoli dell’Occidente, tornate alle vostre radici, tornate alle vostre fonti, tornate al monastero”.

  • L’eredità di don Tonino Bello

    Dopo la visita di Papa Francesco ad Alessano e Molfetta nei giorni scorsi, il 6 maggio a Milano, alle ore 16,30, nel Salone della Federazione del Nastro Azzurro (via San Barnaba, 29) un convegno organizzato dall’Associazione regionale Pugliesi e dalla Federazione Provinciale dell’Istituto del Nastro Azzurro di Milano, con la partecipazione dell’Arcivescovo Mario Delpini, ricorderà la figura di don Tonino Bello per riflette sulla figura e l’eredità del “Vescovo degli ultimi”.

    Cos’ha da dire un testimone del Vangelo come don Tonino Bello agli uomini e alle donne del nostro tempo? Qual è il suo insegnamento per vivere la città di oggi con le sue contraddizioni e fatiche? “La chiesa del grembiule, l’ala di riserva, la convivialità delle differenze: tre modalità indicate da don Tonino Bello per vivere il proprio tempo”, il titolo dell’iniziativa realizzata in occasione del 25° anniversario della morte di monsignor Antonio Bello, chiamato affettuosamente don Tonino, che fu vescovo della diocesi di Molfetta (Bari) dal 1982 al 1993, presidente nazionale di Pax Christi, prematuramente scomparso per un male incurabile il 20 aprile 1993 e di cui è in corso il processo di beatificazione. Con la città di Milano don Tonino ebbe un rapporto particolare: nel dicembre del 1989, infatti, fu chiamato dall’allora arcivescovo, il cardinale Carlo Maria Martini, in occasione della festa patronale di Sant’Ambrogio, per proporre una riflessione durante il tradizionale “Discorso alla città”.

    La figura, il pensiero e l’eredità di don Tonino saranno affrontati prendendo spunto dalle immagini poetiche tipiche del suo linguaggio: il servizio (la chiesa del grembiule), la solidarietà (l’ala di riserva), la convivenza dei popoli all’insegna della pace e della fraternità (la convivialità delle differenze).

    Il convegno, che vedrà l’autorevole intervento dell’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, sarà moderato da Agostino Picicco (giornalista e autore di diversi volumi su monsignor Bello). Dopo i saluti istituzionali di Arnaldo Cassano, Presidente Federazione del Nastro Azzurro e di Camillo de Milato, Presidente dell’Associazione Regionale Pugliesi, ci saranno gli interventi di Giancarlo Piccinni, Presidente della Fondazione don Tonino Bello, don Maurizio Ormas, docente di Magistero Sociale presso la Pontificia Università Lateranense di Roma, Giuseppe Selvaggi, scrittore e studioso di tradizioni popolari.

    Verranno letti alcuni testi poetici di don Tonino a cura degli attori della Compagnia “Ora in scena”.

    Fonte: Associazione Regionale Pugliesi a Milano

  • Il piccolo guerriero Alfie lotta per vivere

    Ce la mette tutta il piccolo Alfie, lotta come un leone e, dalle 22.17 di lunedì sera, quando i medici lo hanno staccato dalla macchina per la respirazione, è ancora vivo, a dispetto delle lugubri previsioni dei luminari dell’Alder Hay Hospital di Liverpool dove è ricoverato. Respira da solo, senza macchine, sostenuto dall’eroica energia di papà e mamma che non lo lasciano un istante. Hanno anzi insistito, dopo diverse ore di respirazione autonoma, che gli venissero somministrati ossigeno e idratazione. In seguito hanno insistito per l’alimentazione artificiale.  Ma questa nuova, del tutto inaspettata situazione non ha fatto recedere di un passo né i medici, né i giudici, anzi! L’accanimento si è accentuato ed è ora ancora più incomprensibile il loro atteggiamento rigido e sordo a ogni apertura che lasci intravvedere una via di scampo per il piccolo lottatore.
    Di fronte all’offerta fatta lunedì dalle autorità italiane di trasferire il bambino presso l’Ospedale Bambin Gesù di Roma, infatti, dopo che con un provvedimento d’urgenza il nostro governo gli ha conferito la cittadinanza italiana, gli inglesi si sono ulteriormente irrigiditi e ieri hanno respinto gli ultimi due ricorsi dei genitori. Come si può spiegare un simile disumano comportamento? Un giornalista del sito conservatore americano Red State scrive che questo atteggiamento è del tutto analogo a quello dei comunisti di Berlino Est i quali, anche alcuni anni dopo la caduta del Muro, continuavano ad affermare con assoluta convinzione che il Muro“andava eretto per arginare la fuga dei cittadini verso l’Ovest libero e questo nell’interesse stesso dei fuggiaschi, perché solo rimanendo all’Est “avrebbero  potuto conoscere i benefici del socialismo”. Il socialismo ha quindi bisogno di prigionieri per affermare se stesso e questo sta avvenendo nel Regno Unito, dove il Sistema Sanitario Nazionale è un vero e proprio totem eretto al socialismo.
    Il fatto poi di tenere prigioniero il bambino, impedendo ai genitori di trasportarlo altrove, si può capire solo pensando che nel caso in cui altrove Alfie possa trovare cure più adeguate e migliori, possa provocare  una forte umiliazione per l’ex Impero britannico, un’isoletta un tempo padrona del mondo “sul quale non tramonta mai il sole”. E’ un nazionalismo sanitario, venato di sciovinismo al quale sembra oggi impossibile sottrarsi.
    Un’altra aberrazione della sentenza dei giudici di ieri, che ribadisce che la soppressione della vita “inutile” di Alfie (così l’hanno definita solo poche settimane fa nella sentenza che ne decretava l’obbligatorio  distacco dal respiratore) è fatta nel suo stesso interesse. Ma come è possibile che i giudici non comprendano cha la morte non può rappresentare un interesse per nessuno, soprattutto quando una diagnosi esatta non è stata mai formulata e, a maggior ragione, ora che il bambino respira da solo?
    Inoltre, i genitori hanno mostrato  numerose fotografie che dimostrano l’incuria nella quale è stato lasciato il povero Alfie nel corso della sua lunga degenza presso l’Alder Hay,  una scottatura al braccio e la sporcizia delle cannule per la respirazione e per l’alimentazione. E’ di queste ore la notizia che Padre Gabriele, il sacerdote italiano giunto a Liverpool da Londra qualche giorno fa per assistere e confortare Alfie e i  suoi genitori e che aveva impartito ad Alfie l’Unzione degli Infermi, è stato allontanato dall’ospedale, richiamato a Londra dai suoi superiori. “E’ una cospirazione per omicidio” – ha dichiarato il papà di Alfie nei giorni scorsi alle televisioni – “quella decisa dai medici e dai giudici di interrompere il sostegno delle macchine che fino a ora hanno tenuto in vita mio figlio”, denunciando la totale assenza di dialogo con i dirigenti dell’ospedale. “E’ disgustoso come hanno trattato Alfie, ventiquattro ore senza alimentazione. Anche un animale sarebbe stato trattato meglio” – ha scritto sulla sua pagina Facebook. Lui e la moglie Kate da alcune  notti dormono per terra, su dei materassi senza sostegno alcuno perché iI divano che c’era nella stanza di Alfie è stato portato via.
    A quale punto può arrivare la cattiveria di chi detiene il potere! Quali aspetti miserevoli e meschini possono nascondere una violenza di sopraffazione che non vuol concedere nulla a due genitori ventenni, poveri, che però lottano con tutta la loro energia e con estrema determinazione per non far morire il loro amatissimo Alfie, per dargli una nuova e più umana occasione di cure in Italia, tenendo testa ai potenti!
    Ci commuoviamo nel vedere il volto paffutello di Alfie appoggiato alla spalla della mamma. Anche i piloti dell’aereoambulanza pronta da giorni per trasportare Alfie in Italia sono stati allontanati dal nosocomio, controllato e pattugliato dalla polizia. E tutto per tenere prigioniero un piccolo di soli 23 mesi, trattato come un detenuto pericoloso perché la sua situazione ha mosso decine di migliaia di cittadini che non vogliono rassegnarsi a questa crudele ideologia di morte.
    E’ una frontiera, quella del nazionalismo, in qualunque genere esso si configuri, che non sarà mai oltrepassata attraverso i tribunali.

    E’ ormai chiaro che l’impasse non potrà essere superata attraverso la via giudiziaria, perché i giudici continueranno a respingere i ricorsi, col sostegno indiretto della Chiesa anglicana, che per ben due volte ha espresso la sua solidarietà e la sua fiducia nell’ospedale e nei giudici, dimostrando, se ancor ve ne fosse bisogno, che il secolarismo in Gran Bretagna ha fatto passi da gigante, tanto da far preferire, come nel caso di Alfie, l’eutanasia al diritto alla vita.
    Resta solo la strada diplomatica e quella politica. Dopo l’appello di Antonio Tajani, finalmente anche due deputate europee italiane, Silvia Costa e Patrizia Toia, hanno presentato ieri un’interrogazione d’urgenza ai Commissari europei competenti per la Salute e la Giustizia, per verificare se il diniego ad Alfie del diritto di ricevere cure in un altro Stato membro dell’Unione europea violerebbe i diritti fondamentali dell’UE e la libera circolazione dei pazienti nell’UE stessa.

    Thomas Evans, il papà di Alfie, ha parlato questa mattina ai microfoni di TV 2000 con Vito d’Ettore, chiedendo al Papa di recarsi a Liverpool per constatare di persona come Alfie viene tenuto prigioniero in quell’ospedale.  Tom ha poi aggiunto queste commoventi parole: “Grazie Italia, vi amiamo. Alfie è una parte della famiglia italiana, noi apparteniamo all’Italia”.

    Spontaneo e generoso senza riserve, questo papà. Se temiamo che l’ideologia della morte non arretrerà di un centimetro,  e intanto Alfie, questo indomito guerriero che si sente amatissimo dai suoi genitori, nella sua piccolezza ha già mosso e commosso il mondo, e sta dimostrando che la sua vita non appartiene di certo ai medici, ma neanche ai giudici. Ci auguriamo con tutto il cuore che possa vivere fino a quando il miracolo della vita non deciderà altrimenti, speriamo senza l’aiuto dei sacerdoti dell’eutanasia.

     

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