Cina

  • L’Auto di Troia

    Con la tipica superficialità di una civiltà ormai prossima all’estinzione e sostenuti da un mondo retroambientalista, espressione di un totale scollegamento da ogni problematica della vita quotidiana, l’arrivo delle auto cinesi nel mercato europeo sta già dimostrando i propri devastanti effetti.

    Forte di aiuti statali (oltre sessanta miliardi solo lo scorso anno) le aziende cinesi stanno utilizzando la deriva ambientalista massimalista per imporre i propri prodotti elettrici usando a proprio vantaggio le aperture del mercato globale assieme al dumping fiscale e retributivo.

    Questa logica, quindi, non risponde alle regole del libero mercato, come l’intero mondo progressista europeo ancora crede, ma piuttosto ad una implicita e velata volontà politica di dominio sulle economie occidentali della stessa Cina.

    L’invasione cinese, i cui disastrosi effetti risultano decisamente sottostimati ancora oggi, attraverso la depatrimonializzazione del settore automobilistico europeo, il quale ad oggi conta 13 milioni di occupati e determina l’8% del Pill, con le autovetture elettriche cinesi si pone come obiettivo strategico e politico l’abbattimento dell’intero sistema economico e contemporaneamente del benessere diffuso in Europa legato a decenni di crescita del settore industriale Automotive.

    L’auto cinese, così, diventa l’Auto di Troia finalizzata a rendere l’intero continente dipendente economicamente e tecnologicamente dalla superpotenza cinese, un dominio facilitato dalla stessa digitalizzazione.

    In altre parole, mentre il mondo occidentale è distratto dal conflitto russo ucraino il colosso cinese ha avviato una “unconventional war” nei confronti dell’intero asset Automotive europeo, potendo anche contare sulla colposa o magari dolosa complicità della Commissione Europea e di tutte le forze ambientaliste, nessuna delle quali è in grado di comprendere come in gioco non ci sia tanto il livello di emissioni quanto lo stesso concetto di democrazia.

    La complicità delle istituzioni europee, Commissione e Parlamento europei, i quali hanno imposto il divieto di vendita di auto a motore endotermico (unici al mondo), permette di intravedere non tanto una colposa ignoranza quanto una dolosa compromissione con gli interessi cinesi, forti anche di una trentennale incapacità di elaborazione di strategie economiche dalla stessa UE.

    L’auto cinese rappresenta il Cavallo di Troia utilizzato dalla dittatura cinese per ridurre in schiavitù economica e digitale l’intera Europa. Sarà la storia a chiarire se esista una compromissione diretta o meno di tutti gli ambienti favorevoli alla transizione ecologica con il colosso cinese. Di certo la Cina nell’ultimo anno ha aumentato le emissioni di un altro +5%, il che rende inutile ogni risparmio energetico europeo.

    Dall’Eneide, poema epico di Virgilio, siamo passati alla realtà scritta da una classe politica e dirigente europea e nazionale assolutamente incapace di leggere le sfide per la sopravvivenza economica e l’indipendenza politica nel futuro del nostro continente.

  • Russia e Cina consolidano la loro presenza in Libia

    Russia e Cina rafforzano la loro presenza in Libia con l’apertura dell’ambasciata russa a Tripoli, al capitale sotto il controllo del Governo di unità nazionale (Gun), e le crescenti attività di un misterioso consorzio di Pechino in Cirenaica, la regione orientale dominata dall’Esercito nazional libico (Lna) del generale Khalifa Haftar.

    Il 22 febbraio, Mosca ha compiuto un passo significativo nel consolidamento delle sue relazioni con la Libia riaprendo la sua ambasciata nella capitale, sette mesi dopo la presentazione delle lettere credenziali dell’ambasciatore russo, Haider Aghanin, al Consiglio presidenziale libico, organo tripartito che svolge le funzioni di capo di Stato. Mosca aveva da tempo avviato le procedure per il pieno ripristino della sua missione diplomatica a Tripoli, chiusa nel 2014, e rafforzato le relazioni con il Gun, l’organo esecutivo libico riconosciuto dalle Nazioni Unite. L’apertura della sede diplomatica concretizza ora questo avvicinamento tra Mosca e l’amministrazione della Libia occidentale. Non solo. Mosca ha fissato l’apertura entro l’anno in corso di un consolato generale a Bengasi, il capoluogo della Libia orientale dove la Russia mantiene una presenza militare nella Libia tramite i combattenti dell’ex gruppo Wagner, oggi contrattualizzati con il ministero della Difesa russo.

    La cerimonia di apertura dell’ambasciata russa ha visto la partecipazione del ministro del Petrolio e del gas del Governo di unità nazionale, Mohamed Aoun, e del ministro della Cultura e dello sviluppo della conoscenza, Mabrouka Toghi. Citato dal quotidiano libico “Al Wasat”, Aoun ha sottolineato che la riapertura dell’ambasciata russa a Tripoli rappresenta un “passo importante” che rafforzerà le relazioni bilaterali e promuoverà la cooperazione tra i 2 Paesi, inviando alla comunità internazionale il “messaggio forte” che la Libia sta consolidando la sua stabilità e sicurezza. Il ministro ha evidenziato inoltre l’importanza della collaborazione nel settore energetico, sottolineando che la cooperazione nel campo dell’energia, del petrolio e del gas rappresenta uno degli aspetti più vitali delle relazioni tra Russia e Libia. Durante un discorso tenuto in arabo, l’ambasciatore russo Haider Aghanin ha annunciato anche l’imminente apertura del consolato generale a Bengasi, confermando l’impegno verso una presenza più attiva e una cooperazione duratura nella regione. Il diplomatico russo ha detto che le relazioni tra la Federazione Russa e la Libia stanno entrando in una “nuova era di cooperazione e comprensione reciproca”. L’ambasciatore ha inoltre annunciato che l’ambasciata russa celebrerà il 70esimo anniversario delle relazioni bilaterali il prossimo 25 settembre 2025, evidenziando il significato profondo di questo impegno.

    Nella stessa giornata del 22 febbraio, il presidente della Camera dei rappresentanti della Libia, Aguila Saleh, ha ricevuto il responsabile del consorzio cinese Bfi, Saleh Attia, alleanza tra imprese guidata dalla China Railways International Group Company, e il ministro dell’Economia del cosiddetto Governo di stabilità nazionale (Gsn) non riconosciuto dall’Onu con sede nell’est del Paese, Ali al Saidi. Al centro dei colloqui, riferisce l’ufficio stampa del Parlamento libico con sede nell’est, gli ultimi sviluppi relativi ai progetti nel campo delle fonti rinnovabili di energia, come la costruzione di centrali di energia solare a Kufra, Al Makhlili e Tamanhint, ma anche delle infrastrutture, come il progetto ferroviario per collegare il capoluogo cirenaico Bengasi alla città mediterranea di Marsa Matrouh, in Egitto, passando per la municipalità di Musaed al confine tra libico-egiziano. Un memorandum d’intesa su questo progetto è stato firmato il 9 febbraio. Vale la pena ricordare che 2 mesi fa circa, alcune aziende cinesi avevano stretto un accordo con il capo del cosiddetto Fondo per la ricostruzione della Libia, Belkacem Haftar, figlio del comandante dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Enl), Khalifa Haftar, per la ricostruzione della città di Derna e delle zone colpite dalle devastanti inondazioni che hanno colpito la regione orientale della Libia lo scorso mese di settembre. A fine ottobre, il ministro “orientale” Al Sidi aveva dichiarato a “Radio France International” che “la Cina è oggi la potenza effettiva che potrebbe costruire ponti, infrastrutture e strade in brevissimo tempo”. Secondo il ministro, la Cina starebbe finanziando in Libia un progetto da 30 miliardi di dollari (28 miliardi di euro) per costruire metropolitane proprio attraverso il consorzio Bfi. “In realtà si tratta di informazioni esclusive che nessuno conosce tranne il mio ministero e le parti coinvolte nell’accordo”, aveva aggiunto Al Sidi.

    Fonti libiche di “Agenzia Nova” a Tripoli hanno riferito che allo stato attuale non risultano avviati investimenti cinesi nel comparto delle infrastrutture nordafricane. Però, sarebbe sbagliato sottovalutare il ruolo che la Cina ha giocato e sta ancora giocando in Libia. Prima della guerra civile del 2011, la cinese China National Petroleum Corp disponeva di una forza lavoro in Libia di ben 30 mila operai e tecnici cinesi, riuscendo ad incanalare oltre il 10 per cento delle esportazioni di greggio “dolce” libico. Ma è soprattutto nel settore delle infrastrutture, marchio di fabbrica dei progetti di Pechino “chiavi in mano”, che la Cina ha puntellato la sua presenza in Libia. Ai tempi dell’ex Jamahiriya del colonello Muammar Gheddafi, China Railway aveva avviato in Libia 3 importanti progetti del valore totale di 4,24 miliardi di dollari. Il caos della guerra civile ha bloccato tutto, ma una possibile stabilizzazione (o partizione) del Paese potrebbe far ripartire i progetti.

  • Piccione arrestato in India per 8 mesi come sospetta spia della Cina

    Un piccione sospettato di essere stato inviato dalla Cina a scopo di spionaggio è stato catturato in India e tenuto in custodia per otto mesi, per poi essere liberato. Lo riferisce l’agenzia di stampa “Press Trust of India” (“Pti”), citando la polizia di Mumbai. L’uccello, infatti, secondo quanto riportato, è stato catturato lo scorso maggio nel sobborgo di Chembur della capitale dello Stato del Maharashtra.

    Alle zampe aveva due anelli, uno di rame e uno di alluminio, mentre sul lato inferiore di entrambe le ali c’erano messaggi scritti in cinese. Il volatile è stato trattenuto nella clinica veterinaria Bai Sakarbai Dinshaw Petit per tutta la durata delle indagini, che hanno però dimostrato l’infondatezza del sospetto. Alla fine, infatti, si è scoperto che il piccione era stato impiegato in una gara in acque aperte organizzata a Taiwan ed era fuggito. Chiusa l’inchiesta per spionaggio, la polizia ha autorizzato la liberazione, avvenuta l’altro ieri, assicurando che l’animale era in buone condizioni di salute.

  • Cina pronta a infettare di nuovo il mondo?

    Scrive Valeria Aiello su Fanpage che la Cina sta sperimentando un nuovo coronavirus simile a quello del Covid che ha “un tasso di mortalità del 100% nei topi”. Secondo quanto riferito, la variante killer, nota come GX_P2V, è stata inizialmente scoperta nel 2017 nei pangolini malesi e conservata in un laboratorio di Pechino. Sperimentata su topi “umanizzati”, cioè geneticamente modificati per esprimere il recettore ACE2 umano con l’obiettivo di valutare la sua capacità di causare malattia negli esseri umani, la forma mutata di Sars-Cov-2 ha mostrato un impatto letale nei roditori.

    Tutti i topi infettati dall’agente patogeno sono morti entro otto giorni, un evento che i ricercatori cinesi hanno descritto come “sorprendentemente” rapido, scrive ancora la Aiello. Gli studiosi, coordinati da Lai Wei, Shuiqing Liu e Shanshan Lu del College of Life Science and Technology dell’Università di tecnologia chimica di Pechino, hanno inoltre riscontrato alti livelli di carica virale nel cervello dei roditori, suggerendo che la causa della loro morte possa essere collegata a un’infezione cerebrale. Una prima versione in preprint dello studio è stata pubblicata all’inizio di questo mese su bioRxiv.

    Il virus, denominato GX_P2V, è un mutante del coronavirus GX/2017, un patogeno correlato a SARS-Cov-2 identificato prima della pandemia di Covid nei pangolini in Malesia. Conservato in un laboratorio di Pechino, si è adattato alla coltura cellulare, evolvendosi in una forma mutata che possiede una delezione di 104 nucleotidi all’estremità 3’-UTR del suo RNA.

    Questa variante, si legge ancora nell’articolo, adattata è stata quindi analizzata allo scopo di valutare se potesse causare malattia nei topi transgenici che esprimono il recettore ACE2 umano (hACE2). Lo studio non specifica però quando sia stata condotta la sperimentazione, lasciando incertezze sulla reale sequenza temporale delle mutazioni.

    Nei giorni precedenti alla loro morte, i topi infettati hanno iniziato a mostrare una diminuzione del peso corporeo a partire dal 5° giorno dopo l’infezione, raggiungendo una riduzione del 10% rispetto al peso iniziale entro il 6° giorno. Entro il 7° giorno dall’infezione, i topi “mostravano sintomi come piloerezione (pelle d’oca, ndr), postura curva e movimenti lenti, e i loro occhi diventavano bianchi” hanno precisato i ricercatori. Secondo quanto riportato dal Daily Mail, sono state rilevate in vari organi, tra cui cervello, polmoni, naso, occhi e trachea, suggerendo un modello di infezione unico rispetto al Covid.

    Lo studio ha suscitato preoccupazione nella comunità scientifica, per il potenziale rischio di diffusione di GX_P2V negli esseri umani e sollevato interrogativi sulle misure di biosicurezza impiegate durante la ricerca. “Questa follia deve essere fermata prima che [sia] troppo tardi”, ha scritto su X il dottor Gennadi Glinsky, professore in pensione della School of Medicine di Stanford. Anche il professor Francois Balloux, esperto di malattie infettive dell’University College di Londra, sempre su X ha descritto la ricerca cinese come “uno studio terribile, totalmente inutile scientificamente”.

    Dello stesso avviso Richard Ebright, chimico della Rutgers University di New Brunswick, nel New Jersey. “Il preprint non specifica il livello di biosicurezza e le precauzioni utilizzate per la ricerca – ha evidenziato l’esperto – . L’assenza di queste informazioni solleva la preoccupante possibilità che parte o tutta questa ricerca, come la ricerca a Wuhan nel 2016-2019 che probabilmente causò la pandemia di Covid-19, sia stata condotta in modo sconsiderato senza il contenimento minimo di biosicurezza e le pratiche essenziali per la ricerca con un potenziale agente patogeno pandemico”.

  • Le auto elettriche cinesi iniziano a impensierire Tesla e Musk

    I cinesi di Byd Auto, sbarcati negli Usa nel 2011 col sostengo di un super investitore come Warren Buffett, stanno iniziando a preoccupare Elon Musk e Tesla, che a suo tempo non videro in loro un serio rivale e che oggi invece hanno iniziato a fare pressioni affinché vengano introdotti dazi e barriere commerciali.

    Il drastico cambio di pensiero è arrivato dopo la pubblicazione dei conti del quarto trimestre del 2023 di Tesla. Musk ha riconosciuto che le aziende automobilistiche cinesi “avranno un successo significativo al di fuori dalla Cina”: “Sono estremamente buone. Se non vengono fissate delle barriere, demoliranno tutte le altre aziende automobilistiche nel mondo.”

    Produttrice di auto non proprio per tutte le tasche, in assenza di dazi e divieti, Tesla potrebbe perdere terreno molto velocemente. Già negli ultimi tempi il colosso di Musk aveva provato a ridurre i prezzi dei modelli attuali, ma a fare la differenza saranno modelli di auto elettriche accessibili a più persone possibili e su questo Tesla è ancora molto indietro. Proprio per questo la casa automobilistica americana ha confermato l’avvio della produzione di una vettura economica, una crossover compatta al momento ribattezzata Redwood, con l’obiettivo di aumentare la competitività dell’azienda. Secondo quanto pronosticato dallo stesso Musk, tuttavia, il nuovo modello di auto elettrica dovrebbe entrare in produzione nell’azienda di Tesla in Texas nella seconda metà del 2025.

  • Parlamentari tedeschi e belgi quinta colonna cinese nei loro Paesi

    Spie cinesi hanno reclutato deputati tedeschi e belgi, influenzandone “con successo” le iniziative parlamentari, sia nei rispettivi Paesi sia al Parlamento europeo. In particolare, si tratta di esponenti di formazioni di estrema destra, come il partito nazionalconservatore Alternativa per la Germania (Afd). È quanto dimostrano “centinaia di messaggi” di un funzionario del ministero per la Sicurezza dello Stato della Cina, con il nome in codice di “Daniel Woo”, come rivela un’inchiesta realizzata congiuntamente dal settimanale “Der Spiegel” e dai quotidiani “Le Monde” e “Financial Times”.

    Nel reclutamento di politici europei di estrema destra, la Cina ha “copiato” la strategia già attuata dall’intelligence russa. I contatti di Woo vanno dal gruppo di Afd al Bundestag a Frank Creyelman, un ex deputato del partito di estrema destra belga Interesse fiammingo (Vb) che l’agente cinese avrebbe retribuito con versamenti in contanti. In particolare, nel 2019, Creyelman avrebbe fornito al suo referente di Pechino un profilo del presidente del Consiglio europeo Charles Michel comprendente le sua “opinioni politiche, personalità, hobby e visione” della Cina. In un’altra occasione, si trattava di “impedire o disturbare un evento su Taiwan al Parlamento europeo”. Per i suoi compiti, l’esponente del Vb avrebbe ricevuto somme che vanno dai seimila ai diecimila euro, nonché pagamenti in criptovaluta.

    Per servire gli interessi dell’intelligence cinese, Creyelman si è poi detto disponibile a utilizzare sia i suoi contatti in Afd sia suo fratello Steven, deputato del Vb al parlamento del Belgio dove siede nelle commissioni Difesa e Salute. I compiti di Woo interessano l’intero spettro delle questioni su cui la Cina intende esercitare influenza: Taiwan, Tibet e uiguri, la minoranza musulmana dello Xinjiang. In particolare, Woo si concentrava sui rapporti tra Ue e Stati Uniti, affinché venissero resi più difficili o “distrutti”. In un messaggio invito a Creyelman, l’agente cinese scrive: “Finora ti ho chiesto di procurare informazioni, ora agiamo anche, come con l’interrogazione in parlamento”.

    Woo risulta noto ai servizi segreti occidentali come impiegato presso la sede del ministero per la Sicurezza dello Stato cinese ad Hangzhou, nella provincia dello Zhejiang, e già operativo in Polonia nel 2015. Inoltre, l’agente e dei suoi colleghi avrebbero tentato di reclutare funzionari e deputati tedeschi, nonché loro assistenti, su LinkedIn. Con Creyelman, Woo ha discusso anche di come corrompere “rappresentanti del Vaticano” affinché la Santa Sede pubblicasse un messaggio favorevole alla Cina. In occasione delle visite a Pechino effettuate nel 2022 dal cancelliere tedesco Olaf Scholz e dal presidente francese, Emmanuel Macron, Woo ha scritto a Creyelman che si doveva far in modo di diffonder l’idea secondo cui “Stati Uniti e Regno Unito destabilizzano l’approvvigionamento di energia in Europa”. A tal fine, eurodeputati di estrema destra avrebbero dovuto diffondere al Parlamento europeo un messaggio secondo cui Usa e Regno Unito “causano soltanto problemi” all’Ue, che è invece “sostenuta dalla Cina”. Il messaggio avrebbe poi dovuto essere diffuso dai mezzi di informazione durante le visite di Scholz e Macron a Pechino.

    Creyelman ha risposto: “In Germania, tramite Afd, possiamo esortare la delegazione tedesca a parlare apertamente con le autorità cinesi, invece di limitarsi a seguire la strategia degli Stati Uniti”. L’esponente del Vb propose poi a Woo di sfruttare a fini propagandistici la guerra mossa dalla Russia contro l’Ucraina. All’agente cinese, Creyelman ha scritto che si poteva chiedere “ai nostri deputati tedeschi e francesi” di proporre una mediazione di Pechino tra Mosca e Kiev, così da far “inc… gli Usa”. Nella chat con Woo, Creyelman fa riferimento a Waldemar Herdt, deputato di Afd al Bundestag dal 2017 al 2022, definendolo “filocinese” e capace di influenzare altri rappresentanti al parlamento tedesco. Herdt ha negato di conoscere l’ex deputato belga e ha smentito di essere un sostenitore della Cina. Tuttavia, l’esponente di Afd, nato in Kazakhstan nel 1962 e trasferitosi in Germania nel 1993, è noto per essere vicino alla Russia così come il suo partito. A sua volta, nel corso di un’intervista rilasciata all’agenzia di stampa “Sputnik”, Creyelman si è presentato come un attore centrale della svolta filorussa dell’estrema destra europea e ha aggiunto: “Siamo stati i motori che hanno portato i governi un po’ più vicini alla Russia”.Allo stesso tempo, Afd ha aperto alla Cina dopo averla criticata per lungo tempo.

    La copresidente del partito di Tino Chrupalla, Alice Weidel, si è recata in visita a Shanghai e a Pechino nel giugno scorso e ha in seguito affermato che in Cina si è “molto entusiasti” del lavoro dei nazionalconservatori “a Berlino”. Weidel ha poi sottolineato che Pechino intende intensificare i contatti con Afd e “i prossimi passi sono già in fase di pianificazione”. Intanto, come capolista alle elezioni europee del 2024, il partito ha scelto Maximilian Krah, sostenitore di posizioni filocinesi. In particolare, l’esponente di Afd è contrario alla rimozione dalla rete 5G della Germania dei componenti dell’azienda per le telecomunicazioni cinese Huawei, sospettata di attività di spionaggio per l’intelligence di Pechino. Krah ha poi dichiarato che se l’Europa vuole essere “un attore globale indipendente e non soltanto un vassallo degli americani”, allora deve avere “buoni rapporti con la Cina”, oggetto di una “sfiducia generale”. Inoltre, il capolista di Afd alle prossime europee ha respinto le accuse di oppressione in Tibet e di violazioni dei diritti umani degli uiguri dello Xinjiang, spesso lanciate contro la potenza asiatica. Al Parlamento europeo, dove è deputato dal 2019, Krah ha votato nel 2021 contro la proposta per una nuova strategia dell’Ue nei confronti della Cina. Nel testo si chiedeva una politica più severa verso il Paese e la Commissione europea veniva esortata a “contrastare” sia i finanziamenti cinesi per i “nostri processi democratici”sia i tentativi di Pechino di “cooptazione di alti funzionari ed ex deputati dell’Ue”.

    Krah avrebbe inoltre affermato che, in un’Afd “ideale, chiederemmo noi stessi l’annessione di Taiwan”. Interpellato in merito, l’eurodeputato dei nazionalconservatori ha dichiarato di non ricordare di aver pronunciato queste parole. Tuttavia, è accertato che uno dei collaboratori di Krah è di origine cinese e avrebbe offerto ai giovani di Afd viaggi in Cina, con soltanto i voli a loro spese. Il capolista di Afd alle europee ha negato di avere contatti con “dipartimenti governativi cinesi diversi dai rappresentanti ufficiali della diplomazia cinese a Bruxelles”. In merito al suo collaboratore, Krah ha dichiarato di non disporre di “elementi che gli facciano dubitare della sua lealtà e affidabilità”.

    Nei messaggi tra Creyelman e Woo appaiono riferimenti a Manuel Ochsenreiter, esponente dell’estrema destra tedesca e diffusore della propaganda russa che ha svolto attività di consulenza per un deputato di Afd al Bundestag, Markus Frohmaier. Secondo fonti russe, il parlamentare dei nazionalconservatori è “assolutamente sotto il controllo” di Mosca. Inoltre, Ochsenreiter ha collaborato con un cittadino polacco, accusato dalle autorità del suo Paese di spionaggio per la Russia e la Cina, con la complicità di Woo. Per Afd, Ochsenreiter avrebbe lavorato come intermediario tra Mosca e Pechino. L’estremista di destra, che conosceva Creyelman con cui Woo intendeva farlo viaggiare in Cina, è deceduto a Mosca per infarto nel 2021. “Brutte notizie”, scrisse l’agente cinese in un messaggio all’ex deputato del Vb. Nel 2022, Woo chiese a a Creyelman di reclutare Martin Selmayr, già capo di gabinetto del presidente della commissione europea Jean-Claude Juncker, in carica dal 2014 al 2019. Dalle risposte dell’ex deputato del Vb non è chiaro quale esito abbia avuto la richiesta. Dal 2019 rappresentante della Commissione europea a Vienna, Selmayr ha negato di aver avuto contatti con Woo o Creyelman.

  • Huawei costruirà una propria fabbrica in Francia l’anno prossimo

    Il colosso delle telecomunicazioni cinese Huawei dovrebbe dare il via alla costruzione di una fabbrica in Francia il prossimo anno, la prima in Europa nonostante la messa al bando della tecnologia 5G dell’azienda. Lo rivelano fonti riservate citate dal sito di notizie “Channel News Asia”. L’impianto sarà realizzato a Brumath con un investimento di 200 milioni di euro. L’apertura del cantiere era stata inizialmente fissata al 2020, salvo poi essere posticipata a causa della pandemia di Covid-19.

    Il progetto s’inserisce nel quadro delle tensioni commerciali tra la Cina e l’Unione europea, che sta adottando una politica di riduzione del rischio con l’obiettivo di limitare la dipendenza dal Paese asiatico. La Commissione europea ritiene inoltre che i fornitori cinesi di apparecchiature per telecomunicazioni Huawei e ZTE siano un rischio per la sicurezza del blocco. Lo scorso giugno, il commissario per il mercato interno Thierry Breton ha invitato i 27 Stati membri e gli operatori di telecomunicazioni a escludere queste apparecchiature dalle loro reti mobili.

  • Zhongzhi Enterprise Group: China investigates major shadow bank for ‘crimes’

    Chinese officials have launched an investigation into one of the country’s biggest shadow banks, which has lent billions to real estate firms.

    Zhongzhi Enterprise Group (ZEG) has an asset management arm that at its peak reportedly handled more than a trillion yuan ($139bn; £110bn).

    Authorities said they are investigating “suspected illegal crimes” against the firm, in a statement on the weekend.

    This comes days after reports that ZEG had declared it was insolvent.

    The struggling firm reportedly told investors in a letter last week that its liabilities – up to $64bn – had outstripped its assets, now estimated at about $38bn.

    While authorities said they had taken “criminal coercive measures” against “many suspects” it’s still unclear who they are, and what role they play in the firm. The company’s founder, Xie Zhikun, died of a heart attack in 2021.

    ZEG is a major player in China’s shadow banking industry, a term for a system of lenders, brokers and other credit intermediaries who fall outside the realm of traditional regulated banking. Shadow banking, which is unregulated, is not subject to the same kinds of risk, liquidity and capital restrictions as traditional banks.

    China’s shadow banking industry is valued at around $3tn. It often provides a financial lifeline to the country’s property sector. The once-booming industry has been hit by a severe credit crunch, with some of the biggest firms now on the brink of financial collapse.

    “For several decades China been chasing this property bubble – and in order to create this bubble, or to fuel growth in China, they needed capital. So they started getting a lot of money from individual investors offering very, very high returns. And it worked for quite a while because the property prices were going up and it’s a win-win for everybody,” says Andrew Collier, a shadow banking expert at Orient Capital Research.

    Informal lending has always existed in China’s economy, but shadow banking really took off in the aftermath of the global financial crisis in 2008, when credit was scarce.

    Given China’s slowing economy and the crisis in the real estate sector, Mr Collier says the troubles at ZEG may just be the start of a bigger problem: “This is going to spread further into other forms of shadow banks and potentially into the actual real brick-and-mortar banks.”

    Embattled property developers currently owe Chinese banks money worth as much as 30% of the banks’ assets.

    “That is going to take a long time to unwind,” Mr Collier says.

    The latest developments at ZEG has raised concerns of further turmoil in the world’s second-largest economy, after the collapse of property developer Evergrande and more recently the financial woes at Country Garden.

    China’s property sector makes up a third of its economic output. That includes houses, rental and brokering services, as well as construction materials and industries producing goods that go into apartments.

    The latest figures show that China’s economy expanded by 4.9% in the three months between July and September. That is slower than the previous quarter, when the economy grew by 6.3%.

  • L’auto elettrica è un affare per la Cina e molto meno per l’ambiente

    L’auto elettrica è un gigantesco affare per la Cina, come emerge da un reportage dell’inchiesta che il giornalista del Financial Times ha condotto per dare alle stampa il volume «Il prezzo della sostenibilità».

    La Cina è oggi il principale esportare di auto elettriche del pianeta e produce il 75% delle batterie di litio che fanno funzionare tali vetture, ma questo primato è stato conseguito con scarsa attenzione verso l’ambiente, che è il vero propulsore delle vendite di auto elettriche, e non di rado anche verso i lavoratori.

    Zeng Yuqun, ha fondato Catl nel 2011 a Ningde, e 8 anni dopo ha creato la prima gigafactory di batterie in Germania, a Arnstadt, per garantire le forniture a Mercedes Benz e Bmw. Nel 2020 la Catl forniva le batterie a quasi tutti i produttori di auto elettriche compresa la Tesla, controllando con le sue partecipazioni i giacimenti di litio in Argentina e Australia, di nichel in Indonesia e di cobalto nella Repubblica Democratica del Congo. In questo modo la Cina puntava a diventare il primo fabbricante di auto elettriche nel mondo.

    Parallelamente, la Ganfeng di Xinyu nella Cina centrale è diventata il più grande produttore di idrossido di litio estratto in Australia (e poi in Argentina) e trattato in Cina (con poco scrupolo per l’ambiente). In Congo le ditta cinesi operano nell’estrazione del cobalto e alle scarse cautele ecologiche si affiancano condizioni di lavoro nelle miniere decisamente cattive.

  • Tutti gli occhi puntanti sulla Palestina. E mano libera per la Cina contro gli Uiguri

    La Cina, si sa, è il prossimo fronte su cui l’Occidente verrà sfidato dopo Ucraina e Israele. L’attenzione è tutta rivolta alla brame pechinesi verso Taiwan, ma – come verrà sottolineato a Ginevra il prossimo 30 novembre – già dal 2017 – un anno prima dell’ultima Revisione Periodica Universale (UPR) della Cina – il governo cinese ha intensificato la persecuzione di lunga data nei confronti dei membri della comunità etnica uigura, nonché dei kazaki, dei kirghisi e di altri gruppi a maggioranza musulmana e/o turca, usando il pretesto di combattere l’estremismo religioso e il terrorismo.

    Da allora numerosi esperti delle Nazioni Unite hanno documentato il ruolo del governo cinese nel commettere violazioni e abusi dei diritti umani nella regione uigura (denominata Regione autonoma uigura dello Xinjiang dal governo cinese). L’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani ha stabilito in un rapporto storico che la portata della detenzione arbitraria e discriminatoria degli uiguri e dei membri di altri gruppi a maggioranza musulmana e/o turca può costituire crimini contro l’umanità e che permangono le condizioni per gravi le violazioni dei diritti umani continueranno. Il Relatore speciale delle Nazioni Unite sulle forme contemporanee di schiavitù ha precedentemente avvertito che alcuni casi di lavoro forzato degli uiguri e dei membri di altre comunità di minoranze etniche potrebbero equivalere alla riduzione in schiavitù come crimine contro l’umanità. Inoltre, il Comitato delle Nazioni Unite per l’eliminazione della discriminazione razziale ha deferito la situazione nella regione uigura all’Ufficio delle Nazioni Unite per la prevenzione del genocidio e la responsabilità di proteggere.

    In assenza di discussioni formalmente obbligatorie sulla situazione dei diritti umani in Cina presso il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, l’imminente revisione dell’UPR della Cina nel gennaio 2024 rappresenta un’opportunità tempestiva e importante per rafforzare l’attenzione internazionale e discutere le azioni necessarie per prevenire ulteriori crimini contro l’umanità. Sebbene l’UPR sia un processo lungo e in genere non si traduca in un’azione immediata, è particolarmente utile per i paesi che già sperimentano atrocità, in quanto può fornire un forum per riflettere su diverse raccomandazioni per un’azione urgente, dare visibilità alle crisi in corso e confrontare le persone interessate. stato coinvolto nella perpetrazione di crimini atroci e far luce sulle sue azioni.

    Questo evento offrirà agli Stati membri delle Nazioni Unite l’opportunità di comprendere meglio la natura, la portata e il contesto delle atrocità in corso nella regione uigura e il valore aggiunto unico del processo UPR nell’affrontare la continua persecuzione guidata dallo Stato. La discussione metterà in luce come le informazioni e la documentazione esistenti provenienti da vari meccanismi e procedure delle Nazioni Unite possano essere utilizzate nell’UPR e negli sforzi successivi e complementari per mobilitare azioni di follow-up. Gli interventi di esperti daranno visibilità e visibilità al lavoro vitale della società civile nazionale e dei difensori dei diritti umani che documentano i crimini atroci commessi nella regione uigura.

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