cittadini

  • La Commissione accoglie con favore la raccomandazione del Consiglio su misure rafforzate per ambienti senza fumo

    La Commissione accoglie con favore l’adozione da parte del Consiglio della revisione della raccomandazione del Consiglio relativa agli ambienti senza fumo. La raccomandazione riveduta è volta a proteggere meglio le persone, in particolare i bambini, dal fumo passivo e dagli aerosol. È inoltre mirata a denormalizzare e scoraggiare l’uso del tabacco e dei prodotti emergenti, in particolare tra i giovani, e a combattere la dipendenza dalla nicotina.

    Il consumo di tabacco e nicotina è il maggiore rischio evitabile per la salute e la principale causa di morte prematura nell’UE. La raccomandazione riveduta invita gli Stati membri a estendere le politiche in materia di ambienti senza fumo alle principali aree all’aperto, quali i parchi giochi pubblici, al di fuori dei locali adibiti all’assistenza sanitaria e all’istruzione e degli edifici pubblici e alle fermate dei trasporti. La raccomandazione si concentra in particolare su una migliore protezione dei bambini e dei giovani dagli effetti negativi del fumo passivo.

    La raccomandazione fa seguito e si basa sulle azioni già intraprese a livello nazionale da alcuni Stati membri. La Commissione sosterrà gli Stati membri nell’attuazione della raccomandazione, anche con i finanziamenti dell’UE a titolo del programma EU4Health. Spetta a ciascuno Stato membro valutare e attuare la raccomandazione in base al rispettivo contesto nazionale.

    Ogni anno nell’UE si perdono quasi 700.000 vite a causa del consumo di tabacco. L’obiettivo del piano europeo di lotta contro il cancro è ottenere entro il 2040 una generazione libera dal tabacco, in cui meno del 5% della popolazione dell’UE utilizzi prodotti del tabacco.

  • Cibo, bollette e benzina: le famiglie italiane spendono ogni mese 1.200 euro

    Le spese “obbligate” sostenute mensilmente nel 2023 dalle famiglie italiane – vale a dire quelle che riguardano indicativamente l’acquisto di cibo, carburante e bollette – hanno raggiunto i 1.191 euro, pari al 56 per cento della spesa totale che, invece, in valore assoluto si è attestata a 2.128 euro. Un’incidenza in calo rispetto al dato del 2022 (57,1%), ma decisamente superiore alle quote che registravamo prima dell’avvento della pandemia. Lo afferma l’Ufficio studi della Cgia.

    Dopo il periodo del Covid e la crisi energetica che hanno caratterizzato il triennio 2020/2022, spiegano gli artigiani di Mestre, le spese “obbligate” si sono stabilizzate su soglie più elevate. Dei 1.191 euro di spesa mensile, 526 euro sono riconducibili all’acquisto di beni alimentari e bevande analcoliche, 374 per la manutenzione della casa, bollette e spese condominiali e 291 per i trasporti, ovvero per il pieno dell’auto e per gli abbonamenti su bus/tram/metro/treni. A questi 1.191 euro vanno sommati 937 euro che, invece, sono ascrivibili alla cosiddetta spesa complementare che fa salire la spesa complessiva media nazionale a 2.128 euro. Nel Sud l’incidenza delle spese fisse sfiora il 60%.

    Analizzando la situazione per aree geografiche, emergono forti differenze di spesa tra il Nord e il Sud del Paese. Se a Nordovest la spesa complessiva mensile nel 2023 è stata pari a 2.337 euro, nel Mezzogiorno ha toccato i 1.758 euro (-24,7%). Per quanto riguarda le spese “obbligate”, invece, è il Mezzogiorno a registrare un’incidenza di queste ultime sulla spesa totale più elevata d’Italia. Se nel Nordovest e nel Nordest la quota sul totale è del 55% circa, al Sud sale al 59,4%.

    Questo risultato è riconducibile al fatto che, in particolar modo, la spesa media per i beni alimentari del Mezzogiorno non ha eguali tra le altre ripartizioni geografiche. Se in termini monetari la spesa mensile media più importante nel 2023 per cibo, bollette e carburante è stata registrata dalle famiglie del Nord – in Trentino Alto Adige con 1.462 euro, in Lombardia con 1.334 euro e in Friuli Venezia Giulia con 1.312 euro – come detto precedentemente, l’incidenza delle spese obbligate sul totale è risultata più elevata nelle regioni meridionali – Calabria con il 63,4 %, Campania con il 60,8 % e Basilicata con il 60,2%.
    Un trend che preoccupa anche artigiani e commercianti, in quanto è evidente che anche i fatturati delle piccole realtà artigianali e commerciali ne risentono negativamente. “La crisi che ha interessato tantissime botteghe artigiane e altrettanti negozi di vicinato è sicuramente ascrivibile alle tasse, ai costi elevati degli affitti, alla concorrenza molto aggressiva praticata dalla grande distribuzione e alla forte espansione del commercio online, ma, soprattutto, dal calo dei consumi che, purtroppo, negli ultimi 10 anni ha riguardato le famiglie economicamente più fragili e quelle che costituiscono il cosiddetto ceto medio” spiega la Cgia.

    Per la Cgia di Mestre, non è da escludere che, con spese “obbligate” in grado ormai di “drenare” ben oltre la meta’ della spesa totale delle famiglie, i prossimi acquisti di Natale subiscano una frenata rispetto a quanto avvenuto nel 2023. L’anno scorso, infatti, le stime indicano che in Italia la spesa per i regali da mettere sotto l’albero è stata pari a poco più di 11 miliardi di euro. Quest’anno, invece, dovrebbe aggirarsi attorno ai 10 miliardi di euro (-9%). Le ragioni di questa contrazione vanno ricercate nella minore disponibilità di spesa delle famiglie, a fronte delle difficoltà economiche avvertite negli ultimi mesi, e dal fatto che sempre più persone anticipano l’acquisto dei regali di Natale a fine novembre, approfittando degli sconti offerti dal Black Friday.

  • La certezza del diritto

    Uno stato democratico si caratterizza attraverso la certezza del diritto che assicura equità tra i diversi poteri all’interno di una società sempre più complessa ed articolata. La stessa divisione dei poteri rappresenta lo scheletro di garanzie istituzionali dal quale poi vengono esercitati i diversi poteri nella piena e reciproca legittimità. In questo contesto democratico, la sola idea, si ribadisce la sola idea, di spostare l’appuntamento elettorale delle elezioni regionali, in scadenza nel 2025, all’anno successivo e, di conseguenza, aumentando di un anno il mandato in una carica, rappresenta un attacco senza precedenti non solo alla certezza di diritto ma anche alla tutela del diritto di voto attraverso il quale si esercita la volontà dei cittadini.

    A questi ultimi, infatti, verrebbe posticipato di un anno il diritto costituzionalmente garantito di confermare o meno la fiducia alla coalizione al governo, anche se regionale, dopo cinque anni che ora, nella proposta, diventerebbero sei.

    Pur essendo condivisibile l’obiettivo di istituire un unico Election Day per evitare la campagna elettorale perenne nel Paese, questa modifica della durata del mandato elettorale dovrebbe venire dichiarata all’ultimo appuntamento elettorale, non certo in corso d’opera e comunque escludendo le autorità in carica.

    In più, a “sostegno” di questa iniziativa si aggiunge una ulteriore miserabile motivazione individuabile nella volontà espressa del Vice Presidente del Consiglio di offrire la possibilità al governatore del Veneto in carica di inaugurare le prossime Olimpiadi del 2026.

    La sintesi si traduce nella modifica e nell’utilizzo per fini espressamente privati di una garanzia democratica, i tempi del mandato elettorale, per di più manifestata da un vicepresidente del Consiglio, espressione cioè del potere esecutivo, un potere concorrente rispetto a quello legislativo.

    In altre parole, quando il potere esecutivo intende modificare i principi istituzionali così come la certezza del diritto automaticamente si esce dal modello democratico per entrare in una selva oscura.

    Questa iniziativa rappresenta una strategia politica assolutamente priva di qualsiasi fondamento democratico, ed anche se potrebbe esprimere un sostanziale analfabetismo istituzionale, ma non certo giustificarla, risulta assolutamente inaccettabile e rappresenta un pessimo e molto pericoloso esempio di utilizzo delle prerogative democratiche finalizzate al perseguimento di obiettivi personali o di un singolo partito.

    L’election day rappresenta una delle fondamentali riforme da adottare per evitare di vivere in un paese in continua campagna elettorale, incapace quindi di elaborare qualsiasi programma a medio e lungo termine. Tuttavia va ribadito che il percorso verso la sua adozione dovrebbe escludere i rappresentanti attualmente in carica. L’idea di ridurre il perimetro di garanzia istituzionale attraverso la proroga di un anno del mandato elettorale offre il senso della cultura democratica di chi la propone e rappresenta un ulteriore insulto ai cittadini che vedrebbero rimandato di un anno il proprio diritto al voto.

    In ultima analisi questa proposta rappresenta il senso e la volontà di prevaricazione del potere esecutivo nei confronti delle garanzie istituzionali e della stessa certezza del diritto. La sola ignoranza non può più rappresentare una giustificazione accettabile.

  • Dalla caduta del muro di Berlino ai nuovi assetti mondiali: l’Europa si svegli

    Il 9 novembre 1989 abbiamo tutti festeggiato la caduta del muro di Berlino e la riunificazione della Germania che rappresentava anche una nuova speranza per un’Unione Europea più forte e coesa.

    A distanza di tempo rimangono ancora irrisolti i problemi dovuti alla riunificazione, non solo quelli economici, tutti gli stati europei hanno infatti, in misura diversa, contribuito a pagarne il costo, ma quelli culturali legati alla permanenza, per tanti anni, degli abitanti della Germania dell’est sotto il giogo comunista e senza conoscere il valore autentici della libertà e della democrazia.

    Oggi la Germania, per molto tempo pilastro fondamentale dell’Unione, sta vivendo una crisi preoccupante per i risvolti interni ed esterni: formazioni politiche estremiste, crisi di governo, riduzione della crescita sono problemi che, assommati a quelli derivanti dalla guerra russa contro l’Ucraina, dalla mancanza di unione politica e di difesa in Europa e dal nuovo corso che con Trump prederanno gli Stati Uniti, destano significative preoccupazioni.

    Il diverso corso che prenderà la politica statunitense verso l’Europa, anche tendendo conto degli altri risvolti internazionali, e l’attuale debolezza tedesca, che va di pari passo a quella francese, e non solo, dovrebbero finalmente convincere il Consiglio europeo ad affrontare immediatamente al proprio interno il confronto sulla urgente necessità di attuare quanto fino ad ora è stato solo enunciato e promesso.

    L’Europa è veramente unita solo se si dota, finalmente, di una politica comune di difesa e di progettualità sociale ed economica, senza l’Unione politica siamo destinati ad un inesorabile declino con catastrofiche conseguenze per noi e per i paesi nostri partner, a cominciare dall’Africa che è sempre più colonizzata da Cina e Russia.

    Il nuovo patto di offesa, più che di difesa, tra Russia e Corea del Nord, la ormai stretta amicizia tra Russia e Cina, la confluenza degli interessi di alcuni paesi Bric verso la ricerca di un diverso ordine mondiale, il che non significa solo modifica di assetti economici ma soprattutto di sistemi culturali e del concetto di libertà e democrazia, non consentono all’Europa ulteriori indugi.

    Anche a noi cittadini il compito di ricordarlo ai nostri rappresentanti nazionali ed europei, solo se sentiranno che la nostra voce è forte e decisa finalmente faranno seguire i fatti alle troppe parole inutili.

  • Le elezioni americane e la vittoria di Trump

    Le ragioni che spingono ogni elettore verso la scelta che farà sono sempre più di una e non ogni volta tutte coscienti perfino per chi vota. Figuriamoci come possano essere tutte chiare a chi cerca di spiegare politicamente il perché di consensi o di ostilità. Certamente, il più delle volte i motivi che spingono con quel voto a stare da una parte o dall’altra o da un’altra ancora sono magari irrazionali, seppur chi lo fa dà a sé stesso spiegazioni del tutto logiche. È ciò che succede nel tifo calcistico. Provate a chiedere ad un tifoso sfegatato perché tifa per quella certa squadra. Vi risponderà con una serie di ragioni apparentemente razionali, ma lui stesso in fondo ne dubita e non riuscirà mai a spiegarsi con sincera sicurezza i motivi di quella “passione”. In politica, quando ancora vivevano le ideologie contrapposte, tutto era più semplice, visto che quali fossero le “verità” e le motivazioni per giustificarle, seppur a posteriori, erano disponibili per tutti, ovunque e ogni giorno. Comunque esistevano i libri “Bibbia”, forse mai letti, che si potevano citare.

    Quando scomparvero le grandi contrapposizioni ideologiche i voti cominciarono a diventare sempre più “mobili” e le “chiese” dovettero fare i conti con “fedeli” sempre più incerti. Fu allora che cominciò a manifestarsi con un costante crescendo il fenomeno dell’astensionismo. Chi continuava a votare, pur mantenendo davanti a sé stesso ed agli altri una qualche ragione oggettivabile dovette, quindi, affidarsi alle personalità che meglio potevano rappresentare, a torto o a ragione, ciò cui aspiravano o immaginavano di aspirare. Frequentemente, il fenomeno avveniva attraverso quel meccanismo che gli psicologi chiamano “proiezione” e che consiste nell’attribuire al personaggio in oggetto obiettivi o caratteristiche che in realtà sono soltanto immaginate.

    Nonostante le evidenti differenze tra i sistemi politici europei e quello americano, in questo secondo caso e in particolare durante le elezioni presidenziali, la scelta è, almeno in parte, dovuta soprattutto alla personalità dei candidati e a come sono percepiti. Dico almeno in parte poiché negli USA la secolare divisione tra soli due partiti ha continuato per molti (ma, evidentemente, non per tutti) a restare una discriminante.

    Gli analisti politici (e gli pseudo-tali) hanno cercato, e a volte trovato, molte ragioni razionali per giustificare la scelta di voto tra Trump e Harris: il fenomeno dell’immigrazione, i problemi di disoccupazione dei colletti blu, l’inflazione, soldi spesi per guerre lontane e incomprensibili, la candidatura tardiva e l’evidente inadeguatezza della candidata democratica, ecc. Tutte motivazioni reali ma ciò che pochi hanno non sufficientemente evidenziato è la ragione psicologica inconscia che ha spinto molti elettori verso una direzione o l’altra. Non va dimenticato che tutti i candidati particolarmente in vista hanno sempre una loro storia, una loro identità, un loro qualche “programma” ma che sono anche oggetto di quella “proiezione” cui si accennava poco sopra. Ebbene, Harris è stata percepita come rappresentante di un sistema ora dominante, soffocante per il popolo e vicino alle élite; Trump come chi si batteva contro quel sistema.

    È innegabile che sia negli Stati Uniti sia nelle altre democrazie occidentali è in corso da tempo uno scivolamento sociale verso il cosiddetto “pensiero unico”. In particolare, proprio le cosiddette “sinistre” (negli USA i Democratici) ne sono i dichiarati interpreti e lo impongono a tutti grazie al controllo esercitato sulla stampa, al conformismo becero degli intellettuali e alla censura praticata in vario modo verso chi non sia “in sintonia”.  Sto parlando di quei presunti “valori” che vengono smerciati come universali ed assoluti, cioè come l’unica verità ammissibile. Eccone qualche esempio: la cultura woke, il politicamente corretto, l’enfasi sul “Bene” dell’immigrazione, l’ideologismo green e quell’assurda a-sessualità che è il pensiero gender. Il paradosso sta nel fatto che mentre nel passato le “sinistre” sembravano essere coloro che prendevano le parti delle minoranze contro la potenziale arroganza impositiva della maggioranza, oggi sono assurte ad essere diventate l’emblema della prepotenza di poche minoranze contro la maggioranza della popolazione.

    Da chi è composta questa “maggioranza”? Da chi sa o percepisce pur senza il coraggio di manifestarlo pubblicamente che il gender è una idiozia perché esistono maschi e femmine, che esistono etero e omosessuali, che esistono anche, seppur rari, i transgender, ma poi ci si ferma li ed il resto è solo frutto di poche fantasie malate o di chi, semplicemente, crede di sentirsi “moderno”. La maggioranza ha capito che la filosofia woke è la negazione delle proprie radici e non è quindi accettabile, ha capito che il battage sulla responsabilità umana dei cambiamenti climatici è per lo meno esagerata, visto che nella storia del nostro pianeta variazioni di clima molto importanti sono sempre avvenute anche in assenza di industrie e di uso del petrolio. La maggioranza ha capito che il politicamente corretto è pura ipocrisia o becero conformismo e che l’immigrazione incontrollata nei numeri e nel tipo di cultura è fonte di gravi tensioni sociali e favorisce la delinquenza. Ha anche capito, magari sempre inconsciamente, che anche nelle democrazie più storicamente consolidate esistono certi poteri (finanziari) sempre più forti che condizionano la politica e rendono quindi pura apparenza molti aspetti della lotta tra partiti. Nelle elezioni americane questi sentimenti, pur non essendo la sola ragione della vittoria di Trump, hanno giocato un grande ruolo. Se ci si chiede perché molti supposti elettori Democratici hanno votato a favore dell’aborto nei referendum e poi Repubblicano nelle elezioni una parte della spiegazione sta proprio lì. Chissà sa la nostra “sinistra” sarà capace di capirlo? Ma forse manca troppo di capacità introspettiva e di autocritica per capirlo.

    Trump, pur essendo un miliardario che, a differenza del mito americano non si era “fatto da solo”, pur essendo un bancarottiere e pure, probabilmente, un evasore fiscale è stato percepito come “il” personaggio anti-sistema. Il suo rompere le regole nel linguaggio, il suo maramaldeggiare le abitudini sociali, il suo essere ostracizzato dai media hanno fatto da colore alla sua esuberante personalità. In qualche modo, lo hanno reso credibile come uomo della riscossa di quelle fasce della popolazione che non potevano più identificarsi con la classe dirigente oramai solo autoreferente. Ciò che ha prevalso nella mente dei suoi elettori è il semplice buonsenso quotidiano contro “verità” incomprensibili e contro natura. Il fatto che le élite mediatiche, gli intellettuali conformisti e perfino la maggior parte delle star miliardarie e ingioiellate, si pronunciassero con una sola voce contro di lui lo ha reso ancora più appetibile agli occhi di chi si sentiva vessato da “verità assolute” non sue ma non aveva mai avuto il coraggio, o il modo, di dirlo apertamente.

  • Il progresso non è solo far camminare più velocemente il treno, è anche tirare il freno quando serve

    A riprova di quanto sia illusorio, in presenza di eventi storici, ritenere che l’immediato futuro sia migliore del recente passato, è sufficiente ricordare anche per sommi capi cosa è accaduto dall’ultimo decennio del XX secolo al secondo decennio del XXI.

    In soli trent’anni è radicalmente mutato il mondo intero, da ogni punto di vita: geopolitico, economico, sociale, culturale, scientifico…

    Dal 1989 ad oggi: cade il muro di Berlino, scompare l’Unione Sovietica, finisce la guerra fredda…L’undici settembre, il terrorismo internazionale, Al Qaeda e Isis, la invasione dell’Afghanistan e dell’Iraq, le stragi islamiste in Europa, le primavere (?) arabe, riesplode il conflitto Israele/arabopalestinese, le due intifada e l’uccisione di Rabin, la guerra civile in Siria e Libano, il pericolo della teocrazia iraniana, la strage del 7 ottobre e le note, attuali conseguenze.  E ancora: l’imperialismo neozarista di Putin, l’invasione della Crimea e dell’Ucraina, l’ascesa al rango di potenza globale della Cina capitalcomunista, truppe nordcoreane a fianco dei russi…La Brexit e la debolezza dell’Unione europea….

    Contemporaneamente a questi enormi sconvolgimenti geopolitici, in Vaticano si succedono tre papi, due dei quali sono tali contemporaneamente…Il fallimento della Lehman Brothers e la crisi dei mutui subprime determinano una recessione economica globale con enormi ripercussioni sociali non solo nell’Occidente liberalcapitalista. Inoltre, il Covid fa rivivere la peste dei secoli bui mentre la scienza apre nuove frontiere e pone inediti quesiti etici nel campo medico (utilizzo delle cellule staminali), in quello filosofico (intelligenza artificiale), in quello culturale (realtà virtuale e fake news dei socialmedia).

    Assodato che, con buona pace di Fukujama, la storia non è finita nel 1990, anzi…non è difficile comprendere perché oggi la società occidentale è e si sente disorientata, priva di solidi ancoraggi valoriali, di certezze che infondano sicurezza (o almeno non generino paure). Viviamo tempi oggettivamente ansiogeni e agli sconvolgimenti del passato più recente si sommano cupe, ma non necessariamente infondate, previsioni circa il rischio di una nuova guerra mondiale, di ondate migratorie di enorme consistenza, dell’imminente tracollo dell’ecosistema globale. E c’è finanche chi teorizza che il futuro sarà segnato dal postumanesimo.

    Tutto ciò spiega perché nelle società occidentali sono sempre meno coloro che confidano nelle “magnifiche e progressive sorti” dell’umanità e sempre più numerosi sono coloro che pensano che “il progresso non è solo far camminare più velocemente il treno, è anche tirare il freno quando serve” (Benjamin Franklin).

    Negli ultimi anni, sul piano politico elettorale, il “freno” è stato individuato dagli europei prevalentemente nelle forze di destra, molto diverse tra loro e non sempre tra loro compatibili, ma con un profilo culturale e valoriale caratterizzato da alcuni importanti elementi comuni. A partire dalla difesa della identità delle comunità nazionali: una identità formatasi nel tempo sulla base di valori e tradizioni, usi e c costumi, condivisi perché da sempre trasmessi di padre in figlio, una generazione dopo l’altra.

    Avere coscienza della propria identità, cioè sapere in ragione di quali radici profonde, che non gelano, “si è quel che si era e si sarà” (Roger Scruton) rassicura, protegge dal timore di un futuro peggiore del presente. La destra l’ha compreso perché lo ha sempre saputo e quasi ovunque (ma le eccezioni ci sono e vanno denunciate) ha ben chiara la differenza valoriale tra uguaglianza ed omologazione, tra patriottismo e nazionalismo, tra etnia e razza, tra integrazione e cosmopolitismo, tra laicità e laicismo, tra libero mercato e finanziarizzazione dell’economia, tra europeismo e burocrazie di Bruxelles…

    Al contrario la sinistra, almeno nella sua componente riformista e liberale, non più postcomunista e non più  anticapitalista, paladina dei diritti civili ma dimentica dei diritti sociali e del tutto insensibile all’armonia tra diritti e doveri…La sinistra che “parla di becero populismo ogni qualvolta si accorge che il popolo non la segue più” (Jean Michel Naulot) non annette alcuna importanza alla identità come valore, come caratteristica  positiva da armonizzare, come tratto distintivo di ogni essere umano e di ogni popolo…E così, mentre la società europea chiede al macchinista (la politica) di azionare il freno, la sinistra lo invita ad accelerare la corsa verso ..il nichilismo assoluto. Esagerazione? Non è forse vero che l’ultima versione della sinistra liberal auspica la cancellazione della storia?  Quindi via le statue di Colombo e l’effige di Lincoln (proprietario di piantagioni di cotone e quindi schiavista), basta con le definizioni di caucasico, africano, asiatico perché razziste, abolizione della distinzione di genere perché sessista…. e tante altre assurdità “politicamente corrette”.

    È anche in ragione di ciò che, come ha scritto Luca Ricolfi nel suo bel libro La Mutazione, “0ggi la destra culturalmente può contare di una sorta di valore aggiunto…la difesa dei deboli e la libertà d’espressione sono migrate a destra…”

  • Nuove norme per rafforzare la cibersicurezza dei soggetti critici e delle reti essenziali dell’UE

    La Commissione ha adottato le prime norme di attuazione sulla cibersicurezza dei soggetti critici e delle reti essenziali ai sensi della direttiva relativa a misure per un livello comune elevato di cibersicurezza nell’Unione (direttiva NIS2). L’atto di esecuzione delinea le misure di gestione dei rischi di cibersicurezza e i casi in cui un incidente deve essere considerato significativo e segnalato alle autorità nazionali da parte delle aziende che forniscono infrastrutture e servizi digitali. Si tratta di un altro passo importante per rafforzare la ciberresilienza delle infrastrutture digitali critiche europee.

    Dal 18 ottobre 2024, tutti gli Stati membri devono applicare le misure necessarie per conformarsi alle norme di cibersicurezza NIS2, comprese le misure di vigilanza e di esecuzione.

  • Il 12° mese europeo della cibersicurezza si concentra sulla sensibilizzazione alle tattiche di manipolazione online

    L’edizione di quest’anno del mese europeo della cibersicurezza affronta la crescente tendenza dell’ingegneria sociale che vede i truffatori ricorrere a furti d’identità, messaggi di phishing o false offerte per ingannare le persone inducendole a compiere determinate azioni online o a fornire informazioni sensibili o personali.

    Questa campagna annuale mira a promuovere la sensibilizzazione alla cibersicurezza e alle buone pratiche. La Commissione europea sostiene la campagna del mese della cibersicurezza organizzando nel mese di ottobre eventi in tutta Europa. Il materiale promozionale più efficace e innovativo sulla cibersicurezza riceverà un premio.

    L’evento inaugurale avrà luogo dal 2 al 4 ottobre presso il Comitato economico e sociale europeo e il Comitato delle regioni a Bruxelles. Registrandosi sarà possibile seguire e partecipare all’evento online.

    L’indagine Eurobarometro della Commissione sulle competenze di cibersicurezza, pubblicato nel maggio 2024, sottolinea la necessità di sensibilizzare e formare alla cibersicurezza, in particolare dal punto di vista delle imprese dell’UE. L’accademia per le competenze in materia di cibersicurezza della Commissione, una piattaforma che riunisce corsi e iniziative per lo sviluppo di competenze di cibersicurezza in tutta Europa, è accessibile a tutti online.

  • Eurobarometro: gli europei ritengono di aver bisogno di maggiori informazioni per prepararsi alle emergenze

    La Commissione europea ha pubblicato i risultati di un sondaggio di opinione dal quale emerge che la maggior parte dei cittadini dell’UE ritiene di aver bisogno di maggiori informazioni per prepararsi alle catastrofi e alle emergenze. L’indagine rivela inoltre che i cittadini si sentono esposti principalmente ai rischi legati agli effetti dei cambiamenti climatici, ma anche ai rischi sociali e di sicurezza.

    Nella recente indagine Eurobarometro è stato chiesto ai cittadini dei 27 Stati membri quali fossero la loro esposizione percepita ai rischi di catastrofi, il loro livello di conoscenza e le fonti che utilizzano per informarsi sui rischi di catastrofi. Nell’indagine è stato inoltre chiesto quanto fossero preparati alle catastrofi e quanto si fidassero dei servizi di emergenza e delle autorità.

    I cittadini di 17 Stati membri si sentono maggiormente esposti a eventi meteorologici estremi quali tempeste, siccità e ondate di calore. È in Portogallo e a Cipro le persone intervistate si sentono più esposte agli incendi boschivi, mentre in Bulgaria alle inondazioni. Le risposte sono state notevolmente diverse in Svezia, Danimarca e Repubblica Ceca, dove le minacce alla cibersicurezza sono in cima alla lista. Per quanto riguarda l’esposizione personale percepita, in Germania sono in cima alla lista le tensioni politiche o geopolitiche, in Estonia le perturbazioni delle infrastrutture critiche e in Finlandia le emergenze sanitarie.

  • Dall’evasione fiscale al sistema bancario

    All’interno di un sistema democratico ogni forma di pagamento dovrebbe rappresentare la manifestazione di una libera scelta del cittadino rispetto al pagamento per un qualsiasi acquisto e proprio per questo dovrebbe risultare legittima in ogni sua forma di espressione.

    La continua pressione, invece, nella sola direzione a favore dei pagamenti attraverso la moneta elettronica, soprattutto da parte di quelle forze politiche ed istituzionali italiane ed europee, e che si considerano liberali o addirittura progressiste, quindi più vicine alle incombenze del cittadino comune, suscita dubbi e probabilmente esprime anche una certa complicità con il sistema bancario.

    Andrebbe ricordato come con l’utilizzo dei pagamenti elettronici (una forma assolutamente comoda anche per chi scrive) si pagano ogni giorno tra i 150 ed i 180 milioni in commissioni.

    In un mese, quindi, questa somma diventa di 4,5 miliardi di euro e in un anno di trasforma in oltre 54 miliardi di risorse sottratte al processo di creazione di  valore aggiunto e trasformate in una  semplice commissione pagata al sistema bancario.

    L’evasione fiscale in Italia ammonta nel 2021 a 81 miliardi di euro di imponibile (compresa però anche quella contributiva) e nel 2023 sono state recuperate, secondo l’Agenzia delle Entrate, oltre 24 miliardi di imposte evase, proprio grazie, cosi si afferma, al maggiore utilizzo delle carte di debito e di credito e quindi alla tracciabilità dei pagamenti.

    Dalla semplice considerazione nel confronto tra i numeri  emerge come l’utilizzo della moneta elettronica rappresenta più  lo strumento “perfetto” finalizzato alla trasformazione di una ipotetica evasione fiscale in utili a favore del sistema bancario, in quanto per recuperare 24 miliardi di imponibile il costo complessivo risulta di circa 54 miliardi, con un saldo a tutto favore del sistema bancario.

    In altre parole per un euro recuperato di evasione fiscale il sistema bancario ne incassa due (2).

    Per questo semplice motivo, allora, il recupero anche dell’intero ammontare dell’evasione fiscale non potrà mai tradursi in una riduzione della pressione fiscale (“paghiamo tutti per pagare di meno”) ma diventa già da oggi semplicemente un ulteriore arricchimento ingiustificato del sistema bancario in quanto già ora le commissioni rappresentano il 57% degli utili degli istituti.

    Nessuno intende giustificare l’evasione fiscale ma risulta evidente come la moneta elettronica rappresenti lo scettro del potere del sistema bancario che esercita sulle masse di consumatori. In cambio, lo stesso sistema acquista i titoli del debito pubblico che assicurano la libertà di crescita nella spesa pubblica alla classe governativa e politica.

    La diarchia (*) trova la propria massima espressione nello storytelling della lotta all’evasione fiscale.

    (*) novembre 2018 https://www.ilpattosociale.it/attualita/la-vera-diarchia/

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