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  • Il Premierato rischia di trasformare la Democrazia Italiana in Democratura

     L’aspirazione ad una Repubblica Presidenziale, che la Destra italiana ha coltivato per decenni, ha una sua valenza oggettiva sul piano del superamento di un sistema parlamentare, che ha sempre avuto il limite di governi deboli e con scarsa capacità di continuità ed incidenza, specie in riferimento alle riforme.

    Ma, come spesso accade in Italia, una ipotesi lineare di una democrazia presidenziale alla francese, che personalmente ho sempre pensato fosse la soluzione più vicina alle nostre tradizioni politiche, ma anche statunitense, magari con contrappesi più incisivi di quelli esistenti negli U.S.A., non poteva essere presa in considerazione, non perché non fosse la cosa giusta, ma semplicemente perché è nel DNA della nostra classe politica, il virus dell’UCCS (ufficio complicazione cose semplici) e quindi si è preferita la scelta dell’oggetto misterioso del Premierato che, lungi dall’essere una trovata intelligente, è un sistema alieno, sconosciuto e misterioso, con tanti difetti e di fatto nessun pregio, che non risolve nessuno dei processi di cambiamento che dovrebbero innescarsi con la sostituzione della forma di governo Parlamentare con quella appunto Presidenziale.

    Non starò a elencare adesso tutti i limiti della proposta di Premierato, ben conosciuti, a partire dall’inesistenza, non a caso, di precedenti storici di ricorso a tale forma di governo, ad eccezione di un brevissimo e subito dopo abolito tentativo dello stato di Israele, o dell’assenza di un tetto minimo per l’elezione, anche per giustificare il 55% di maggioranza parlamentare assegnata al vincitore, al di sotto della quale ricorrere al ballottaggio, e tante altre discutibili peculiarità della proposta, ma vorrei concentrare questo intervento su due aspetti fondamentali, per sottolineare la differenza tra democrazia e democratura, per chiarire il rischio che corre il Paese.

    Intendo alludere alla esigenza preliminare ad ogni modifica costituzionale possibile, della riforma della legge elettorale, con la restituzione del diritto di scelta ai cittadini dei loro parlamentari alla Camera e al Senato, ed alla assoluta priorità di introdurre la garanzia dei contrappesi, che sono lo strumento fondamentale per garantire la Democrazia.

    Appare incredibile che il dibattito, anche da parte delle opposizioni al governo Meloni, non ha fino ad ora, almeno nelle cronache dei media, toccato nessuna di queste due questioni, che al contrario appaiono fondamentali, oltre che necessariamente propedeutiche a qualsiasi operazione di riforma costituzionale.

    Incredibilmente il problema principale sembrerebbe addirittura quello di non offendere i sentimenti del Presidente della Repubblica in carica, e quindi di evitare una qualsiasi riduzione dei suoi poteri, che invece di fatto sono fortemente ridotti, e si sarebbe deciso lo strano oggetto del Premierato, apparentemente solo per questo, inventando un meccanismo barocco, appunto per giustificare la parità, che però non c’è, tra Premier eletto dal popolo e Presidente della Repubblica eletto dal Parlamento.

    Ma non si può fare alcuna riforma seria se il problema diventa personale, confondendo l’uomo con la carica.

    Le riforme costituzionali si devono fare con una visione dei guasti del passato e del presente, e le soluzioni per il futuro.

    Per questo occorre metter da parte il Premierato e piuttosto tornare ad una visione di Presidente della Repubblica eletto dal Popolo, così come ad un Parlamento eletto dai cittadini e non nominato dai capi partito, che sono anche i candidati al Premierato, perché si creerebbe solo un sistema dell’uomo o della donna soli al comando, perché con un parlamento come quello in carica di nominati, non c’è alcun contrappeso, ma solo yes-man pronti a qualsiasi obbedienza, pur di mantenere la poltrona.

    Il 21 dicembre prossimo sarà il diciottesimo anno da quando fu approvato lo sciagurato sistema elettorale del “Porcellum”, e da allora l’Italia vive la tragedia dell’assenza quasi totale di parlamentari in rappresentanza dei territori, che sono lasciati a se stessi, come dimostra l’assurda vicenda dell’Autonomia Differenziata, che registra incredibilmente l’assenza di qualsiasi difesa del Mezzogiorno da parte di nessun parlamentare della maggioranza, malgrado sia chiara la conseguenza devastante di una riforma che di fatto abolirà il Sud e non solo.

    Se non si ritorna alla restituzione del diritto di scelta ai cittadini elettori dei Parlamentari, e si dovesse approvare la riforma del Premierato con gli yes-man in parlamento, sarebbe la fine della Democrazia e l’inizio di un’altra narrazione più somigliante alla logica della Democratura.

  • Una domanda al Sindaco Sala

    Come si può conciliare l’idea di una Milano sempre più verde, a dimensione umana, fruibile sia da chi ci lavora, ci vive come da chi la frequenta per turismo con i gravissimi ritardi che anche la sua amministrazione, al secondo mandato, non è riuscita a risolvere mentre ad ogni pioggia il Lambro ed il Seveso esondano procurando danni economici immensi ed innumerevoli disagi?

    Forse prima delle piste ciclabili, che non hanno risolto il traffico e spesso lo hanno reso più difficoltoso per tutti, ciclisti compresi, non sarebbe stato necessario pensare a come impedire che metà città rimanesse periodicamente sotto l’acqua e il fango?

    Prima di rifare, per altro malamente, piazzale Lavater, giusto per fare un esempio tra i tanti, non sarebbe stato più saggio, pensando agli abitanti di Milano, occuparsi di realizzare subito le vasche necessarie al contenimento delle acque e tutto quanto, fin dal 1976, si sapeva che serviva per evitare i periodici allagamenti?

    Certo vi sono responsabilità anche delle amministrazioni precedenti ma più errori non fanno una ragione e se altri, che comunque non avevano sposato l’ideologia verde in modo oltranzista, non si sono mossi questa non è una giustificazione per Lei sindaco Sala.

    Così come non esistono giustificazioni per la mancata manutenzione del verde che ha portato al crollo di molti alberi centenari ed al depauperamento dei pochi giardini della città, a partire da quelli di corso Venezia e dei Bastioni.

    Oggi, e da molti anni, i cittadini che abitano in centro, grazie a Lei, devono pagare per entrare a casa propria con una evidente lesione della proprietà e della libertà individuale e gli abitanti di un’altra parte della città devono pagare per i danni subiti dalle inondazioni che si sarebbero potute evitare.

    Mentre si spendono denari pubblici per opere non di immediata urgenza quelle necessarie, da anni, non sono realizzate, la metà del patrimonio immobiliare pubblico è inutilizzabile in attesa di ristrutturazioni che non sono mai fatte come non è stato mai messo in cantiere un piano di edilizia popolare mentre dagli studenti ai lavoratori di alzano proteste per l’impossibilità di trovare alloggi a prezzi accessibili.

    Signor Sindaco pensa veramente di aver fatto il bene di Milano o non piuttosto di qualche gruppo politico ed economico?

  • Padova: un classico esempio di economia circolare

    Mai come in questo periodo la decisione del Comune di Padova di aumentare il costo del parcheggio rappresenta una visione miopie e deleteria per l’intera comunità.

    Con una crisi economica ormai conclamata (fatturato industria ad agosto -5% anno, -0,4% sul mese, sul mercato interno -5,7% anno, -0,6% mese) ed all’interno di un contesto internazionale disastroso e conseguenza di un anno di pandemia e con ben due guerre in corso, questo ennesimo aumento si manifesta con una mancanza di visione futura che si riflette accrescendo nell’immediato la spirale inflattiva.

    Nella città del Santo, per disinnescare questa situazione di difficoltà legata alla minore disponibilità economica comune con l’intera comunità, si sono aumentati gli stipendi, +41% (*) del sindaco e degli assessori comunali, come previsto dal governo Draghi.

    Con l’obiettivo di sostenere questa ulteriore crescita dei costi della struttura ovviamente si devono aumentare i costi dei servizi ai cittadini. Va sottolineato, in più, come contemporaneamente questa politica amministrativa renda però sempre meno attrattiva la città di Padova e soprattutto meno competitivi, sotto il profilo economico, i piccoli negozi, per esempio, a tutto favore dei centri commerciali come dello stesso e-commerce.

    Va ricordato, infatti, come per buona parte dei cittadini sia impossibile adeguare i propri stipendi in rapporto alla crisi economica ed all’inflazione, quindi come un maggiore costo determini inevitabilmente la contrazione dei consumi. In più, la stessa redditività delle attività della città subirà una ulteriore flessione proprio a causa dell’aumento dei costi dei parcheggi ed alla diminuzione dei flussi.

    Ecco spiegato, con un semplice esempio “locale”, il concetto del ceto politico padovano di “economia circolare”.

    Questo principio di circolarità a completo onere dei cittadini, ovviamente, trova la propria espressione appunto non solo a livello locale, quanto a livello regionale, nazionale e soprattutto europeo con effetti proporzionati al livello istituzionale.

    La sintesi complessiva di questa circolarità risulta assolutamente evidente e viene confermata appunto dal costante impoverimento delle famiglie (https://www.ilpattosociale.it/politica/italia-sempre-piu-povera/).

    Non comprendere i deleteri effetti recessivi di questa “economia circolare” dimostra il senso di incompetenza unito ad un sostanziale disinteresse, e forse persino disprezzo, nei confronti delle “banali” priorità dei cittadini.

    (*) https://mattinopadova.gelocal.it/padova/cronaca/2023/09/28/news/stipendi_cosa_guadagnano_sindaci_padovani-13493362/

  • India to resume visa services for Canadians

    India will resume visa services for Canadians after they ceased in a major diplomatic row in September, India’s High Commission in Ottawa says.

    At the time, India said the move was due to “security threats” disrupting work at its Canadian missions.

    But the suspension came amid a serious dispute over the killing of a Sikh separatist on Canadian soil.

    Ottawa accused India of being behind the killing – an allegation New Delhi has called “absurd.”

    On Wednesday, officials said they will resume issuing some visas after reviewing the security situation at their missions, and in light of recent Canadian measures which they did not name.

    Services will reportedly resume on Thursday, and will apply to entry visas, as well as business, medical and conference visas.

    Relations between India and Canada reached historic lows after Prime Minister Justin Trudeau accused the country of being behind the murder of Hardeep Singh Nijjar, a Sikh separatist leader that was shot and killed in Surrey, British Columbia, in June.

    Police at the time described it as a “targeted killing”, but no suspects have yet been identified.

    Mr Trudeau has urged for India’s cooperation into the ongoing murder investigation, while stressing that Canada is not looking to escalate the rift with India.

    Canada recently withdrew dozens of its diplomats from India, after the country threatened to remove diplomatic immunity for them.

    India has said Canada had many more diplomats in Delhi than India has in Ottawa, and has demanded parity ever since the row between the two countries erupted.

    Twenty-one Canadian diplomats remain in India.

  • Emergenza casa: ricominciare dalle politiche di edilizia agevolata

    Mentre l’Europa non trova soluzioni concrete, efficienti e celeri per risolvere, almeno in parte, il problema immigrazione e decine di migliaia di persone, in Italia, sbarcano e non trovano una collocazione, aumenta in modo esponenziale anche il problema casa per gli italiani.

    La mancanza cronica di case popolari, per il degrado di vecchi stabili e per l’assenza, da decenni, di una politica abitativa, e l’aumento degli sfratti per la mancanza di denaro sufficiente a pagare l’affitto, dopo aver comperato il cibo, rendono sempre più evidenti i ritardi dei tanti governi che si sono succeduti e l’incapacità di troppi amministratori locali, a partire dalle grandi città.

    Per fornire un dato come esempio in Francia l’edilizia polare è il 16% del patrimonio abitativo complessivo mentre in Italia raggiunge appena il 3%.

    Agli sfratti bisogna poi aggiungere il gran numero di famiglie, di persone, che restano senza casa perché, non riuscendo a pagare le rate del mutuo, sempre più alte insieme all’aumento delle bollette di luce e gas, subiscono la messa all’asta della loro abitazione.

    Basta scorrere le pagine dei quotidiani, sia nazionali che locali, per trovare centinaia di annunci di aste giudiziarie.

    Il trauma di chi perde la casa è gravissimo ma diventa una inesorabile corsa verso il baratro se coloro i quali dovrebbero essere preposti alla soluzione del problema, che si trascina fin dagli anni 70 del secolo scorso e che si è acuito per l’arrivo di tanti migranti, non daranno indicazioni tassative ai comuni, alle regioni ma anche agli enti a capitale pubblico o misto.

    Un tempo, ad esempio, si costruirono le case a riscatto, per i dipendenti delle poste, per i ferrovieri, per diverse categorie di lavoratori, perché non ricominciare con politiche di edilizia che aiutino le persone a ritrovare serenità in una casa a canone agevolato o a riscatto, perché lasciare degradare ancora quel patrimonio abitativo e pubblico che potrebbe, risanato in breve tempo, risolvere i problemi di tante persone?

    La mancanza di una casa è una vera tragedia per ogni persona così come diventa una tragedia vivere in certi quartieri come Caivano dove la criminalità organizzata e la delinquenza giovanile spadroneggiano.

    Tutti i sindaci dovrebbero fornire al governo una mappa dettagliata delle situazioni a rischio, del patrimonio pubblico utilizzato o non messo a frutto, di quanto è ancora in attesa di ristrutturazione e di quali sono i tempi per renderlo agibile o per l’affitto o per la vendita ed il governo dovrebbe agire di conseguenza prendendo quelle iniziative che non hanno bisogno di dichiarazioni ad effetto ma di passi celeri e concreti.

  • Gli europei approvano le misure adottate per far fronte alla crisi energetica, promuovere la sostenibilità e sostenere l’Ucraina

    L’indagine Eurobarometro Flash pubblicata l’11 settembre mostra un sostegno schiacciante tra gli europei per le misure adottate nell’ultimo anno per proteggere consumatori e imprese dalla volatilità dei prezzi dell’energia e per promuovere la sicurezza energetica e la transizione verde. L’indagine conferma inoltre un ampio consenso tra i cittadini dell’UE a favore della promozione dell’industria delle tecnologie pulite per una maggiore competitività, come pure delle azioni intraprese dall’UE in risposta all’invasione russa dell’Ucraina.

    L’86% ritiene sia stato importante adottare iniziative a livello europeo nell’ultimo anno per limitare l’impatto immediato dell’aumento dei prezzi dell’energia su consumatori e imprese. Oltre 8 europei su 10 sono di tale opinione in merito alla promozione dell’uso sostenibile delle risorse naturali (86%), all’agevolazione dell’acquisto congiunto di gas da parte degli Stati membri dell’UE per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento (82%), alla creazione di partenariati con altri interlocutori a livello mondiale quali Regno Unito, Stati Uniti, Giappone e Australia (81%), alla riduzione delle eccessive dipendenze commerciali da paesi come la Russia o la Cina (80%) e al rafforzamento della competitività dell’industria europea delle tecnologie pulite (80%).

    Per quanto riguarda il futuro, l’86% ritiene che le scorte di gas nell’UE debbano essere ricostituite per evitare il rischio di penuria, l’85% che l’UE debba promuovere la produzione di tecnologie pulite all’interno degli Stati membri e il 79% che le misure dell’UE debbano mirare a ridurre il consumo energetico. Il 75% dei rispondenti ritiene che l’UE debba finanziare progetti comuni nel campo della difesa per sviluppare capacità e tecnologie strategiche di difesa.

    Un’ampia maggioranza degli europei ritiene inoltre che la guerra in Ucraina dimostri la necessità per l’UE di garantire la propria sicurezza energetica ed economica (85%) e di rafforzare la cooperazione militare tra gli Stati membri (75%) continuando a mostrare solidarietà all’Ucraina (71%).

    Gli europei restano favorevoli a sostenere l’Ucraina e gli ucraini. L’86% approva che l’UE continui a fornire sostegno umanitario alle persone colpite dalla guerra, il 77% accetta che le persone in fuga dalla guerra siano accolte nell’UE e il 71% è favorevole all’imposizione di sanzioni economiche nei confronti della Russia. Quasi 2/3 degli europei, rispettivamente il 67% e il 65%, ritengono che l’UE debba sostenere il percorso dell’Ucraina verso l’integrazione europea e l’integrazione del paese nel mercato unico. Infine, il 65% è favorevole a un sostegno finanziario ed economico all’Ucraina e il 57% ritiene che l’UE debba sostenere l’acquisto e la fornitura di materiale di difesa e la formazione militare all’Ucraina.

    Ai cittadini intervistati è stato inoltre chiesto se una serie di valori sia incarnata meglio dall’UE, da altri paesi del mondo o da entrambi in egual misura. Circa la metà di essi ritiene che l’UE incarni meglio “il rispetto dei diritti e dei valori fondamentali” (53%), “l’uguaglianza e il benessere sociale” (50%), “la tolleranza e l’apertura agli altri” (49%) e “la pace” (48%), seguiti a ruota dalla “solidarietà con i paesi all’interno e all’esterno dell’UE” (46%) e dal “rispetto della natura e protezione del clima e dell’ambiente” (45%). Per ciascuno di questi valori, circa 1 rispondente su 6 ritiene che altri paesi li incarnino meglio e circa 1 su 4 dichiara di sentirsi rappresentato sia dall’UE che da altre entità.

    L’indagine Eurobarometro Flash sulle sfide e le priorità dell’UE nel 2023 è stata condotta nei 27 Stati membri tra il 24 e il 31 agosto 2023. Sono stati intervistati online 26 514 cittadini dell’UE.

  • Quale democrazia: dal Diritto alla pianificazione del Premio

    Molti credono che la democrazia sia caratterizzata soprattutto dal riconoscimento del diritto di voto e questa  semplice opportunità la renda la  garanzia dei diritto dei cittadini.

    All’interno, invece, di un sistema politico in cui il sistema elettorale non permette agli elettori di scegliere i propri rappresentanti, i quali vengono posizionati dalle segreterie di ogni partito, ecco che la semplice manifestazione elettorale non rappresenta più l’elemento determinante di una democrazia. Anche perché questi eletti, ma sconosciuti ai propri elettori, si fortificano con l’assenza di un minimo vincolo di mandato (*) e quindi la distanza con il corpo elettorale si amplifica. La nostra democrazia, in più, risulta delegata, lasciando quindi un minimo spazio di azione ai cittadini.

    Esattamente l’opposto di quanto avviene in Svizzera dove, in virtù di una democrazia diretta, i cittadini vengono chiamati ad esprimere il proprio parere in relazione alle più diverse questioni sia economiche o di semplice viabilità esprimendo il proprio voto per via  postale.

    Ma una democrazia, pur se perfettibile, si annulla quando il Diritto perde la propria definizione in favore del concetto di Premio.

    Ed è esattamente quanto sta avvenendo in Piemonte dove un diritto riconosciuto alla libera circolazione (per di più se per recarsi al lavoro) viene sostituito da una limitazione, alla quale si potrà in parte derogare se il comportamento dell’automobilista risultasse in linea con i precetti stabiliti dall’ente pubblico.

    Ecco come si passa da una sgangherata democrazia ad uno  STATO ETICO il quale limita, a seconda della propria convenienza ed ideologia, prima e, successivamente, premia il comportamento virtuoso dei propri sudditi.

    Questo rappresenta un esempio di pianificazione economica e sociale di chiara ispirazione socialista successiva a quella culturale  da anni già evidentemente in atto.

    In altre parole, il Diritto perde le caratteristiche di venire riconosciuto ad ogni cittadino in quanto tale, ma viene limitato e successivamente ampliato grazie alla aderenza ai precetti istituzionali assumendo le caratteristiche del Premio.

    Il nostro Paese è già da tempo uno stato etico nel quale il DIRITTO riconosciuto a tutti i cittadini diventa un PREMIO ai  comportamenti dei sudditi.

    (*) la possibilità di rispondere agli elettori della propria attività in Parlamento.

  • Per la maggioranza degli europei la transizione verde andrebbe accelerata

    Secondo una nuova indagine Eurobarometro appena pubblicata, la grande maggioranza degli europei (93%) ritiene che i cambiamenti climatici rappresentino un grave problema su scala mondiale. Più della metà (58%) crede che la transizione verso un’economia verde andrebbe accelerata, soprattutto alla luce delle impennate dei prezzi dell’energia e delle preoccupazioni per gli approvvigionamenti del gas originate dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Dal punto di vista economico, il 73% degli europei concorda sul fatto che i costi dei danni causati dai cambiamenti climatici siano molto superiori agli investimenti necessari per la transizione verde. Tre quarti degli intervistati (75%) pensano che la lotta ai cambiamenti climatici favorirà l’innovazione.

    Quasi nove europei su dieci (88%) concordano sulla necessità di ridurre al minimo le emissioni di gas a effetto serra e di compensare allo stesso tempo le emissioni residue per far sì che l’UE raggiunga la neutralità climatica entro il 2050. Quasi nove europei su dieci (87 %) credono che sia importante che l’UE fissi obiettivi ambiziosi per aumentare il ricorso alle energie rinnovabili e una percentuale analoga (85%) ritiene altrettanto cruciale che l’UE intervenga per migliorare l’efficienza energetica, ad esempio incoraggiando i cittadini a isolare le abitazioni, installare pannelli solari o acquistare automobili elettriche. Sette intervistati su dieci (70 %) credono che ridurre le importazioni di combustibili fossili possa aumentare la sicurezza energetica e avvantaggiare economicamente l’UE.

    La grande maggioranza dei cittadini dell’UE (93 %) s’impegna già individualmente in favore del clima e opta per scelte sostenibili nella vita di tutti i giorni. Tuttavia, quando è stato chiesto loro chi debba farsi carico della lotta ai cambiamenti climatici, i cittadini hanno evidenziato la necessità di altre riforme che accompagnino l’azione individuale, segnalando anche la responsabilità dei governi nazionali (56 %), dell’UE (56 %), delle imprese e dell’industria (53%).

    I cittadini europei percepiscono inoltre i cambiamenti climatici come una minaccia anche nella vita quotidiana. In media, oltre un terzo degli europei si sente personalmente esposto ai rischi e alle minacce ambientali, una preoccupazione che in 7 Stati membri è condivisa da più della metà dei cittadini, soprattutto nei paesi dell’Europa meridionale, ma anche in Polonia e Ungheria. L’84% degli europei concorda sul fatto che gli interventi per combattere i cambiamenti climatici e risolvere le questioni ambientali dovrebbero essere una priorità anche per migliorare la salute pubblica, mentre il 63% degli intervistati ritiene che prepararsi agli effetti dei cambiamenti climatici possa avere conseguenze positive per i cittadini dell’UE.

  • Borsellino e Falcone: le verità negate

    Giusto, doveroso, necessario ricordare i due magistrati martiri non solo  della mafia perché ormai è chiaro che non sono solo gli esecutori materiali gli assassini

    Mancano ancora le borse, le agende, l’esamina approfondita e pubblica, lo studio vero, dei tanti documenti di Borsellino e Falcone e quanti altri documenti mancano all’appello?

    Quanti sono i morti: magistrati, carabinieri, poliziotti, giornalisti e persone della società civile che la mafia ha ucciso? Dov’è l’elenco completo dei loro nomi che possa ricordare a tutti gli italiani quale sacrificio di sangue è costata la ricerca di una verità che tutt’ora è negata!

    Quante di queste morti potevano essere evitate con una politica differente?

    Ricordare, ogni giorno, per dare vita ad una società diversa dove la commemorazione è seguita da azioni concrete che portino a squarciare, finalmente, il velo che ancora ricopre  azioni nebulose, complicità, silenzi dei quali tanti sono responsabili cominciando dall’alto perché, come diceva un vecchio tassista romano, il pesce puzza dalla testa.

  • L’indagine Eurobarometro rivela bassi livelli di alfabetizzazione finanziaria in tutta l’UE

    La Commissione europea ha pubblicato i risultati di un’indagine Eurobarometro sull’alfabetizzazione finanziaria nell’UE. L’indagine ha analizzato sia le conoscenze finanziarie che il comportamento finanziario (considerati congiuntamente come alfabetizzazione finanziaria) dei cittadini dell’UE. I risultati mostrano che solo il 18% dei cittadini dell’UE è dotato di un elevato livello di alfabetizzazione finanziaria, il 64% di un livello medio e il restante 18% di un livello basso. Esistono tuttavia notevoli differenze tra gli Stati membri. Sono appena quattro infatti gli Stati membri in cui oltre il 25% delle persone ottiene un punteggio elevato in termini di alfabetizzazione finanziaria: Paesi Bassi, Svezia, Danimarca e Slovenia.

    I risultati evidenziano inoltre la necessità che l’educazione finanziaria sia mirata su gruppi particolari, tra cui le donne, i giovani, le persone con redditi più bassi e le persone con livelli di istruzione inferiori, che tendono a essere mediamente meno alfabetizzate sul piano finanziario rispetto ad altri gruppi.

    Nel suo piano d’azione per l’Unione dei mercati dei capitali del settembre 2020, la Commissione ha ribadito che una solida alfabetizzazione finanziaria è al centro del benessere finanziario delle persone. Sulla scorta di tale piano nel gennaio 2022 la Commissione e l’OCSE hanno elaborato congiuntamente un quadro di competenze finanziarie per gli adulti. Inoltre, il 23 maggio la Commissione ha adottato una strategia di investimento al dettaglio. L’obiettivo è quello di consentire agli investitori al dettaglio (ossia gli investitori “consumatori”) di prendere decisioni di investimento in linea con le loro esigenze e preferenze, garantendo che siano trattati in modo equo e debitamente tutelati. Ciò rafforzerà la fiducia degli investitori al dettaglio per investire in sicurezza nel proprio futuro e trarre pieno vantaggio dall’Unione dei mercati dei capitali dell’UE. La strategia imporrà inoltre agli Stati membri di promuovere misure di apprendimento a sostegno dell’educazione finanziaria dei consumatori per quanto concerne gli “investimenti responsabili”.

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