disabili

  • Eredità

    Caro signore, non ricordo di avere letto il suo nome nelle recenti cronache che la descrivono autore di un pestaggio ai danni di un uomo gravemente infermo e incapace di difendersi.

    Tuttavia le va dato atto di avere agito con una certa nobiltà e senso della misura procurando, al mal capitato, solo un trauma cranico e varie lesioni.

    Davvero poca cosa se consideriamo che le era stato addirittura chiesto di allontanarsi da un luogo riservato.

    Il fatto poi che la sua vittima si aggrappasse, per stare in piedi, alla rete del campetto di calcio è un particolare che può facilmente e comprensibilmente esserle sfuggito nello stato di tensione cagionatole dalle forti aspettative legate alla presenza in campo del suo amatissimo figliuolo.

    Come vede mi sforzo di comprenderla inquadrando la sua condotta nel contesto di quella che definirei la banalità del nostro male quotidiano.

    E però mi prende un moto di disagio, il senso di una profonda ingiustizia e la sensazione di un doloroso rivissuto.

    Ora soccorrono antiche letture e so che, finalmente, posso almeno darle un nome: Maramaldo.

    Le riconosco, vede, un nobile casato e so che farà di tutto per mantenerlo e rafforzarlo.

    Temo però che, grazie al suo esempio ed alle sue cure, il suo giovane erede potrà’ essere un Maramaldo come lei, dentro e fuori il campetto di calcio.

    Spero di no. Auguri campioncino

  • Mascaretti chiede al Comune di Milano di fornire più alloggi per i disabili in cerca di casa

    Con una mozione in Consiglio comunale Andrea Mascaretti, capogruppo di Fdi, ha sollecitato l’amministrazione municipale a rendere “immediatamente disponibili per il SAT (servizi abitativi transitori, ndr) alcuni appartamenti comunali adatti ad accogliere persone disabili; a realizzare impianti ascensori negli immobili di proprietà del Comune di Milano e gestiti da MM SpA, laddove essendone sprovvisti, vi abitino persone disabili e/o persone anziane”.

    Ricordando che tra i compiti che il Comune di Milano si è assunto vi è quello di mettere a disposizione una quota di alloggi pubblici da utilizzare per servizi abitativi transitori ovvero da destinare a coloro che si trovino in una situazione di emergenza abitativa, da assegnare con un contratto di locazione per un periodo massimo di 12 mesi (rinnovabile una sola volta), Mascaretti segnala che una donna disabile costretta sulla sedia a rotelle, sola e bisognosa di cure, vive in un’abitazione sita al terzo piano di uno stabilimento privo di ascensore e l’anno scorso ha presentato domanda al Comune di Milano, Servizi Abitativi Transitori, per poter ottenere un alloggio a piano terra o a un piano elevato, ma con ascensore, per poter proseguire le sue cure serenamente e autonomamente. La donna però non ha ricevuto alcuna risposta alla domanda presentata perché, come spiega lo stesso Mascaretti in premessa alla sua mozione, lo stesso assessorato alla Casa gli ha fatto presente che nessuno dei 150 appartamenti destinati nel 2020 al SAT è idoneo ad ospitare un disabile con sedia a rotelle. Da qui la mozione che l’esponente di Fdi riferisce essere stata “condivisa dall’assessore alle politiche sociali Gabriele Rabaiotti” affinché “i prossimi appartamenti messi a bando dal Comune vengano resi accessibili per persone con disabilità e anziani con difficoltà motorie; che vengano installati gli ascensori dove possibile, ma soprattutto che ogni volta che si libera un appartamento a piano terra o in uno stabile con ascensore, venga reso subito disponibile per un cambio alloggio con disabili o grandi anziani che abitano nella stessa casa o nella stessa zona in appartamenti con barriere architettoniche”.

    A fronte di una popolazione complessiva di quasi 1 milione e 400mila abitanti, a Milano al 31 dicembre scorso risultavano essere state presentate 14.901 domande per l’assegnazione di alloggi popolari, ma – come è emerso nel corso della commissione consiliare online Casa-Lavori Pubblici, Erp di Palazzo Marino dello scorso 16 gennaio – solo 14 dei 560 alloggi resi disponibili (310 dal Comune con MM e 250 da Aler) sono accessibili ai disabili perché non presentano barriere architettoniche: 10 del Comune, 4 di Aler.

    Nel dettaglio i nuclei familiari che hanno presentato domanda solo per gli alloggi del Comune gestiti da MM sono stati 2.539, mentre quelli che si sono rivolti ad Aler sono stati 4.918; 7.444 famiglie hanno invece fatto domanda sia per gli alloggi Aler che per quelli comunali. Il 40% degli alloggi comunali è stato riservato agli indigenti, per un totale di 124 appartamenti, mentre Aler ha messo a disposizione degli indigenti il 20%, ovvero 50 case. Il totale degli alloggi riservati agli indigenti è di 164 su 560.

  • La Cassazione dispone parcheggi gratis per chi trasporta disabili

    Chi trasporta persone disabili che non hanno la patente e un’auto propria (ad esempio coloro che hanno problemi intellettivi o motori molto gravi) ha diritto a parcheggiare gratuitamente l’automobile in centro, negli stalli a strisce blu, quando gli spazi di sosta riservati a chi ha un handicap sono occupati. Lo ha deciso la Cassazione accogliendo il ricorso della onlus Utim (Unione per la tutela delle persone con disabilità intellettiva) contro il Comune di Torino che nel 2016 ha approvato un regolamento che prevede per i disabili con patente e autoveicolo il diritto a posteggiare gratis sulle strisce blu, escludendo da tale agevolazione i disabili non muniti di patente e autoveicolo salvo che non dimostrino di dover andare nel centro cittadino (almeno dieci volte nel mese) per esigenze di lavoro o di cura. Per gli ‘ermellini’ simile regolamento «è discriminatorio», diversamente da quanto stabilito dalla Corte di Appello di Torino nel 2017 che adesso dovrà «rimuovere» gli effetti della delibera del 2016 e risarcire le ‘vittime’.

    L’udienza in Cassazione si è svolta lo scorso 21 maggio e il 7 ottobre è stato depositato il verdetto: il Comune di Torino si è regolarmente costituito, per contrastare il ricorso della onlus Utim, ed è stato difeso dagli avvocati Massimo Colarizi, Giuseppina Gianotti e Susanna Tuccari «L’Amministrazione comunale torinese, in quanto verosimilmente conscia che gli appositi spazi riservati al parcheggio esclusivo degli invalidi sono normalmente insufficienti – scrivono i supremi giudici nella sentenza 24936 -, ha rilasciato ai disabili muniti di patente e proprietari di veicolo uno speciale permesso gratuito per il parcheggio sulle strisce blu del centro cittadino. Tuttavia nel far ciò – prosegue il verdetto -, il Comune ha contestualmente posto in essere una condotta discriminatoria indiretta di danni dei disabili (presumibilmente affetti da una patologia più grave) non muniti di patente e non proprietari di un autoveicolo, che necessitano per i loro spostamenti del necessario ausilio di un familiare, i quali possono fruire dello stesso permesso solo se in grado di documentare accessi frequenti nel centro cittadino per lo svolgimento di attività lavorative, di assistenza e cura». Ad avviso della Suprema Corte, «non vi è dubbio che una tale previsione si configuri come discriminatoria ai danni di quest’ultima categoria di disabili», in quanto non reputa «meritevole di tutela l’accesso gratuito del disabile al centro cittadino per motivi di mero svago e di relazione sociale (come invece consentito ai disabili con patente ed autoveicolo)». Aggiungono i giudici che il motivo della diversità di trattamento prevista dal Comune «risiede nell’intento di prevenire abusi nell’utilizzo del permesso speciale da parte degli stessi familiari», ma «se è pur vero che tale rischio esiste non può certo essere risolto negando un diritto», semmai occorre predisporre «un adeguato, e anche severo, sistema di controlli e sanzioni».

    Ora la Corte di Appello di Torino deve rimuovere gli effetti discriminatori della delibera estendendo il “beneficio” previsto per i disabili con patente ed autovettura anche ai disabili più gravi, e deve anche riesaminare le domande di risarcimento danni presentate dai disabili discriminati.

  • Doll e robotic pet therapy per la cura dell’Alzheimer

    Curare l’Alzheimer con la robotic pet therapy e la doll therapy. E’ quanto sta facendo la Fondazione Sacra Famiglia, importante realtà socio-sanitaria dedita alla cura e all’assistenza di disabili e anziani, attraverso  due progetti che, grazie all’utilizzo di bambole e di animali robotici, sono in grado di generare importanti benefici in pazienti affetti da demenza senile.  In entrambi i casi si tratta di cure non farmacologiche, utili a rievocare nei pazienti una memoria retrograda, oltre il mero ricordo, che vada a stimolare una riabilitazione e il mantenimento delle capacità biopsicosociali. Entrambe le terapie prevedono la presenza di un terapista occupazionale e la realizzazione di ambienti di vita funzionali alle esigenze del paziente come una nursering per la doll therapy dotata di zona fasciatoio, abiti da neonato, passeggino e bambole e un angolo salotto per la robotic pet therapy con un gatto robotico e un’ambientazione realistica.

    Gli utenti interagiscono con la bambola e il robotic pet in tre modalità differenti: su scelta autonoma, su intervento assistenziale in situazioni di disagio emotivo, oppure durante il trattamento riabilitativo in terapia occupazionale per migliorare e mantenere le proprie competenze.

    I due metodi innovativi adottati di Sacra Famiglia testimoniano a pieno l’orientamento del lavoro svolto dai professionisti della Fondazione: utilizzare possibilmente terapie non farmacologiche e sviluppare progetti di prevenzione, di riabilitazione e di terapia che permettano allo stesso tempo la gestione dei disturbi comportamentali ed il miglioramento o mantenimento delle funzioni corporee frequentemente associati alla demenza.

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