Lettere

Eredità

Mario Spizzico

Caro signore, non ricordo di avere letto il suo nome nelle recenti cronache che la descrivono autore di un pestaggio ai danni di un uomo gravemente infermo e incapace di difendersi.

Tuttavia le va dato atto di avere agito con una certa nobiltà e senso della misura procurando, al mal capitato, solo un trauma cranico e varie lesioni.

Davvero poca cosa se consideriamo che le era stato addirittura chiesto di allontanarsi da un luogo riservato.

Il fatto poi che la sua vittima si aggrappasse, per stare in piedi, alla rete del campetto di calcio è un particolare che può facilmente e comprensibilmente esserle sfuggito nello stato di tensione cagionatole dalle forti aspettative legate alla presenza in campo del suo amatissimo figliuolo.

Come vede mi sforzo di comprenderla inquadrando la sua condotta nel contesto di quella che definirei la banalità del nostro male quotidiano.

E però mi prende un moto di disagio, il senso di una profonda ingiustizia e la sensazione di un doloroso rivissuto.

Ora soccorrono antiche letture e so che, finalmente, posso almeno darle un nome: Maramaldo.

Le riconosco, vede, un nobile casato e so che farà di tutto per mantenerlo e rafforzarlo.

Temo però che, grazie al suo esempio ed alle sue cure, il suo giovane erede potrà’ essere un Maramaldo come lei, dentro e fuori il campetto di calcio.

Spero di no. Auguri campioncino

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