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  • Il 2025 sarà un anno pieno di ponti vacanzieri

    Dopo un anno “avaro” di ponti, ecco che arriva un generoso 2025 che ne ha ben 4 in più rispetto a quest’anno. Ottimizzando al massimo, infatti, con appena 9 giorni di ferie è possibile ritagliarsi più di un mese di vacanza, contando anche il sabato e la domenica. Insomma tante occasioni “ghiotte” da cogliere per i vacanzieri italiani ma anche opportunità in grado di tonificare il turismo interno, congiuntura economica e disponibilità finanziarie permettendo.

    Prova a fare dei calcoli su questo un’indagine di Cna Turismo e Commercio che l’agenzia Ansa ha pubblicato in anteprima: i “ponti” aggiuntivi rispetto al 2024 fanno perno sull’Epifania, che cade il 6 gennaio; sulla festa del lavoro del 1 maggio; sulla festa della Repubblica del 2 giugno; sull’Immacolata, che ricorre l’8 dicembre.

    Nel complesso questo mese di feste aggiuntivo spingerà oltre 12 milioni di vacanzieri italiani a pernottare fuori casa, con un media fra tre e quattro notti pro capite nei “ponti” lungo l’intero arco dell’anno per 45 milioni di pernottamenti complessivi. Il giro d’affari totale è quantificato in 9 miliardi di euro derivati da sistemazioni alberghiere e mangiare e bere principalmente, ma anche da spese per trasporti, attività esperienziali, iniziative culturali.

    Nello specifico l’anno che sta per iniziare inizia subito con un weekend lungo: l’Epifania cade di lunedì e consente di chiudere le vacanze natalizie sulla neve o in giro per l’Italia a cercare gli appuntamenti più divertenti per festeggiare la Befana. Carnevale, quest’anno dal 16 febbraio al 5 marzo, è come sempre l’occasione per organizzare settimane bianche o escursioni, nelle città d’arte o dove organizzano le sfilate carnevalesche più belle; le scuole chiudono dal 3 al 5 marzo, consentendo alle famiglie di fare una minivacanza da sabato a mercoledì, oppure con un paio di giorni di ferie in più anche un’intera settimana. Nel 2025 Pasqua e Pasquetta cadono di domenica 20 e lunedì 21 aprile: l’ideale per tre giorni di vacanza in montagna, nelle città d’arte o per la tradizionale escursione fuori porta. Ma la vicinanza del 25 aprile, che quest’anno cade di venerdì, regala un ponte perfetto per partire, unendo le festività di Pasqua alla festa della Liberazione: con appena 3 giorni di ferie si parte per 9 giorni all’estero, in crociera o in bici sulle ciclabili più spettacolari d’Italia.

    La festa dei lavoratori, il 1 maggio, è di giovedì: con un solo giorno di ferie è possibile fare una vacanza di quattro giorni e, anche in questo caso, le possibilità sono tantissime: dalle città d’arte alle terme, in una capitale europea o tra i borghi più belli d’Italia da scoprire lentamente. Il 2 giugno, festa della Repubblica, è un lunedì: un weekend lungo è l’ideale per un primo bagno di sole. Per progettare una vera vacanza però bisogna aspettare l’estate: Ferragosto cade di venerdì, regalando a chi lavora la possibilità di organizzare una fuga estiva di 3 giorni, senza prendere ferie. La festività successiva è Ognissanti: nel 2025 il primo novembre è un sabato, quindi non è da considerare un’occasione di evasione.

    L’8 dicembre, giorno dell’Immacolata, cade di lunedì, quindi poco utile per chi vuole fare un viaggio prenatalizio, ma ideale per tre giorni in montagna o tra i mercatini. Il Natale 2025 regala l’ultima vacanza dell’anno con interessanti opzioni: il 25 e il 26 dicembre sono, rispettivamente, un giovedì e un venerdì, quindi senza prendere ferie si possono fare 4 giorni di vacanza; ma con 2 giorni in più, si arriva a una vacanza di 8 giorni fino al primo gennaio, che cade di giovedì. Oppure ancora, con 3 giorni di ferie, la vacanza è molto più lunga, dal 24 dicembre al 6 gennaio, giorno dell’Epifania che cade di martedì. In totale sono 13 giorni di vacanza.

  • In attesa di Giustizia: il buon selvaggio

    Bravi, davvero bravi gli investigatori, sono Carabinieri, e bravo il P.M. che ha coordinato le indagini sull’omicidio di Sharon Verzeni: non era di facile soluzione come non lo è nessun delitto che – almeno all’apparenza – non ha un movente che può far risalire al possibile autore restringendo la rosa dei sospetti: e questo non ne aveva nessuno come si è accertato in seguito.

    Un lavoro certosino che è andato avanti settimane, per esclusione, scandagliando nella vita privata della vittima, ascoltando le persone a lei vicine, analizzando il contenuto del suo computer e del telefono cellulare, guardando ore di filmati delle telecamere di sorveglianza fino a portare l’attenzione su un misterioso ciclista notturno che avrebbe potuto essere un testimone e, invece, sembra proprio essere il responsabile di un fatto di sangue assolutamente gratuito, avendolo confessato, ed avendo alle spalle un passato di comportamenti anomali, aggressivi, ed un abuso di stupefacenti.

    Ha sortito effetto un richiamo alla cittadinanza affinchè qualcuno si facesse avanti per contribuire alla identificazione di quell’uomo che – comunque – dalle immagini ed in contestualità temporale era in prossimità del luogo del delitto e avrebbe potuto vedere qualcosa e invece…

    L’indagine è tutt’altro che finita: ci sono ancora zone d’ombra ma la macchina della giustizia sembra funzionare e bisognerà attendere il processo per averle completamente rischiarate ma, nel frattempo, serpeggia già nell’opinione pubblica un anelito di punizione corrispondente alla gravità del reato ed il Ministro Salvini si è subitaneamente messo alla testa delle brigate giustizialiste invocando una pena esemplare e senza sconti.

    Così non va per niente bene: la pena non deve mai essere esemplare, perché ciò implica che la amministrazione della giustizia serva a dare esempi svolgendo funzione di deterrenza,  ma giusta e quanto agli sconti è opportuno ricordare che non è più possibile ricorrere al il giudizio abbreviato, che prevedeva – e neppure sempre – la sostituzione dell’ergastolo (ipotizzabile in questo caso con le aggravanti che sono state contestate) con la pena a trent’anni di reclusione; caso mai, e non è invece da escludere a priori, l’imputato risultasse affetto da vizi di mente le conseguenze non sono certo quelle di un sistema troppo incline alla clemenza.

    Di esemplare, come si è voluto ricordare all’inizio, vi sono stati – viceversa – l’impegno e l’intuito degli inquirenti per i quali non vi è stata una sola parola di apprezzamento che da un rappresentante delle Istituzioni sarebbe stata la scelta migliore e l’unica da favorire mentre, secondo costume, non sono mancati i riferimenti alla origine etnica dell’indagato dimenticando due cose per nulla banali: che è nato e cresciuto in Italia con tutte le opportunità date da una famiglia già normoinserita, né più né meno come il giovane che ha contribuito ad individuarlo in maniera decisiva con la sua testimonianza e non ritiene neppure di dover essere ringraziato perché ha fatto solo il suo dovere civico.

    Probabilmente l’“Emile ou de l’education” di Rousseau non è posato sul comodino di Matteo Salvini e vi è quindi da dubitare che ne conosca la teoria del buon selvaggio secondo la quale nessun uomo nasce malvagio e che la natura – quindi l’origine – non insegna mai il male: quegli insegnamenti derivano, se mai, dal contesto, dalla società e dal modello di civilizzazione in cui si cresce e se due giovani, due “italiani” di seconda generazione sono uno l’antipodo dell’altro non è certo l’etnia su cui si misurano le sentenze. Nemmeno quelle della voce popolare.

  • Il 92% degli italiani non rinuncia alle ferie, ma fa vacanze più corte

    Secondo l’Osservatorio Findomestic rispetto allo scorso anno sono diminuiti (dal 12% all’8%) gli italiani che rinunciano a fare le vacanze. Si parte soprattutto con i familiari per cercare relax e benessere più che cultura. La spesa media prevista è di quasi 1.800 euro a famiglia, il 15% in più rispetto al 2023. I rincari maggiori percepiti per bar, ristoranti e alberghi.

    Il 92% degli italiani ha già programmato le vacanze (62%), o pensa comunque di farle (30%), ma per meno tempo rispetto alla scorsa estate. Secondo il focus dedicato al turismo dell’Osservatorio Findomestic (Gruppo Bnp Paribas), il 41% degli intervistati partirà per una settimana (era il 51% nel 2023), mentre il 27% solo per qualche weekend (9 punti percentuali in più rispetto all’ultima estate). Rimane stabile al 30% la percentuale di chi andrà in vacanza per due settimane e anche oltre. Solo l’8% degli italiani (era il 12% nel 2023) non farà, invece, alcun giorno di vacanza, soprattutto (per 1 famiglia su 2) a causa di una diminuzione del proprio reddito.

    “Gli italiani – commenta Claudio Bardazzi, Responsabile Osservatorio Findomestic – non vogliono rinunciare a godersi qualche giorno di riposo nonostante il momento incerto dal punto di vista economico: partiranno soprattutto per l’Italia (80%) e per il mare che resta la meta prediletta (72%), seguita dalle città d’arte (24%) e dalla montagna (18%). Si andrà in compagnia della propria famiglia (82%) più che tra amici (15%), si cercherà più benessere e relax (61%) che cultura o divertimento (24%)”.

    Gli italiani che pensano di partire per le ferie prevedono una spesa media intorno ai 1.785euro, in aumento del 15% rispetto ai 1.560 euro del 2023. Le famiglie con 4 o più persone riescono a contenere maggiormente l’aumento dei costi: prevedono un budget medio di 1.923 euro, 73 in più (+4%) rispetto ai 1.850 euro dello scorso anno. Nel complesso, quasi 7 famiglie su 10 (68%) pensano di spendere fino a 2.000 euro, il 15% tra 2.000 e 3.000 e soltanto il 7% oltre i 3.000 euro. “Il 68% dei vacanzieri di questa estate – continua Bardazzi – nota un aumento dei prezzi superiore a quello che si osserva in altri settori e i rincari più evidenti sono percepiti nei ristoranti e bar (65%), alberghi (58%), trasporti aerei e spiagge (41%)”. “Per contrastare la crescita dei prezzi e il calo del potere d’acquisto chi parte si propone di fare ferie “intelligenti”: il 72% cercherà di spendere il meno possibile, il 69% eviterà le mete più ambite e il 65% ha prenotato con largo anticipo per risparmiare, evitando nel 59% dei casi i periodi più centrali”.

    L’albergo è la struttura prescelta dal 34% degli intervistati (3 punti percentuali in più rispetto al 2023), ma anche le case in affitto e i residence risultano una soluzione molto gradita (30%, in linea con l’anno scorso). Al terzo posto troviamo i bed&breakfast con il 22% delle preferenze. “La necessità di cercare relax e benessere – ha aggiunto Bardazzi – emerge anche dalla scelta della destinazione: oltre 3 persone 10 per evitare complicazioni o brutte sorprese andranno in posti dove sono già stati o vanno di solito e il 25% sceglie nuove destinazioni solo affidandosi ai consigli degli amici”.

  • Catturati in Africa, internati in India

    Riceviamo e pubblichiamo la recensione di Franco Maestrelli del libro di Lucio Martino pubblicata su www.destra.it il 20 giugno 2024

    Leggendo sulle pagine dei giornali le polemiche pretestuose sorte dalle dichiarazioni del Generale Vannacci sulla Decima Mas si comprende come le vicende della seconda guerra mondiale siano immerse nella nube dell’ignoranza che avvolge anche i giornalisti più famosi. Vanno dunque ringraziati i divulgatori storici che nei loro libri frutto di accurate ricerche cercano di dissipare l’ignoranza trionfante. Lucio Martino dopo una lunga carriera nella redazione del Resto del Carlino si è impegnato nella scrittura di diversi saggi storici che spaziano dall’invasione dello Stato della Chiesa alla Grande Guerra nell’Adriatico ma soprattutto si è dedicato alle drammatiche vicende dei prigionieri italiani catturati in Africa settentrionale nel 1940 e internati in India.

    Questa testata si era già occupata del libro di Martino nel 2021 (https://www.destra.it/home/sei-anni-in-tibet-e-la-repubblica-fascista-dellhimalaya/) e ora è stato pubblicato il secondo volume che raccoglie molte altre storie tra i reticolati della prigionia in India ma anche, questa volta, in Oceania. Dopo la pubblicazione del primo volume, l’autore ha ricevuto da tutto il mondo lettere di figli e nipoti dei prigionieri in India che lo hanno spinto a scrivere un secondo libro mettendo insieme notizie e documenti ricevuti. Martino inizia il suo racconto con la descrizione dell’Operazione Compass che nelle battaglie di Sidi Barrani, Bardia e Tobruch vide cadere prigionieri 115 mila soldati italiani poi destinati alla prigionia in India. L’autore trova modo di raccontare sia l’eroismo di alcuni militari coinvolti in quella rotta, come il tenente bolognese Luigi Gombi decorato a Derna nel 1940 e caduto prigioniero a Bardia nel 1941. Tornerà dalla prigionia del campo di Yol, ai piedi dell’Himalaya, solo nell’agosto 1946 o il clima ostile che accoglierà il caporal maggiore del 1° Btg. CC.NN. Guido Giovannini che dopo anni di prigionia in India rientrato nella sua Cervia anche lui nell’agosto 1946 dovrà per mesi tenersi nascosto a causa della minacce dei partigiani.

    E rievocando il rientro dei prigionieri in Italia a guerra ormai abbondantemente conclusa ci si imbatte anche in un giallo irrisolto. Nel 1948 infatti il conte Milesi Ferretti già comandante del sommergibile Berillo e rimasto fino all’estate 1946 prigioniero in India e delle cui avventurose  fughe dal campo di prigionia si era occupato nel primo volume viene trovato morto e rimane il dubbio se sia stato ucciso o si sia suicidato scoprendo i troppi tradimenti dell’Alto Comando della Marina Militare.

    Nel secondo capitolo Martino riassume le vicende belliche che coinvolsero gli italiani nell’Africa Orientale circondata dai possedimenti britannici e si conclude dopo l’eroica difesa dell’Amba Alagi con il ritorno ad Addis Abeba del Negus Hailé Selassié e la fine dell’Impero. L’autore passa poi a raccontare le singole vicende belliche e di prigionia di moltissimi internati in India: generali, ufficiali e soldati che per sei anni ai piedi dell’Himalaya cercarono di sopravvivere in condizioni proibitive, sotto la guardia delle truppe indiane ai quali i britannici avevano fatto credere che gli italiani fossero cannibali …

    Vicende che uniscono l’antifascista Alfredo Morea finito volontario in Africa (e poi prigioniero) e il tenente Francesco Marini Dettina fatto prigioniero a El Alamein e diventato nel dopoguerra presidente della Roma Calcio. Gli ultimi capitoli sono dedicati a quei prigionieri che furono trasferiti dall’India in Australia e a Ceylon. Il volume è completato da l’elenco dei cimiteri militari italiani in India e dall’elenco dei prigionieri in India, Australia e Ceylon, da un’utile bibliografia e preceduto dalla prefazione di Massimo Ossidi presidente dell’Accademia di Oplologia e Militaria e da un breve ricordo scritto dal Generale Virgilio Vanni che negli anni Novanta era Addetto militare all’Ambasciata italiana di New Delhi.

    Lucio Martino, Catturati in Africa, internati in India. Storie tra i reticolati. Volume II. Eidon Edizioni, Genova 2023 (info@eidonedizioni.it) , pagine 256, euro 25,00

  • Ancora con nuove tasse patrimoniali?

    Gli italiani ne pagano già molte e non hanno bisogno delle alzate d’ingegno e delle astruse  proposte di qualche vero o presunto economista o di qualche politico che cerca un paio di righe sui giornali. Bastano ed avanzano le patrimoniali che già paghiamo, sperando di non essercene dimenticata qualcuna sono queste:

    l’Imu/Tasi, l’Imposta di bollo, il bollo auto, l’Imposta di registro e sostitutiva, il canone Rai-Tv, l’Imposta ipotecaria, l’Imposta sulle successioni e donazioni, i diritti catastali, l’Imposta sulle transazioni finanziarie e l’Imposta su imbarcazioni e aeromobili.

  • Italiani sempre più poveri: in 10.000 hanno chiesto aiuto nel 2023 alle mense francescane

    Non si arresta la povertà in Italia: complici l’inflazione e l’aumento del costo della vita, le famiglie e le persone più fragili sono sempre più in difficoltà. Sono già oltre 10.000 le persone che nel 2023 hanno chiesto aiuto alle 20 mense francescane di Operazione Pane per un pasto caldo e un sostegno con le spese quotidiane. Numeri che, inseriti nel quadro dei dati Istat, secondo i quali nel 2022 erano oltre 5,6 milioni gli individui in condizione di povertà assoluta, danno la misura della gravità della situazione.

    Tra chi chiede aiuto alle mense di Operazione Pane sono in crescita soprattutto le persone sole: nel 2023 sono state oltre 7.300, il 6% in più rispetto allo scorso anno; ma tante sono anche le famiglie, e quindi i bambini, che devono contare sull’aiuto dei frati per mettere un pasto in tavola. Nel 2023 le mense stanno supportando più di 1.400 famiglie, composte da più di 750 mamme, 650 papà e 1.400 bambini.

    A livello nazionale, nel 2022, sono state 2,18 milioni le famiglie in povertà assoluta e 1,27 milioni i minori in questa situazione.

    Dal 27 novembre al 23 dicembre torna la campagna solidale Operazione Pane, per sostenere le mense della rete: 20 realtà francescane distribuite su tutta la penisola, da Torino a Palermo, passando per Milano, Bologna, Roma, a cui quest’anno si aggiungono le due nuove mense di Cava de’ Tirreni (SA) e Reggio Calabria. Ogni mese insieme distribuiscono quasi 41.000 pasti. Operazione Pane è presente anche all’estero con 3 realtà in Ucraina, 1 in Romania e 1 in Siria.

    È possibile contribuire con un sms o una chiamata da telefono fisso al 45538.

    La campagna sarà attiva anche durante lo Zecchino d’Oro, in programma su Rai Uno, dal 1 al 3 dicembre, per l’edizione 2023 dal titolo La musica può. Da oltre 60 anni, infatti, lo Zecchino d’Oro e il Piccolo Coro dell’Antoniano ci insegnano che la musica può trasformarsi ogni giorno in un aiuto a chi è in difficoltà.

  • Italiani in Africa, terrorismo, Cina, catena alimentare nella presentazione a Milano di ‘Safari’ di Cristiana Muscardini

    Si è svolta a Milano, alla Fabbrica del Vapore, la presentazione di Safari, l’ultimo libro di Cristiana Muscardini intervistata dal giornalista Andrea Vento.

    Molte le domande fatte dal numeroso pubblico interessato anche ad approfondire i ruoli che Onu ed Unione Europea hanno giocato o non giocato rispetto ai problemi dell’immigrazione ed alle situazioni drammatiche che vivono gli abitanti di alcuni paesi africani per le carestie, la mancanza di acqua e per le guerre ed il terrorismo. Proprio sul problema terrorismo sia l’autrice che Vento hanno parlato del Corno d’Africa e della sempre difficile situazione in Somalia per gli al Shabaab che hanno portato il terrorismo in Kenya con numerosi e sanguinosi attentati.

    Nel libro sono rappresentati alcuni italiani che, nel dopoguerra, si erano trasferiti in Africa, trovando qui le più diverse esperienze ed avventure, partendo dai Mao Mao e dalla guerra di indipendenza in Kenya, l’autrice affronta anche i temi della catena alimentare, del bracconaggio, dello sterminio di rinoceronti ed elefanti, della necessità di convivenza tra animali selvatici e agricoltura essendo, entrambi, fonte di lavoro e miglioramento di vita.

    La Muscardini, sollecitata dalle puntuali e incalzanti domande di Andrea Vento, ha ricordato che così come gli europei, con tante esperienze comuni, sono diversi, per molti aspetti, da uno Stato all’altro così non si può parlare del continente africano senza conoscere le differenze che esistono tra i suoi paesi dal punto religioso, delle esperienze coloniali, della diversità delle ricchezze naturali e per la presenza, sempre più forte e a volte fonte di problemi complessi, della Cina e della Russia, che in Africa ha schierato anche i miliziani della Wagner, differenze che dovrebbero portare valutazioni geopolitiche più ampie rispetto a quelle fatte fino ad ora dall’Europa.

    Tra gli intervenuti lo scultore Stefano Soddu, Claudio Benedetti direttore generale di Federchimica, gli On. Dario Rivolta e Gabriele Pagliuzzi e l’On. Paolo Pillitteri, già sindaco di Milano.

  • L’Africa raccontata dagli italiani che vivono lì

    Riceviamo dal sito bancadipiacenza.it e pubblichiamo 

    «Un libro curioso, piacevole da leggere, in parte biografico, che dà una visione dell’Africa cogliendo le sensibilità di italiani che lì vivono» (Stefano Zecchi); «I libri, come i film, raccontano la nostra vita vista dagli altri. La mia ultima fatica editoriale fa questo: testimonia la quotidianità di chi ha deciso di spostare le proprie esistenze in Kenya piuttosto che in Tanzania. Perché l’ho scritto? Non c’è una ragione legata a un progetto, è nato per caso, con lo scopo di lanciare messaggi utilizzando le altrui esperienze» (Cristiana Muscardini).
    Questi alcuni flash del dialogo tra il filosofo-scrittore e l’ex europarlamentare autrice del volume Safari – Viaggio nella vita di italiani in Africa (Ed. Gruppo Albatros-Il Filo), presentato al PalabancaEventi (Sala Panini) per iniziativa della Banca di Piacenza. Istituto ringraziato dall’on. Muscardini, che ha mandato un saluto – alla memoria – a Corrado Sforza Fogliani, definito «Presidente in eterno», ricordato anche dal vicepresidente della Banca Domenico Capra nel suo intervento di saluto. L’autrice (esperta di questioni europee, di ambiente e terrorismo, studio a Milano ma Valtrebbia come rifugio, dove vive con Mario e Anastasia e gli inseparabili cani – Luna, Tatanka, Evita, Sirio – e gatti – BobBon, Neve, Mao Mao), assecondando le sollecitazioni del prof. Zecchi, ha spiegato la grande differenza tra europei e africani: «Noi europei, pur avendo storie in comune, siamo sì diversi ma cerchiamo di restare uniti nelle diversità. In Africa non è così: le religioni hanno creato fratture spaventose».
    L’ex docente di Estetica ha posto quindi l’accento sulla nuova colonizzazione dell’Africa da parte della Cina. «E’ un problema gravissimo», ha risposto l’autrice, spiegando che «la Cina ha fatto lì investimenti colossali in infrastrutture, di cui poi rimane proprietaria e da cui pretende un ritorno. Gestisce le attività industriali e paga gli operai africani 1 dollaro al giorno, creando tensioni sociali che spesso sfociano in sommosse. E qui l’Europa non è esente da responsabilità, avendo lasciato troppo spazio allo strapotere cinese».
    Il prof. Zecchi ha osservato come nel libro si trovino delle sottolineature che spiegano l’esistenza non di una sola Africa, ma di più Afriche che faticano a rapportarsi con la nostra cultura e che vivono situazioni esplosive, come l’ultimo conflitto Hamas-Israele dimostra. Durante l’incontro è stato anche approfondito un altro aspetto: molto spesso si giudicano le cose secondo il nostro parametro di democrazia, «ma la democrazia – ha rimarcato l’on. Muscardini – non la puoi portare da fuori, deve crescere all’interno dei popoli. Il mondo arabo ha bisogno di pane, di speranze di una vita migliore. È difficile, però, che possano accettare il nostro modo di vivere. Il momento è molto difficile: bisognerebbe dare a milioni di giovani qualcosa di diverso dall’integralismo. Ma è sbagliato aiutare direttamente i governi, che usano i soldi per scopi personali».
    Netto il giudizio del prof. Zecchi sulla colonizzazione dell’Africa da parte dell’Occidente («volgare e falsa»); l’illustre ospite si è chiesto: «Ma non li possiamo lasciare in pace? Loro stanno bene così. Invece in noi prevale la volontà di imporre un’idea di vita, di bene, perché continuiamo a pensare che ci devono guardare come persone che hanno qualcosa da insegnare». Una posizione che ha trovato d’accordo anche la dott. Muscardini, al netto della precisazione che «è giusto offrire tecnologia e istruzione senza imporre modelli», e lasciando ai presenti, in chiusura, questa suggestione: «Non ho mai visto un bambino africano piangere».

  • Cristiana Muscardini torna in libreria con il libro ‘Safari’

    Dopo diverse pubblicazioni sui temi europei, sul terrorismo e sul covid Cristiana Muscardini torna in libreria con il libro Safari edito da Albatros.

    Oltre alle storie di italiani che hanno trascorso la loro vita in Africa, affrontando esperienze diverse, l’autrice ci porta a conoscere paesaggi, a provare sensazioni, a riscoprire la ineluttabile legge della catena alimentare affrontando, con lucide disamine, alcuni dei tanti problemi che ancora rendono non facile la comprensione reciproca tra le diverse culture.

    “I libri ed i film sono la nostra vita negli occhi degli altri”, scrive la Muscardini che crede che ognuno abbia qualcosa da dire e da dare ma spesso non se ne renda conto.

    In una società sempre più tesa a cercare altrove quello che non sappiamo riconoscere in noi, e nelle persone che ci camminano a fianco, il libro, tra leoni e gazzelle, paesaggi naturali e guaritori, esperienze vissute e bracconieri, ci porta a vedere quell’Africa nera, quell’Africa profonda che vide nella Rift Valley la nascita dei primi esseri umani.

  • Nel paniere Istat anche massaggi e assistenti vocali

    Cambiano le abitudini di spesa delle famiglie e cambia il paniere Istat. L’insieme delle voci per rilevare i prezzi al consumo e misurare l’inflazione nel Paese fotografa ogni anno le nuove tendenze e si arricchisce di altri prodotti, più o meno di uso comune e sempre più smart. In tutto, il paniere 2023 ne conta 1.885. Le novità vanno dall’uso della tecnologia alla salute e all’estetica, dall’abbligliamento alla tavola. La lista spazia così dalla riparazione degli smartphone agli assistenti vocali ai massaggi estetici. Viene rivisto anche il peso delle divisioni di spesa: sale per abitazione e utenze, scende per gli alimentari e analcolici.

    Tante le new entry. Ad entrare, nella fetta dei prodotti che rappresentano l’evoluzione dei consumi e delle norme, sono la visita medica sportiva (libero professionista) con le più frequenti richieste di certificato per attività anche non agonistiche, la riparazione degli smartphone, ormai sempre più diffusi, e le apparecchiature audio intelligenti, in altre parole gli assistenti vocali, capaci di rispondere alle più svariate domande, ai comandi in casa dalla sveglia alle luci, alle informazioni su traffico e meteo. Nuovi ingressi anche tra i cosiddetti consumi consolidati: arrivano nella lista il tonno fresco di pescata e i rombi di allevamento, ma anche, nella parte relativa alla salute, il deambulatore per gli anziani e chi ha difficoltà. Non mancano le novità tra i trattamenti di bellezza, dove si fa spazio il massaggio estetico. E tra i capi di abbigliamento: nel paniere 2023, tra i pantaloni da donna, debuttano i leggings o jeggings.

    Altra novità è che quest’anno nessun prodotto esce dal paniere poiché tutti quelli presenti nel 2022, spiega l’Istat, non mostrano segnali di obsolescenza. Aggiornato invece il peso delle diverse divisioni di spesa, operazione per garantire che il sistema utilizzato per la stima dell’inflazione mantenga la rappresentatività delle quote di spesa che i consumatori destinano all’acquisto di beni e servizi. In particolare, con riferimento all’indice nazionale dei prezzi al consumo Nic, il peso aumenta per i Servizi ricettivi e di ristorazione (+1,9 punti percentuali rispetto all’anno scorso), Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+0,8 punti) e Ricreazione, spettacoli e cultura (+0,7 punti); si riduce, invece, per i Prodotti alimentari e bevande analcoliche, che comunque restano al top (-1,4 punti punti percentuali), così come per Servizi sanitari e spese per la salute (-0,4 punti) e Bevande alcoliche e tabacchi (-0,4 punti).

    La rimodulazione non convince le associazioni dei consumatori.  Per il Codacons “non si comprende la seconda riduzione consecutiva decisa per il peso della voce ‘Prodotti alimentari e bevande analcoliche’, comparto che risente particolarmente del caro prezzi e la cui inflazione incide in modo rilevante sui bilanci delle famiglie, specie quelle numerose o a reddito basso”. L’Unc ritiene “positivo che sia aumentato il peso della divisione ‘Abitazione, acqua, elettricità e combustibili'” ma, “visti i prezzi lunari delle bollette di luce e gas”, si chiede se è sufficiente.

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