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La patrimoniale ed il tradimento del PNRR

L’Italia si trova all’interno di una crisi “perfetta”. Mentre qualcuno ha ancora coraggio di dire che l’Italia rappresenta la locomotiva d’Europa, paragonando i dati della nostra economia a quelli peggiori della Germania, andrebbero ricordate un paio di cose.

La crisi economica italiana è talmente profonda e radicale da riuscire a fare esplodere il debito pubblico alla cifra di 2868 miliardi di euro, in quanto gli effetti dei finanziamenti ottenuti col PNRR risultano assolutamente risibili poiché le risorse aggiuntive del PNRR sono state utilizzate come semplici finanziamenti a pioggia e non certo per aumentare la produttività dell’impresa italiane.

La finta crescita economica vantata dal governo Draghi con il ministro Brunetta, che parlava del nuovo boom economico vicino e simile a quello degli anni sessanta, era sostanzialmente drogata dall’esplosione dell’inflazione causata dalla crescita dei costi energetici e delle materie prime.

Mentre la Germania ha un rapporto debito pubblico PIL al 66,7%, il nostro supera il 140%, prova ne sia che i titoli di stato tedeschi pagano un 2,23% mentre quelli italiani il 3,79%.

Nel frattempo la Germania, esattamente come la Francia, sta avviando una politica di approvvigionamento energetico (*) che nulla ha a che fare con i paradigmi della transizione energetica imposta dalla farneticante imposizione ideologica della Commissione europea.

Contemporaneamente l’Italia sta avviando una politica di ulteriore privatizzazione di asset delle multiutility a favore dei fondi privati.

In questo disastroso momento storico, che ha ancora una volta reso evidente come la spesa pubblica non abbia alcuna efficacia nella creazione di nuovo sviluppo economico stabile, l’ex Ministro Fornero del governo Monti propone senza alcuna vergogna l’imposizione di una nuova patrimoniale sugli immobili.

In buona sostanza, a fronte di un valore degli immobili di circa 5100 miliardi, una patrimoniale dell’1% (una aliquota mostruosa di per sé) aumenterebbe la dotazione finanziaria pubblica di soli 50 miliardi, poco meno del doppio dell’Imu introdotta proprio da quel governo Monti, del quale la Fornero era ministro, e che ha fruttato fino ad oggi 270 miliardi di euro ma non ha “contribuito” a ridurre per i conti pubblici la debacle alla quale si vorrebbe ora porre rimedio con il medesimo intervento.

L’Imu introdotto appunto dal governo Monti non ha avuto nessuna capacità di diminuire il debito pubblico, anzi ne ha contribuito alla sua esplosione paradossale.

Ora immaginare che una tassazione straordinaria degli stessi immobili già tassati possa raddrizzare i conti dello Stato e si possano riequilibrare le sorti del nostro Paese rappresenta la peggiore forma di inadeguatezza culturale.

(*) https://www.ilpattosociale.it/attualita/2024-ed-il-mancato-adeguamento-liberale/

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