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Milano e l’Italia ripartirebbero in monopattino

Ogni giorno, prima della pandemia da Covid-19, la metropolitana di Milano serviva egregiamente gli spostamenti urbani per un milione e mezzo di persone. Veloce ed economica rappresentava il “mezzo” per eccellenza negli spostamenti all’interno dell’area urbana del capoluogo meneghino.

Ora la pandemia legata al Covid-19, in prospettiva di una riapertura completa delle attività professionali produttive e di servizi, pone delle serie problematiche alla soddisfazione di questo servizio di mobilità. Con le nuove disposizioni relative al distanziamento sociale che dovranno venire applicate anche all’interno dei servizi pubblici la metro milanese potrà soddisfare la mobilità di non oltre 350/400 mila passeggeri al giorno. Di conseguenza resterà inevasa una domanda legata al mondo professionale, universitario e studentesco per 1.100.000 utenti. Una domanda, vale la pena ricordare, relativa ad un servizio primario in quanto funzionale alle attività professionali, lavorative e di studio.

In questo contesto di grande difficoltà, quindi, l’unica soluzione dovrebbe essere rappresentata da una deregulation relativa ai vari divieti rispetto alle classi di emissioni dei mezzi privati, alle ZTL e all’area C per una durata di 12-18 mesi.

Già la crisi economica conseguente a questa pandemia ridurrà notevolmente il traffico, mantenere poi in un simile contesto di difficile ripresa economica degli ulteriori vincoli, tarati per un assai diverso contesto economico, penalizzando ulteriormente la movimentazione di persone e merci, rappresenterebbe un suicidio economico.

Il Comune di Milano rende noto che ha deciso di realizzare 35 km di piste ciclabili all’interno dell’area urbana (molto interessanti sotto l’aspetto ludico ma certo con effetti ridicoli per la movimentazione  professionale) per rispondere alla necessità di movimento ma soprattutto alla ridotta capacità della metro: quindi in bicicletta e monopattino.

Il ministro dei trasporti De Micheli ha persino affermato che saranno previsti degli incentivi fiscali per l’acquisto di un  monopattino. Dimostrazione ulteriore di come la visione strategica “dei “mezzi” urbani unisca ente locale e governo abbracciati nella avvilente ideologica operatività.

Quindi a fronte di 1.100.000 di domanda inevasa di mobilità urbana si risponde con il monopattino e gli incentivi fiscali. A questa strategia illuminante si aggiunge anche l’ipotesi di ridurre la velocità urbana a 30 km all’ora. Tali visioni possono uscire solo da menti che non hanno mai conosciuto le tempistiche del lavoro o dello studio, legate sempre più, anche in un’ampia area urbana, alla velocità e ad una immediatezza dei mezzi pubblici o privati.

In un simile contesto temporale caratterizzato da una drammatica riduzione del Pil bisognerebbe operare in modo da sfruttare tutte le possibilità ma soprattutto le potenzialità dei mezzi considerando come “beni strumentali” anche tutti i veicoli privati con il fine di riavviare un periodo di ripresa economica.

Queste drammatiche intenzioni palesate dalla Giunta di Milano e dal Governo dimostrano essenzialmente come la conoscenza degli elementi fondamentali di un economia circolare non risulti ancora acquisita (https://www.ilpattosociale.it/attualita/leconomia-circolare-e-lavoisier/).

Milano e il nostro Paese meritano una visione strategica intonata con il difficile momento economico con l’obiettivo di supportate ogni potenzialità professionale. In questo senso una temporanea deregulation potrebbe risultare funzionale.

Ancora una volta, invece, si inseriscono ulteriori vincoli e scelte risibili nella movimentazione urbana che mortificheranno le risorse meneghine ed italiane ben in aggiunta alle note difficoltà di una  ripresa dopo la pandemia. In altre parole Milano e l’Italia dovrebbero disporre di migliori risorse umane rispetto a quelle dimostrate sia dalla giunta comunale meneghina priva del senso della realtà e dal Governo centrale. La ripresa economica non potrà mai partire con un monopattino

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